La ferrovia
Questa non è una storiella messa insieme con l’intento di vivacizzare una lettura, ma una cosa realmente accaduta, e se qualcuno, incuriosito, volesse prendersi la briga di saperne qualcosa di più, ebbene, tra gli adulti, specie nel paese di Gatta, non solo potrebbe trovarne conferma, ma aggiungere particolari a ciò che m’appresto a descrivere. Non ho memoria dell’anno preciso, forse il millenovecentocinquantacinque o sei, anche se ciò non ha poi molta importanza. Quello che invece ricordo con chiarezza, è che per moltissimo tempo in zona si è continuato a parlarne, prendendo forse man mano coscienza di quanto si fosse stati più che ingenui, totalmente sprovveduti.
La storia
Uno dei due era proprio un bel signore, aitante e distinto; l’altro un po’ meno, ma entrambi ben vestiti e sicuri di sé. Già la grossa automobile parcheggiata sul piccolo piazzale del bar, aveva sin dall’arrivo attirato l’attenzione di molti, e l’aggiunta poi, una volta scesi, di quelle borse da ufficio di vera pelle, morbide e rigonfie, completavano l’autorevolezza dei due, incutendo soggezione e rispetto. Il contenuto poi delle medesime, cartine topografiche e tracciati su fogli traslucidi, una volta spiegati sui tavoli di casa in casa, fecero di seguito capitolare pure i più accorti.
In una zona assai disastrata, dove neppure il raccordo comunale, tutto curve, stretto e pieno di buche era asfaltato, la prospettiva di vedersi, in un futuro neppure troppo lontano, serviti di un mezzo di trasporto su rotaie, con relativa stazioncina e biglietteria, contagiò tutti quanti, mettendo a tacere pure nei pensanti e avveduti, ogni legittima perplessità.
Da Sassuolo su su lungo il Secchia, approdante alle porte di Gatta, primo traguardo; in seguito, in base ai finanziamenti disponibili, si sarebbe potuto ampliare il progetto.
Sul punto cruciale dei finanziamenti, i due “ingegneri”, come in paese si seguitò a chiamarli dopo l’accaduto, espressero il meglio in fatto di persuasione.
Quanto avevano ottenuto dal governo, già quindi a disposizione, costituiva soltanto una parte di quanto sarebbe occorso; per il restante, confidavano, ricevendone in cambio, seppur non a breve termine incalcolabili benefici, sulla generosità dei residenti.
Serrati conciliaboli si tennero tra questi ultimi, moderati con astuzia e sempre pilotati con abile eloquenza dai due e, seppure mai si seppe in che misura e da parte di quanti, i primi fondi verso sera già erano confluiti nelle loro tasche. A panzana accertata, malvolentieri nell’immediato si riparlò del fatto, e dei due figuri più nulla si seppe. I quali, visto che oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, sul tracciato da loro prospettato, a quel tempo fitta boscaglia e gomiti di fiume, scorre ampia e veloce la super strada Valsecchia, che collega la zona col modenese, approdante proprio a Gatta, lungimiranti dovevano esserlo per davvero.
(Testo di Ave Govi)
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