Imu sui terreni agricoli montani. Lapam Confartigianato di Castelnovo ne' Monti attacca: “Norma da cancellare”. Intanto arriva la sospensiva del Tar del Lazio Il Tar del Lazio, rispondendo a un ricorso presentato dall'Anci, ha emanato una sospensiva sul pagamento dell'Imu per i terreni agricoli montani (sopra i 600 metri di altitudine), pagamento previsto per il 26 gennaio. Il Tribunale amministrativo, però, deciderà definitivamente sull’imposta solo il 21 gennaio. “In pratica siamo appesi a questa speranza – sottolinea il presidente Lapam Confartigianato di Castelnovo ne' Monti, Gabriele Arlotti – per cancellare una norma che francamente non è solo cervellotica, ma dannosa.
Nel nostro Appennino – prosegue il presidente – vi sono molti terreni classificati come agricoli ma che, di fatto, non producono alcun reddito per i proprietari, come nel caso del crinale, ma non solo. Pagare l'Imu su questi terreni rappresenta una tassa di possesso che penalizza ulteriormente un territorio già di per sé svantaggiato, come quello montano. Si parla tanto della necessità di salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico (i recenti casi di frane e di alluvioni, purtroppo, confermano l'urgenza di interventi di risanamento) e, come risposta, lo Stato chiede denaro a persone che possiedono terreni infruttiferi. Ci sfugge la logica – conclude il dirigente Lapam Confartigianato – evidentemente l'unico obiettivo è fare cassa e non si vedono interventi a favore della montagna (siamo alle solite!) e delle persone che in queste zone vivono e lavorano: scontano maggiori costi di produzione, minore produttività e pure... simili penalizzazioni. Questi provvedimenti hanno come corollario l'accelerazione dello spopolamento della montagna”.
Ma non si era detto, in un precedente articolo di qualche mese fa, che sopra i 600 non si pagava? Forse ricordo male.
(C.D.)
Questo è quanto ho trovato su internet, quindi direi che bisogna vedere nella tabella Istat a che quota è il Comune.
Esenzioni – Comuni montani – la nuova classificazione.
Il “Decreto esenzione dall’IMU per i terreni montani” è stato pubblicato sul Supplemento ordinario n. 93 della Gazzetta Ufficiale n. 284 del 06/12/2014 (qui riportiamo la parte iniziale del Supplemento contenente il Decreto, abbiamo eliminato l’allegato con l’elenco dei comuni e i tagli effettuati). Con il DM 66/2014 il Governo ha inteso rivedere la classificazione dei Comuni montani, eliminando i criteri precedentemente esistenti e introducendo come criterio principale l’altitudine del Comune dal livello del mare. Tale indicazione è riferita all’altitudine misurata nella Casa Comunale. Il Decreto interministeriale del 28 novembre 2014 all’Art. 2 (di cui riportiamo per brevità il Comma 2 e 5) rimodula l’esenzione per i terreni agricoli e ridefinisce i comuni montani precedentemente individuati nella circolare n. 9 del 14 giugno 1993:
1. Sono esenti dall’imposta municipale propria, ai sensi dell’art. 7, comma 1, lettera h), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 i terreni agricoli dei comuni ubicati a un’altitudine di 601 metri e oltre, individuati sulla base dell’«Elenco comuni italiani».
Pubblicato sul sito internet dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), tenendo conto dell’altezza riportata nella colonna “Altitudine del centro (metri)”.
(Michele Dallari)
La montagna non produce reddito per due motivi:
a) far sì che ci siano dei prodotti è estremamente difficile proprio per il clima che ha;
b) non ci sono più persone che coltivano gli impervi terreni montani; costoro hanno abbandonato la montagna a causa di continue e sbagliate politiche fatte o non fatte in favore della montagna e in modo specifico dell’agricoltura.
Ed allora i nostri governanti vogliono cavare il sangue dalle rape?!
(Bruno Tozzi)
“Seguiamo l’esempio del Comune di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, che ha spostato la sua sede municipale in una frazione a 860 metri di altezza per provare a non pagare l’Imu agricola”. Pensate, i terreni al di là del Cerreto dovrebbero pagare l’IMU. E’ la proposta provocatoria della Cia zona montana già avanzata a dicembre, lanciata attraverso i social, che ha suscitato grande interesse nel mondo agricolo in generale, in particolare tra i giovani che sono i primi “scoraggiati” dal sempre più opprimente peso fiscale. Per esempio potremmo portare la sede municipale di Vetto a Rosano o quella di Carpineti a Pantano, sopra i 600 metri. Cosa è accaduto nel Comune di Fivizzano? Il Consiglio comunale del paese montano ha approvato il documento con cui si dà mandato al sindaco di realizzare il trasferimento nella vicina frazione più elevata. Il Comune, infatti, avendo attualmente la sua sede legale al di sotto dei 600 metri, non è rientrato nell’esenzione prevista dal Governo e dovrebbe pagare allo Stato 116mila euro di Imu per i terreni agricoli nel 2014. Per poche centinaia di metri ci sono tantissimi Comuni di montagna che non rientrano nell’esenzione comuni montani, che si reggono sull’agricoltura e la forestazione. L’agricoltura paga l’assenza di misure a sostegno del settore scontando gli effetti della crisi economica, dell’introduzione dell’Imu e dei costi produttivi record per le aziende di montagna. Peraltro, si sottolinea nella nota, molti dei comuni interessati dall’estensione dei territori colpiti dall’imposta ricadono in zone dove si sono registrati noti e disastrosi effetti del maltempo sia di recente che durante tutto il 2014.
(Claudio Gaspari)
Premesso che in un’agricoltura agonizzante una legge è sbagliata da Brescello al passo del Cerreto, vorrei segnalare l’assurdità su come è stata impostata e cioè sul fatto che a far fede sia l’altezza sul livello del mare della sede del municipio, faccio un esempio: Castelnovo non paga perché la sede è sopra i 601 m/slm, viceversa Vetto paga, a questo punto dell’assurdo il sindaco di Vetto porta la sede a, poniamo, Rosano ed il gioco è fatto! Castelnovo potrebbe portarlo a Gatta e noi castelnovesi pagheremmo. Io che sono contadino e non so legiferare, per esempio avrei fatto una legge del tipo: 51% del territorio al di sopra o al di sotto di 600 m/slm. Vorrei ora segnalare l’iniziativa di due sindaci: quello di Fivizzano (vi pare pianura il passo del Cerreto?) e quello di un comune del Piacentino, Travo, i quali hanno o stanno spostando la sede del municipio, vi pare logico far pagare all’agricoltura 116 mila euro come hanno versato a Fivizzano? Spero che anche il sindaco di Vetto che so essere persona valida e capace di avere il coraggio di prendere un’iniziativa del genere. Noi agricoltori siamo una delle categorie più vituperate di tutte, in pensione a 67 anni, pensione da 490 euro mese, vacanze mai, attaccati a quei poveri 4 capezzoli, assieme a noi ci sono altre varie categorie. Non sto dicendo che li manteniamo, sono essi stessi lavoratori validi capaci e necessari ma, ripeto, da quei poveri 4 capezzoli sono attaccati veterenari, USL, mugnai( farina a 38 euro Q.le), garzoni, casari, elettricisti, fabbri, muratori, idraulici, meccanici, commercianti di bestiame e andrei avanti per ore al punto che neanche se le vacche avessero 8 capezzoli si riuscirebbe a produrre reddito col latte a poco più di 0,5 euro/lt. Poi anche noi non siamo immuni da errori, ma sto andando fuori tema. Cordiali saluti.
(Lucibill)
Il problema è la formulazione delle leggi. Io proporrei per le tasse di zone disagiate e mediamente più povere, come la montagna, la formula del pil. Ovvero se una zona geografica ben precisa e delineata negli ultimi dieci anni ha contribuito alla produzione del pil nazionale al di sotto della media ponderata delle altre aree si introducono delle tasse di favore per tentare di ridare ossigeno all’economia. Questo sistema, a mio parere, toglie anche tutte le scusanti varie all’evasione fiscale e non toglie ai politici la fantasia tassatoria. Inoltre eviteremmo di vedere municipi mobili che viaggiano dal basso verso l’alto similmente alla formula di Aarchimede con i corpi e i liquidi.
(Il fumoso)