Home Cronaca “Giustizia per le vittime di tutti gli eccidi nazisti”

“Giustizia per le vittime di tutti gli eccidi nazisti”

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CervaroloRiceviamo e pubblichiamo.

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La sentenza recente del 22 ottobre scorso della Consulta della Corte Costituzionale italiana ha confermato l’obbligo per la Germania di risarcimenti onerosi nei confronti dei famigliari delle vittime e di enti e associazioni, complessivamente circa quattrocento parti offese, cosÏ come aveva stabilito la sentenza del Tribunale militare di Verona in data 6 luglio 2011 al termine di un lungo processo (ben 52 udienze) che aveva unitamente sancito la colpevolezza di ex–ufficiali e sottoufficiali tedeschi, comminando loro per questo sette ergastoli, rei della strage dell’aia di Cervarolo di Villa Minozzo del 20 marzo 1944, cosÏ come quelle che subirono i borghi di Monchio, Susano e Castrignano nell’Appennino modenese ed altri sette paesi del versante toscano, definiti crimini di guerra e contro l’umanità e non valendo perciò il principio dell’immunità civile degli stati dalla giurisdizione civile di altri stati.

Tutto questo alimenta una nuova concreta speranza per il Comitato dei famigliari delle vittime dell’eccidio di Cervarolo di ottenere i risarcimenti stabiliti dalla sentenza processuale.

Se il pretendere un atteggiamento di perdono o tolleranza, ricordando peraltro quanto di grave avvenne tra il 1945 e il 1947, od anche modalità diverse di ottenere giustizia in tempi e modi meno eclatanti e attraverso rapporti concilianti fra il governo italiano e quello tedesco non è stato nemmeno adombrato, a questo punto è doveroso rimarcare che se giustizia doveva e deve esserci, questa non dovrebbe essere in modo esclusivo applicata a favore dei famigliari delle vittime degli eccidi considerati nel processo di Verona, ultimo di pochissimi altri processi, in virtù della fortuita identificazione degli ufficiali e sottoufficiali tedeschi responsabili da parte del Tribunale di La Spezia, ma parimenti dovrebbe essere applicata a tutti i famigliari delle quindicimila vittime delle oltre quattrocento stragi naziste accadute tra l’8 settembre del 1943 e l’aprile del 1945, alcune peraltro con considerevoli centinaia di vittime, come quella di Marzabotto, delle Fosse Ardeatine o di S. Anna di Stazzema, perché identificati o meno e processati o meno, sempre, di tutte, la colpa è di militari tedeschi.

Diversamente ci sarebbe tanta parzialità e molto scarsa giustizia.

Ne gioverebbero quindi con ragione, nel Comune di Villa Minozzo, anche i famigliari delle vittime dell’eccidio del sagrato di Minozzo, non meno feroce e deprecabile nel suo svolgimento nei primi giorni dell’agosto 1944, per colpa, sembra cerrto, sempre dei militi della Divisione "Hermann Goering" che, come è stato scritto in un resoconto giornalistico della vicenda processuale di Verona in data 14 gennaio 2010, “nel 1944 nel reggiano massacrò decine di civili, fra cui donne e bambini, a Cervarolo, Minozzo e Civago”.

L’eccidio del sagrato di Minozzo, purtroppo ingiustamente, è stato abbastanza da diversi anni poco evidenziato e la sua rievocazione annuale ridotta ad un programma veramente minuscolo; pur riconoscendo che per l’eccidio di Cervarolo il gonfalone del Comune di Villa Minozzo è stato decorato, con giusta motivazione, di medaglia d’argento al valore militare della Resistenza, tanto macroscopico divario di programmazione, almeno nelle ricorrenze annuali degli eccidi nell’ambito dello stesso comune, non dovrebbe accadere.

Sarebbe opportuno che si attivassero le pubbliche amministrazioni dei tanti territori funestati dagli eccidi nazisti, richiedendo nelle sedi opportune forme di patteggiamento conciliativo, l’unico forse risolutivo, fra i governi italiano e quello tedesco, per i risarcimenti doverosi a famigliari delle vittime di tutti gli eccidi, perchè tutti, parafrasando giuste affermazioni del sindaco di Villa Minozzo Luigi Fiocchi a margine della sentenza di Verona, “hanno sofferto una vita di miseria e di dolore" ed unitamente precisando che, come “ la giustizia non ha età e non ha tempi”, non ha però neanche limiti discriminanti.

Ringrazio.

(Giuliano Corsi)