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Salotto letterario / “L’albero delle maschere. Racconto di Elena Paola Gazzotti

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La soffitta polverosa è un guazzabuglio di cose. Dimenticate, accantonate o perse.

Giocattoli rotti, bambole senza occhi, macchinine monche, un cimitero di giocattoli che sono stati tanto usati, amati e poi per sfinimento abbandonatati, ma non buttati per una certa forma di amore, di legame, di riconoscenza per tutte le ore felici che hanno fatto trascorrere ai loro piccoli amici.

Il solaio sembra l'antro delle meraviglie, un contenitore buio e polveroso, un territorio inesplorato e fantastico. Matteo quando ha desiderio di fantasticare di entrare in un mondo sconosciuto e avventuroso, per volare sulle ali della fantasia, va in solaio. In quello spazio ristretto e colmo delle cose più disparate lui viaggia alla scoperta di paesi e luoghi fantastici.

C'è la nebbia fuori e tutto sembra senza rumore, ovattato e grigio, senza colori, senza spessore. È solo ma non si annoia, perchè sembra che stia cercando un tesoro dentro a quegli scatoloni dove si può trovare di tutto e ogni attimo è una sorpresa, ogni cosa che esce e torna alla luce è un'incognita e racconta una storia, incuriosisce e intriga.

Oggi Matteo ha aperto una vecchia valigia di color marrone fatta di pelle scadente e cartone con tante etichette sopra e tante scritte. Dentro, tutte incartate con vecchi giornali di parecchi anni addietro, ci sono delle maschere. Maschere allegre, maschere tristi, maschere colorate, maschere paurose, tante maschere di tutte le fogge e di tutti i tipi. Chissà di chi erano tutte quelle maschere, a cosa servivano e perchè ora sono lì abbandonate da anni in quella vecchia valigia che sembra aver viaggiato tanto?

Matteo si fa tante domande ma non si attende risposte. Neppure suo padre si ricorda più o forse non lo ha mai saputo di chi erano e a cosa servivano tante maschere, tutte diverse una dall'altra e in così grande quantità. Maschere per uno spettacolo di carnevale?

Forse, oppure per una rappresentazione teatrale? Chissà?!

Screenshot 2014-11-07 11.35.05Allora Matteo nella sua fantasia si costruisce una storia, una bella storia che racconti di quelle maschere. La storia la chiama : L'albero delle maschere.

In un giardino incantato crescevano tanti alberi. Erano alberi particolari, strani, diversi da quelli che conosciamo noi oggi, non producevano solo frutti da mangiare ma ogni tipo di frutto. Alberi della conoscenza, alberi dei giocattoli, alberi della sapienza, alberi del divertimento, alberi dei mestieri, alberi fantastici e tra questi c'era pure l'albero delle maschere. Sull'albero delle maschere c'era ogni tipo di maschera. Gli uomini quando volevano venivano sotto l'albero e prendevano una maschera per ogni loro esigenza. Per esempio c'era la maschera della gioia. Se uno era triste bastava che si mettesse quella maschera e di colpo tutto cambiava, da triste diventava gioioso. C'era la maschera della falsità. Se uno doveva mentire bastava che si mettesse quella maschera e diventava facilissimo. Con la maschera della pietà, anche se si aveva il cuore duro come un sasso si appariva compassionevoli e teneri. Perchè dovete sapere che in quel tempo gli uomini non avevano ancora imparato a nascondere gli stati d'animo, non sapevano mentire e trasformarsi, non erano capaci di apparire diversi da come erano in realtà. Avevano bisogno di mettersi una maschera. Per questo esisteva l'albero delle maschere. Le maschere servivano per ogni circostanza.

Servivano per ogni evenienza altrimenti c'era il rischio di andare ad un funerale ed essere contenti, ridere persino e capite che per i parenti del morto non sarebbe stato granché bello, si sarebbe fatta una pessima figura, anche se non si provava dolore non doveva apparire e allora si indossava una maschera di circostanza. Ecco a cosa serviva l'albero delle maschere, perchè allora in quei tempi lontani gli uomini erano puri e sinceri come fanciulli che come sappiamo sono come l'acqua limpida e trasparente. Però c'era un però! La maschera dell'ipocrisia andava forte, era molto ricercata, quella del tradimento pure, come quella della cattiveria. A volte sull'albero restavano solo poche maschere, quelle dell'altruismo , della bontà, dell'amore, non le indossava più nessuno! Era diventato un vero problema, il mondo si addobbava solamente di maschere di indifferenza, malizia e inganno. Non poteva continuare così. La sincerità, la fiducia, tutte le maschere dei buoni sentimenti sul'albero a far le ragnatele, perché nessuno le indossava più? Si doveva far qualcosa, qualcosa perchè il mondo diventasse più vivibile. Forse si doveva abbattere l'albero delle maschere. Così gli uomini ci avrebbero messo la faccia e peggio per loro se si facevano scoprire bugiardi e ipocriti, falsi e ladri. Un giorno in quel giardino incantato arrivò un saltimbanco, un attore, un interprete che aveva girato tutti i teatri del mondo, si capiva dalla sua valigia di cartone con tante scritte colorate. Per il suo lavoro sapeva ridere a comando, piangere e interpretare tutti i sentimenti e renderli veri e credibili, ma purtroppo era invecchiato e la sua vena si era inaridita.

Non aveva più la capacità di recitare e così quando arrivò in quel giardino e vide e seppe di quell'albero con tutta quella varietà di maschere, pensò di aver trovato la soluzione dei suoi problemi. Le maschere gli servivano proprio per il suo lavoro in teatro erano perfette. Doveva interpretare un vecchio avaro? Ecco la maschera giusta, un marito geloso? Maschera perfetta,  e così via, per ogni situazione la maschera adeguata. Tutte le maschere rubò e mise nella sua valigia consunta e lasciò l'albero spoglio al centro del giardino incantato. Se ne andò in giro per il mondo ed ebbe un gran successo, aveva le maschere che gli permettevano di interpretare ogni ruolo.

Gli uomini dovettero fare a meno delle maschere. Chi ci riuscì imparò a fingere a nascondere quello che provava quando non voleva esporsi. I più ingenui, i più sinceri non riuscirono bene, ma i furbi impararono ad usare il loro viso come se avessero una maschera e non si potesse leggere dentro al loro cuore. Solo i bambini non hanno maschere né vere né immaginarie, sono sinceri e a volte anche un po' crudeli, hanno l'anima negli occhi e tu la puoi vedere.

Nella soffitta polverosa è rimasta una valigia, arrivata non si sa da dove, piena di maschere ma dove si trovava l'albero delle maschere e quel giardino, non ci è dato di sapere!

(Elena Paola Gazzotti)

 

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