Se le imprese che hanno fatto rete sorridono, per il resto le piccole aziende dell’Emilia-Romagna hanno ben pochi motivi per essere soddisfatte in questo 2014: tutti negativi gli indici di fatturato complessivo (-8,6%), investimenti (-1,3%), export (-21,1%) e consumi (-7%). E’ questa la sintesi dei risultati del progetto “Distretti 2” e dell’analisi congiunturale sull’Osservatorio regionale di Cna Emilia-Romagna Trender per il primo semestre 2014, presentati in un convegno promosso dalla Cna regionale al Museo del patrimonio industriale di Bologna.
La nostra regione è la seconda in Italia per numero di contratti di rete, sono 1.107 le imprese che hanno utilizzato questa nuova forma di aggregazione, solo la Lombardia fa meglio con 1.997 imprese. I benefici del fare network tra imprese sono testimoniati dai risultati del progetto “Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici 2” avviato nel 2011 da diversi soggetti, col finanziamento della Regione Emilia-Romagna e il Ministero dello sviluppo economico. Questo progetto ha prodotto 93 nuove reti che hanno coinvolto complessivamente 281 imprese praticamente di tutti i settori, di cui 118 micro e piccole aziende. Ben 42 le imprese di Reggio Emilia aderenti al progetto.
“Un esempio eccellente – commenta il presidente provinciale Cna Nunzio Dallari - dell’importanza per i più piccoli di unirsi in consorzi e aggregazioni per affrontare e superare la crisi. Anche Cna Reggio Emilia è in prima linea nella promozione delle reti d’impresa, un’arma vincente nel mercato domestico e soprattutto internazionale”.
Ma di buone notizie per le piccole imprese dell’Emilia-Romagna non ce ne sono altre. Per le aziende con meno di 20 addetti il primo semestre 2014 segna l’aggravarsi della crisi, tutti gli indicatori registrano decise diminuzioni nel confronto col primo semestre 2013: il fatturato interno cala dell’8,3%, quello per conto terzi del 10,2%. Dal 2008, anno in cui è esplosa la crisi, quelli del 2014 sono i dati peggiori.
Sul piano provinciale il 2014 si apre con un’ulteriore diminuzione del fatturato complessivo (-8,3%), la quinta consecutiva, mentre calano in misura inferiore le componenti del fatturato nazionale (-7,8%) e in conto terzi (-4,1%).
Calano ancora gli investimenti (-16,1%) dopo il crollo di fine 2013 (-44,9%) così come le spese per retribuzioni (-14,2%). Continuano decisamente a crescere, invece, le spese per formazione (+48%) e quelle per assicurazioni (+12,1%).
Il prolungarsi della crisi riguarda soprattutto il manifatturiero (-16,3%) con particolare riferimento ai settori della meccanica (-15,8%) e del sistema moda (-16,5%); per il legno mobile il calo del fatturato è anch’esso intenso (-10,8%) ma segue ad un aumento registrato a fine 2013. Nel terziario sono in perdita soprattutto le riparazioni veicoli (-12,9%), poi i servizi a persone e famiglie (-1,7%), mentre riprende a crescere il fatturato dei trasporti (+7,6%).
“Uno scenario sconfortante – conclude Dallari - che a sei anni dal boom della crisi deve far riflettere su quanto poco è stato fatto e quanto resta da fare in tempi strettissimi per salvare quell’imprenditorialità diffusa costituita da micro e piccole imprese, che pur rappresentando oltre il 90% del Pil italiano sono agonizzanti sotto il peso di una pressione fiscale altissima e adempimenti burocratici onerosi in termini di tempi e costi. Basterebbe cominciare da riforme sostanziali su fisco e pubblica amministrazione per ottenere i primi risultati positivi”.