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Merita senza dubbio approvazione quanto in questi ultimi anni è stato realizzato nel borgo antico di Crovara, nel Comune di Vetto d’Enza. Dapprima il restauro della bella Chiesa di S. Giorgio, il recupero delle strutture adiacenti la canonica e la casa del contadino, diretto dall’architetto Giuliano Cervi con la collaborazione del Comune di Vetto e di un gruppo di ricercatori; e subito dopo l’adozione della Valle del Tassaro da parte della sezione reggiana del Cai.
Tanto attivismo, con giusto elogio per tutti gli operatori, è senza sosta proseguito con il recente risultato della scoperta e dell’attrezzamento del “sentiero dei gamberi” e la realizzazione di un museo naturalistico che, come si è scritto, illustra il patrimonio ambientale della Valle del Tassaro, interventi ottenuti con il contributo del Gal Antico Frignano ed Appennino reggiano e del Consorzio di bonifica dell’Italia centrale, enti che avevano portato peraltro a termine il recupero dei terrazzamenti storici vettesi con un significativo impegno di spesa.
Al plauso per tanta solerzia voglio associare l’auspicio che, parimenti, ci possa essere per gli enti suddetti, così come per il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, per l’Unione dei comuni montani, un analogo interessamento per simili problematiche di recupero monumentale, per quanto riguarda l’impegno finanziario per la rimanenza riguardante il fronte nord della Rocca di Minozzo, certamente l’emergenza più rilevante, per “dimensione”, per gli ambienti ed i reperti archeologici già riscoperti, della parte alta del nostro Appennino, unitamente all’antica Pieve del paese, già restaurata da tempo e per la valorizzazione del Parco di Stracorada da anni in situazione di abbandono e degrado e per tutto il contesto del Monte Prampa, così ben descritto dal responsabile del Cai per la zona montana, Daniele Canossini nel suo testo “Le Valli del Secchia e l’alta Garfagnana” alla pagina 90 con testata appunto: “Monte Prampa e Stracorada”.
(Giuliano Corsi)