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Un bell’incontro sull’anima del cibo

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HPIM4132La Pietra di Bismantova meta di pellegrini ha radunato i montanari dell’alta per iniziativa dei rurali della bassa.

Il 22 settembre al Rifugio della Pietra l’argomento era il creato visto da parte nostra e sappiamo bene che gli umani  per prima cosa si preoccupano del cibo per campare.

Adesso la funzione fondamentale viene stravolta dalla pubblicità e ci ammazziamo con tanta roba che non serve o che fa tanto più male quanto più si presenta bene.

L’ha spiegato con cura la dottoressa Paola Cerri, esperta nel curare le conseguenze della stupidità avanzata e dopo di lei sono venute alla Pietra per dire le cose come stanno alcune delle famiglie che si dedicano a raccogliere la prima risorsa della scala alimentare.

Con l’erba allevano vacche, pecore, capre e gli erbivori grazie alle virtù del creato riescono a cavare dalla fibra cresciuta al sole quanto è indispensabile a far nascere e crescere gli animali superiori.

L’erba buona di montagna riesce persino a difenderci dai tumori, ma la nostra coglioneria ha scelto di allargare velocemente i rovi allontanando lo sfalciare e il pascolare l’erba per allevare e nutrire il pianeta.

La trovata più recente è di far crescere in montagna gli ungulati e altri selvatici mettendo d’accordo due parti opposte nella nostra società cittadina che ha i voti e i soldi per imporre, nello stesso tempo, la visione del creato di chi si esercita sulle favole con bambi, orsacchiotti, cinghialotti e l’altra di chi li esercita per farli crescere e sparargli.

La nostra civiltà si preoccupa di introdurre una nuova biodiversità col lupo e l’orso assieme al cervo pensando che la montagna reggiana possa diventare come quella dei parchi proiettati sugli schermi. Ma la mancanza di cognizione sulla geografia provoca lo strafalcione, nessuna fonte insegna che la nostra montagna, rispetto al parco nordamericano o alle pianure nordeuropee, è grande come uno stagno rispetto al mare. La pensata di tornare all’equilibrio naturale col lupo e l’orso sta in piedi come l’idea di far vivere il pescecane nel laghetto dei giardini, però le fanfaluche hanno successo. Tanto da pagare molto caro un cibo ricco d’acqua, conservanti e pubblicità, piuttosto che sostenere i formaggi e le carni ricavate con l’erba buona di montagna.

Addirittura c’è il rischio che la parola erba non corrisponda neppure al sistema per nutrirsi, bensì al modo più avanzato per allucinarsi.

Al Rifugio e nella Santa Messa all’Eremo la gratitudine per le risorse del creato è stata espressa per la Diocesi da don Emanuele Benatti assieme ai numerosi parroci, ai diaconi. Per le istituzioni pubbliche dai rappresentanti di Ente parco nazionale, Unione dei comuni, Comune di Castelnovo, Consorzio di Bonifica, Università. Per le organizzazioni dai rappresentanti di sindacati, consorzi come Dinamica e Conva, associazioni come l’Ovile e Rurali Reggiani.
La gratitudine fondamentale è rivolta alle famiglie che custodiscono il creato con effetti che ricadono su tutte le altre, in particolare a quelle che sono andate il 22 alla Pietra a dare testimonianza.

Per la valle dell’Enza da Cecciola Giuseppe Moretti e Monia, per la valle del Secchia da Valbona Ivano Ferrari e Mara Rosetta, per la valle dell’Ozola da Piolo Taddeo Taddei, da Cinquecerri Averino Scaruffi , da Ligonchio Benedetta Magliani, per la valle del Secchiello da Garfagno Gianni Fontana e Simonetta, per la Valle del Dolo da Gova Tobia Zagnoli, da Gazzano Davide Gigli e Barbara.

Sono stati presentati da Davide Dazzi, Piergiorgio Ferretti, Antonio Giorgioni che hanno descritto la situazione delle valli dove sono nati e dove hanno imparato ad apprezzare il valore unico e insostituibile della famiglia contadina, fonte del saper vivere che splende sui loro figli e del saper fare che si è manifestato su ogni altro ambiente.

Enrico Bussi

 

1 COMMENT

  1. Carissimo Enrico, complimenti per l’iniziativa! Brava come sempre Paola Cerri, e bravissimi anche i “contadini resistenti” che ci hanno raccontato le loro realtà, sottolineando problemi, fatiche ma anche gioie di quella che per molti di loro è stata una vera e propria scelta di vita. Mi permetto solo un appunto alla tue riflessioni: il lupo non è stato immesso nel territorio, diversamente dagli ungulati, ma come ci spiegò anche il biologo Francesco Petretti di Geo&Geo (RAI3), ospite a Casina qualche tempo fa per il programma Con Demetra, è arrivato “sua sponte”, risalendo la dorsale appenninica dal centro sud della penisola. Di certo ha trovato le condizioni ottimali per metter su casa anche qui da noi, complice l’abbandono e l’incuria del territorio rurale. Ma non possiamo (più) pensare a un Appennino abitato solo da noi “animali umani” (a proposito dei cervi, credo che la toponomastica qualcosa insegni: se esiste una frazione chiamata Cervarolo è segno che il cervo del tutto alieno non è…) e la scommessa è capire ora come gestire lo squilibrio che noi abbiamo causato. Vale sempre la buona regola del dialogo e del confronto, mettendosi tutti attorno a un tavolo (più tavoli) per trovare una soluzione che rispetti necessità, esigenze e sensibilità di tutti. Confido nella tua competenza e nelle tue capacità per dare un seguito a questo importante e utilissimo percorso che hai avviato.

    (Lucia Manicardi)

    • Firma - LuciaManicardi