Enrico Bini controcorrente. Il sindaco di Castelnovo ne' Monti, in questi giorni, suo malgrado torna alla ribalta sul tema legalità. Ma anche sul neocostitutendo consiglio provinciale esprimendo critiche sulle modalità che portano a definire i criteri di costituzione dello stesso.
Legalità, Bini: “Non andrò dove c’è il sindaco di Brescello”
Sulla legalità è accaduto che alcuni giovani di Cortocircuitoweb tv abbiano realizzato una videoinchiesta “La ‘ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana“ nella quale si indaga sul radicamento mafioso a Reggio Emilia e nel quale Bini denuncia la “forza di personaggi che a Reggio girano con la scorta armata e auto blindate”. Due i casi che tengono banco in queste ore. Il primo a Montecchio dove la costruzione di una scuola risulta bloccata, dopo che l’appalto era stato vinto da una ditta campana, la qual non produceva il certificato antimafia e abbandonava il cantiere. Il sindaco di Montecchio Paolo Colli, che ha tentato di difendere la scelta di affidare i lavori a questa ditta. Nel secondo caso, a Brescello dove il sindaco Coffrini commenta il personaggio Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per aver partecipato con ruolo eminente ad associazione di stampo mafioso e sorvegliato speciale del Tribunale di Reggio, nonché fratello del boss Nicolino, capo della cosca mafiosa “Quello della criminalità è un leitmotiv – spiega il sindaco rivierasco - . La criminalità c’è a Brescello? No. Grande Aracri Francesco è persona composta ed educata che ha sempre vissuto a basso livello, tranquillissimo”. Una persona difesa per altro da diversi cittadini intervistati.
La questione tiene banco sui media. Il segretario del Pd Andrea Costa ha convocato una riunione dei sindaci Pd per domani, martedì 23 settembre, anticipando che “i nostri amministratori non stringono la mano ad un condannato per mafia, non lo salutano e non lo frequentano”.
E in queste ore ai media Enrico Bini afferma: “Il sindaco di Brescello? Con lui non andró a prendere neanche un caffè. Nè con lui, nè col sindaco di Montecchio”. Io non voglio avere nulla a che fare col sindaco di Brescello, quello che dice nel documentario dal mio punto di vista non è accettabile Per me sarà molto difficile confrontarmi con Marcello Coffrini anche nei momenti istituzionali, e dove mi sarà possibile li salterò, se verrò a sapere della sua presenza. Deve essere chiaro che qui si parla del reggente di un importante clan mafioso. Così non può funzionare, e questo vale anche per Montecchio. Non ci si può trincerare dietro i certificati antimafia, senza altre verifiche e senza lavorare giorno per giorno al fine di allontanare, isolare e infine debellare le infezioni. È una mancanza di rispetto anche verso quegli amministratori che si sono schierati e hanno pagato con la vita, come Angelo Vassallo”.
Nuovo Consiglio provinciale, Bini II: “Troppa poca montagna. Renzi, così non va bene”
Passano le ore e mentre si ingigantisce il caso dei sindaci “tolleranti”, a Castelnovo Monti si apre un nuovo elemento di discussione. Enrico Bini interviene pubblicamente, nel pomeriggio a Bismantova, al convegno anteprima della Fiera di San Michele “Custodire la Montagna, Nutrire la Città”. Altro tema da affrontare, quello della rappresentanza nel nascente consiglio dei 12 sindaci della nuova Provincia già occupato da 4 consiglieri della città e che per la montagna ha trovato i sindaci dell’unione concordi nel presentare il nome di Bini. “Questa riforma di Renzi così non va bene. Si distribuiscono le rappresentanze nel nuovo consiglio con un criterio di prevalenza in base alla presenza delle persone. Reggio è una città importante ma mette in consiglio ben quattro consiglieri su dodici, può praticamente decidere tutto. La montagna, invece, che rappresenta quasi della metà della superficie provinciale – e quasi un decimo della popolazione ndr – mette a sedere un solo consigliere. Dobbiamo avere il coraggio di dire che questo è un criterio sbagliato e che non tiene conto della rappresentatività. Probabilmente raccogliamo anche anni di troppe divisioni, ora è in momento di battere uniti con la nuova Unione”. (G.A.)
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La nuova Provincia di Reggio Emilia
Due liste per il Consiglio provinciale, una sola candidatura alla carica di primo presidente della ‘nuova’ Provincia di Reggio Emilia, così come è stata ridisegnata dalla Legge 56/2014. Presentate entro le 12 di questa mattina, oggi pomeriggio sono state verificate e accettate dall’Ufficio elettorale.
L’unico candidato alla carica di primo presidente della ‘nuova’ Provincia di Reggio Emilia è Giammaria Manghi (Pd), sindaco di Poviglio.
Due invece le liste che si contenderanno i 12 posti del ‘nuovo’ Consiglio provinciale di Reggio Emilia. Per la lista Pd: Claudia Dana Aguzzoli, Chiara Albanese, Enrico Bini, Elena Carletti, Paola Casali, Angelo Cigarini, Ilenia Malavasi, Alessio Mammi, Mariachiara Morelli, Marcello Moretti, Pierluigi Saccardi e Andrea Tagliavini.
Per la lista Terre Reggiane: Alessandro Bussetti, Paolo Delsante, Sara Devincenzi, Daniele Erbanni, Enrico Ferrari, Daniele Galli, Vincenzo Iafrate, Marcella Menozzi, Giuseppe Pagliani, Giovanni Salvarani, Manuela Venturi e Gianluca Vinci.
Le votazioni, come noto, si svolgeranno domenica 12 ottobre dalle 8 alle 20 presso l’unico seggio allestito a Palazzo Allende, sede centrale della Provincia di Reggio Emilia. Per la prima volta dal 1860 (a parte, ovviamente, la parentesi del fascismo) non saranno più i cittadini a votare, ma alle urne si recheranno soltanto sindaci e consiglieri comunali dei 45 Comuni reggiani: complessivamente 640 amministratori pubblici. Le elezioni del nuovo Consiglio provinciale avverranno attraverso un complesso meccanismo di voto ponderato: l’elettore (sindaco o consigliere comunale) che appartiene ad un Comune con un minor numero di abitanti esprimerà un voto con un valore inferiore rispetto all’elettore (sindaco o consigliere comunale) di un Comune con un numero maggiore di abitanti. Ad esempio, la preferenza ‘varrà’ 22,778 voti ponderati se espressa da un consigliere o sindaco di Busana o Vetto, 57,332 se di Rolo o Casina, 111,672 se di Cavriago o Gualtieri, 171,218 se di Scandiano o Correggio, addirittura 949,434 per i 33 elettori (il sindaco e 32 consiglieri comunali) di Reggio Emilia
Le "nuove" province avranno gli stessi confini e la stessa denominazione delle province attuali e saranno amministrate da tre organi: il Presidente e il Consiglio provinciale, nonché l’Assemblea dei sindaci.
Il Presidente, avrà la rappresentanza legale dell’ente; convocherà e presiederà il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci; sovrintenderà al funzionamento dei servizi provinciali e svolgerà tutte le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.
Il Consiglio provinciale, composto da 12 amministratori eletti tra sindaci e consiglieri comunali in carica, si occuperà di proporre il nuovo Statuto all’Assemblea dei sindaci; approvare regolamenti, piani e programmi; proporre all’Assemblea ed approvare, in via definitiva e previo parere favorevole, il bilancio dell’ente; esercitare le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.
L’Assemblea dei Sindaci, composta da tutti gli attuali 45 sindaci reggiani, approverà il nuovo Statuto ed eserciterà compiti propositivi, consultivi e di controllo.
Presidente, consiglieri provinciali e sindaci che comporranno l’Assemblea, non percepiranno alcun compenso (gettone di presenza o indennità) per l’attività svolta in Provincia.
Complimenti sindaco Bini per il coraggio e la coerenza dimostrata. Speriamo che altri la seguiranno.
(Alex)
Fa piacere sapere che anche il sindaco Bini ha capito che il renzismo è oramai un grande bluff. Pari al suo compagno di merende Berlusca. Il tosco fa ridere ma i danni che sta combinando a cominciare dallo smantellamento della Costituzione repubblicana, sino all’accanimento contro l’articolo 18 sono palesi. Si sghignazzava del milione di posti di lavoro promossi da B. e delle autostrade disegnate con leggiadria sulla lavagna di Vespa. Questo sta superando il Maestro. Con la riforma beffa delle province abbiamo pure capito che era il prologo per il grande inciucio Pd-Forza Italia. Mentre gli screditati consigli regionali saranno la culla del nuovo Senato. Poveri noi, al peggio non c’è fine.
(Luigi Bizzarri)
Ho visto per intero l’intervista a Coffrini …INAMMISSIBILI le due parole.Se io fossi di Brescello chiamerei i miei concittadini tutti in piazza questa mattina e ne chiederei le immediate dimissioni , che sia uno stolto o un connivente con la ndrangheta non merita comunque di rappresentare nessuna persona onesta e indagherei…
(Patty)
Con il nuovo consiglio provinciale Toano e Villa Minozzo non avranno nessun potere decisionale, come al solito decideranno altri ai quali non interessa nulla di questi due comuni e della montagna. Chi non ha voluto la fusione (la politica!) spieghi quale saranno le risorse future a cui attingere i finanziamenti necessari affinche’ i due comuni possano continuare ad amministrare e a vivere…..i referendum popolari si fanno ma purtroppo vengono gestiti da chi di questa nostra montagna non gliene importa nulla.
(sandro corsini)
Enrico, sei un grande… orgogliosi di un sindaco così.
(Fabio Pinelli)
Doveroso prendere le distanze dai due sindaci finiti nell’occhio del ciclone, però ad onor del vero tutte le autorità competenti, giornalisti e persino personaggi che ricoprono per eccellenza il ruolo di paladini dell’antimafia, sapevano della pastoia losca, farraginosa e inquietante dell’appalto per le scuole di Montecchio. Ho diverse mail che ancora confermano il fatto di quanto, fin dall’ottobre 2013, mi sia data da fare per sollevare interrogativi, ma sopratutto confidando in chi mi diceva che qualcuno già stava indagando e ci stava lavorando. Non avendo alcuna intenzione di passare per la stoica martire, facile tiro al bersaglio dei soliti cecchini tra le fila degli ipocriti politicanti (che amministrano da sempre la nostra provincia, tra applausi, bandiere della Resistenza, tarallucci e vino e soprattutto tanti appalti da condividere con gli amici del partito o appetitosi cotillons, da spartire addirittura con il proprio consorte), me ne sono ben guardata dall’uscire allo scoperto per togliere personalmente le castagne dal fuoco. Compito che reputo tocchi in primis agli inquirenti e a chi ci amministra politicamente. Sono pagati, osannati, adorati, per questo! Mi sta bene scoprire che tra qualche giovane c’è ancora qualcuno capace di rompere spavaldamente e forse incoscientemente gli schemi, ma mi fa star male l’idea che questi studenti debbano rischiare la pelle al posto di chi avrebbe dovuto agire per tempo. Ho imparato ad apprezzare il sindaco Bini fin dalle sue prime, imbarazzanti, denunce nel 2008; però in quest’ultimo frangente lo avrei voluto sentire dire qualcosa prima, riguardo Montecchio, visto che era stato ben informato su come stavano andando le cose. Non pretendevo da lui una denuncia forte, un processo, un arrogarsi sentenze che toccano solo a giudici e magistrati, ma dal momento che è stato protagonista e promotore di diversi convegni sul tema della lotta alla mafia, poteva quanto meno sollevare qualche perplessità sul fatto che a Montecchio ci fosse una ditta di Gricignano (paese già assai noto per i traffici dei casalesi) che da due anni lavorava senza ancora aver presentato una certificazione antimafia, come doveva essere nel rispetto dell’impegno assunto dal sindaco Colli (nel momento in cui a suo tempo aveva sottoscritto il ben noto Protocollo per la legalità, in cui ci si ripropone di far lavorare solo le ditte che presentano tale certificazione). Perché oggi sono amareggiata? Perché mentre ci si rimpallavano le responsabilità, e le indagini si mormorava sottobanco che andassero avanti, c’è gente che avendo fatto credito ai signori di questa ditta ci hanno rimesso le penne. Sarebbe stato onesto da parte di Colli almeno invitare alla prudenza tutti coloro che stavano facendo credito alla Saedil. Mi stupisce poi che mentre tutti i giornali nazionali già a gennaio 2014 segnalavano l’arresto e la condanna del prefetto di Caserta Maria Elena Stasi, in quota Pdl, per i legami con i clan casalesi, ed aver prodotto false certificazioni antimafia alle ditte di costoro, nessuno a Reggio Emilia abbia detto o scritto nulla. Così come nessuno ha detto del commissariamento del Comune di Gricignano o dei tecnici comunali arrestati sempre a Caserta, ecc. Con queste premesse era doveroso alzare la guardia. Invece no. A Reggio queste cose non si sanno mai. Chissà perché le trovo solo io, navigando in internet! Che strano! Altro aspetto dolente è accorgersi della tragicomica commedia che il Pd mette in scena, ogni volta che uno dei suoi uomini diventa palesemente indifendibile. Che differenza c’è, ditemi, tra certi pesci in barile a Brescello e Montecchio e il grosso squalo che a Reggio continua a tenersi in pancia quei signori che la Procura di Milano ha già abbondantemente mostrato sodali alla cricca che si spartiva gli appalti per l’Expo? E perché mai dovrei avere stima di quegli altri pescioni ingordi messi dal Pd a gestire il business delle multiutility e altri colossi cooperativi, che da sempre fanno affari con ditte palesemente indagate per mafia? E come mai il Pd ha voluto sindaco a Brescello il figlio di un avvocato che a difeso a spada tratta gli interessi delle ditte in odor di mafia, indicate tali dal prefetto De Miro, per la tangenziale di Novellara? Spezzo comunque una lancia per il sindaco di Brescello: non toccava a lui muovere accuse, ma ai magistrati. A lui tocca però vegliare sul territorio, vegliare sugli appalti, vegliare sulle ecomafie, vegliare su qualsiasi altro illecito amministrativo e sulle persone che stanno dentro alle società che fanno affari con la pubblica amministrazione.
(Amara)
Una sensazione del tutto nuova quella di non rimanere MAI delusi dal politico nel quale si è riposta la propria fiducia.Grazie Bini.
(silvia)
E’ giunto il momento che la montagna alzi la voce. Confido nella onestà culturale del signor Bini, La invito a tenere presente che la montagna reggiana non si limita al territorio di Castelnovo Nè Monti, ma comprende anche l’alto appennino. Bini si assuma questa onorevole responsabilità e i montanari Le saranno grati.
Maura
(maura)
Condivido Bini sulla legalità , mai abbassare la guardia.
Per quanto riguarda la nuova Provincia è sbagliato assegnare posti in base al numero dei cittadini del comune, Reggio è una Amministrazione forte che può far a meno della Provincia , invece per i piccoli comuni montani la Provincia è quasi sempre vitale per i loro problemi
(gian piero bondi)
Enrico, sei veramente in gamba.
(RZ)
Sindaco, penso nessuno possa dire che non stia rispettando le promesse fatte in campagna elettorale. Complimenti vivissimi per l’intensità con cui porta avanti il suo mandato e per l’onestà intellettuale, coerenza e coraggio dimostrati anche in questa occasione nell’affrontare temi estremamente… delicati!
(Sergio Sironi)
Condivido la bella sensazione e a memoria, da quando ho iniziato a esprimere il mio voto alle comunali, é la prima volta.
(Corrado Parisoli)
Apprendo solo adesso le parole del sindaco di Brescello, dopodichè si legge che il Pd mette alla porta il Coffrini, tra l’altro neanche tesserato (vabbè). Successivamente mi vengono in mente le parole di qualche anno fa dell’ex presidente Masini, che durante un convegno delle Confcooparative diceva che la mafia in provincia di Reggio Emilia non c’è, anzi bacchettava chi diceva il contrario. Alla luce dei fatti perchè il Pd non prese posizione sulle affermazioni della Masini?
(Cittadino)
P.S. – Di certo tesserata!
La montagna abbandonata a se stessa? Questo è il sigillo della morte del nostro territorio, il quale è bisognoso di cure urgenti, ma che mai le riceverà perché il medico è della bassa!!! La solita sciocchezza all’italiana. Orgoglioso di essere montanaro, deluso della classe politica e dirigente, del mio’partito che non si accorge di quello che accade in montagna… La stalla ha chiuso, i buoi sono scappati, ma tutto va beneeee. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
…E meno male che “uno” c’è… Che dai posti di comando si ribella contro l’emarginazione della montagna… Perchè noi montanari non abbiamo capito che sono i “numeri” che contano e non le solite lamentele e promesse fatte, e mai mantenute, nelle varie campagne elettorali. E’ la “bassa” che deve essere collegata velocemente con inaugurazioni a “catena” di strade e superstrade… Noi montanari non soffriamo il mal d’auto… quelli della pianura sì… Noi non non andremo mai a fare “casino” in Prefettura o posti simili… Loro invece fanno del baccano esagerato se uno spartineve parte con cinque, ripeto, cinque minuti di ritardo… Titoloni sui giornali… minacce più o meno velate di incapacità di gestire i servizi, ecc. Questi sì che vanno rispettati, non quelli che tacciono o al massimo fanno qualche mugugno… Tanto cambierà ben poco… ma va tutta la mia ammirazione al coraggio del sindaco Bini che si è preso a cuore la “montagna” e che sta cercando in tutti i modi di riportarla quel rispetto che merita ma che spesso è stato calpestato… Grazie, Enrico.
(Andrea Azzolini)
C’è sempre stata poca montagna, purtroppo, e non è una novità, ma ora, con le assurde regole di queste elezioni, rischiamo di essere rappresentati ancora meno. Il metro usato dalla politica che conta è il solito ed il risultato che si ricava è: poca gente + pochi voti = poca considerazione.
(Antonio Manini)
Il sindaco del fare, in difesa della legalità, è anche per le comunità straniere che hanno voglia di integrarsi, un alleato e garante per una società più sicura e moderna dove c’è spazio solo per chi di regole si ferma a vivere. Complimenti, siamo al tuo fianco!
(Ndoci)
I sindaci del crinale esistono? Cordialmente.
(Fabio Leoncelli)
Non conosco il “complesso meccanismo di voto ponderato” di cui si parla nell’articolo, che attribuisce ai onsiglieri “elettori” del Comune di Reggio Emilia un “peso” di oltre 43 volte superiore a quello dei loro colleghi di Busana e Vetto (se non ho sbagliato i calcoli) in relazione al numero degli abitanti, ma mi viene da fare questa riflessione. Se, nel predisporre le regole di voto al riguardo, si fosse anche tenuto conto dell’estensione dei rispettivi territori e non solo quindi del numero degli abitanti, le distanze “siderali” tra il peso dell’uno e dell’altro voto potevano essere in qualche modo temperate e la montagna avere pertanto, o più facilmente, la propria rappresentanza. E forse, ma potrei ovviamente sbagliarmi, se fosse ancora in vita la Comunità montana, vale a dire un soggetto istituzionale che rappresentava l’intero ambito montano, il nostro territorio poteva avere più facilmente una propria rappresentanza nel consesso provinciale che si va formando.
(P.B., 26.9.2014)
Scusate, ma a me è chiara una cosa: ci sono 2 liste in ballo: Pd (con 7 sindaci e 5 consiglieri) contro la lista “Resto del mondo non Pd”; qualcuno lamenta che la montagna non è rappresentata, quindi quella dei vari Fiocchi (non Pd); Bargiacchi (eletto in una lista alternativa al Pd), la mancata fusione Toano-Villa non ha generato rappresentanti… (i comuni dei 7 sindaci in elenco hanno maggior popolazione di quella che avrebbe avuto il comune unico); un sindaco che fa dichiarazioni da far “drizzare” i capelli che deve andare a giustificarsi e spiegarsi davanti alla corte Pd, dove lui non è nemmeno tesserato…! I voti dei consiglieri dei comuni piccoli valgono un quinto, un sesto di quelli dei comuni più grandi; classico esempio di quando 1 non vale sempre 1… (ma 0,20)… In questa votazione ci si è dimenticati solo una cosa però, di cui faccio appello: sindaci e consiglieri!!… tirate almeno fuori 2 euro per votare…!!! Saluti.
(Andrea S.)
Quali rappresentanti dovrebbero essere stati generati e per quale motivo, visto che con le regole attuali è impossibile eleggerli?! Il tirate fuori almeno due euro è un invito proprio fuori luogo e espresso con la superficialità di chi non conosce le cose e soprattutto viene indirizzato a persone che dedicano un po’ del loro tempo e denaro per cercare di fare qualcosa di buono ed utile per il proprio territorio e per la propria gente e non certo per il profitto. I due euro li tiriamo fuori spesso ma per quale motivo dovremmo farlo? Per votare cosa? Rappresentanti indicati dalla politica dei partiti? Troppo facile giudicare da fuori; prima di giudicare e di sentirsi in grado di dare consigli utili a qualcuno, cammina per un mese nei suoi mocassini… (proverbio degli Indiani d’America) …altrimenti non basta vederlo passare da lontano.
(Antonio Manini)