"Voglio sollevare ancora una volta il problema dei cani maremmani a guardia delle greggi (senza pastore) sul nostro Appennino, in quanto per l' ennesima volta, anche questa estate, durante una escursione sul Cusna ci siamo trovati ad essere letteralmente cacciati e costretti a scendere dalla cima per i prati. E per fortuna che c'era questa possibilità, quando all'improvviso è comparso il gregge che saliva dal sentiero con i cani che, appena ci hanno visto, abbaiavano e ringhiavano in modo poco socievole".
Chi scrive è Claudio Bertozzi.
Che prosegue: "Con noi era presente anche una bambina di 4 anni, che suo padre è stato costretto a mettersi sulle spalle per tranquillizzarla e per evitare che spaventandosi rendesse la situazione potenzialmente pericolosa".
Aggiunge quindi e conclude Bertozzi: "Non è la prima volta che mi capita questo poco simpatico incontro. L'estate scorsa non ho potuto raggiungere la cima del Casarola perchè era presidiata sempre da queste bestiole; alcuni miei amici sul Prado hanno rischiato di essere aggrediti solo perchè con loro avevano un labrador. Io non so se questi cani si limitino ad intimorirti o siano veramente pericolosi e mi chiedo se non ci sia la possibilità, diciamo, di costringere i proprietari delle greggi a presidiare personalmente gli spostamenti sui pascoli. O dobbiamo aspettare che succeda qualche incidente?".
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Correlati:
- Il problema dei cani maremmani a guardia delle greggi senza la presenza dei pastori (28 giugno 2015)
Condivido pienamente le considerazioni di Claudio Bertozzi.
(Oreste Torri)
Avevo già sollevato la questione qualche giorno fa ed il Parco aveva anche risposto (vedi: “Alla Fattoria di Tobia arriva il lupo. Sabato 26 luglio a Gova di Villa Minozzo. AGGIORNAMENTO – Rinviato a data da destinarsi. I suggerimenti del WAC”). Il fatto è che i cani restano in circolazione ed i pastori non ci sono mai. Io personalmente ho incontrato il gregge sul Cusna venerdì 22 agosto ed è andato tutto liscio, almeno finchè da lontano non ho sentito un abbaiare scomposto dei cani ma non ero presente e non saprei dire cosa stesse succedendo. Lo stesso giorno ho incontrato una persona che si allenava per sky-running e la prima cosa che mi ha chiesto è stata se c’erano cani da pastore in circolazione; ho risposto che erano in cima al Cusna ma sembravano tranquilli, lui invece si è preoccupato parecchio e non so se ha proseguito l’allenamento nella stessa direzione. Se i pastori non possono essere presenti col gregge, il gregge ed i cani vanno tenuti in una altra maniera, sotto controllo, non liberi di scorrazzare in un Appennino che vorremmo fosse frequentato da tante persone. Per cui decidiamoci: vogliamo la montagna “abbandonata” a favore del ritorno del “tradizionale mestiere del pastore con relativi cani da guardiania” o la vogliamo frequentata da turisti, famiglie, escursionisti, ecc., che saranno pure poco “tradizionali” ma, con tutti i loro difetti, almeno aiuterebbero l’economia locale.
(E. Montorsi)
Mi aggrego alla protesta di Claudio Bertozzi; premetto che non ho nulla contro pecore e capre, che girino pure per le montagne, ma questo non deve impedire agli escursionisti di fare altrettanto. Nel 2013 mia figlia con dei suoi amici di Parma sono partiti dal passo della Scalucchia per salire sul Casarola poi sull’Alpe di Succiso; giunti sulla spianata del Casarola hanno trovato un branco di pecore con vari cani di guardia; per passare oltre si dovevano avvicinare alle pecore e vari cani gli si sono avvicinati con i loro modi persuasivi. Chi conosce il Casarola sa che sui fianchi non ci sono passaggi e mia figlia e i suoi amici sono tornati a valle rovinando un’escursione che forse non avranno più l’opportunità di fare. In Alto Adige e in Trentino a quote molto alte si trovano mucche, capre e pecore al pascolo ma non ho mai visto cani a guardia. Non credo c’entri la Regione autonoma, c’entra l’educazione e il rispetto degli escursionisti. Questa storia dei greggi con i cani sui crinali senza pastore deve finire; già sono pochi gli escursionisti che vanno sui nostri monti, se poi devono anche rischiare questi incontri chi ci va più?
(Lino Franzini)
Condivido in pieno. E’ capitato anche a me sul monte Prampa, stessa situazione raccontata dal signor Bertozzi. Due Maremmani a guardia del gregge senza nessun pastore che abbaiavano in continuazione e ringhiavano, siamo stati costretti a girare fuori dal sentiero per raggiungere la cima. Ritengo che il pastore dovrebbe stare nei pressi del gregge per richiamare il proprio cane. Come in tante cose deve succedere l’incidente, prima che qualcuno faccia qualcosa. Ci sono tanti bambini in giro, con le famiglie, soprattutto in questo periodo e il rischio è ancora maggiore.
(Andrea Bonacini)
A noi capita puntualmente in tutte le escursioni estive che facciamo sul nostro meraviglioso crinale.In varie occasioni sono state esperienze poco gradevoli. Siamo costretti a rinunciare alla compagnia del nostro cane, ha rischiato di essere sbranato.
(Marta e Giuliano)
Pastore o non pastore, ovvero cultura dell’accoglienza in Appennino. Incontro, camminando nella media collina, due Maremmani che attaccano il mio Lagotto. Li faccio indietreggiare con un bastone, a mio rischio, gridando al pastore presente di richiamarli. Risposta (mi scuso per la trascrizione imprecisa che qualcuno potrà migliorare): “Beh, perché, second lò ‘am dàni a mèint propria a me?”
(Commento firmato)
Ero presente quella mattina in quanto papà della bimba di 4 anni, io mi chiedo come sia possibile che 7 Maremmani (parecchio aggressivi) scorrazzino così liberamente per il crinale. Cosa sarebbe successo se invece di passare per i prati fossi stato costretto a scendere dalle roccette con mia figlia in braccio? Per fortuna tutto si è concluso bene solo con un grande spavento, questa volta. Visto che il Sindaco si preoccupa tanto per la tutela degli escursionisti invernali, che provvedimenti intende prendere per questo insistente problema? Deve farsi male qualcuno per attirare l’attenzione?
(Luciano Russo)
Attendiamo una risposta dalla direzione del Parco e, se possibile, qualche considerazione di carattere giuridico-legale circa gli obblighi e/o doveri dei pastori. Magari potrebbe fornire la stessa risposta sempre il Parco, sentito il Corpo Forestale dello Stato. Grazie.
(Cathia)
Io trovo il fatto grave ed a mio avviso sarebbe da fare denuncia presso le autorità competenti, vedi Cfs.
(DC)
P.S. – Sono stato morso ad una mano da un cane nel tentativo di dividerlo dal mio durante una lite (entrambi erano liberi), quindi so cosa vuol dire…
Ho avuto anche io un’esperienza spaventosa alcuni anni fa nei pressi della Bargetana con mio figlio che all’epoca aveva circa 3 o 4 anni. In quel momento eravamo soli nella zona, perché le altre persone della nostra comitiva si trovavano in un piccolo avvallamento laterale, dal quale non eravamo visibili. Dopo il passaggio del gregge, che non abbiamo assolutamente disturbato, i cani ci hanno avvistato, ci hanno raggiunto e circondato. Mi sono resa subito conto del grave pericolo e ho spiegato a mio figlio che dovevamo fare un gioco: ci siamo accucciati sul terreno a gambe incrociate guardando il terreno e abbiamo iniziato a parlare in modo molto dolce ai cani che ci ringhiavano. Per fortuna lui non si è reso conto della situazione e ha partecipato al “gioco”. E’ stato il quarto d’ora più terribile della mia vita, al termine del quale, per fortuna, i cani si sono allontanati. Cosa sarebbe successo se ci fossimo dimostrati meno “sottomessi” e più aggressivi? Non oso pensarci. Tenete presente che, tra l’altro, nella zona all’epoca i cellulari non funzionavano. Ritengo corretto che venga praticata la pastorizia sulle nostre montagne, ma le greggi ed i cani devono essere controllati.
(Paola)
Condivido pienamente. Sono escursionista da molti anni. Non ho mai avuto paura dei cani e quest’anno ho avuto diversi spiacevoli incontri ma il più brutto è avvenuto durante un’escursione nella zona di Pratizzano dove ben 4 cani in cerchio a circa 3 metri (mai visti avvicinarsi così tanto) hanno iniziato a ringhiare in maniera molto minacciosa. Son dovuto tornare indietro e mi hanno seguito ringhiando per ben 200 metri. Questo sta portando il non frequentare più alcune zone. E’ anche vero che la pastorizia fa parte della tradizione della nostra montagna e ritengo abbia un valore altissimo, si mantengono antiche tradizioni per non parlare del valore e dell’immagine positiva che viene dato al nostro territorio nell’avere prodotti di qualità di produzione locale. Si potrebbe semplicemente non portare il gregge in determinate zone al sabato, alla domenica e festivi o soluzioni simili, tanto da non creare disagio a nessuno, nè al pastore e neppure al turista escursionista che molte volte è lo stesso che poi acquista il formaggio locale.
(Escursionista)
Parliamo anche delle pecore e dei cani sul Cavalbianco? Ho assistito direttamente o indirettamente a numerosi incontri dei cani con escursionisti o fungaioli e non è stato per nulla piacevole. Anche in questo caso il pastore è quasi sempre assente o se ne disinteressa. Dobbiamo aspettare che qualcuno venga aggredito? Faccio presente che questa è una delle zone più frequentate dell’Appennino, perché offre la possibilità di escursioni a vari livelli di difficoltà, quindi anche per principianti o bambini. Un’ultima considerazione: visto il clima particolarmente piovoso, forse si potrebbe evitare di mandare le greggi in zone di crinale, perché anche a quote più basse l’erba è ancora molto abbondante.
(Un montanaro avvilito)
Sono d’accordo con il signor Bertozzi, un incidente c’è stato ed io sono stato la vittima. Mi trovavo sulla strada provinciale Collagna-Vaglie, un pomeriggio del luglio scorso, con la mia bicicletta da corsa, percorrendo la strada asfaltata, quando all’improvviso sono balzati davanti a me tre cani di cui un Pastore maremmano. Facevano la guardia al gregge situato sul pendio sopra la strada. Il Pastore maremmano mi ha aggredito azzannandomi il polpaccio sinistro. Non contento, dopo aver recuperato la bicicletta cercando di ripartire verso valle, il cane Maremmano ha continuato a ringhiare e a seguirmi. Fortunatamente sono state lesioni non gravi, ma se al posto mio ci fossero stati bambini non so quale avrebbe potuto essere l’esito. Il signor pastore era sul posto non lontano da me, assistendo alla scena, dicendomi che è costretto a tenere dei cani Maremmani per la difesa del gregge da parte dei lupi presenti nel nostro territorio.
(Mitch)
Se la presenza di questi cani ed il loro utilizzo è perfettamente legale e gestibile l’ente Parco dovrebbe svolgere assemblee aperte a tutta la cittadinanza nelle quali spiegare come comportarsi in caso di incontro coi cani e dove sono dislocate le greggi a cui fanno la guardia. L’ideale sarebbe che fossero presenti gli esperti del Parco nazionale a cui porre domande e quesiti. La risposta data su questa testata (proposta di tabelle informative) mi sembra un po’ debole rispetto alla portata del problema.
(IC)
Il problema in effetti esiste, ma come in tutti i problemi esiste anche una soluzione! Credo che la nostra meravigliosa montagna debba sì essere frequentata da chi la ama: escursionisti, fungaioli, fotografi, ecc. ecc., ma credo giusto anche che possa essere vissuta da chi ha scelto di fare un mestiere duro come il pastore che fa parte della cultura montanara e che è sempre esistito nei nostri monti. Nel mio paese durante l’estate si arrivava ad avere greggi di 3000-4000 pecore e semplicemente ai cani, che sono sempre stati parte integrante del gregge, era fatto obbligo di mettere la museruola. Perchè non si può fare adesso?
(Loredana)
Probabilmente nel suo paese i cani potevano avere la museruola perché non dovevano difendere le pecore dai lupi.
(Roberto)
Aggiungo anche la mia esperienza. L’anno scorso percorrevo il crinale tra Sasso del Morto e monte Piella in mountain bike. Spuntano sei Pastori maremmani (cani bellissimi se visti come animali da compagnia, ma molto ostici se stanno adempiendo al loro “dovere”), con intenzioni tutt’altro che pacifiche. Subito cerco di passare sul sentiero scendendo dalla bici e camminando molto piano e con molta calma, ma continuano ad avvicinarsi ringhiando e abbaiando. Provo anche a fermarmi per vedere se ritornano sui propri passi, ma non c’è nulla da fare: si avvicinano sempre di più con fare minaccioso. Sono praticamente costretto a ritornare indietro per qualche centinaia di metri, scendere sul prato sulla destra e passare oltre il Piella passando tra tra i mirtilli, sassi e buche spingendo la mtb a mano, cosa tra l’altro non semplicissima (sì, è vero, non me l’ha ordinato il dottore, ma ho tutto il diritto di passare sul sentiero del crinale senza che mi venga imposto di passare in zone pericolose da un branco di cani). Passato il branco ho potuto raggiungere il rifugio Battisti, ma mi sono chiesto più volte se è legale lasciare quei cani allo stato brado sui monti a vegliare sui greggi, senza il padrone a vigilare.
(Lucio)
Sul sito del Parco si parla oltre che dei Maremmani anche dellutilizzo di cani da pastore dell’Asia, come il Pastore del Caucaso. Questa razza è molto aggressiva e potente, basta ricordare che nell’est Europa viene utilizzata per salvaguardare le greggi anche dall’attacco degli orsi. Inoltre questi cani sono molto forti psicologicamente, non temono assolutamente l’uomo e tendono a non rispettare neanche l’autorità del padrone se questo non possiede abbastanza fermezza. Quindi non sono cani per tutti, ci vogliono padroni che abbiano un minimo di conoscenza rispetto alle norme base dell’addestramento e della psicologia canina e ovviamente non vanno lasciati incustoditi. Il Parco dovrebbe segnalare in quali zone si trovano questi esemplari, anche se sono territori fuori regione, tipo Fivizzano o Lagastrello, poiché in tempo di escursioni i turisti si spostano facilmente.
(Commento firmato)
In quaranta anni di Appennino mai avuto problemi con questi cani e provo a dare un consiglio: pensate che loro stanno svolgendo il loro lavoro a casa loro. L’anno scorso sul Prado il gregge era sul sentiero ed ho visto i Maremmani controllarci, mi sono avvicinato con qualche timore ma con rispetto del loro ruolo e tutti i bambini del gruppo li hanno accarezzati e salutati. Ho trovato il Cusna invaso da un gregge di pianzani capaci solo di lordare il monte: non ho chiesto di andarsene perchè pur maleducati hanno diritto a godersi il nostro meraviglioso Appennino. Sono tornato qualche giorno dopo come avrei fatto con i Maremmani se non avessero gradito la mia presenza. La montagna è di tutti ma è un po’ più di chi la lavora e la vive ogni giorno. Ben vengano i controlli, ma siano fatti anche su quanti buttano cartacce sui sentieri, su quanti raccolgono funghi oltre i limiti, su quelli che accendono fuochi ovunque, eccetera eccetera.
(MC)
Signor MC, se lei ha lasciato che i bambini accarezzassero Maremmani al lavoro col gregge ha commesso un atto d’incoscienza assoluta. Lo chieda a qualsiasi veterinario, etologo, ma anche semplicemente amante e conoscitore di cani. Anzi, lo chieda direttamente a un pastore, di quelli seri, e vedrà che le diranno la medesima cosa. Se vuole un consiglio non ripeta l’accaduto, la fortuna generalmente è limitata!
(Commento firmato)
Da ragazzo, avevo 15 anni, mi recai in Val Varaita (CN), per dare una mano a degli amici a fare il pastore. Allora la mandria si componeva di 170 mucche e un gregge di 70 pecore, avevamo 12 cani di tutte le razze. Al pascolo gli animali erano sempre accuditi da un pastore e naturalmente da alcuni cani. Non si è mai verificato alcun incidente, nonostante la zona fosse frequentatissima di escursionisti, fotografi, ecc.
(Il Grillo Parlante)
Per fortuna un solo commento, fuori luogo, in controtendenza! I cani sono pericolosi, se ci fosse il pastore ok, nessun problema! Il fatto è che confermo non ci sia mai. Noi poi che passiamo di corsa, auguri! Non si può neppure guardare il gregge, altrimenti per questi cani rappresentiamo una minaccia. Perciò sono concorde si debba fare qualcosa, non paragoniamo gettare una carta all’essere attaccati da un Pastore maremmano.
(Roberto Colombari)
Bravo MC, mi stavo iniziando veramente a preoccupare di quello che leggevo nei commenti precedenti. Non riesco a capire con che coraggio viene sollevata una polemica del genere; questi cani fanno semplicemente il loro lavoro e se nessuno importuna il gregge il problema non esiste. Tutti hanno diritto a venire a visitare il nostro meraviglioso Appennino, ma rispettando la gente che tra mille difficoltà ci lavora e ci abita. Se un giorno non riuscite ad andare sulla cima del Cusna, del Prado, del Cavalbianco o del Casarola (cosa che a me personalmente in 20 anni non è mai successa) perchè ci sono questi animali con le pecore… beh, o cambiate strada o tornate indietro (dato che voi non siete lì per lavoro) imparando a rispettare chi su queste montagne ci lavora e cerca di tirare a campare.
(MG)
P.S. – Ci vorrebbe un corso di educazione per le persone che vengono in Appennino e sporcano (sono veramente tanti) perchè quelli sì che sono ospiti sgraditi!
Volevo solo aggiungere che non c’è bisogno di andare fin sul Cusna per imbattersi in cani che girano da soli, anche a Castelnuovo e nei paesi vicini ci sono cani che vagano senza padroni, altri davanti ad abitazioni private con intorno recinzioni non adeguate a contenere la mole del cane, altri che abbaiano disturbando le notti e le giornate delle persone. Si dovrebbe provvedere ad una regolamentazione più severa, anche con multe per chi permette al proprio cane di disturbare la quiete pubblica o di spaventare le persone su strade o luoghi non private. Io ho un cane che adoro, ma mi accerto prima di tutto che non disturbi le altre persone.
(MG)
Quei cani aiutano nel lavoro persone che in montagna vivono e lavorano tutto l’anno, con poche altre possibilità di lavoro. Che dire invece dei cani che vengono portati nei ristoranti? Di chi vorrebbe le spiagge libere al loro accesso? Dei cani che vengono caricati sui traghetti per le isole di villeggiatura, tutti rigorosamente senza museruola, che fanno i loro bisogni e si sdraiano ovunque? Anche questi luoghi sono frequentati da molti bambini. Personalmente faccio fatica a tollerarlo da un punto di vista igienico. Diciamo di amare gli animali ma mettiamoci per un momento dal loro punto di vista: sarà più felice il Maremmano che bada alle pecore o il San Bernardo sdraiato sul divano di casa?
(Laura)
In Svizzera ci sono dei cartelli che segnalano la presenza dei cani da pastore e che indicano anche il comportamento più adatto da tenere nel caso in cui si intenda attraversare una zona utilizzata per il pascolo, sia a piedi che in bicicletta, o con un animale da compagnia.
(Anna)
Ho voluto sollevare il problema dei cani non per fare polemica nè tantomeno per attaccare chi con la pastorizia lavora e vive, che anzi rispetto, e se durante le mie escursioni incontro greggi accudite da persone la cosa mi fa molto piacere e non manca mai di scambiare qualche parola; ma penso ci sia differenza tra la maleducazione di chi non porta rispetto per i luoghi in cui si trova e il potenziale pericolo di incontri con questi cani, con chi sporca o disturba posso anche parlare e contestare le cose, ad un branco di cani che abbaiano e ringhiano non so come far capire che delle loro pecore non mi importa nulla. Sono piansan ma sono anch’io tantissimi anni che frequento le montagne di tutta Italia, e non solo, e del mio passaggio, di quello della mia famiglia o dei miei amici e compagni non ho mai lasciato traccia e posso dire che queste situazioni le ho incontrate solo sul nostro Appennino. Io non vorrei, come ho già detto, che prima o poi succedesse un incidente e poi si dicesse, come spesso succede, si poteva evitare.
(Claudio Bertozzi)
Signor Claudio, capisco tutto, si porta sempre come esempio le Alpi, non è corretto, non è leale, gli Appennini sono cosa ben diversa e di certo meno tutelati, non siamo una regione autonoma, purtroppo. I pastori da che mondo e mondo se non alpeggiano in questo periodo quando lo devono fare? I greggi di pecore, di mucche e di cavalli hanno pieno diritto come il pastore di avere dei cani da difesa per la loro incolumità; io vivo in montagna e non ho mai subito attacchi da cani, basta essere educati e girare da altre parti e poi riprendere il cammino tranquillamente. Tutte queste polemiche non sono belle e scrivere articoli sui giornali ancora peggio. Cordiali saluti.
(L.C.)
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Speriamo di non doverci ridurre a pubblicare solo quanto noi amministratori siamo belli e bravi…
(red)
Quello dei cani Maremmani a tutela delle greggi, presenti sui sentieri più frequentati dagli escursionisti, è certamente un problema da affrontare. Il Parco nazionale ha ricevuto, anche direttamente, molte segnalazioni e ha dato mandato al Cta (Corpo forestale vigilanza del Parco) di monitorare, indagare, vigilare e se necessario intervenire per ridurre decisamente il rischio e anche le preoccupazioni degli escursionisti, specie sulle cime e sui sentieri più frequentati. Il Cta si è già mosso in questa direzione concretamente. E’ evidente che anche la pastorizia è un’attività importante e che la guardiania alle greggi ha una sua funzione imprescindibile, ma il tutto va gestito con più attenzione ai luoghi e con maggiore presenza da parte dei pastori, per ridurre al massimo le situazioni di pericolo e comunque molto spiacevoli che si sono verificate.
(Parco nazionale dell’Appennino)
Quindi? Cosa significa questa risposta? In che modo il Cta si è mosso in questa direzione? Il Parco ci faccia degli esempi concreti così capiamo meglio. Ad esempio se un escursionista domani va sui sentieri che portano al Cusna, i cani ci sono o non ci sono più? Sarebbe poi opportuno per motivi di trasparenza che si rendessero noti alcuni dati, ovvero quante sono e dove sono dislocate le greggi che utilizzano i Maremmani e i loro spostamenti, all’incirca. Gli episodi spiacevoli accaduti hanno avuto il merito di dare qualche informazione agli escursionisti futuri che diversamente non sarebbe giunta.
(Ic)
Risposta molto generica e da chi, così mi pare, ha molto poco presente “lo stato di avanzamento” dei lavori. Datevi una mossa.
(Serb)
Ne ho incontrati (erano 4) qualche anno fa personalmente per salire sul Cusna. Non è stato un bell’incontro, sono indietreggiato lentamente senza dare le spalle per non essere aggredito. Le autorità temo non faranno nulla, come al solito, fino a quando non ci scappa il morto o il ferito grave, nella più bieca tradizione italica.
(SM)
Vorrei sostenere le considerazioni del signor Bertozzi: sono assolutamente d’accordo sul fatto che bisognerebbe riuscire a controllare, dato che l’educazione ormai è andata a farsi benedire. Chi non rispetta certe regole elementari di buona convivenza, chi lascia rifiuti ovunque, chi devasta prati e boschi a casaccio per tirare su un po’ di funghi o di mirtilli. Detto questo vorrei far notare ad MG che la maggior parte delle persone che riescono a vivere e lavorare in montagna lo fanno grazie al movimento di turisti, di villeggianti, di sciatori, ecc., a meno che non si consideri più “da montanaro vero” il fatto di abitare a Febbio ed andare a lavorare in ceramica a Sassuolo tutti i giorni, a causa della chiusura di tutte le attività (seggiovia, ristoranti, affittacamere, market e via dicendo. Come ho già scritto ho il massimo rispetto per chi, con grandi sforzi, dall’ente Parco al pastore al contadino, riesce a tenere viva la montagna, ma il problema dei cani esiste, perlomeno nel periodo estivo. Se dovesse succedere qualcosa di veramente grave, e dai commenti mi pare che ci siamo andati vicino, ci sarebbe il rischio di trasformare l’alto Appennino in un posto pericoloso, da non frequentare; va a finire che la famigliola coi bimbi va al Lago di Garda, è più sicuro. Sarebbe difficile dedicare aree ben precise solo alla pastorizia dove possano circolare solo greggi con i cani al seguito? Oppure bisognerebbe obbligare il pastore ad essere presente se il gregge è al pascolo fuori dai recinti. Ormai siamo a fine estate, i turisti e gli escursionisti calano ed il problema potrebbe scemare un po’, sempre che qualche fungaiolo non venga attaccato a settembre-ottobre, ma l’anno prossimo saremmo da capo se non si fa nulla.
(E. Montorsi)
Condivido pienamente l’articolo di Claudio Bertozzi!
(Alex)
Io penso che se vogliamo incentivare il turismo sul nostro Appennino, che ritengo oramai sia l’unico appiglio rimasto per far girare un po l’economia (non possiamo certo basarci sulle fabbriche), dei cani Maremmani senza controllo che possono scorrazzare liberamente su sentieri battuti da turisti non sono certo un motivo d’attrazione. Io sono un “montaner”, nato e residente a Castelnovo e avendo bimbi piccoli li sto avviando poco a poco a piccole escursioni sul crinale (Pianvallese, Pratizzano, Ventasso, ecc.) nel rispetto della natura e dei luoghi. L’ultima cosa che vorrei incontrare è proprio il branco di cani.
(DC)
Scusate, ma io leggendo tutte le varie testimonianze non ci vedo polemiche. E’ giusto che chi lavora, chi ci vive e ci campa abbia la priorità (diciamo così) del semplice “escursionista della domenica”; però se leggo che in tanti hanno dovuto subire episodi poco piacevoli, con appresso anche dei bimbi, significa che il problema esiste. Non ci interpreto un attacco ai cani, che giustamente fanno il loro dovere, bensì ci si lamenta della mancanza del pastore che darebbe maggior sicurezza a chi si trova a transitare nei pressi. La soluzione non è certo, come ho letto, la museruola ai Maremmani. Ce ne andremmo via tutti con una pecora sulle spalle alla faccia dei Maremmani e dei pastori; forse parlandogli in dialetto toscano diventano mansueti! Saluti.
(Andrea S.)
Io vorrei sottolineare anche un altro aspetto legato alla pastorizia sulle vette dell’Appennino. Avete provato a sedervi sulla cima del Cusna? E’ un’unica distesa di escrementi di pecora. Ora, al di là degli aspetti estetici e igienici, ma la tutela delle cotiche erbose, della biodiversità e della natura in generale, che dovrebbe essere uno dei compiti del Parco nazionale, dov’è finita? O il Parco deve solo essere volano di sviluppo economico locale? E se tale deve essere, è più redditizio un pastore o qualche centinaia di turisti? Chissà, forse quando avremo un altro presidente di Parco riusciremo a fare quello che altri parchi fanno, sviluppo economico sì, ma legato al rispetto dell’ambiente.
(AG)
Vada in Val D’Aosta, in Trentino, mi dica se i branchi di mucche e pecore in alpeggio non fanno i loro bisogni, forse lì i pastori passano con il sacchettino e la paletta, non faccia ridere per favore.
(L.C.)
Le pecore e i cani in Appennino ci sono sempre stati, ma con al seguito il pastore. Oggi il pastore non c’è e gli animali sono lasciati liberi. Questo è il problema. Non ho assolutamente nulla contro la pastorizia o gli animali, ma purtroppo negli anni ho assistito a diversi episodi di persone, anche in gruppo, che sono state allontanate dai cani ringhianti e non è stato un bello spettacolo. Occorre la presenza dei pastori per garantire la sicurezza di coloro che frequentano le nostre zone. Ricordo a tutti che non solo i pastori che salgono dalla pianura hanno diritto a fruire della montagna ma anche chi, banalmente, ci vive tutto l’anno e durante la bella stagione può, oltre a fruire della bellezza dei luoghi, ricavare un piccolo sostegno al proprio reddito con la raccolta ad esempio di funghi, frutti del sottobosco o legna.
(Paola)
Per quanto risulta a me tutti i posti sul crinale o quasi tutti sono di proprietà e quelli che non sono di proprietà sono in affitto a chi lavora, quindi ci tengo a precisare che non sono dei turisti. Tutti possono andarci, ma con il rispetto di chi ci vive e lavora tutto l’anno. I signori che hanno paura di questi cani che, preciso, possono abbaiare ma non attaccano le persone perché sono addestrati per la difesa del gregge contro i lupi e non contro i turisti, possono andare a fare le loro ferie a Rimini che forse, e preciso forse, l’unico disturbo saranno i venditori di cocco bello! E mi voglio attaccare al commento che dice che ci vogliono i turisti in montagna perché portano l’economia: a me non risulta perché ci sono quelli che non c’è niente da dire, anzi, ma ci sono quelli che vengono su, sporcano per l’economia, mangiano al sacco, si lamentano, vorrebbero che per quei giorni di ferie quelli del posto e quelli che allevano animali sparissero per far passare a loro delle belle vacanze. Ma purtroppo non è così l’educazione, prima di tutto se i cani fanno paura andate dove non ci sono!
(MJ)
Certo, andate tutti a Rimini e lasciate le nostre zone a lupi e Maremmani, bel ragionamento! Ma senza il turismo che alimenta il settore dei servizi/terziario come pensate che la nostra economia possa sostenersi, con l’edilizia? Con le industrie? Se esiste un problema di persone che sporcano, e ci può essere, occorre lavorare per sensibilizzare al rispetto dei luoghi, fare controlli, ma non invitarli ad andare da altra parte (sicuramente quelli di Rimini ci possono insegnare molto). Se andiamo avanti così abbiamo vita breve, ahimè.
(DC)
Per quanto risulta a me i Maremmani non sono “addestrati per la difesa del gregge”, dato che ciò non è necessario: è una loro predisposizione genetica, risultato della selezione operata nei secoli dall’uomo. In passato ho posseduto un Maremmano e posso garantire per spiacevole esperienza diretta che questi cani possono aggredire anche le persone che non conoscono. Sono animali meravigliosi, ma non c’è bisogno di avere paura dei cani per riconoscere che possono anche essere pericolosi.
(Riccardo C)
Evidentemente i signori MC e MG non hanno figli, perché se vi foste trovati anche voi nella mia stessa situazione avreste sicuramente dato un parere più obbiettivo alla discussione senza dilagare su “pianzani” o gente che sporca la montagna. Avete idea di quello che mi è passato per la testa in quei brutti minuti? Se mi avessero morso sarei riuscito a difendere mia figlia? Il problema non è il pastore non sono le pecore, nessuno ce l’ha con loro quindi non mi sembra il caso di fare le vittime. Qui si è esposto un problema (molto frequente a giudicare dalle risposte) e si vorrebbe che chi di dovere trovasse una soluzione prima che succeda qualche grave incidente.
(Luciano Russo)
Legga il mio commento, di ragazzi ne avevo una decina tra cui mio figlio. Io sono andato avanti e se avessi sospettato pericolo avrei chiesto al gruppo anche un’ora di cammino in più senza esitazione. Quando spiego a mio figlio le regole della montagna al primo posto sta il sapere quando non è il momento di proseguire che sia per il tempo, per il sentiero non adatto o per la presenza di cani, cavalli o mucche. Il pastore non può essere sempre presente e il cane non può avere la museruola. Se siamo stanchi non si va sul Cusna, se non conosciamo il bosco non si lascia il sentiero, se si alza la nebbia si torna indietro. I pericoli in montagna sono ancora molti ed è sufficiente leggere gli articoli di questi giorni per rendersi conto che non sono certo i cani il pericolo maggiore. Concludo ricordando (e ringraziando) coloro che prestano soccorso in montagna chiamati a rischiare anche la loro pelle per chi vuole andare avanti non essendo in grado di valutare il pericolo e anche questo dovrebbe fare ponderare se andare avanti.
(MC)
Per DC: se tu fossi un montanar o muntanar non scriveresti montaner…
Per MC: abitando a Castelnovo ne’ Monti da quando vi son nato (oramai 38 anni fa) ed avendo i genitori originari dell’alta Val Dolo (non so se ha presente i paesi di Gazzano-Cervarolo, ecc.) io posso considerarmi un montanaro “reggiano”. Ahimè, lavoro nella bassa da tempo (ma torno a casa tutte le sere) e temo di aver acquisito un po’ il loro accento, ma la sostanza e la tempra del montanaro è quella.
(DC)
Mi dispiace per lo spavento che Luciano Russo ha patito e lo posso anche capire, però alla fine non è successo nulla. Il signor MC ha spiegato che con bimbi a seguito si è imbattuto nei cani, quindi credo che anche lui abbia capito e capisca. Io pure con amici e due cani al seguito ho incontrato un branco di 7 cani Maremmani che ci sono corsi incontro in zona sopra a Valbona, i miei due cani si sono abbassati in segno di resa (visto che non son stupidi), i Maremmani non li hanno nemmeno guardati e si son fatti accarezzare da noi. Ho avuto qualche secondo di panico, però alla fine non è successo nulla ed ho continuato ad andare in montagna coi miei cani. In tanti anni veramente mai successo nulla, di che stiamo parlando?
(L.M)
Anche io ho avuto una brutta esperienza con dei cani mentre facevo un’escursione. Condivido.
(Enrica)
Pianzani?, muntaner? Ma il cane di cui stiamo parlando si chiama: cane da pastore Maremmano abruzzese, è una razza canina italiana, originaria del centro Italia, più propriamente all’Appennino abruzzese, del gruppo pastori e bovari. Mi ricordo quando avevo Zar, uno splendido e fortissimo Rottweiller. Dolcissimo con le mie nipotine di pochi anni, tanto da commuovere. Spesso lo portavo con me a pescare al fiume o a prendere il sole. Una volta vidi un pescatore scappare a gambe levate alla vista di quel cagnone. E dopo qualche mese un amico di Reggio mi chiese: “Eri tu il tal giorno a Talada col cane?”. Il problema è questo: anche se il Pastore Maremmano Abruzzese non fosse mordace il pastore lo sa, ma chi se lo vede correre incontro quasi mai è persona informata sul fatto.
(Umberto)
Ci sono anche le soluzioni volendo, ho visto, specialmente in pianura lungo gli argini dei fiumi, che mettono un recinto elettrificato per il gregge che non invada terreni coltivati o cortili, non si può fare anche in montagna? Anch’io ho avuto un incontro ravvicinato in mbt con un cane ed è tutt’altro che piacevole.
(Giuliano)
Senza star lì a discutere sul cosa sia più importante, se gli escursionisti o i pastori, prendiamo atto che il problema purtroppo esiste e come in tutte le cose si dovranno fare delle scelte cercando un compromesso che permetta a tutti di conservare i propri diritti, il diritto dei pastori di lavorare e quello degli escursionisti di poter camminare sul nostro Appennino. Fermo restando che alcune priorità vanno rispettate e che i pastori usufruiscono del territorio montano nel periodo estivo per poi scendere a valle, una soluzione potrebbe essere quella di dedicare alcune zone ai pastori ed altre ai turisti; sempre però prescindendo dal fatto che le proprietà private restano tali e non si può obbligare un pastore di Febbio a portare le pecore al pascolo a Ramiseto e nemmeno a recintare tutta la sua proprietà; in questi casi si potrebbe considerare l’obbligo della presenza dei pastori o segnalare le zone in modo che i turisti possano evitarle. Penso però che innanzitutto si debba cercare la soluzione assieme ai pastori, condividendo con loro le scelte da fare ed escludendo nuovi divieti, questo polemizzare non serve ad altro che a creare antipatie inutili. In attesa che chi di dovere prenda provvedimenti che saranno non di facile attuazione, considerando che le greggi si vedono e si sentono a distanza e che raramente si incontrano cani da pastore lontano dalle pecore, per chi vuole evitare l’incontro coi Maremmani la soluzione al momento più pratica è cambiare strada e girare più al largo possibile dal gregge, questo sia per la nostra incolumità, che per permettere ai cani di svolgere tranquillamente il loro lavoro, non vi sono altre alternative. Il mondo è strano e le cose cambiano di molto in base ai punti di vista, noi temiamo i cani ma per i cani la minaccia siamo noi…
(Antonio Manini)
Condivido pienamente tutti i commenti esposti e mirati ad una richiesta di regolamentazione da parte degli enti preposti (non è chiaro ancora chi siano esattamente questi enti) per dare finalmente regole chiare ed altrettante sanzioni adeguate a tutti coloro che con i propri comportamenti infrangono innanzitutto il rispetto per le persone e anche per le cose intese come proprietà sia individuali che di tutti. Tutti gli animali devono assolutamente essere sorvegliati dall’uomo, in modo che non arrechino danni ad altri, mi sembra un semplicissimo ragionamento. Ci sono pastori provenienti da altre regioni con i loro greggi presenti sul crinale del Cusna, con regolare contratto, hanno anche loro i cani (quasi mai Maremmani) ma sono loro a sorvegliare il gregge e qualsiasi persona può transitare senza incontrare nessun problema. Ma queste semplici regole di buon senso non appartengono ad altri pastori. Ed aggiungo che non solo il problema sollevato esiste realmente per tutti coloro che giustamente vogliono godere del nostro meraviglioso Appennino, ma anche semplicemente per me, montanara, che non sono più libera nemmeno di girovagare semplicemente per i miei campi, in quanto invasi dalle greggi sorvegliate dai Maremmani e del pastore, ovviamente, nessuna traccia! A volte decine e decine di pecore, mucche e cani davanti a casa, nel giardino, nel garage. Carino, vero?
(Luana Zambonini)
Invito tutti a una riflessione: cos’è la montagna? Il “nostro” Appennino meraviglioso ecc.; penso che la risposta sia semplice: è un condensato di tutto quello citato nei precedenti commenti, ovvero panorami mozzafiato associati a turisti sprovveduti e/o ben educati, strapiombi che possono essere mortali, temporali improvvisi, lupi, greggi di pecore, fungaioli da una vita e fungaioli che si approcciano la prima volta, escrementi di pecore e fiori bellissimi e quindi, senza dilungarsi troppo, si può riassumere in un condensato di centinaia di situazioni e informazioni che andrebbero studiate da parte di tutti in maniera profonda e non superficiale. Da tutti, chi deve fare informazione e chi la deve recepire approcciandosi ad un pendio o ad un bosco qualsivoglia, allora si scoprirà che i cani Maremmani non aggrediscono (se non entri in casa loro e la loro presenza la segnalano bene a centinaia di metri di distanza dal turista, perchè loro “sentono” parecchio prima dell’essere umano, fanno muovere il gregge con lo scampanellio delle pecore, abbaiano a distanza e ti danno maniera di deviare il percorso), magari a volte questo non sarà possibile, ma saperlo e condividerlo diminuisce sicuramente il rischio di incontri spiacevoli. Poi, chiaro, bisogna sempre avere occhi e orecchie attente perchè la montagna non perdona. Ben vengano discussioni (a patto siano costruttive) come queste, serviranno per aiutare tutti a condividere informazioni, non solo per conoscere meglio, ma iniziare a “sapere” cosa è veramente la montagna.
(Corrado)
In 49 anni che vivo in montagna non ho mai avuto nessun tipo di problema. Secondo me questi “escursionisti” (della domenica) i problemi se li creano da soli. Ormai vi da fastidio tutto quello che incontrate! Quel pastore ci vive con le pecore, è il suo lavoro! Le pecore, le vacche, le capre, i cavalli, i cani, qualsiasi tipo di animale ha sempre pascolato nel nostro bellissimo Appennino, quindi non lamentatevi! Sono rischi, che girando in montagna, ci sono.
(Marco)
Caro signor Marco, tralasciando il suo discutibilissimo “escursionisti della domenica”, visto che lei ci vive da 49 anni saprà bene che in montagna ci sono già tanti pericoli; allora le chiedo: perchè per forza dobbiamo creare possibilità di situazioni potenzialmente pericolose lasciando dei cani molto aggressivi in completa libertà? Il problema c’è, punto. Questa non è una semplice lamentela, ma la voglia di trovare una soluzione giusta per tutti!
(Luciano Russo)
Condivido in pieno ciò che dice Marco. Sono escursionista da sempre, appassionato e studioso di cani da pastore, nonché fortunato e felicissimo possessore di Pastore Maremmano. Il problema è l’ignoranza, non da intendersi come offesa, ma come condizione di non conoscenza. La pastorizia fa parte (per fortuna) della nostra cultura, il Pastore Maremmano è parte integrante di essa, se non addirittura il protagonista assolutamente innocuo, se l’escursionista si è documentato anticipatamente su come comportarsi. Il Pastore Maremmano è un cane da guardiania, ovvero cane che deve lavorare in assenza del pastore. Quindi già il fatto che qualcuno protesti per l’assenza del medesimo è segno di ignoranza. Il problema di fondo, enorme, annoso, gravoso è un altro: l’umiltà. Infatti l’essere umano medio crede che basti uno zaino, una scarpa da trekking e 2 bacchette (nemmeno più il buon vecchio bastone, ditemi voi…) per poter esplorare i boschi e come se non bastasse vorrebbe anche regolamentarne la vita. Poi però, alla prima reale difficoltà, piange come un bambino e a qualcuno purtroppo tocca interrompere la propria pausa domenicale per andare a ripescarlo. Diceva bene mio nonno: “per andar per boschi ci vorrebbe la patente”.
(Serafino)
Personalmente condivido la richiesta di maggiori controlli da parte delle autorità competenti e condivido il fatto che avere in circolazione cani Maremmani liberi, che giustamente difendono il loro gregge, possa essere pericoloso (avendo avuto per anni un cane Maremmano, sento di poter portare una testimonianza diretta e veritiera). Purtroppo molte persone pensano di essere legittime proprietarie di questi territori, avendo il diritto di comportarsi come pare e piace, sia turisti, sia gente del posto. Basterebbe essere più responsabili! Ci sono da sempre pastori e greggi, ma la differenza è che al giorno d’oggi la maggioranza dei pastori (non tutti, sia chiaro), invece che fare il proprio lavoro e seguire il proprio gregge, fanno tutt’altro, lasciando le pecore e i cani da soli, magari per stare bar. E non è un problema solo dei pascoli del crinale, ma non si è neanche più liberi di camminare nei prati di proprietà dietro casa, con il proprio cane, perchè si rischia di essere aggrediti da Maremmani intenti nel loro lavoro. Quindi, cerchiamo tutti di essere più rispettosi e di non vedere le cose o solo in un modo o solo in un altro. Sia ben chiaro, non si sta facendo un processo per eliminare cani e pecore, ma si chiede che i pastori siano presenti sul proprio luogo di lavoro! Quest’estate pascolano sul crinale greggi bergamasche e trevigiane, paganti l’erba che consumano e seguiti da due pastori, giorno e notte. Problemi per gli escursionisti non ne sorgono quando i cani sono custoditi, per esperienza personale.
(Sara Zambonini)
Non mi sorprende che la cosa sia scoppiata con articoli su giornali e su Redacon. Era nell’aria da tempo, ma soprattutto si sentivano lamentele tutti i giorni nell’ultimo mese, da gente nei bar a gente sui sentieri del Cusna. Il muro contro muro non è la soluzione, basterebbe essere solo più responsabili. Mi è capitato molte volte di imbattermi in greggi di pecore con Maremmani al seguito che giustamente ti vengono incontro ringhiando perché fanno il loro lavoro. Ho sempre aggirato l’ostacolo e non ci sono stati problemi. Ma non sempre è possibile. O meglio, non tutti ne hanno la possibilità. Mi riferisco alle famiglie con bambini piccoli al seguito o alle persone più anziane (senza considerare il caso di quando il tuo cane si imbatte nei Maremmani). E non per niente molte delle lamentele arrivano da loro. Proprio domenica ci siamo imbattuti in un gregge di pecore, ma con i pastori presenti ci siamo praticamente passati in mezzo senza nessun problema. Sono il primo che ama godersi le nostre montagne in solitudine e preferisco di gran lunga un Cusna pieno di pecore, cavalli e mucche che invaso da turisti. Ma sono altrettanto consapevole che senza turisti molte attività sarebbero costrette a chiudere. Non capisco perché da noi qualunque cosa si debba trasformare nell’eterna lotta montanaro/turista, pianzano/montanaro, animalista/non animalista uomo/animale?! Che poi parlando schiettamente, sono i “montanari” a perderci in questa perenne lotta, perché la nostra montagna senza turisti non va da nessuna parte (e ripeto lo dice uno che adora vivere la montagna senza turisti in giro). Sono il primo ad essere contento se certe tradizioni come la pastorizia non vengono perse. Ma quanti (montanari) fanno i pastori? Si contano su una, forse due mani. Ripeto, il turismo è fondamentale per non far morire la nostra montagna. Il turista spesso sporca? Vero e non lo sopporto nemmeno io. Bisogna cercare di sensibilizzare la gente a non farlo, aumentare i controlli e sanzionare se è il caso. Il pastore non tiene dietro alle sue pecore? Bisogna cercare di fargli capire che sarebbe meglio se lo facesse, almeno nel mese di agosto, magari portando le pecore in posti dove non ci sono molti sentieri battuti. E se è il caso, sanzionare. Pastori e turisti possono convivere.
(Omar Bartoli)
Io, ex pastore, sono sempre andata a pascolare le pecore in Appennino con il cane,; il cane allora era un aiuto al pastore per regimentare il gregge e non era addestrato ad aggredire. In epoca moderna, con l’introduzione del lupo, i pastori sono stati costretti a prendere dei provvedimenti, con l’aiuto anche economico del Parco a difesa dall’aggressione dei lupi. Pertanto io credo che il progetto lupo nel nostro Appennino abbia portato solo danni alla piccola economia agricola e, alla luce di ciò che sta accadendo, anche al turismo. Volere o non volere: questa è la verità!
(Maria Bianchi)
Trovare dei Maremmani a guardia del gregge non è piacevole. Mi è successo anni fa sul Prampa. Preso atto della situazione ho fatto dietro front. Penso che andare in montagna comporta dei rischi che spesso sottovalutiamo e forse con dei bambini si dovrebbero scegliere mete più appropriate. Invece di salire fino al Cusna “accontentarsi” di una passeggiata intorno a Pianvallese o al Zamboni. Inoltre parliamo di montagna, di spopolamento delle montagne e poi non ragioniamo su quanto è faticoso e difficile per un pastore riuscire a rimanere in quel territorio. Vivere, lavorare, produrre e competere con chi ha costi più bassi e meno “tribolerio”. E allora oddio, ci sono i cani, oddio ci sono le cacche, oddio c’è una stalla e fa odore e così via… Dai tanti intervenuti prima di me non mi sembra, a parte il signore in bicicletta, che ci siano state aggressioni da parte dei cani, soltanto atti intimidatori. Concludo con la considerazione che continuando a mettere il bastone tra le ruote a chi lassù si guadagna la pagnotta tutto l’anno e in ogni condizione, riusciremo a spopolare ulteriormente l’Appennino, che finalmente sarà fruibile senza pericoli per una passeggiata all’anno, in cui poter fare molti selfie che fanno tanto fico sui social network. Cordialmente
(Luca)
Se un can-pastore spaventa un piansano
la mia simpatia
al pastor – Maremmano.
Se andando a funghi, si perde un piansano
niente elicottero,
ma un pastor – Maremmano.
Se in bici sale, un gregge piansano
spero più avanti,
nel pastor – Maremmano.
Se il mio Appennino chiama “nostro” il piansano
penso sia giusto
il pastor – Maremmano.
(MV)
E’ proprio necessario ridere o piangere: il top dell’accoglienza e della promozione. Complimenti! Per fortuna che noi montanari non siamo così.
(Sergio)
Signor MV, i suoi precedenti interventi non li ho commentati perchè in un civile dibattito è giusto che ci sia anche chi dissente e io lo rispetto, ma questo argomento da me aperto mi pare sia una cosa seria e vista la partecipazione penso di avere ragione. Il suo unltimo intervento non mi pare sia serio. Andiamo avanti così con questo tono e con queste argomentazioni e vedrà che il problema dei Maremmani si risolverà da solo, perchè tra un po’ sui nostri monti troveremo solo Lei e i cani, Contento Lei, se è questo che vuole.
(Claudio Bertozzi)
Se davvero esiste il problema può essere risolto in modo semplice e definitivo e a costi accessibili: al cane-pastore si impone un collare che ne dia la posizione in tempo reale. Chiunque decida una escursione saprà così, direttamente sullo schermo del cellulare o con una semplice telefonata, come evitare un potenziale pericolo. E a quel punto l’Appennino sarà davvero di tutti.
(MV)
Giusto, accogliamo i turisti a morsi di cani, bella promozione del nostro territorio! Poi che dire di tutti quei cani liberi nei paesi che ti inseguono a piedi o in bici che abbaiano continuamente giorno e notte che sporcano ovunque? Ci vorrebbero multe severe per i proprietari di cani che non si comportano in modo civile!
(MG)
Ma voi che vi lanciate nella difesa del presunto montanaro che in montagna vive e lavora, lo sapete che la maggior parte delle greggi custodite esclusivamente dai cani o con cani mal addestrati/gestiti sono di proprietà di “pianzani” o toscani di non si sa dove? Io di pastori montanari che vivono e lavorano in montagna tutto l’anno ne conosco personalmente uno solo ed è lui a condurre il gregge assieme ai cani; non lascia gli animali a se stessi, magari dimenticando per due o tre giorni di portare da mangiare ai cani come sembra accada ad altri cosiddetti pastori… Il problema come al solito non sono i cani, ma i loro padroni.
(Commento firmato)
Ecco, una discussione seria dovrebbe partire da qui. Quanti sono i pastori presenti in Appennino? Sul loro ruolo e sulla capacità di gestire il gregge e i cani a tutela dell’ambiente, delle produzioni tipiche e di un contesto che è tanto attrattivo per i turisti, non ho dubbi. Chi è che specula, all’incontrario, esercitando una finta pastorizia, mandando greggi e cani allo sbaraglio per lucrare qualche fondo di sostegno e il valore aggiunto per le produzioni di alta quota? Quanto è esteso questo fenomeno? Ha ricadute per gli addetti locali o, come accade spesso, si tratta persino di una competizione sleale nei confronti di chi esercita con esperienza e sacrificio la pastorizia?
(Giovanni Nicolini)
Salve io conosco questi pastori colpiti dalle polemiche, sono dell’idea che un cane non aggredisca una persona senza alcun motivo e penso anche che senza Maremmani che svolgono il loro lavoro i lupi sbranerebbero le pecore nell’arco di pochissimo tempo; non è solo la perdita di una pecora ma tutto quello che c’è dietro: la produzione di latte, l’agnello e i formaggi che per chi vive di questo mestiere é una grande perdita. Vi invito a mettervi nei panni dei pastori che vivono 365 giorni all’anno nella nostra montagna subendo i pro e i contro, non potete lamentarvi per qualsiasi cosa, se andate visitare un posto la prima cosa da fare é rispettare gli abitanti del paese e l’ambiente.
(Giorgia)
Meno male che anche con gli ultimi commenti la discussione torna su argomentazioni più serie; sono nato a Vetto e vivo a Castelnovo, quindi non sono sicuro se per gli amici MG ed MV sono classificato “piansano” o montanaro, ma quando vado al lago Bargetana, a Pizzo Acuto o sul Casarola mi considero anch’io un semplice turista che fruisce di “un bene comune”, cercando di comportarmi al meglio e se possibile neanche lasciare traccia del mio passaggio; ho avuto anch’io esperienze con i greggi lasciati da soli con 4 cani Maremmani, in un caso con problemi, in un altro no; come altri mi domando se nel caso di problemi fossi stato aggredito come si sarebbe risolta la cosa; ora senza far polemiche ma rimanendo sull’argomento serio che viene fuori dagli ultimi più pacati commenti, che tipo di promozione vogliamo fare dell’Appennino?, vadano tutti sulle Alpi?, da piccolo quando il pastore dell’alto ramisetano passava da Vetto a piedi con le sue pecore ad inizio ottobre diretto nel mantovano (qualcuno si ricorda quella pastorizia?) e si fermava qualche giorno, passavo pomeriggi interi fuori con lui, le pecore e i cani e dicevo che da grande volevo fare il pastore. Ora per vivere in Appennino faremo allora tutti i pastori, visto che i turisti (siano piansani o no) li accogliamo così come suggerisce l’amico montanaro doc MV? possiamo sapere per esempio cosa ne pensano altri “veri montanari” come i Briganti del Cerreto o i Cavalieri di Succiso, che di un “buon turismo” mi pare se ne intendano e con il quale (mi pare) tengono vive due realtà difficili della nostra montagna?
(Stefano Curini)
Incontro spesso i Maremmani sui sentieri, in alcune occasioni ho diviso il mio panino con loro e vi assicuro che sono molto educati e anche restii a prendere il cibo dalla mano di un estraneo; spesso li ho accarezzati con cautela, altre volte mi hanno abbaiato e ho girato un po’ più largo. Non si può fare di tutta un’erba un fascio, come esistono persone aggressive e altre buone come il pane esistono così anche i cani, ma molto dipende dal padrone e talvolta dal nostro atteggiamento.
(Ettore)
Nella reazione chimica tra più elementi il catalizzatore è l’elemento che ne produce o ne accelera lo sviluppo, senza miscelarsi. E’ un elemento più estraneo che neutro. Lo stesso principio lo si può utilizzare in ambienti diversi, come in un giornale online per esempio, per conoscere la scala a cui ti rapporti. Nessuna promozione e ancor meno sottovalutazione di un problema, ma solo un modo di conoscere in funzione della reazione.
(MV)
Ma, non è che ha sbagliato forum? Magari voleva scrivere a Zichichi…
(Giubba)
Il commento di Loredana parte con un proposito molto saggio e ragionevole, che punta a far convivere il turismo con la permanenza delle attività agricole tradizionali di questi nostri posti, ma la soluzione ipotizzata, il mettere la museruola ai cani Maremmani, fatica a stare in piedi, perché, da quanto ne so, il loro ruolo non è quello di condurre il gregge – com’era quasi sicuramente per i cani che Loredana ricorda – bensì la sua difesa dagli attacchi dei lupi, un compito che con la museruola diventerebbe molto arduo, per non dire impossibile. La risposta al problema va quindi trovata per altra strada e c’è da sperare che si riesca a farlo, com’è negli auspici di Loredana, perché sarebbe importante poter conciliare le due cose, ma viene intanto da fare una riflessione. Tra gli amanti della natura non sono pochi coloro che, almeno a parole, vorrebbero veder ripopolarsi la nostra montagna con animali liberi al pascolo (bovini, pecore, cavalli…) come capitava un tempo, ma oggi, diversamente dal passato, dobbiamo giocoforza considerare la presenza del lupo, e, di riflesso, vanno cercate e trovate forme di tutela per gli animali, che siano ovviamente realistiche e praticabili, pena il cadere in contraddizione. La stessa contraddizione in cui incorre chi, andando da visitatore ad una manifestazione zootecnica, si entusiasma per l’una o l’altra specie esposta, salvo essere poi il primo a lamentarsi del minimo “odore di stalla” che possa giungere alla sua abitazione e alle sue narici. Nell’attuale momento economico c’è bisogno che non dismettano le attività che sono riuscite fin qui a resistere.
(P.B.)
E’ successa la stessa cosa a me giovedì 21 agosto. Salivo dal Passo della Cisa verso la vetta del Cusna, ad un certo punto il gregge dal bosco invade la strada bianca poco più avanti a me. Appena i cani mi hanno visto mi hanno rincorso abbaiandomi contro. Ovviamente ho fatto dietro front e sono tornato alla macchina, anche parecchio arrabbiato. Lasciare questi animali liberi, senza un pastore, su un terrenno accessibile a tutti mi sembra veramente inappropriato. Ho mandato una mail alla Forestale, ma non mi hanno ancora risposto.
(Stefano Scalabrini)
Nel mondo della cinofilia esistono tante discipline da poter applicare alla gestione del problema. Perché il Parco non finanzia corsi Enci rivolti ai pastori così tutelare greggi, tradizione ed escursionisti?
(Gian)
Da oltre un secolo non vi erano più lupi nel nostro Appennino e la pastorizia si svolgeva normalmente senza cani da guardia, bisognerebbe che qualcuno spiegasse l’utilità dei lupi sul nostro Appennino, qui non siamo a Yellowstone, il mestiere del pastore è una attività produttiva che dà lavoro e ricchezza al nostro paese. Avete mai visto pecore inermi sbranate?, vi garantisco che non è un bello spettacolo, pensate al dispiacere e al danno materiale del pastore. Io credo che anche il pastore abbia diritto a qualche ora di libertà e andare a dormire con la propria famiglia. Cerchiamo di essere un pochino più tolleranti e accorti.
(DZ.)
Finalmente qualcuno che comprende il nocciolo del problema, ossia la presenza dannosa del lupo sul nostro Appennino ai fini dell’economia e anche, a questo punto, del turismo. Il nostro ecosistema era equilibrato e si reggeva in modo autonomo anche senza la sua presenza come animale predatore. I pastori potranno anche essere più presenti dopo questi avvenimenti spiacevoli, ma francamente mi sembra impossibile che possano stare 24 ore al giorno col gregge. Semplicemente, se non ci fosse la minaccia del lupo, potrebbero utilizzare altre razze meno aggressive come si è fatto per secoli senza problemi. Un’altra ipotesi da tenere in considerazione è il fatto che a quei pastori ai quali sono affidati i Maremmani siano alla loro prima esperienza con essi e quindi non ne abbiano ben compreso caratteristiche e comportamenti.
(Ic)
Sono completamente d’accordo, ma a pensare così siamo solo noi tre?
(Roberto Conf)
Il lupo era presente nel nostro Appennino già secoli addietro e la sua estinzione è stata operata per mano dell’uomo. Sulla capacità di autoreggersi del nostro ecosistema in sua assenza si può già effettuare la prima obiezione al suo intervento: essendo il lupo l’unico predatore di una certa dimensione sul nostro territorio è l’unico animale in grado di svolgere una funzione di controllo (seppur minima) sulla ormai nota eccessiva proliferazione di alcune specie animali con particolare riferimento agli ungulati. In secondo luogo, sulla sua “dannosità” economica e turistica, credo abbia dimenticato il carattere di attrattiva che questo animale esercita su determinate classi di turista, come dimostrano le svariate escursioni che alcune cooperative del crinale organizzano con lo scopo di avvistarli o ascoltarne l’ululato. La presenza di questo animale e soprattutto la sua proliferazione è segnale della biodiversità che ancora è presente sul nostro Appennino, nonchè del buono stato di salute del suo ecosistema. Se ciò le sembra dannoso provi a pensare a territori come quelli che ospitano il Parco Nazionale del Gran Sasso, dove l’economia si regge per buona parte sulla presenza di turisti attirati proprio da questi fattori. Per quel che riguarda invece la pericolosità dei cani da pastore il problema è differente e sicuramente si dovrà trovare una soluzione in grado di soddisfare l’esigenze delle diverse categorie di utenti del nostro territorio.
(LR)
Il discorso sulle attrattive turistiche di una zona va fatto attraverso una visione generale e lungimirante del territorio che prenda in considerazione vari elementi (strutture, accessibilità, punti di interesse, offerte…) e non solo uno in particolare, la presenza del lupo in questo caso. Lodi alle realtà che organizzano eventi sul lupo, ma se a fronte di questi altri turisti invece cominciano ad evitare alcune zone per paura di imbattersi nei Maremmani (introdotti per difendere le greggi da questi predatori), il bilancio non è sicuramente positivo.
(Ic)
Il cane da pastore Maremmano viene, giustamente, considerato se non il migliore, tra i migliori guardiani del gregge. Non è un caso che negli Stati Uniti sia stato scelto come la miglior razza per difendersi. Si tratta di in cane molto territoriale e vigile. Negli ultimi tempi per queste sue caratteristiche si è diffuso anche sul nostro Appennino. L’assenza del pastore probabilmente amplifica le sue caratteristiche difensive del gregge. Ma va anche tenuto presente che spesso ci si avvicina troppo al gregge e loro reazione può essere spiacevole ed anche pericolosa. Sule nostre montagne i pastori, per secoli, hanno sempre utilizzato (e selezionato!) un’altra razza: il Luvin, un cane equilibrato, forte, intelligente che sapeva difendere il gregge contro i lupi, ma anche capace di convivere con l’uomo, sia che cammini a piedi che in mountain bike. Non sarebbe utile e possibile riproporre questa razza? In gioventù ho camminato spesso sulle nostre montagne, in compagnia dei miei figli, incontrando greggi e pastori (allora ben più numerosi di oggi) ma con i Luvin non ho mai avuto problemi. Cosa che forse potrei trovarmi ad affrontare se mi imbatessi con un gruppo di Maremmani.
(Remigio)
Se i cani sono buoni od aggressivi lo si sa sempre dopo essere stati eventualmente morsicati. I pronto soccorso sono pieni di gente morsicata da cani che secondo il padrone “sono buoni e non fanno niente” e “fino ad oggi non avevano mai fatto del male a nessuno”. Pastori maremmani compresi… Penso che gli unici cani che siamo sicuri che non morsicano sono quelli di peluche.
(Lucio)
Giusto due considerazioni. Il Lupo è tornato autonomamente nel nostro e nel resto dell’Appennino e credo sia una presenza molto importante, un valore aggiunto, anche economico. Pensate solo se non ci fosse il lupo, che per il 90% preda animali selvatici (cinghiali, caprioli e cervi), quanti danni in più all’agricoltura avremmo. Poi riguardo ai cani da pastore anch’io credo che la presenza del pastore sarebbe utile e tranquillizzante, però fra le tante brutte esperienze che ho letto nessuno è mai stato morso, o sbaglio? Perchè se è così i cani hanno svolto egregiamente il loro lavoro di dissuasione ma senza mai arrivare a mordere nessuno. E forse questo lo dovremmo tenere a mente quando li incontriamo.
(AG)
Perfettamente d’accordo se non su un punto: una aggressione anche se non grave è stata testimoniata da un ciclista e quindi su una strada, non un sentiero e questo mi sembra grave. Io ho voluto sollevare il problema, ripeto, non per fare polemica ma semplicemente per fare in modo che chi deve intervenire (Forestale, Parco, autorità locali o chi ne ha competenza) faccia qualcosa prima che qualcuno si faccia male veramente. Avrò pure il diritto di frequentare i miei monti da solo, con amici, figli o nipoti senza avere l’angoscia di pensare “incontrerò un gregge con i cani e se succede cosa faccio?” Anche quest’anno verso il Casarola ho incontrato un gregge di un pastore (persona cordiale e gentile) che trovo regolarmente da quelle parti e con il quale scambio sempre qualche parola, aveva il cane che non ci ha degnato neanche di una sguardo. Per me è questa la normalità, così deve essere.
(Claudio Bertozzi)
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che i pastori dovrebbero seguire le pecore, o meglio i cani, come i due pastori che sabato avevano pecore, capre e cani vicino al Passone, dove nonostante la marea di persone non si sentiva neanche abbaiare. E anche io sono più tranquillo se non vengo avvicinato da animali ringhianti. Però rimane il fatto che gli attacchi, forse solo per fortuna, non ci sono stati, se non forse uno. In ogni caso credo che abbia fatto benissimo a sollevare il problema e mi auguro vivamente che il problema si possa risolvere prima che avvenga un episodio veramente grave.
(AG)
Credo che lei abbia giustamente sollevato il problema e l’elevato numero di letture e di commenti non possano che essere uno stimolo per tutti, a partire dai pastori, per non sottovalutare il problema. E credo sia diritto suo e di tutti (anche i piansani) di godersi il nostro Appennino. Vorrei rimarcare però che girare in Appennino non è come girare in via Emilia, tutti possono andare ma i pericoli sono tanti, non si limitano ai Maremmani e non vanno mai sottovalutati; imparare a fermarsi e anche a rinunciare alla meta deve essere la prima regola per chi va in montagna. Buon cammino.
(MC)
Sul crinale che dal Passone conduce alla vetta del Cusna c’è un tratto quasi pianeggiante in cui il sentiero fa una curva e passa fra delle roccette. Qualche anno fa, dopo la curva, mi imbatto all’improvviso in un gregge custodito da tre Maremmani: non avevo potuto avvistare il gregge da lontano, nè i cani mi avevano sentito arrivare. Comprensibilmente i cani si sono molto arrabbiati ed hanno cominciato ad abbaiarmi furiosamente. Per me era tardi per cambiare strada o tornare indietro ed ho continuato attraversando il gregge senza cambiare andatura e cercando di mostrare indifferenza, con i cani che mi seguivano abbaiando a pochi centimetri dai miei polpacci. Lo spavento è stato tanto, anche perchè io stesso ho avuto un Maremmano e ne conosco l’indole, ed al ritorno ho fatto una ampia deviazione. Conclusione: da quel giorno mi sono rassegnato a considerare certe zone (quelle dove so per esperienza che potrebbero stazionare delle greggi) come oggettivamente pericolose, quando ci vado so cosa potrei trovare, di sicuro non ci porto mia figlia finchè non diventa grande. Naturalmente, col massimo rispetto per chi frequenta la montagna per lavoro e non, come me, per divertimento.
(Riccardo C)
L’alto numero dei commenti, pur di diverso segno o con differenti sfumature, sta a significare che la pastorizia, comunque la si pensi, desta ancora interesse e questo è già di per sè positivo, in un mondo che troppo spesso sembra volersi scordare del nostro passato (che era molto legato alla terra). Uno dei commenti parte col chiedersi quanti sono i pastori presenti in Appennino e da ciò prendo lo spunto, anche se in effetti il commento si sviluppa poi in modo più articolato per dire che, se usiamo la logica dei numeri, la nostra pastorizia è per così dire “perdente”, visto il suo innegabile calo rispetto al passato. Purtuttavia, insieme ad altri aspetti sicuramente positivi, detiene ancora un forte valore simbolico, il quale non va considerato soltanto con animo “sentimentale”, ma avendo bene a mente che certi “simboli” determinano e conservano l’identità di un territorio (e di una Nazione). Forse anche per questo la pastorizia continua a trovare estimatori e “difensori”.
(P.B.)
Vedo che questo argomento interessa molto. Però tralasciamolo un attimo e pensiamo a quell’erba che a primavera nascerà dove la pecora ha defecato, che noi montanari chiamiamo “guaim matt” e che mescolata con l’egregia ricotta di pecora, ci darà un sublime ripieno per i tortelli. Pensiamo a questi e lasciamo perdere i Maremmani.
(Gebo senior)
Rilancio la mia opinione già espressa, ma non condivisa, per l’installazione di recinti elettrificati. Ho passato due giorni in Svizzera e ne ho visti di tutti i tipi per chilometri e chilometri. A nastro, a corda, semplici, doppi, a rete, lungo le strade, nei boschi. Non riesco a capire, è una soluzione troppo semplice? Delimiterebbero il terreno per le pecore ma sarebbe un confine anche per i turisti. Gli enti preposti potrebbero dare un contributo per l’acquisto.
(Giuliano)
Anche io due anni fa, sull’Alpe di Succiso, mi son trovato in mezzo a 4 Maremmani poco propensi al dialogo serio e riflessivo. Non c’era in giro nessuno e non è stato divertente. Il giorno successivo ho segnalato l’accaduto sia ai Carabinieri di Ramiseto che all’ente Parco. Questa faccenda deve finire! Giovanelli farebbe bene a preoccuparsi di questo problema, anzichè blaterare pateticamente di sito Unesco. O come al solito dobbiamo aspettare che accada una disgrazia prima di prendere provvedimenti? Quanto all’anima bella che lamenta la zozzeria lasciata dagli escursionisti, sono perfettamente d’accordo e mi chiedo perchè non ci siano mai controlli: ad esempio, ora che è stagione di funghi, dove sono Vigili provinciali e Forestali? Ancora: sono andato a pescare per vent’anni a Presa Alta e la licenza m’è stata controllata soltanto una volta!
(Pianzano Govi)
Sono un veterinario e riporto in calce la legge che si prevede in questi casi: “legge 320/54 articolo 83. Possono essere tenuti senza guinzaglio e senza museruola i cani da guardia, soltanto entro i limiti dei luoghi da sorvegliare purché non aperti al pubblico; i cani da pastore e quelli da caccia, quando vengono rispettivamente utilizzati per la guardia delle greggi e per la caccia, nonché i cani delle forze armate e delle forze di polizia quando sono utilizzati per servizio“.
(Abdon Onofri)
C’è il reato omissione di custodia. Non si possono lasciare i cani senza controllo. Il pastore deve essere presente. Se ha scelto di fare il pastore deve farlo garantendo la sicurezza degli escursionisti. La montagna è di tutti. Il Pastore non presente deve essere multato o punito con il sequestro dei suoi cani
(Dino)
Buongiorno a tutti. Rilancio la discussione con alcune domande che non hanno alcun intento polemico, ma solo di stimolo alla riflessione:
– quante persone sono state attaccate realmente da cani da guardiania, e in quanti anni?
– Nello stesso periodo quante persone, a piedi o in bici, sono state attaccate da cani lasciati liberi per strade, paesi e città?
– E quante persone sono state aggredite, ferite o uccise non da cani ma da altre persone?
– Negli spiacevoli episodi raccontati, quanto ha influito la generica paura dei cani oppure la non conoscenza (da parte di turisti ed escursionisti) del modo di lavorare dei cani da guardiania, e delle relative “regole d’ingaggio” con essi?
– Perché, raccontando di questi spiacevoli episodi, non si mette in evidenza che i cani non hanno attaccato veramente (tranne il caso del ciclista), ma semplicemente allontanato o scortato fuori gli “intrusi”?
– I cani, come le persone, non sono tutti uguali. Forse l’episodio del ciclista morsicato dipende da un cane particolarmente aggressivo (per curiosità: quanti punti di sutura sono stati necessari, qual è stata l’entità del danno? Ripeto, non faccio polemica, ma un “vero” morso dato da un cane della mole del Maremmano dovrebbe staccare mezzo polpaccio)?
– Non è che quell’episodio ci suggerisce che l’aggressione da parte di un cane da guardiania sia un evento eccezionale, e che sia tuttora molto, ma molto più sicuro girare per monti e per valli affrontando greggi e cani da pastore che girare per le strade di una delle nostre città?
– Non è che siamo tutti un po’ più prepotenti e autoreferenziali, mentre un po’ più di attenzione verso gli altri e responsabilità per la propria condotta sarebbero molto utili alla civile convivenza? Cose che si potrebbero chiedere a turisti, ciclisti, escursionisti, pastori, allevatori, addetti alla gestione del bene pubblico, incaricati di controllo e vigilanza… ma non ai cani: Loro fanno semplicemente il loro lavoro, e lo fanno bene. Il problema siamo sempre noi.
(Benvenidos)