Il Cai è da sempre impegnato nella salvaguardia dell’ambiente montano. Il suo impegno è rivolto anche a garantire una frequentazione sostenibile, cioè una frequentazione che non procuri, o limiti al massimo, i danni all’ecosistema dovuti dall’attività dell’uomo, ricreativa e no.
Tutto ciò si trasforma in un disincentivo alla frequentazione non motorizzata della montagna e, quindi, un ostacolo allo sviluppo, alla valorizzazione e alla tutela del territorio montano, oltre al danno ambientale.
Da qualche tempo alcune Regioni stanno approvando leggi che, accanto ad alcune misure che vanno nella direzione della tutela delle rete escursionistca e della montagna, contengono norme e provvedimenti che ne favoriscono un uso inappropriato.
Nel caso dell’Emilia-Romagna il 26 luglio 2013 la Regione ha approvato la legge regionale n° 14 “Rete escursionistica dell’Emilia-Romagna e valorizzazione delle attività escursionistiche”, che fornisce una definizione di escursionismo che non pone alcuna limitazione concettuale al fatto che esso venga praticato con l’utilizzo di mezzi motorizzati e prevede la possibilità di percorrere i sentieri anche con mezzi a motore, in evidente contrasto con la finalizzazione dei percorsi escursionistici, affermata dalla legge, alla “promozione delle aree naturali … e allo sviluppo sostenibile”.
La Lombardia, una regione la cui superfice montana è pari 1.032.322 ettari (dati Uncem, 2011), non è da meno. Il 9 luglio scorso il Consiglio Regionale ha approvato il Progetto di Legge 124 che consente ai Sindaci dei Comuni lombardi di autorizzare lo svolgimento di manifestazioni che prevedono l’utilizzo di mezzi a motore su sentieri, mulattiere e boschi. Il Cai Lombardia aveva lanciato una petizione on line per invitare i consiglieri a non votare il Progetto di legge (oltre 42.000 firme), ma dopo un primo congelamento della proposta che ne rimandava l’esame a dopo le elezioni, lo stesso è stato poi approvato. Tra gli esiti collaterali di questo progetto di legge vi è quello di mettere a serio rischio i boschi di pianura, già assediati e continuamente erosi dalle continue costruzioni.
Il problema è nazionale – si estende anche all’uso delle motoslitte nel periodo invernale –: i due casi citati sono esemplificativi della situazione. È evidente l’incompatibilità fra escursionismo e motociclismo su terreno comune, che appare un paradosso anche rispetto ai progetti per la promozione e per lo sviluppo del turismo dolce, che richiedono investimenti modesti ma sono realizzabili solo con scelte precise e coerenti. Il nostro paese è percorso da una rete di itinerari di lunga percorrenza di grande valore naturalistico, storico e devozionale, che si appoggia in massima parte sulla rete sentieristica. Le numerose presenze di viaggiatori a piedi, provenienti spesso da altri paesi europei ed extraeuropei, su questi itinerari, dove vengono attivate iniziative imprenditoriali agro-turistiche anche da parte di giovani con possibili futuri sviluppi per l’economia montana, sarebbe fortemente disincentivata dalla convivenza con motociclette e quad.
Il Cai dice quindi no al traffico motorizzato indiscriminato sui sentieri di montagna. Tale aberrazione concettuale e giuridica non sarebbe possibile se il quadro normativo nazionale, a cominciare dal Codice della Strada, fornisse una definizione precisa di sentieri e mulattiere, finalizzandoli esclusivamente a transiti non motorizzati. Il Cai sostiene e supporta, ampliandone l’eco, le iniziative dei Gruppi regionali e le proteste degli escursionisti a difesa della rete sentieristica dalla inusitata apertura ai mezzi motorizzati.
* * *
Riceviamo e pubblichiamo.
In merito al comunicato del Club Alpino Italiano apparso su alcune testate giornalistiche, specificatamente <em>Redacon</em> e Resto del Carlino ediz. di Reggio Emilia e su diversi siti web dal CAI gestiti ed avente come oggetto l'utilizzo del territorio fuoristrada da parte dei mezzi a motore, si precisa quanto segue:
la presa di posizione del CAI ci lascia francamente sorpresi e certamente non di meno infastiditi perché la riteniamo capziosa, inopportuna e certamente non di meno, pur nel totale rispetto per le altrui opinioni, figlia di una demagogia davvero fuori del e dal tempo. Due regioni, l’Emilia-Romagna con la legge regionale n° 14 “Rete escursionistica dell’Emilia-Romagna e valorizzazione delle attività escursionistiche” approvata il 26 Luglio 2013, e la Lombardia con il progetto di legge 124 approvato il 9 Luglio 2014, hanno normato, si badi bene, nè vietato tout court, nè concesso ogni possibile arbitrio, solo ed esclusivamente normato l’utilizzo del territorio da parte dei mezzi motorizzati e il Club Alpino Italiano se ne esce con questo davvero sconcertante comunicato? Normare, se la lingua italiana non è una semplice opinione, significa rendere conforme a una norma, regolarizzare; e questo è esattamente quello che Emilia Romagna e Lombardia hanno fatto e che peraltro anche tante altre regioni si stanno predisponendo a fare. Altro che "traffico motorizzato indiscriminato sui sentieri di montagna" come riportato nel comunicato. Nell’applicazione significa che, fatte salve ovviamente le motivazioni legate ad utilizzi ago-silvo-pastorali e ad emergenze sanitarie e/o di protezione civile, l’uso del mezzo motorizzato fuori strada è, deve, essere consentito a tutti nei luoghi e nei modi consentiti; che è poi ciò che la legge esplica in modo assolutamente preciso, puntuale ed esaustivo. Il CAI non ha alcun diritto per poter imporre leggi e normative anticostituzionali che spesso si configurano purtroppo come vere e proprie aberrazioni giuridiche; così come nessun cittadino può utilizzare a suo esclusivo uso e piacimento il territorio; proprio da questa incompatibilità, e per sanare una situazione oggettivamente divenuta insostenibile, sono nati i due pronunciamenti legislativi emiliani e lombardi, peraltro preceduti, soprattutto nel caso della regione Emilia Romagna, da mesi di confronti, discussioni, dibattiti e progetti esaminati, trattati, valutati intorno ad un tavolo a cui sedeva, come parte tra le più interessate ed in ogni caso significative, proprio il CAI le cui posizioni molto spesso intransigenti e radicali non hanno poi alla fine "convinto" l’assemblea regionale, compresa quella parte politica di riferimento al Club Alpino Italiano invero maggioritaria nell’assemblea regionale. Di questo il CAI ne faccia una, se possibile, serena, ponderata e soprattutto costruttiva riflessione, peraltro nello spirito e negli intenti alla base degli incontri in programma tra il presidente nazionale FMI Sesti e il presidente generale del CAI. Spirito ed intenti che condividiamo convintamente.
(Luca Giaroli - presidente CER, Coordinamento degli Escursionisti su Ruote, Paolo Comastri delegato prov.le RE Federazione Motociclistica Italiana )
Vietiamo anche l’utilizzo dei gatti delle nevi per battere le piste, o quelli vanno bene? Mi sembra che si stia assistendo al teatro dell’assurdo, la mole di moto e quad che frequenta il nostro Appennino non raggiunge numero da creare problemi di convivenza, credo che chiunque frequenti la nostra montagna debba essere ben accetto, sempre nel rispetto degli altri e dell’ambiente. Tiro in ballo un gruppo di trial “capre del Ventasso” che organizza un raduno i primi di settembre da ormai 3 anni, tutti li criticano, ma nessuno li osanna quando per buona parte della stagione primaverile ed estiva si rimboccano le maniche per preparare i sentieri che fino a poco tempo fa erano usati solo dai cinghiali e adesso sono fruibili anche agli escursionisti del CAI e non solo. Loro lo fanno con passione per i nostri monti e non chiedono neppure un grazie.
(Luca)
Mancava solo questa da parte del CAI. Lo dico con grande rammarico e da assiduo frequenatore di sentieri. Pur frequentandoli in bicicletta (quindi con una filosofia di vita ben diversa da gas e frizione) mi sento invece di dire “grazie” ai trialisti, agli enduristi, ai quadisti e a tutti coloro che frequentano con mezzi a motore i nostri sentieri. Essi non solo frequentano tali sentieri, ma spesso li puliscono, li sistemano e li tengono ordinati, sopperendo al “quasi nulla di fatto” che questi “volenterosi volontari” vorrebbero da soli realizzare. Nei nostri sentieri purtroppo regna il degrado e i signori del Cai, invece di cercare una convivenza collaborativa tra tutti gli “amanti del bosco”, vogliono vietarne l’accesso ad intere categorie di fruitori.
(Lorenzo Rossi)
Mah, la moto selvaggia sui sentieri di montagna sicuramente non è un bel vedere e l’utilizzo dovrebbe esserne limitato/regolamentato. Ma in tanti anni che vado per i nostri monti non ho mai incontrato orde di motociclisti: tuttalpiù, e rarissime volte, qualche locale che utilizzava piccole moto da trial per andare a funghi, mantenendosi ben lontano dai sentieri più frequentati dai turisti. Ora, se vogliamo parlare di sicurezza di escursionisti e turisti in modo serio bisognerebbe parlare di quello che è invece un reale e attualissimo pericolo: i branchi di maremmani a guardia delle greggi, che sempre più spesso ti ritrovi sul cammino senza adeguato controllo umano. Non c’è regola di Willy Reggioni che tenga, i pastori vanno sicuramente aiutati ma non permettendogli di tenere a piede libero e incustoditi (o mal custoditi) branchi di 8-10 cani da 50 kg. selezionati e addestrati per proteggere il gregge costi quel che costi, che se per disgrazia dovessero azzannare un bambino anzichè il malcapitato ciclista di turno (come è già capitato almeno un paio di volte) gli staccherebbero un braccio in un sol boccone. Volendo essere ottimisti.
(Commento firmato)
PS. Lo dico da persona che ama incondizionatamente i cani e che auspica sia la prosperità dei pastori che la presenza dei lupi. Basterebbe solo un po’ di buon senso.
Sono d’accordo con questo commento. La convivenza tra escursionisti e mezzi motorizzati, con un po’ di buon senso da entrambe le parti, è possibile. La difficoltà più seria, oggi, penso sia data dalla presenza dei Maremmani a custodia delle greggi e dalle loro possibili reazioni alla presenza umana. Sarebbe interessante a tal proposito una risposta del servizio veterinario dell’Ausl di Castelnuovo; le risposte fornite dall’Ente Parco (affissione di tabelle, consigli su come comportarsi coi cani ecc.) sono incomplete e non risolutive.
(Ic)
Sono 15 anni che faccio enduro in Italia e in altri paesi UE e devo dire che in 15 anni forse mi sará capitato una o due volte all’anno di incontrare gente a piedi che non mi ha salutato gentilmente o con un sorriso, anche perché hanno subito notato che appena il nostro gruppo li ha notati abbiamo subito ridotto la velocitá a passo d’uomo e siamo passati accanto a loro col massimo rispetto. Allora, signori del CAI, dove li vedete tutti questi “fantasmi” di rischio per la natura e per i turisti a piedi? Poi magari dopo essersi dichiarati paladini della natura in parcheggio salgono sui loro SUV o Range Rover e appestano l’aria con emissioni cosí alte da far vomitare… Chi è senza peccato scagli la prima pietra!
(Rino il tedesco)
Ma i signori del CAI, oltre a mettere qualche segno e qualche tabella qua e là, cosa fanno per mantenere viva la nostra rete sentieristica e stradale? Magari da altre parti funziona diversamente, ma nel territorio da noi gestito se non fosse per coloro che ne usufruiscono “con mezzi a motore” essa sarebbe inesistente!
(Uso civico Cervarezza)
Vorrei aggiungere una cosa a quanto detto fino adesso, per altro condiviso in pieno in tutto e per tutto. I signori del CAI non si sono mai chiesti quanti ristoratori, albergatori e negozianti in genere sono felici di accogliere la Motocavalcata di Febbio, quella di Miscoso e la Mulatrial delle Capre del Ventasso in posti stupendi ma che sicuramente in certi periodi dell’anno non sono proprio molto vivi? Invece di criticare sempre e comunque cercate un po’ di collaborazione e vedrete che dall’altra parte la trovate di sicuro.
(Mario Marescalchi)
Ho molti amici nel Cai e riconosco loro un vero amore per la montagna. Ma accanto ci sono anche molti talebani convinti che tutto quello che c’è sopra Puianello sia di loro proprietà e che nessuno ci possa passare. Una volta si viaggiava a dorso di mulo, oggi in auto o in moto. Anche loro usano questi mezzi per andare in montagna. Per quanto riguarda e moto da trial e i quod basterebbe fare norme semplici ed attuabili, con multe salate per chi non le rispetta. Sono spesso sulle nostre montagne dove ho incontrato persone su mezzi motorizzati. Posso essere stato fortunato ma non mi hanno mai creato problemi. Non va poi dimenticato che spesso sono loro a tenere puliti i sentieri, cosa che gli amici del Cai non mi risulta (ma mi posso sbagliare) facciano. Lo stesso discorso vale per le motoslitte che fanno comodo solo quando intervengono per operazioni di soccorso. Un po’ di elasticità non guasterebbe, fermo restando l’educazione ed il rispetto reciproco.
(Remigio)
Occorre fare alcune distinzioni. Il traffico fuori strada nel medio-alto Appennino probabilmente è tollerabile. Quello nell’Appennino collinare è insostenibile. I passaggi specialmente nell’arco delle giornate prefestive e festive sono continui. Il problema maggiore, quello di cui nessuno parla, è l’inquinamento acustico che si traduce nella impossibilità di parlare con un ospite, di conversare normalmente, di concentrarsi su qualcosa di domestico intorno a casa. Il motocrossista pensa di ritrovarsi isolato in una fondo valle, o in una costa disabitata. Eppure sono proprio queste le situazioni peggiori, dove la vallata rimanda i suoni amplificati, ancor peggio che se il transito fosse nel cortile di casa. Motoraduni e concorsi annuali, di per sè, non sarebbero un problema, se non che promuovono a livello regionale o nazionale l’idea di un territorio libero e aperto, a differenza di altri più regolamentati o meglio protetti. Infatti, a ridosso di questi eventi, si assiste ad un fenomeno moltiplicatore delle presenza, il che che fa riflettere. Non firmo la lettera perchè ho avuto motivi di contrasto con motocrossisti, esasperato, in particolare alla domenica, dai passaggi insistiti di più gruppi. Un contrasto inutile, peraltro, perchè in assenza di un serio impegno dell’Amministrazione e di regolamenti a cui appellarsi, ho sempre ottenuto l’effetto contrario alla mia naturale aspettativa di condurre in questo ambiente una vita normale. Comunque, per farla breve, esprimo l’opinione che quella del CAI sia una battaglia di civiltà. Tutto il resto – compresa l’incapacità degli amministratori pubblici e degli operatori commerciali turistici di far reddito sulle qualità migliori dell’Appennino – è pura e semplice dimostrazione di inciviltà.
(Commento firmato)
Se si tratta di organizzare qualche manifestazione nel rispetto delle regole va bene, un conto è usare la propria moto quad o fuoristrada liberamente ed andare per sentieri, ecco qui sono d’accordo con il Cai, se uno ama la montagna ci va a piedi, in bici, con le ciaspole, con gli sci d’alpinismo, ma mai con un mezzo motorizzato. Suvvia, se no che gusto c’è?
(Davide)
Caro signor “Commento firmato”, ma non ha mai pensato che su questa terra simo tutti di passaggio? Nessuno è eterno, usiamo un po’ di buon senso e meno cattiveria verso il nostro prossimo. Non ha mai pensato che tutti paghiamo le tasse e che tutti abbiamo diritto a divertirci ognuno a modo nostro? Chi a cavallo, chi in bici, chi in cross, chi in quad, chi a funghi, chi a piedi e mi scuso se ho dimenticato qualche altro sport. Non sono solo i crossisti o i quaddisti che inquinano, ha mai visto nei boschi dopo aver fatto pic nic decine di borse di plastica e tanto altro? Questo non inquina? Forse questo non sarà inquinamento acustico, ma sarà inquinamento polmonare. Provi a riflettere, le ripeto che tutti abbiamo diritto ad avere i nostri hobby, bisogna solo essere civili ed educati e pensare che non esistiamo solo noi ma ci sono anche gli altri.
(Moira)
Teoria alquanto bizzarra, siamo di passaggio quindi facciamo quello che più ci aggrada, paghiamo le tasse idem (che poi cosa ci incastrano nel discorso?!), mai pensato che dopo di noi verrà qualche altra generazione che ha diritto di trovare un mondo decente?, no,? Beh, sarebbe il caso di pensarci…
(Fabio Cerri)
Caro signor “Commento firmato”, sono d’accordo con Moira: noi tolleriamo voi e voi tollerate noi. Quando ci si incontra dev’essere obbligo salutare, fare due parole, pure offrirsi da bere. Perchè se c’è il dialogo la girata esce meglio da entrambe le parti.
(Angelo Franzoni)
Cortese Moira, a mio parere lei usa l’argomentazione più debole. Il fatto che già esistano comportamenti scorretti non giustifica che a questi se ne debbano sommare altri. Semmai vanno contrastati tutti, nell’ordine in cui si presentano. Il divertimento di ciascuno va limitato se presenta un problema per il prossimo. Questa è una delle prime regole di una convivenza civile. In Appennino c’è chi ha investito concretamente i risparmi, chi ha fatto una scelta di vita proprio attratto dalle caratteristiche di un ambiente che ovunque in Europa sarebbero valorizzate, protette e trasformate in risorsa. Pagare le tasse è un dovere che non estende automaticamente la sfera del diritto personale. Accetto volentieri il suo invito a riflettere. Mi fa piacere che lei ammetta che dobbiamo essere civili ed educati. Quindi non vedo dove stia il problema: diamo alle parole il loro giusto significato e vedrà che le nostre opinioni non sono poi così distanti tra loro.
(Commento firmato)
Rispondo agli “Usi civici di Cervarezza”: provate a fare a piedi la strada del taglio fino alle Cadoniche (è anche un sentiero CAI) e vedrete i tratti infangati per il passaggio di mezzi motorizzati (in primis trattori), effettuati quando il terreno è bagnato (e quindi non percorribile). E’ un ottimo metodo per mantenere viva la rete sentieristica! E poi, è proprio necessario andare fino in cima alla croce del Ventasso con le moto?
(Enrico Cecchi)
Il dilagante conformismo ambientalista si sta imponendo pericolosamente anteponendosi ad un più razionale dialogo con l’ambiente. “Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita”, asseriva John Fitzgerald Kennedy, e concordo con questo modo di pensare, ci vorrebbe una maggiore tolleranza nei confronti della diversità, un maggiore rispetto delle peculiarità soggettive e delle libertà di espressione, tutti principi promossi da una civile società che rispetti in democrazia le scelte personali. Chi ama andare a piedi vada a piedi e chi preferisce andare in moto vada in moto. In ogni campo oggi si tende a sposare la tesi della personalizzazione per cercare di assolvere meglio a quelle richieste individuali ed assortite dalle infinite sfumature poi, quando è il momento di accettare queste diverse interpretazioni della realtà e della quotidianità, ecco che nasce il blocco che si evolve spesso in repulsione. Gli estremismi non sono mai una scelta di progresso, semmai di regresso e nel mondo possiamo anche oggi vedere i frutti di questi infelici sposalizi. Temo inoltre che in molti casi alla base di questa necessità di limitare l’altro ci sia una ben determinata volontà di appagare propri bisogni personali che per essere soddisfatti richiedono necessariamente di invadere le libertà altrui. Ora dunque mi chiedo perché mai bisognerebbe reputare più valevole una scelta piuttosto che un’altra? Gli escursionisti a piedi non sono poi così intoccabili come vorrebbero apparire, nè tantomeno rispettosi. Si ricordino sempre che le aree, spesso da lor signori dichiarate demaniali, non lo sono affatto e che anzi quasi sempre i territori dove amano scorrazzare e fingere di essere liberi come aquile hanno proprietari che pagano fior di tasse, anche se rientrano in area di Parco, preparco, sic, ecc… Credo che un po’ meno arroganza sarebbe conveniente e forse anche un po’ più informazione.
(Isabella Vaccari)
Verso la metà degli sessanta un gruppo di studenti del Politecnico di Milano si fece ricevere dal sindaco di Monza per proporre una variante al tracciato del circuito che, per rendere più veloci le curve di Lesmo, prevedeva il taglio di una fetta del Parco. Dopo averli ascoltati il sindaco li congedò: “voi siete il tragico prodotto di una società analfabeta a cui hanno imposto sotto al culo un motore“.
(mv)
Cortese Isabella Vaccari, condivido pienamente la sua affermazione: “…temo inoltre che in molti casi, alla base di questa necessità di limitare l’altro, ci sia una ben determinata volontà di appagare propri bisogni personali che per essere soddisfatti richiedono necessariamente di invadere le libertà altrui”. Leggendo il suo commento pensavo, via, via, che fosse a sostegno dei miei. Mettiamola sul piano culturale, dove mi pare ci si possa intendere benissimo. Il motorismo è una scelta di retroguardia per tutto il sistema di valori che rappresenta e vorrebbe affermare. Questo vale per le infinite considerazioni che facciamo ogni giorno, rivolte ai temi dello spreco energetico, dell’impatto ambientale, dell’inquinamento acustico e del territorio, oltre che per lo stile dei consumi. Il motore a scoppio ha avuto un suo tempo. Ha vissuto una sua epopea e i suoi miti. Ora è obsoleto, fuori contesto. Il conflitto andrebbe posto qui, in questi termini. J. F. Kennedy ha detto e fatto molte cose. Non è che il mondo si sia messo soggezione, anzi, chiunque può vedere, ad ogni ora, gli effetti devastanti procurati dalla ricerca dei combustibili e dal tentativo di imporre una cultura dei consumi irragionevole, di cui proprio la cultura americana si è resa prima responsabile e poi vittima, per come visto recentemente. Ciascuno di noi si è formato ad un percorso. E’ naturale che qualcuno sostenga il progetto di un Motoclub locale, ad esempio quello molto attivo di Miscoso, o che a qualcun altro piaccia la Nutella, che personalmente trovo essere un alimento nocivo per la salute e così via. Viviamo in un mondo stupendo per le differenze che lo caratterizza. Come però ha ben detto lei, occorre una misura nell’appagamento dei bisogni personali. Diversamente il piano del discorso si sposta sui temi della civiltà e della inciviltà.
(Commento firmato)
La maggioranza delle persone che frequenta i sentieri dell’Appennino è composta da turisti che arrivano dalla città e li percorrono per trovare un po’ di tranquillità e aria buona. Una moto scoppiettante che passa loro di fianco e li appesta di gas di scarico non fa che incentivarli a rimanersene a casa. Chi ha una attività turistica ci pensi.
(AF)
Come sempre capita in questi casi la verve polemica italiana la fa da padrona ed è difficile trovare un punto di incontro. Da montanaro, quando vado in giro per il nostro meraviglioso Appennino, non amo sentire rumore di motori anche perché la tutela ambientale è nata proprio dalla assoluta necessità di preservare alcune aree dai danni dovuti all’inquinamento (di tutti i tipi) e per permettere alle persone di godere del silenzio delle poche aree selvagge rimaste. Penso che basterebbe un po’ di educazione, intelligenza e buona volontà per risolvere tutti i problemi. Per esempio, le moto potrebbero girare solo in alcuni giorni, limitando i percorsi alle quote meno elevate, evitando zone di eccezionale pregio (es. tutto il crinale e zone adiacenti, la cima del Ventasso, le sorgenti del Secchia, i Prati di Sara ecc.); di percorsi ne avrebbero in abbondanza. Poi esistono anche escursionisti a piedi o in bici che lasciano dietro di sè ogni tipo di rifiuto e il loro comportamento andrebbe sanzionato. Penso ci sia spazio per tutti, naturalmente rispettando le regole; questo è il principio della buona convivenza, diversamente sarebbe l’anarchia, dove vince il più forte (leggi prepotente).
(Paolo Romei)
Ps. Il sindaco di Monza era un uomo davvero avanti anni luce per i tempi in cui ha agito; se gli amministratori e le persone avessero avuto altrettanta lungimiranza tanti dei danni arrecati alla nostra stupenda (e unica) Italia sarebbero stati evitati.
Rispondo ad Enrico Cecchi: in una stagione come questa diventa difficile percorrere la strada in condizioni ottimali. Coloro che la percorrono con trattori sono lì per esboscare il legnatico, quindi per lavoro! Ma sono anche coloro che si prendono carico del ripristino della stessa! Le moto o quad non hanno mai dato problemi, a differenza dei cavalli che, nessuno ne parla, ma a distruggere i sentieri e strade sono dei maestri! Visto che è stata tirata in ballo la strada del taglio verso le Cadoniche ribadisco la mia domanda: il CAI cosa ha mai fatto per questa pista forestale oltre a numerarla, segnarla ed approfittare di una condizione già esistente? Essa è nata per l’esbosco. Il CAI la segna, il turista la percorre e poi si lamenta se incontra mezzi a motore!
(Uso civico Cervarezza)
Qualche tempo fa mi stavo recando sulla cima del monte Cusna e fui sorpassato da un paio di motociclisti, poiché ho tardato un po’ a scansarmi dal sentiero sono stato insultato. Ho ritrovato i due tipi in cima al monte anzidetto, ma non è zona 1 del Parco Nazionale? Provate a recarvi in Trentino o in Val D’Aosta nel parco nazionale del Gran Paradiso e percorrerne i sentieri con i mezzi motorizzati, se ci riuscite! Poi il Parco Nazionale Tosco-Emiliano non ha le stesse regole del Parco del Gran Paradiso?
(Il Grillo Parlante)
Rispondo al signor Enrico Cecchi al quale vorrei far notare che la strada che porta al taglio è carrabile e fino a prova contraria serve per portare a casa la legna per riscaldare le oramai poche anime residenti sull’Appennino reggiano. Mi risulta comunque che gli usi civici di Cervarezza di tanto in tanto investono risorse economiche per sistemare la strada che inevitabilmente con i trattori si usura un po’. Comunque proseguendo la strada del taglio avrà notato uno splendido esempio di come un paese possa amare il proprio territorio (rifugio Cadoniche), anche nella memoria di chi lo ha amato prima di noi. Concludo dicendo che frequento il Ventasso a piedi molte volte durante tutto l’anno e tutte quelle moto non le ho mai viste. Saluti.
(DP)
Cortese Paolo Romei, lei mi conferma quanto sia davvero difficile trovare un accordo tra i diversi punti di vista. Ho appena detto qui che occorre distinguere tra il traffico fuori strada forse più sporadico, che caratterizza l’alto Appennino e le sue zone di pregio, da quello ormai insostenibile della media-bassa collina e lei propone di convogliarlo e concentrarlo proprio qui? Quindi l’area matildica dovrebbe essere sede deputata di queste discipline? Provi a parlarne con i residenti di Quattro Catella, Montecavolo, Puianello o Ciano, da anni impegnati nel contrasto, anche normativo, del motocross. In vista delle celebrazioni del 2015 dedicate a Matilde si tratterebbe di un bel biglietto da visita per il turismo nazionale e internazionale, non c’è che dire!
(Commento firmato)
Credo sia facile, per chi non vive in montagna, pretendere di venire in questi posti e trovare un’oasi di verde immacolato. Peccato che oltre alla montagna fatta di trekking del fine settimana, ne esista un’altra, fatta da chi, invece, la vive tutto l’anno. C’è quella del taglio della legna fatta per potersi scaldare per 3 stagioni su 4, c’è quella delle persone che si rimboccano le maniche e puliscono e rimettono a posto le strade, i sentieri e i rifugi (e non sto parlando del CAI). Cosa dovrebbero dire a questo punto le persone che vivono in montagna e a cui si chiede di non “rovinare” o “inquinare” i loro terreni e campi? Loro che lasciano raccogliere funghi, castagne e prodotti del sottobosco e che permettono a chi non è della montagna di poter usufruire di questi territori? Io amo la montagna, ci vivo e la vivo, come sempre ho fatto e sempre farò, con rispetto e profondo amore, ma a volte mi viene difficile sentire chi viene a comandare a casa mia come se fosse la sua!
(LG)
Il verde non è mai stato immacolato. I boschi, i seminativi, il reticolo dei sentieri: tutto il paesaggio è da sempre frutto del lavoro e della fatica di chi ci vive e modella l’ambiente proprio secondo le esigenze che LG descrive. Esigenze che conosco bene, vivendo qui e ricavando dall’ambiente il necessario e ripagandolo nell’accudirlo il meglio che posso. LG parla di noi,di loro, di casa mia, che non è sua, ecc. Questo Appennino non è ospitale, lo avevamo ben capito. Non c’è cultura dell’accoglienza, della disponibilità verso chi, in qualunque altra regione montana, rappresenta la principale risorsa del territorio. Inutile far paragoni. LG probabilmente passerà le sue vacanze in Alto Adige, in val D’Aosta o in Baviera, raccontando con toni ammirati, come spesso capita a chiunque di sentire, della qualità dell’offerta turistica, della economicità e della qualità impagabile. Forse è davvero ora di rimboccarsi le maniche, ed anche riflettere seriamente sulle parole che utilizziamo e sul loro senso reale.
(Commento firmato)
Le norme forestali (che vanno rispettate anche dagli usi civici) non consentono di percorrere le carraie quando il terreno è bagnato. Se lo si fa si riduce la carraia ad una pista fangosa, per la felicità dei pochi turisti di Cervarezza che decidono di camminare nel bosco sopra il paese. Quanto al CAI, è proprio come dite, il suo compito è segnare e numerare i sentieri per consentire a chi non conosce il territorio di poterlo frequentare. Chi è del posto non ha bisogno di indicazioni per percorrere un tratto della sua montagna, gli altri sì. Aggiungo inoltre che gli usi civici hanno un ritorno economico dalla carraia che utilizzano e tengono in manutenzione, mentre chi segna e numera i sentieri no.
(Enrico Cecchi)
Ma lei “Commento firmato, secondo me non abita in montagna e con questo non voglio dire che la gente di montagna deve fare quello che vuole, però provi lei ad abitare in un paesino sperduto in mezzo ai monti, con servizi quasi inesistenti: distributori scarsi, fare i pendolari per andare a lavorare, ospedale distante chilometrim i negozi e i bar che vivono con la gente locale. Lei parte da casa col pieno di benzina e fa respirare il fumo ai locali, il pasto se lo porta da casa, al massimo si ferma a bere il caffè al bar e se trova un gruppo di moto ha il coraggio di dire che non si può. Invece sono da elogiare.
(Angelo Franzoni)
Concordo pienamente con ciò che dice il signor “L.G.”. Sono un piccolo commerciante della montagna appassionato praticante di trial e jeep. Ma noi che ci viviamo, paghiamo tasse e ci stiamo 12mesi l’anno dobbiamo ascoltare il Cai?, ma per piacere… Il posto c’è per tutti. Il sabato e la domenica è tutta una borsa di pattume qua e là. .E poi noi facciamo rumore…
(Montanaro)
Le regole sono tante, forse troppe, ed accontentano o scontentano sempre qualcuno e la libertà di ognuno di noi ha un confine. Qualunque cosa si faccia si rischia di dar fastidio a qualcun altro, con le moto e le auto fuoristrada, con i trattori, con il letame da spandere, con i cani Maremmani, i cercatori di funghi, i cacciatori, i lupi, gli ambientalisti e così via, ma dove può essere la soluzione se non nel buon senso? Se il tutto viene fatto col rispetto per gli altri non esiste cosa che non sia tollerabile. Portiamo pazienza e cerchiamo di starci tutti bene in questo mondo che, grazie a Dio, è di tutti.
(Antonio Manini)
Mi sembra che il suo commento sottintenda una filosofia lassista e passiva, difficilmente applicabile ad un territorio vasto e variegato come il nostro che invece necessita di regole per essere fruito nel modo migliore da tutti. Intanto trovo errato porre sullo stesso piano di “fastidio” i cani Maremmani e i mezzi motorizzati, poiché l’incontro di questi ultimi con l’escursionista a piedi difficilmente crea danni fisici, mentre lo stesso non si può dire dei guardiani delle greggi. I rischi son ben diversi ma purtroppo sottovalutati dagli organi preposti, mentre invece i conducenti dei mezzi a motore sono sovente oggetto di sanzioni e critiche nell’utilizzo del territorio.
(Montanara residente)
Cara signora “Montanara residente”, tragga pure le conclusioni che vuole ma non le attribuisca a me. Sono montanaro residente quanto lei e mi firmo sempre con nome e cognome non temendo di essere riconosciuto e trovo che questa sia sempre una buona abitudine; sono impegnato di persona, ufficialmente, non filosoficamente, per far rispettare le regole, per questo le ripeto che quelle attuali sono tante, forse troppe e poco applicabili. La storia insegna che con il proibizionismo non si sono mai ottenuti dei grandi risultati in nessun campo, ma questo non intende che esista nelle mie intenzioni del lassismo, al limite della tolleranza; io sostengo semplicemente che tutti hanno il diritto di poter fare l’attività preferita, naturalmente disturbando il meno possibile coloro a cui piacciono altre cose, con la consapevolezza che comunque qualcuno, disturbato, ci sarà sempre. Ho citato i vari esempi ben consapevole che non tutti hanno lo stesso peso, se vogliamo però fare distinzioni possiamo partire dal presupposto che i cani Maremmani sono una necessità e non un vezzo, poi possiamo dire che esistono escursionisti maleducati e altri no, cacciatori attenti alle regole e bracconieri e lo stesso identico metro vale per i motociclisti. Di diritti, per quanto ci riguarda personalmente, non ne abbiamo mai abbastanza e quelli degli altri invece sono sempre troppi; per i doveri invece la situazione si ribalta completamente, per questo ribadisco e ne sono convinto che più che regole e divieti servono molta educazione, parecchio rispetto e tanto tanto buonsenso. Cordialmente.
(Antonio Manini)
Il dialogo si va esaurendo per inerzia. Appena dico che conosco bene la situazione, vivendo qui e ricavando dall’ambiente il necessario e ripagandolo nell’accudirlo il meglio che posso, il signor Angelo Franzoni comprende l’esatto contrario. Va bene così. Forse di più non si può ricavare da questo spazio. Un ringraziamento ad Antonio Manini che riconduce le cose alla misura del buon senso e quindi della intelligenza, che, nell’essere patrimonio comune a tutti, potrebbe rappresentare una soluzione.
(Commento firmato)
—–
Pensiamo che lo scambio possa chiudersi qui.
(red)
Rispondendo al signor “Commento firmato”; veramente, scrivendo “alle quote meno elevate”, non intendevo riferirmi al medio-basso appennino (infatti non lo troverà scritto nel mio commento), bensì alle zone meno elevate del crinale, che conosco molto bene visto che ci abito, (es. a Cervarezza, anziché percorrere i sentieri a monte della SS 63, si potrebbero utilizzare i percorsi a valle della stessa). Cordialmente.
(Paolo Romei)