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Sabato 12 e domenica 13 luglio a Carpineti ritorna “Lo scarpazzone in forma”

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Scarpazzone
Scarpazzone

Promosso dall'associazione Carpineti da Vivere con il suo Comune e la Provincia di Reggio Emilia, nel weekend del 12 e 13 luglio al Parco Matilde torna “Lo scarpazzone in forma”. A farla da padrone sarà come sempre l’erbazzone montanaro con il riso accompagnato da chizze del brigante, casagai e gnocco fritto, ma quest’anno c’è di più. La novità dell’XI edizione è l’arricchita componente culturale con un due eventi da non perdere: sabato alle 22 la sfilata di abiti da sposa delle donne del paese, dagli anni ‘50 agli ’80, e domenica alle 18 la rievocazione la rievocazione storica “Domenico d’Amorotto il brigante gentiluomo”. “Lo Scarpazzone in forma è ormai una tradizione consolidata quanto attesa – ha detto il sindaco di Carpineti Tiziano Borghi durante la conferenza stampa di presentazione della festa – il programma di quest’anno è davvero entusiasmante, capace di valorizzare il carpinetano sia dal punto di vista gastronomico che culturale. A nome di tutta l’Amministrazione ringrazio fin da ora i tanti volontari che interverranno, grande valore aggiunto del nostro territorio”.

Il programma. Animazione per bambini, mercatini, esposizione di moto d’epoca e maxi schermo per seguire le partite dei Mondiali di calcio: alla due giorni dello Scarpazzone in forma ci sono proposte per tutti i gusti, dall’intrattenimento alla tavola, con grigliata e sacchetto pic-nic previsti per la giornata di domenica. Per le 22 di sabato 12 luglio poi, dopo la cena sotto le stelle, è fissata la sfilata di una sessantina di abiti da sposa recuperati nei cassettoni dei corredi delle spose dagli anni ‘50 agli ’80 sotto la direzione artistica dello stylist Manuel Ferrari. Il trucco è affidato ai professionisti di Nadia Studio di estetica e le acconciature a Lisa Style e Anna Acconciature. Domenica alle 18 invece prenderà il via la seconda novità culturale in programma: la rievocazione storica “Domenico d’Amorotto il brigante gentiluomo”, a cui il 2014 è dedicato. “Figura storica locale meno nota di Matilde di Canossa ma altrettanto piena di fascino – spiega Clementina Santi, curatrice del testo - l’Amorotto, tra la fine del ‘400 e i primi del ‘500, dal Castello di Carpineti tenne testa con il suo piccolo esercito al governatore reggiano Guicciardini e ad altre bande dell'Appennino Tosco Emiliano. Molto amato dai montanari, fu difeso dal Papa che gli donò il Castello di Carpineti”. Ad animare la rievocazione saranno oltre 100 comparse all’interno del Parco Matilde che diventerà un vero e proprio teatro naturale. La regia di Marco Perna con la collaborazione della Compagnia dialettale di San Vitale, la scuola di musica L.Valcavi, l'associazione Scrittori reggiani, l'associazione culturale Stana e la Proloco di Marola. In occasione della festa infine anche il Castello di Carpineti sarà aperto al pubblico per tutta la durata della manifestazione che si svolgerà anche in caso di maltempo. Per ulteriori nformazioni chiamare il numero 335-6655624 oppure visitare il sito www.carpinetidavivere.it o scrivere una mail a [email protected]

Chizza dell'amorotto
Chizza dell'amorotto

Lo “scarpazzone” montanaro”, la storia L'erbazzone montanaro con riso è prodotto in una zona ben delimitata del nostro Appennino, la media montagna tra Casina, Carpineti, e Felina, ed è da distinguere da quello di pianura per la presenza del riso al suo interno. La tradizione lo vuole adagiato nel sol (teglia girevole a forma di sole che si trovava nelle case di 1 metro di diametro) e poi cotto nel forno a legna. Ma qual è l’origine del termine “scarpazzone”? Ci sono tre teorie a riguardo. La prima riguarda la pasta che nei bordi della teglia viene ripiegata a scarpa formando una corona chiara che circonda il ripieno verde; la seconda fa derivare il nome dal fatto che nella cucina montana, tradizionalmente povera e genuina ma sostanziosa, venisse usata anche la parte più povera delle bietole e degli spinaci, la scarpa; la terza versione è che in origine si raccogliessero oltre gli spinaci e le bietole anche altre erbe più povere nelle scarpate. A fare la differenza comunque è il riso che rende l'impasto meno simile alla torta di erbe classica restituendo un gusto tipicamente montanaro e trasformando così l’erbazzone in scarpazzone. Il suo perché si ritrova nel momento storico in cui le mondine tornavano dalla loro stagione nelle risaie avendo avuto in paga del riso che veniva usato proprio nel periodo in cui nei campi erano pronti le bietole e gli spinaci per preparare lo scarpazzone per gli uomini che erano nei campi a lavorare.

Conferenza stampa 7 luglio
Conferenza stampa 7 luglio