Da un lato il timore che il Tribunale decida di vendere all'asta il polo della Sadon (unico polo ceramico vettese). Dall'altro la ditta (Rondine Spa) che attualmente ha affittato dallo stesso Tribunale lo stabilimento, a seguito del fallimento della precedente proprietà. Ora si cerca un'intesa per salvaguardare l'occupazione. Intervengono tutti i sindaci della montagna: "Siamo venuti a conoscenza che Rondine Spa ha recentemente avanzato al Tribunale di Reggio Emilia la proposta per un rinnovo del contratto di affitto del ramo d’azienda dello stabilimento ceramico Sadon sito a Buvolo in comune di Vetto. Detta proposta prevede un rinnovo del contratto ed il mantenimento di tutti i 91 dipendenti ad oggi occupati. Salvaguardare l’occupazione ed il sito produttivo, soprattutto in un momento di crisi come questo, è di vitale importanza per il tessuto socio-economico dei comuni di Vetto, Ramiseto e Castelnovo ne’ Monti e per tutta la montagna reggiana. Confidiamo pertanto che il gruppo Rondine ed il Tribunale possano giungere in tempi brevissimi ad un’intesa che consenta di mantenere sul nostro territorio questa irrinunciabile attività produttiva". Sottoscrivono questa nota i sindaci dell’Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano: Fabio Ruffini (Vetto), Martino Dolci (Ramiseto), Enrico Bini (Castelnovo ne’ Monti), Daniela Pedrini (Busana), Paolo Bargiacchi (Collagna), Giorgio Pregheffi (Ligonchio), Gianfranco Rinaldi (Casina), Tiziano Borghi Tiziano (Carpineti), Vincenzo Volpi (Toano), Luigi Fiocchi (Villa Minozzo).
in qualità di sindaco di Palanzano sottoscrivo la nota dei colleghi sindaci dell’Unione dei comuni dell’Appennino reggiano; i dipendenti della Sadon hanno la mia totale solidarietà e sarò al loro fianco in caso di convegni, manifestazioni o preteste; in Sadon ho dei cari amici e non voglio pensare che un giorno possano trovarsi senza un lavoro. Ogni giorno ho a che fare con cittadini; padri, madri, giovani o anziani che cercano un lavoro e non poterli aiutare mi fa sentire una nullità; una situazione non spiegabile a parole e che mi fa capire come in questa società qualcosa non funzioni; è giusto aiutare centinaia di migliaia di profughi che arrivano in Italia e che ci costano cifre inimmaginabili; ma i nostri cittadini chi li aiuta? Nell’occasione volevo ricordare ai colleghi sindaci dell’Appennino reggiano che la valle dell’Enza avrebbe le potenzialità di dare lavoro a migliaia di persone del comprensorio dell’Appennino e nello stesso tempo salvare l’agroalimentare di Reggio Emilia e Parma; basterebbe realizzare la diga di Vetto; farebbe cessare lo spreco delle acque, darebbe energia elettrica pulita, ridurrebbe l’inquinamento, metterebbe in sicurezza la valle dell’Enza da possibili alluvioni, garantirebbe acqua al torrente tutti i giorni dell’anno e tanto altro; senza spendere un euro, la diga si ripaga da sola in pochi anni con la vendita dell’energia elettrica e dell’acqua all’agricoltura e ai rubinetti, e senza pericoli del Vajont, a Vetto non ci sono montagne a picco sul lago nè altri pericoli; lo studio di impatto ambientale (costato miliardi di vecchie lire) ha dichiarato la diga di Vetto dieci volte più sicura delle dighe presenti sul territorio nazionale. Ma chi vuole la morte della montagna, il dissesto e l’abbandono dei paesi montani si inventa di tutto; dalla nebbia alle zanzare fino alle lontre; e continua a permettere lo spreco del bene più prezioso della terra: l’acqua.
(Franzini Lino)
Ma che cosa c’entra la diga con la ceramica? Le nostre montagne stanno frenando, la diga considerando la corruzione presente potrebbero farla con materiale in economia e sarebbe una disgrazia. Curiamo il fiume Enza che ha dei punti stupendi e porta tanti bagnanti, vista la crisi.
(B. Medioli)
Concordo con B. Medioli che non c’entra niente la ceramica con la diga, ricordo però al buon Franzini che adesso è lui nella stanza dei bottoni e i proclami sui giornali non servono più; deve darsi da fare per vedere realizzata questa diga, sennò non è che sia tanto diverso da tutti i sindaci che ci sono stati (di qualunque colore politico): tante parole belle ma poi il nulla di fatto.
(Pietro)