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Il gruppo di minoranza consiliare di Ligonchio: qualche retroscena sulla fusione

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Ora che le elezioni sono terminate  continua la disamina dei risultati con esaltazioni per le vittorie e rimpianti per la sconfitte. Si individuano errori, si esaltano programmi, liste di candidati, si valutano i principali argomenti trattati.

Per i 4 comuni del crinale facenti parte dell’Unione dei Comuni l’argomento principe è sicuramente stato la fusione dei 4 Comuni in vista del referendum da tenersi nel prossimo ottobre.

Da un anno a questa parte all’Unione dei Comuni dell’Alto Appennino Reggiano non si parla d’altro.

Si sono accantonati i problemi per dare spazio su tutti i mezzi di informazione  agli aspetti positivi che deriveranno dalla fusione.

Le negatività di rado sono state citate.

Con stupore, tra il tripudio per le cospicue cifre che Regione e Ministero erogheranno al nuovo Comune risultato della fusione, è emerso all’ultimo momento – senza alcun preavviso ma solo con l’intento di evitare una polemica elettorale – il nuovo PSC e relativo RUE  “ria”adottato  appunto una decina di giorni prima delle elezioni.

Nessuna consultazione, nessun elaborato messo a  disposizione ma solo una pubblicazione sul sito dell’Unione tra l’altro di difficile accesso. D'altronde il tempo doveva essere dedicato esclusivamente alla fusione.

La speranza e la convinzione era senz’altro quella che i cittadini dei 4 Comuni si fossero dimenticati dell’iter e quindi delle spese già sostenute per il PSC: è  il caso di ricordare che trattasi di un piano avviato  nel 2003, adottato prima della fine del mandato 2004 con liquidazione, quale anticipo, nel 2004, di 100.000 euro allo studio incaricato. Da allora sono trascorse due legislature (10 anni), sono state raccolte le osservazioni dei cittadini  “rimaste tutte inevase”, infine un “po’” in ritardo c’è stata l’illuminata costatazione che il piano così come predisposto  era decisamente insufficiente arrivando  ad accantonarlo e provvedendo ad affidare un nuovo incarico ad altro studio.

Naturalmente centomila euro era solo un anticipo: dal 2004 al 2014 sono stati spesi altri soldi in più tornate e se ne spenderanno ancora ovviamente dopo il nuovo incarico.

Che dire poi dell’impiego inutile dei dipendenti, delle trasferte, degli incontri, delle riunioni delle varie commissioni, dei fiumi di carta stampati……

Una domanda ci sentiamo di doverla porre a nome dei cittadini nella certezza che non avrà risposta: quanti soldi sono stati buttati? si potevano spendere diversamente?

Un piano insomma dimenticato per dare spazio alla fusione: citare i pro e i contro  fusione qui  ora sarebbe troppo lungo: la curiosità è l’accanimento con cui  è stato e si stà trattando il progetto che ci induce a pensare inevitabilmente ad interessi “di poltrona” che prevaricano quelli collettivi.

Non siamo a conoscenza dell’emolumento spettante a un Sindaco di un Comune di 4.500 abitanti ma di certo non è confrontabile con quello di un Comune con più o meno  1.000 abitanti.

Attualmente le possibilità di un politico di avere una poltrona “confortevole” sono sempre più rare.

Tre dei quattro Comuni sono andati alle elezioni, un Sindaco non era riproponibile avendo concluso i due mandati e gli altri due avevano pubblicamente manifestato la loro volontà di non riproporsi ritenendo conclusa la loro esperienza.

Inesorabile l’ordine è arrivato: i sindaci,  pro fusione, devono ripresentarsi tanto si tratta di un periodo di poco più di un anno. Ordine eseguito, tant’è vero che a Ligonchio un consigliere, dopo aver udito quale pubblica notizia che il proprio Sindaco non si sarebbe ripresentato, si è dimesso per non essere stato messo a conoscenza del dietro front del proprio Sindaco.

Non è certo mala fede ma ci dovete consentire il dubbio circa l’impegno di questi Sindaci – al di fuori di perorare la fusione – nello svolgimento della loro funzione in questo anno e  mezzo prima dell’insediamento del nuovo Comune se la fusione andrà in porto: di certo hanno sottovalutato l’altra ipotesi che la fusione non vada in porto e allora quale fatica per loro sobbarcarsi l’onere di un intero mandato contro la loro volontà e con l’amarezza di aver “obbedito” pedissequamente all’ordine.

Di certo sono a conoscenza che dimettersi significa affidare il Comune a un commissario e di certo il loro partito non glielo consentirebbe mai.

La corsa comunque è già partita da tempo ed i papabili del nuovo comune sono  alla ricerca di consensi tra gli  assessori e consiglieri dei 4 Comuni con proposte di inserimento nella lista da presentare per la consultazione elettorale del nuovo Comune dopo lo scontato esito favorevole del referendum.

“Se stai con me hai la certezza di un assessorato nel nuovo Comune!”

La matematica dice che non per tutti gli assessori e vice sindaci ora insediati ci sarà una poltroncina nel nuovo grande consiglio: allora può anche palesemente o no capitare che per qualche assessore l’attuale proprio conclamato si alla fusione diventi prima ni poi pian piano no.

Certo che in siffatta panoramica per il cittadino comune che è abituato ad usare la propria testa è difficile capire se  sostenere il progetto fusione và nel senso di un beneficio  per la collettività o ci sia una componente importante che và nel senso di un interesse personale!

Noi abbiamo qualche fondato dubbio.

Trattasi di atteggiamenti che giustificano ancora una volta l’allontanamento  dei  cittadini dalla politica soprattutto da parte dei giovani.

Il referendum infine è lo strumento democratico per eccellenza che non dovrebbe essere condizionato ma semplicemente bene illustrato nei pro e nei contro con serietà e senza adombramenti.

Questo in breve è un retroscena della tanta pubblicizzata fusione che, per riflessi personali, non viene mai citato ma che è di importanza non trascurabile.

 

Il gruppo di minoranza consiliare di Ligonchio