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Castelnovo ne’ Monti e la montagna reggiana candidate per le aree interne in regione

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Aree interne a Castelnovo ne' Monti (Large)

 

“Castelnovo ne’ Monti si candida, assieme ai comuni della nuova Unione, ad essere area pilota e capofila per l’Emilia Romagna, ma anche ‘campione’ delle aree interne in Italia”. Parte da qui il percorso, che vorrebbe essere amministrativo, di Enrico Bini, candidato sindaco per la lista di “Noi Per Castelnovo ne’ Monti”. Questo in previsione dell’utilizzo dei fondi comunitari previsti dalla nuova programmazione per le aree interne così come identificate dal documento Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014 -2020.

PERCHE’ L’AREA REGGIANA
“Le Aree Interne – ha spiegato Enrico Bini – sono un’opzione strategica per il nostro territorio per la Programmazione 2014-2020. La montagna reggiana può essere Area pilota in questa strategia il cui obiettivo è dare una nuova svolta anche alla ripresa dello sviluppo economico e sociale dell’Italia”.
Affollata, alla presentazione, è stata la Sala del Consiglio Comunale castelnovese. Si parte dal ricordare che le aree interne sono quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ma ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropizzazione. I fondi europei inizialmente riguarderanno all’inizio un numero limitato di aree, una per Regione. Potrà contare su un presidio nazionale e sarà attuato da diversi livelli di governo in forte coordinamento tra loro. Vedrà sempre due linee di azione convergenti: una diretta a promuovere lo sviluppo attraverso progetti finanziati dai diversi fondi europei disponibili, l’altra diretta ad assicurare a queste stesse aree livelli adeguati di cittadinanza in alcuni servizi essenziali (salute istruzione e mobilità) soprattutto attraverso un ribilanciamento delle decisioni di politica ordinaria.
“Siamo una risorsa e Castelnovo ne’ Monti può essere campione delle aree interne (che rappresentano il 60% della realtà nazionale) – parola di Ugo Baldini, luminare di carattere nazionale del Caire sul tema - . Qui, infatti, esprimiamo una forte capacità a lavorare assieme e a difendere i temi civili. L’attività non è assistenziale ma ancora orientata a vivere e competere. Una strategia di sviluppo locale deve contribuire a superare le condizioni di frammentazione del tessuto amministrativo”.

QUALI RISORSE
“L’accordo quadro che dovremo mettere in campo entro l’autunno – ha aggiunto Baldini - dovrà garantire che le risorse ordinarie e straordinarie messe in campo debbano transitare direttamente dalla Regione al sistema locale”. "Le Aree Interne rappresentano una parte ampia del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali, "rugosa", con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di attrazione.
Ancora Baldini: “I Piani territoriale integrati saranno lo strumento per garantire al sistema locale di andare avanti. Essa necessita di una governance interna: dobbiamo essere tra i primi a candidarci”.
“Chi ascolta oggi questa presentazione dovrà essere coinvolto nel lavoro delle aree interne – spiega Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative - . Sono una necessità e una opportunità: si parla del 5% delle risorse a disposizione che dovranno rimanere alle aree interne. In Appennino le comunità possono ora ripensare il proprio futuro. Questo è un percorso che è più accessibile rispetto alle aree metropolitane. Ora è il tempo di dimostrare che con questo 60% di territorioe ¼ della popolazione (per la gran parte riferibili alle aree montane di Appennino) il Paese può aumentare il proprio Pil. Dobbiamo passare dalla stagione della lamentela e rivendicazione a quella del valore e della crescita. Il primo passo vuole una idea forte di sé: identificando quale è il nostro apporto al paese. Dobbiamo passare a condizioni di sviluppo integrato del territorio e non slegato dalla città. Le comunità devono rivendicare la “montanaritudine”’ e culturalmente dimostrare che qui si può stare bene. Quindi è necessario che i Comuni collaborino tra di loro oltre le disquisizioni politiche e territoriali. Malgrado le fusioni, è troppo debole e poco visibile il progetto comune . Troppo tiepida la nostra rappresentanza in Regione .
“Un progetto sulla montagna – ha aggiunto Teneggi - deve sapere innovare fortemente, a partire da un sistema di servizi pubblici scritto altrove e ormai inadeguato per il nostro territorio nella salute, nel sociosanitario, nel rapporto con la multiutility, nel turismo). E’ solo la collaborazione forte fra il pubblico e le imprese, senza steccati e pregiudizi, che potrà segnare una svolta buona. I nuovi sindaci dovranno sapersi fare carico di questo. E’ giunto il momento di smettere di accontentarsi per rischiare, costruire e rivendicare”.
Per Beppe Pagani, consigliere della Regione Emilia-Romagna: “Oggi si è aperto un nuovo cantiere per uno sviluppo economico e sociale della nostra regione. L’invito è a non fermarvi indipendentemente dagli esiti di questa candidatura che in Appennino esprime un tecnopolo naturale che per le sue caratteristiche e le sue eccellenze, assieme al Parco nazionale, ha le sue potenzialità. Grazie a Enrico Bini per avere aperto questo cantiere. Si è dinnanzi a un cambio epocale per le comunità, dove nessuno può approcciarsi ai servi essenziali della persona da soli. I processi di unificazione sono impegni da sostenere con forza. Terminate le europee dovremo anche sapere riassestare il livello regionale e di rivisitazione del regionalismo in Italia”.