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“Il Parco nazionale a fianco dei prossimi amministratori”. AGGIORNAMENTO – La nota di Ugolotti

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Mai come oggi in Appennino ambiente e territorio sono un valore: un valore in sé e una risorsa primaria per nuove prospettive di lavoro, per la qualità sociale e la competitività economica. Il Parco nazionale si rivolge a tutti soggetti impegnati nella competizione democratica del rinnovo delle amministrazioni locali per sottolineare l'attualità di questo assunto e l'importanza della collaborazione istituzionale per il perseguimento di questi obiettivi, che - nei loro termini di fondo - appaiono condivisi da tutte le parti politiche.

Il contesto nazionale è particolarmente difficile: stagnazione economica più che decennale, perdita di competitività, alto indebitamento, inevitabile prospettiva di riduzione della spesa pubblica. Per i crinali d'Appennino a questo si aggiungono invecchiamento e forte sofferenza demografica, emorragia delle risorse umane e scarsità di quelle imprenditoriali.

È così sempre più difficile sostenere i servizi essenziali e le attività più tradizionali. Anche le iniziative più innovative patiscono l'isolamento e le conseguenze dell'abbandono della conduzione di tanta parte del territorio, che sta determinando un aggravarsi del dissesto idrogeologico.

Per l'Appennino e le aree rurali “la crisi” può diventare opportunità solo se viene imboccata con decisione la strada dell'innovazione e della multifunzionalità nei modelli di lavoro e di impresa, nell'agricoltura come nei servizi, insieme con un cambiamento culturale di valori e stili di vita. Il segno positivo degli indicatori per nuovi turismi e agricolture di qualità dà speranza anche se non certezze.

Mentre si riducono i trasferimenti statali per le tradizionali politiche pubbliche di riequilibrio, si aprono prospettive di valorizzazione delle potenzialità delle aree rurali.

Il territorio con le sue risorse, spesso misconosciute e inutilizzate negli anni del boom manifatturiero, deve diventare “la nuova fabbrica”. Non il luogo delle compensazioni degli ammortizzatori, ma quello della creazione di prodotti, di lavoro e di valore aggiunto, luogo di innovazione e - perché no? - di conflitto e competitività.

Bisogna contrastare il rischio che l'alto Appennino diventi solo la periferia dei distretti manifatturieri maturi: una sorta di territorio di servizi senza economia. Bisogna quindi creare “un'economia dei servizi” legati al territorio : com'è stato detto una sorta di “tecnopolo naturale”.

Sostenere il cambiamento culturale, agire sulle risorse umane non è meno strategico che operare sulle risorse materiali e finanziarie. Le due cose non possono essere separate. È indispensabile per le politiche pubbliche locali un netto salto di paradigma: dal “riequilibrio” alla competitività, “dalla resistenza” alla innovazione, dall'ottica del “sostegno” a quella dell'investimento.

I fondi europei programmati in misura cospicua per il periodo 2014-2020 saranno efficaci se utilizzati in questa ottica. Potranno essere motori e non “pannicelli caldi” solo se non saranno ripartiti o spesi fini a se stessi!... Cioè solo se saranno investiti coerentemente con una rigorosa visione di collaborazione istituzionale e territoriale (che é in sé una risorsa), nonchè valorizzazione delle migliori risorse umane, sostegno all'imprenditorialità innovativa e vicinanza ai circuiti economici con prospettiva di crescita, nell'agricoltura nei nuovi truismi e nei servizi.

Il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano in questi anni ha da un lato proceduto all'edificazione della propria sobria organizzazione,del proprio profilo identitario, della propria riconoscibilità, elementi già di per sé utili all'attrattività del territorio. Dall'altro lato si è mosso nell'ottica della massima collaborazione possibile con enti locali, operatori privati e le loro associazioni, agenzie culturali come le scuole e l’università.

Questa volontà di collaborazione e proiezione all'innovazione  riproponiamo a tutte le forze e persone  che si candidano a essere governo , ovvero opposizione negli enti locali che si rinnovano.

In tal senso il Parco si propone come interlocutore sui contenuti con tutti i protagonisti della competizione elettorale locale,c hiedendo di tenere adeguatamente conto, nei programmi e nei progetti per il quinquennio delle prospettive e delle potenzialità innovative rappresentate dalle qualità ambientali dell'Appennino, del suo Parco nazionale e dal suo programma di sviluppo economico e sociale, articolato in 105 progetti approvati insieme con la Comunità del parco e ormai in piena fase di attuazione.

Col progetto Mab Unesco il Parco nazionale sta lavorando a convergenze programmatiche e alleanze territoriali molto ampie, nel segno della motivazione e del rafforzamento dell'identità e della competitività di tutto il territorio dell'Appennino al di là dei confini del Parco: a partire dalla tenuta o ripresa dell'agricoltura di montagna, dall'utilizzo di tutto il terreno potenzialmente agricolo e dalla formazione e motivazione delle risorse umane - in primis i giovani - essenziali , queste ultime per affrontare in modo attivo la sfida della crisi e della globalizzazione.

(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano)

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Aggiornamento 22 maggio 2014 ore 17

Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata da Robertino Ugolotti, candidato sindaco a Castelnovo ne' Monti.

Per quanto ci riguarda non lasciamo di certo cadere l’invito alla collaborazione che il presidente del Parco rivolge ai candidati sindaci e consiglieri comunali della montagna, anche perché la fotografia che ha fatto del nostro territorio corrisponde tutto sommato al quadro di criticità e di potenzialità che noi da tempo andiamo raffigurando, e che la nostra lista ha inserito nel suo programma elettorale, e che possiamo sintetizzare in questo concetto: sostenere innanzitutto le attività economiche esistenti, così da salvaguardare quanto più possibile il livello occupazionale, e di qui partire per dar sviluppo a tutte quelle iniziative, dalle più tradizionali alle più innovative, cui può prestarsi la nostra montagna senza compromettere le sue doti naturali.

Abbiamo anche di recente ribadito che senza solide attività economiche - ovviamente rispettose del nostro stupendo ambiente, perché altrimenti la montagna si mangia il suo capitale e sarebbe un danno irreparabile per tutti - anche il sistema dei servizi e del terziario, e lo stesso settore della cultura, rischiano inevitabilmente di indebolirsi e di ridursi, se non collassare, per mancanza delle necessarie risorse, con immenso danno per le persone, specie i giovani e gli anziani, e per i posti di lavoro.

Non da oggi affermiamo che dal binomio terra e ambiente possano arrivare nuove e stimolanti opportunità per le nuove generazioni, sia nel campo dell’agricoltura sia nella difesa e prevenzione dai dissesti idrogeologici, e al riguardo fanno fede le numerose proposte avanzate negli anni in Comunità Montana dal gruppo di minoranza consigliare di cui le nostre componenti facevano parte. In particolare, in una nota dell’aprile 2009 si chiedeva che a supporto degli “interventi di difesa-ripristino ambientale in ambito montano e livello occupazionale” potesse concorrere finanziariamente anche il Parco nazionale.

Il quale Parco riteneva invece che la sua azione dovesse essere piuttosto rivolta all’innovazione culturale e al marketing territoriale (secondo dichiarazioni del medesimo allora riportate dalla stampa), una impostazione che ci ha sempre lasciato molto perplessi perché la riteniamo avulsa dalla realtà.

In ogni caso, alle sue odierne parole il presidente Giovanelli deve far seguire i fatti e dar prova di reciprocità. E a questo punto dobbiamo augurarci che, stante l’attuale situazione di forte e perdurante crisi, il Parco possa aver rivisto nel frattempo quella sua tesi, in modo che tutti gli Enti istituzionali della montagna, Parco compreso, possano far fronte comune per sorreggere concretamente la tenuta socio-economica e idrogeologica della montagna, la quale va vista nel suo insieme e non parcellizzata dentro i singoli confini amministrativi e le rispettive competenze.

Solo una volta usciti dall’emergenza si potranno mettere in campo altre e differenti progettualità, anche più “immateriali”, diversamente il Parco rischia di rimanere qualcosa di estraneo alla maggior parte delle comunità che abitano l’appennino reggiano. Se vi saranno queste premesse non mancherà di certo il nostro contributo, per il bene della nostra montagna.

(Robertino Ugolotti)

7 COMMENTS

  1. E i prossimi amministratori?… Anch’essi al fianco, mano nella mano di questa gestione del Parco nazionale, che, per esempio, si occupa del porta a porta (del Parco, non di Bruno Vespa!) e richiama qui turisti americani a nostre spese?… Bini, Genitoni e Ugolotti: che dite?

    (Commento firmato)

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  2. Leggermente un po’ delusi di queste amministrazioni sempre uguali nella forma e nei risultati lo siamo. Sarebbe di buon gusto non uscire con proclami che sappiamo perfettamente come vanno a finire, basta guardare come è oggi ridotta la montagna… ma fare un gesto concreto di andarsi a godere la meritata pensione altrove e dare spazio spazio e meno vincoli a chi veramente vive e produce in montagna senza assistenzialismo di prodotto.

    (fa)

    • Firma - fa
  3. Gli “americani” non sono turisti, ma studenti e docenti di un college privato dello Stato di NY., che viaggiano, soggiornano e studiano a loro spese loro e non di “commento firmato”. Solo per la precisione. Sono i benvenuti. La loro visita e il loro studio di un progetto di turismo nel Parco da un punto di vista a americano ci fa onore e ci servirà. Altre info sul sito.

    (Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)

    • Firma - ParcoNazAppenninoToscoEmiliano