Per chi ha un orientamento politico lontano da quello dei sindacalisti imprigionati e successivamente condannati (alcuni di essi furono giustiziati per impiccagione), la festa del 1° Maggio assume una connotazione ideologica che non dovrebbe condizionarci.
Il fatto storico: il primo di maggio del 1886 ad Haymarket, Stati Uniti, alcuni sindacalisti di orientamento anarchico e socialista organizzarono una manifestazione pacifica, cui aderirono migliaia di lavoratori, con comizio tenuto da Albert Parsons. Si chiedeva prima di tutto la riduzione a 8 ore dell’orario di lavoro giornaliero. Improvvisamente fu lanciata una bomba che uccise un poliziotto; questo autorizzò la Polizia a sparare sulla folla: morti e feriti. Poi arresti e persecuzione anche di gente ignara che nulla sapeva di Socialismo e Anarchia. Dal 1890 si decise di proclamare il 1° Maggio come festa dei lavoratori. Chi lanciò la bomba? Gli anarchici? (questo valse loro la nomea di “bombaroli”), o addirittura la bomba fu lanciata da un poliziotto, allo scopo di scatenare e giustificare la repressione? Possiamo anche accettare la prima ipotesi, nonostante le numerose testimonianze propendano per la seconda.
Ma non è questo il problema. Il problema è che il lavoro è un diritto fondamentale dell’uomo (e della donna); è ciò che innalza la nostra dignità. Per questo deve essere dignitoso, in tutti i sensi; deve essere sicuro; non deve costringere i lavoratori a tempi e modi insostenibili; dovrebbe garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una vita dignitosa.
Penso ai nostri giovani, che nel migliore dei casi trovano impieghi sottopagati, le cui trattenute non sono certo sufficienti a garantire il sistema pensionistico.
Ho notizia di neo assunti a tempo indeterminato con 750€ di stipendio mensile. I contributi trattenuti su un tale salario non bastano neppure a sostenere una pensione minima!
Con la mia ignoranza in campo matematico, riesco ugualmente a risolvere questo semplice calcolo aritmetico. E allora perché chi ci governa non riesce a farlo questo calcolo?
C’è un’altra considerazione che mi viene di fare. Risparmiare e basta, alla fine, non rende ricchi, mentre è il denaro speso che rende ricca la società perché rimette in moto l’economia. I giovani sono più propensi a spendere e quindi devono essere ben pagati.
Il denaro acquista valore reale solo nel momento in cui assume il ruolo per cui è stato creato: bene indifferenziato con funzione di scambio.
Il denaro è un tramite, non può essere il fine, deve essere reinvestito. Non lo dice un comunista, lo dice l’economista inglese Keynes.
Anche se si è credenti e praticanti, il tema del diritto al lavoro emerge chiaro: nella preghiera del “Padre nostro”, quando, rivolgendoci a Dio, chiediamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, non intendiamo soltanto: “Fa che qualcuno ci doni pietosamente un tozzo di pane”, chiediamo un lavoro che ci assicuri onestamente il nostro pane quotidiano. Questo è il senso, secondo me di quell’invocazione.
Concludo quindi augurando a tutti, ma proprio a tutti:
BUON 1° MAGGIO!
Buona festa della dignità del lavoro!
(Maria Grazia Consolini)