Home Cultura “Uno stage intercontinentale”. Gli studenti dell’IIS raccontano l’esperienza col Gaom

“Uno stage intercontinentale”. Gli studenti dell’IIS raccontano l’esperienza col Gaom

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(Gli studenti dell'IIS in Etiopia)

Siamo un gruppo di studenti dell'istituto IIS di Castelnovo ne' Monti, della classe 5^ indirizzo agrario che ha partecipato alla spedizione in Etiopia organizzata dal GAOM (Gruppo Amici Ospedali Missionari) nel periodo tra gennaio e febbraio del 2014. La nostra esperienza in Etiopia è stata emozionante, abbiamo confrontato due realtà del tutto differenti, il nostro stile di vita e quello delle popolazioni locali. Abbiamo vissuto tre settimane immersi nella natura, con un ampio panorama sulla Rift Valley, abbiamo avuto modo di apprezzare la semplicità di quei luoghi, la gentilezza e l’accoglienza di quelle persone che pur avendo poco o nulla erano pronti a condividerlo.

Abbiamo imparato un concetto fondamentale, cioè che ogni cosa per cambiare ha bisogno di tempo e che esso è solo un mezzo per arrivare al traguardo. Ci siamo trovati in una realtà che non ci appartiene, a casa loro e abbiamo compreso che ogni progetto va portato avanti con la gente del posto, per iniziare così insieme un cammino di crescita.

Siamo partiti con l’idea di andare ad insegnare loro qualcosa e invece siamo stati noi ad aver imparato tanto da loro, a dare la giusta importanza alle cose e a capire ciò che è necessario e ciò che è superfluo.

Abbiamo avuto modo di cimentarci in molte attività lavorative, anche fuori dall’ambito agricolo, riuscendo a fare gruppo con tutti gli altri membri della spedizione e ad interagire con i ragazzi del luogo che collaboravano al progetto. Il progetto era inerente alla costruzione di un granaio al fine di stoccare la produzione locale di cereali, in particolare di mais di cui usufruire nei periodi di carestia, favorendo al tempo stesso l'incontro e la collaborazione tra le diverse tribù della zona limitando la conflittualità.

Alle 5,15 cominciava la nostra giornata, ci si alzava, si faceva colazione con le torce, ci recavamo sul cantiere alle 6,30 e lavoravamo fino alla mezza, pranzando al sacco in cantiere e verso le 16,00 rientravamo in Missione. Essa si trova a Ropi, un piccolo villaggio in aperta savana, non avevamo l'elettricità (presente solo in alcune ore del giorno grazie ad un generatore) e l'acqua del rubinetto si poteva utilizzare per lavarsi e per fare il bucato (per bere disponevamo di acqua in bottiglia).

L' attività agricola è praticata dalla gran parte della popolazione e risulta arretrata e limitata dalla scarsa disponibilità di acqua. E' stato un tuffo nel passato che ci ha portato concretamente a calarci in quello che poteva essere l'agricoltura di secoli fa. Le lavorazioni del terreno vengono effettuate a mano, oppure con l'impiego di zebù (bovini locali) che trainano rudimentali aratri. Le colture frutticole sono limitate alle piantagioni della missione mentre in altre zone sono molto diffuse.

L'allevamento interessa le specie bovine (zebù) e ovi caprine, è praticato alla stato semi-brado e le mandrie si alimentano con i magri pascoli del territorio. Gli animali allevati sono generalmente destinati al mercato in quanto manca la possibilità di conservare la carne, quando un animale viene macellato la carne viene consumata subito suddividendola tra le varie famiglie.

Ci sentiamo molto cambiati, come se avessimo qualcosa in più di quando siamo partiti. Siamo rimasti colpiti nel vedere che quella gente che non ha niente ha sempre il sorriso sulla faccia,e anche se noi in quelle terre eravamo ‘’forengi‘’, cioè stranieri, tutti ci salutavano, indifferentemente dal nostro diverso colore della pelle e non ci facevano pesare il fatto di esserlo. Siamo tornati a casa lasciandoci alle spalle una bellissima esperienza che ci terrà legati per sempre a quei posti e a quella meravigliosa gente, lasciando a tutti noi che abbiamo condiviso questa esperienza qualcosa di speciale.

(Veronica Bonicelli, Simone Lamecchi, Elia Mattioli e Filippo Reina)

2 COMMENTS

  1. Questo è un esempio di bravi e grandi ragazzi. Per loro non sarebbe stato più comodo fare uno stage vicino a casa con tutte le comodità? Invece hanno scelto di fare questa splendida esperienza in una terra povera, come l’Etiopia, ma ricca di calore umano e di tante altre cose che noi non abbiamo. Un abbraccio e tanti auguri a questi cari ragazzi!

    (Patrizia)
    p.s. Mi spiace molto vedere così poche letture su questo articolo!

    • Firma - Patrizia