Una castelnovese, Raffaella, si trasferisce, cambia casa, esasperata dai furti. Questa ancora (purtroppo) mancava. La notizia è rimbalzata durante la discussione di ieri l'altra sera, organizzata da Udc, Nuovo Centro Destra e Fratelli d’Italia, nella sala del Consiglio comunale di Castelnovo ne’ Monti, il cui tema era proprio quello: i troppi furti registrati – solo in parte denunciati o comunque resi in qualche modo pubblici – in questi ultimi mesi a Castelnovo ne’ Monti e in un po’ tutto l’Appennino (è di stasera l'ultimo caso).
C’era bisogno di parlare e soprattutto di sfogarsi, per chiedere aiuto e collaborazione alle istituzioni, per sentirsi meno soli. In questo pensiamo possano racchiudersi scopo e svolgimento della riunione, a tirare le fila della quale sedevano nel tavolo al centro della sala Umberto Gianferrari, Robertino Ugolotti e, giunto dopo, Cristian Immovilli, riferimento provinciale Ncd.
“I furti sono il problema numero uno, un'abitazione svaligiata è uno stupro, chi subisce furti viene anche portato a cambiare il proprio carattere”, ha detto Gianferrari. "Sono contrario alle ronde, che considero 'carnevalate', massima fiducia nelle forze dell'ordine, cui ripetiamo tutta la nostra gratitudine, ma occorre uscire dall'eccessiva 'riservatezza' degli stessi derubati".
E molti nella sala l'hanno ascoltato, raccontando le proprie storie, intrise di paura, segnate forse anche, ancor prima, da sorpresa per la sfrontatezza con cui chi delinque agisce. Si parla di turni organizzati in famiglia per uscire di casa, in modo da non lasciarla sguarnita.
Enrico Salimbeni ha sostenuto, nel suo argomentare appassionato, che "il problema ha molte sfaccettature e che non è 'di parte' perchè riguarda tutti".
Federico Tamburini si è detto colpito dal racconto di chi s'è visto i ladri in casa, sottolineando alcune parole/sentimenti: paura, omertà, rassegnazione, bisogno di sentirsi ascoltati... "Serata importante perchè va nella direzione di riannodare i fili tra cittadini e istituzioni".
Marco Colombari: "C'è un paese da ricostruire". In più sottolineano la necessità di "riappropriarsi del territorio", di non permettere che "ci facciano chiudere in casa".
Un esponente del M5S sostiene che, data la situazione, occorre "pensare più al bene comunitario che al proprio orticello".
Qualche accenno più polemico si è verificato quando ha preso la parola il vicesindaco Cosetta Gattamelati, interrotta da un'astante al grido di "balle! demagogia!". L'amministratrice, concordando nel non considerare la sicurezza argomento di parte, stava dicendo che i poteri locali sono quel che sono, rammentando gli obblighi di legge in capo agli enti locali; laddove Giandomenico Reverberi sosteneva la necessità di stringere i rapporti sindaco-prefetto proprio alla scopo di rafforzare le misure di contrasto e repressione (ma riconosceva anche "le nostre responsabilità causate dal menefreghismo").
Più persone hanno riportato le frustrazioni delle forze dell'ordine, che lavorano, arrestano e poi si vedono in men che non si dica i delinquenti subito rimessi in circolo.
Gianferrari rilancia la sua proposta che risale già a qualche anno fa (ospitata pure sulle colonne di questo giornale): condizionare la concessione della cittadinanza a chi ha un lavoro e un'abitazione decorosa.
Le cose, come spesso capita, sono però più mischiate e complesse che il semplice b/n, che rende facili prese di posizione e conseguente individuazione, magari semplicistica perchè non fornita di tutti gli elementi utili, delle soluzioni. Il vicesindaco ha provato - nell'accavallarsi delle parole - a ricordarlo.
A maggior ragione su tale tasto ha battuto Enrico Bini, vincitore delle recenti primarie Pd e autorevole candidato alla prima magistratura comunale alle prossime elezioni amministrative. Che pure non ha usato mezzi termini quando ha affermato che "certa gente va mandata a scontare la pena nei suoi posti". Ovvio il riferimento, un vero filo rosso durante tutta la sera, ai delinquenti "d'importazione". Repressione e prevenzione. "Il problema è serio e va affrontato, in collaborazione stretta tra cittadini, istituzioni e forze dell'ordine". Accoglienza sì ma anche grande attenzione. Bini esprime l'ipotesi dell'utilità di piazzare ad esempio telecamere in punti strategici. Ma soprattutto il candidato sindaco del centrosinistra cerca di far comprendere che il problema furti si lega a monte ad altre piaghe: lo spaccio ("dietro c'è la 'ndrangheta"), il gioco d'azzardo (che si mette in piedi in parecchie case del castelnovese, opera di stranieri & di italiani). Bini parla della desolazione di minorenni agli arresti domiciliari, del dovere dei "capi" delle comunità straniere qui residenti di "isolare le mele marce", della necessità poi di adottare tutti tutte le accortezze che peraltro vengono sempre ricordate e raccomandate dalle stesse forze dell'ordine.
Il problema insomma pare ad ampio raggio, la società locale negli ultimi due decenni in particolare è cambiata; anche con le sue positività, di scambio, di arricchimento, come in particolare ha ad esempio rammentato Salimbeni. Occorre attrezzarsi. Con tutte le antenne, le doti, le capacità di cui disponiamo.
Io penso che tutte le forze politiche si debbano porre il problema dell’accoglienza a prescindere: non è ammissibile che sul territorio vi siano persone di altre etnie che facciano il bello e il brutto indisturbate e pure sostenute economicamente. C’è chi dirà che i delinquenti sono anche a casa nostra e ce li dobbiamo tenere, ma quelli di altre nazionalità debbono andare via, senza se e senza ma e, come dice Bini, andare a scontare la pena a casa loro. Non vorrei più sentire la parola “razzista” pronunciata nei nostri confronti da chi non sta alle regole del vivere civile, è troppo facile e comodo e la politica deve dare un segnale forte, come lo devono dare e cito le frasi dell’articolo “i capi delle comunità” ospitate sul nostro territorio. E’ giusto pretendere che vive qui abbia un lavoro e una casa e che si possa mantenere con il proprio stipendio per non essere perennemente a carico della comunità. Io vedo persone che non fanno niente in tutto il giorno eppure sono vestite bene, mandano i figli all’asilo o a scuola, alla scuola di calcetto ecc. Come fanno? Di cosa vivono? E’ lecito farsi queste domande e la politica deve dare le risposte necessarie e mai abbassare la guardia. Vogliamo vivere in un paese dove la gente può uscire di casa tranquillamente senza che gliela svaligino, dove diritti e doveri siano di tutti, per tornare ad essere una comunità serena e laboriosa come quella di Castelnovo è sempre stata.
(MC)
Chi parlava in questo modo era considerato razzista e non era difeso nemmeno dagli italiani stessi. E’ finito il momento del “volemose bene” a tutti i costi e anch’io mi faccio una domanda: ma chi sta fuori tutto il giorno nei bar o per strada, senza lavorare, come fa a mantenersi? Ma ce le vogliamo fare due domande e poi darci, possibilmente, anche le risposte? E’ arrivato il momento di mettere un freno a tutti questi aiuti, perché non ce lo possiamo più permettere, perché noi cittadini dobbiamo pretendere dalle istituzioni che facciano chiarezza nella massima trasparenza possibile, dobbiamo pretendere che chi sta sul territorio senza un lavoro debba potersi mantenere da solo, come facciamo noi. Anch’io vedo persone nullafacenti che vivono in case il cui affitto è pagato dal comune, che il loro figli sono ben vestiti e curati, che non manca loro nulla. C’è qualcosa che non torna.
(C.)