In molti commenti che ho sinora letto sul tema della creazione di un unico comune del crinale, viene spesso affrontato, in positivo o in negativo, l’aspetto dei contributi economici che Regione e Stato prevedono a favore del comune che nasce da una fusione di piccoli comuni per 10 anni. Si tratta di cifre significative ed importanti che aiuterebbero non poco, ma credo che andare verso un nuovo comune sia qualcosa di più importante che avere incentivi economici temporanei. I comuni come li conosciamo oggi datano ad oltre 150 anni, si tratta quindi di una scelta storica che durerà per molti decenni a venire, quindi una scelta che deve avere motivazioni più profonde. Una di queste, a mio avviso, è che nel nostro Paese vi è una grande, unanime richiesta di semplificazione dello Stato, degli enti locali ed una fortissima esigenza di risparmio sulla spesa pubblica, per liberare risorse a favore di investimenti produttivi. Ebbene, passare da quattro comuni ad uno è un contributo in questo senso. Ho letto anche che si perdono le proprie “radici”. Da nativo e residente di Busana, da “innamorato” dell’Appennino tosco-emiliano, credo che le potenzialità del nostro territorio siano sottovalutate, misconosciute ed insufficientemente valorizzate. Per cambiare le cose credo occorra avere obiettivi nuovi che tengano conto di quelli che sono i nostri valori territoriali.
Mi permetto un superficiale “volo” sul territorio di Ligonchio, Ramiseto, Collagna e Busana. Amo guardare dal mio paese la valle del Secchia, i campi curati attorno a Cinquecerri, la valle dell’Ozola che confluisce nel Secchia, le attraenti vette del Cusna e del Cavalbianco. Tutto ciò oggi in Comune di Ligonchio. Salgo spesso in vetta al monte Ventasso, da lì l’ampia valle dei Cavalieri, lo spettacoloso lago Calamone, il borgo di Montemiscoso, le campagna di Gazzolo, la piana di Pratizzano, la stupenda cornice dell’Alpe di Succiso. Tutto ciò oggi in Comune di Ramiseto. Mi piace percorrere la strada che porta alla Scalucchia, ammirare le rustiche recinzioni dei campi sopra Valbona che “odorano” di pastorizia e di fatiche, la stretta valle del Rio Arbero che rifluisce a valle dell’orrido degli Schiocchi nel Secchia, le recuperate praterie sopra Nasseta, ancora un versante del Cavalbianco, la Nuda ed il Casarola con la sua imponenza. Tutto ciò oggi in Comune di Collagna. Poi, più da vicino, il fortino sullo Sparavalle, l’osservatorio astronomico, l’ampia prateria che li congiunge, il camping immerso nei secolari castagneti, le pendici del Ventasso che nelle varie stagioni sono uno spettacolo di varietà di colori, i borghi di Ca’ Ferrari e NIsmozza che richiamano la storia e l’edilizia dei nostri avi. Tutto ciò oggi in Comune di Busana. Ebbene, io che sono nato ed ho “radici” a Busana, se fra un anno diventassi abitante nel Comune “Ventasso” (per citare uno dei possibili nomi) andrei orgoglioso di essere cittadino di un comune che annovera nel suo territorio tutte le bellezze che ho prima citato (sono quelle che si evidenziano “al volo”, andandoci dentro c’è ovviamente molto altro e molto di più).
Le mie “radici” non sarebbero estirpate, ma arricchite!
Mi si potrà obiettare che non si “mangia” con le bellezze naturali. Mi permetto di osservare che questa eventuale affermazione, se può essere superficialmente valutata come vera, ad una riflessione più attenta non regge. Infatti è proprio questa nostra “materia prima” che può essere la nostra fonte economica e di lavoro. Vi sono già esperienze avviate in questo senso, ma il più è ancora da fare. Per fare ciò, per avere la forza di perseguire progetti ed obiettivi nuovi, penso per esempio ad una capacità di dialogare con i comuni confinanti della Garfagnana e della Lunigiana, facendo del Pradarena, del Cerreto e del Lagastrello elementi di congiunzione per pensare ad uno sviluppo comune. Per rivendicare l’attenzione degli enti superiori per finanziare le infrastrutture di cui il nostro territorio necessita, viabilità e banda larga in primis, il sindaco del comune più ampio della provincia (257 km quadrati), tra i primi più popolosi comuni dell’Appennino (4.407 ab.), avrebbe sicuramente più autorevolezza e forza per rivendicarle. Così come nei confronti del Parco nazionale, che ricadrebbe per circa l’80% del suo territorio nel Comune “Ventasso”, si avrebbe la forza di rivendicare correzioni di operatività ed investimenti che si rendono necessari.
La garanzia poi, che la legge prevede, del mantenimento dei quattro municipi nelle località di origine dove i cittadini continuano ad usufruire dei servizi essenziali, mi pare importantissima e molto opportuna.
Queste mi sembrano tra le ragioni a favore di un processo riformatore che è nelle mani dei cittadini del crinale appenninico reggiano, che possono attraverso il referendum popolare vincolante, decidere il proprio futuro istituzionale. Inoltre una valutazione attenta delle tendenze riformatrici da parte dello Stato sulle autonomie locali, fanno presumere che possa esserci nel prossimo futuro un intervento autoritativo di legge nazionale che accorpi i piccoli comuni secondo criteri numerici indipendenti dalla nostra volontà di residenti.
Infine ho potuto spesso toccare con mano come i bambini di Ramiseto, Busana, Collagna e Ligonchio quando si trovano assieme nell’Istituto scolastico comprensivo, che è già realtà da anni; quando con i loro parroci partecipano a varie iniziative e giochi come Vicariato dei quattro comuni, che è realtà da anni, non sono “radicalmente” diversi, anzi stanno benissimo assieme senza problemi, mi pare si sentano già parte di una stessa realtà. Loro sono il futuro, noi adulti abbiamo l’opportunità di guardare a loro con fiducia ed apertura, unendo le forze per un futuro migliore.
(Claudio Bucci)
Estratto dal numero di gennaio 2014 del periodico “Oltre la Sparavalle” del Vicariato dell’alto crinale.
Cito testuali parole dall’agenda del signor Bucci: “Una fortissima esigenza di risparmio sulla spesa pubblica, per liberare risorse a favore di investimenti…”. Poi “…mantenimento dei 4 Municipi nelle località di origine, dove i cittadini continuano a mantenere i servizi essenziali…” Ma allora, mi chiedo: da dove verrebbe il risparmio? E se veramente lo Stato riuscisse a risparmiare, vi siete chiesti a scapito di chi risparmierebbe? Forse di noi montanari?
(Liliana)
Sono d’accordo, la sua analisi non fa una grinza. Molto giusta.
(G.C.)
Montanari, nati su queste terre alte, salvate i vostri comuni, opponetevi con ogni mezzo alla campagna mediatica e costosa (soldi nostri) di chi vuole la cancellazione dei comuni del crinale reggiano. L’iter della fusione è già stato sottoscritto e qualcuno vuole evitare sorprese al referendum. Ma che si arrivasse a tirare in ballo anche i bambini supera ogni limite, ma il limite non è uguale per tutti; lo stesso Hitler mandò in guerra ragazzi di 16 anni sperando di vincere la sua guerra. Tra non molto si farà credere che il risparmio che deriva dalla fusione di quattro comuni del crinale reggiano riporterà in attivo le casse dello Stato italiano e che con i contributi che saranno riconosciuti a questi comuni si costruiranno strade e superstrade; parlando di strade a Ramiseto ne basterebbe una decente per arrivare a Vetto, mai costruita in questi anni, una strada che avrebbe aiutato lo sviluppo del territorio ramisetano. Peccato che lo studio di fattibilità fatto redigere da Toano e Villa dimostri che la fusione farà aumentare vari costi e che gran parte dei contributi andranno per coprire le spese. Se veramente fosse il risparmio ad interessare i promotori della fusione si fonderebbero i grandi comuni della bassa, dove i costi di gestione e di amministrazione sono effettivamente elevati; fusioni che non penalizzerebbero nessuno in quanto viabilità e servizi sono diffusi ovunque e su un territorio pianeggiante. Una cosa deve essere chiara, prima di chiudere i comuni montani, che sono l’unica istituzione vicino a chi ha bisogno su un territorio disagiato e dissestato, devono chiudere tutte le altre istituzioni pubbliche, comprese Province e Regioni. Questo inoltre sarebbe vero risparmio. Da parte mia credo che chi vuole mettere le mani sui territori del crinale reggiano deve fare sparire gli attuali comuni ed avere a che fare con un solo comune, con un solo sindaco; tutto sarà più semplice e più facile. Cittadini del Comune di Ligonchio, di Collagna, di Busana o di Ramiseto, credete veramente che se diventerete cittadini del Comune del Ventasso le cose per voi miglioreranno? Perdereste solo il vostro comune, la più bella e utile istituzione italiana. Prima andiamo nella grande Unione dei comuni montani, poi parleremo di fusione e non viceversa, come farebbe piacere a qualcuno.
(Lino Franzini)
Mi permetto di correggere parzialmente quanto detto da signor Franzini per quanto riguarda i riferimenti allo studio di fattibilità di Villa e Toano avendo seguito da vicino la vicenda. E’ corretto quando dice che quello studio in sostanza diceva che le cosiddette spese per la “politica” sarebbero aumentate invece di diminuire, ma va detto che era riferito ad un procedimento che prevedeva la fusione di due soli comuni, quindi con una riduzione di un solo sindaco e una sola giunta, mentre nel caso del crinale a sparire sono tre sindaci e tre giunte e questo comporterà dei risparmi, inoltre la fusione Villa/Toano avrebbe comportato il superamento della soglia dei 5000 abitanti oltre la quale c’è un notevole aumento dei compensi degli amministratori (aumento di oltre il 50%), cosa che invece non avverrebbe nella fusione del crinale dove mi pare si arriverebbe intorno ai 4500. Detto questo, sia chiaro, si parla comunque di risparmi minimi e concordo con chi dice che bisognerebbe iniziare dalla chiusura di altri enti anzichè dai piccoli comuni di montagna, ma ci tenevo a specificare le cose per correttezza d’informazione.
(And)
Bellissima arringa, signor Franzini! Ho paura, però, che io, Lei e pochi altri, saremo delle “Cassandre”!
(Liliana)
E’ vero, gli sprechi non sono nei piccoli comuni come dice Franzini, ma in altri enti che andrebbero sicuramente monitorati per come utilizzano il denaro pubblico. Tuttavia ognuno di noi è chiamato al voto nella sua piccola realtà di appartenenza e deve misurarsi con essa, in primo luogo, non filosofeggiare su quello che andrebbe o non andrebbe fatto in generale in Italia. Quindi mi pare che mantenere un misero comune di poco più di mille abitanti autonomo sia molto difficile oggi, e non si vede quali siano i benefici, visto che comunque con la Grande Unione con Castelnovo la popolazione avrà un interlocutore diverso che per forza di cose non sarà più il Comune come lo intendiamo oggi. Infine, aggiungo, speriamo le “Cassandre ” siano smentite da interventi di valorizzazione del territorio che per migliorarsi non ha necessariamente bisogno della creazione di grandi infrastrutture, la strada potrebbe anche essere quella della valorizzazione delle bellezze naturali, come già diverse cooperative stanno facendo.
(Md)
Mi scuso con Redacon e con i lettori ma vorrei replicare al signore che si firma “Md”. Giustamente tutte le amministrazioni pubbliche, anche quelle piccole, devono risparmiare, ma togliere i comuni montani non è risparmiare, è togliere a chi non ha più nulla. Ho sempre pensato che la pubblica amministrazione se deve togliere deve farlo partendo dai comuni ricchi e non da quelli poveri; non deve essere come un Robin Hood al contrario. E’ certo che i comuni della bassa hanno tantissimo rispetto ai comuni montani: non hanno una popolazione con una età media molto elevata, non hanno territori estesi da gestire, non hanno più una viabilità anteguerra, non hanno un territorio completamente dissestato e pieno di frane; in compenso hanno lavoro, bellissime strade ovunque e servizi di ogni genere. Ma per il potere, diciamo pure per la politica, è molto più facile togliere a chi non ha voce in capitolo, a chi non ha alcun peso elettorale, a chi è privo di forze reattive. Da anni la montagna è come una ruota che cigola, ma ad essere oleata non è mai la ruota della montagna. E ora si vuole dare alla montagna il colpo di grazia: togliendole i suoi comuni. Signor “Md”, togliere i comuni montani non è risparmiare, è il modo più semplice per liberarsi degli attuali problemi della montagna e crearne altri. Per alcuni è più facile fare sparire l’ammalato che curarlo e questo è quello che sta succedendo ai comuni di Ramiseto, Ligonchio, Collagna e Busana. Ma qualcuno sotto l’effetto della campagna mediatica messa in atto non si accorge che la fusione non porterà nulla, toglierà soltanto, ma qualcuno pensa che i montanari sono abituati a farsi togliere quello che hanno e confidano che la fusione si farà. A meno che la montagna non apra finalmente gli occhi e non ascolti più una sola voce ma mediti attentamente.
(Lino Franzini)