Oggi parliamo di Amazon.
Amazon è un'azienda di commercio elettronico statunitense con sede a Seattle, è stata tra le prime grandi imprese a vendere merci su Internet.
L'azienda iniziò come libreria online, offrendo una scelta di titoli molto maggiore di qualsiasi grande negozio di libri, tra le prime grandi imprese a vendere per corrispondenza.
Inizialmente il portale era solo negli USA, oggi ci sono siti localizzati nel Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Italia (www.amazon.it), Giappone, India…
Personalmente ho a che fare con questo colosso dal lontano 1998, anno in cui iniziai ad acquistare libri tecnici, rigorosamente in lingua inglese. I prezzi erano elevati, come per tutti i testi professionali, ma era splendido potere “sfogliare” online alcune pagine scannerizzate e valutare il contenuto del libro.
La cosa che più apprezzavo era digitare alcune parole chiave, per esempio “supercharged engines” (motori turbo-compressi), e appariva una lista interminabile di testi, che potevi ordinare in base al consenso dei lettori, al prezzo, alla data di uscita…
Ancora oggi, vedo in testa i miei cavalli di battaglia.
Successivamente, oltre ai libri, Amazon ha cominciato a proporre altri prodotti, elettronica di consumo, vestiario, giochi…
Ha inventato il libro elettronico, promuovendo il famoso lettore digitale, il Kindle.
Nel 2000 comprai uno splendido palmare che in Italia non arrivò mai.
Figuriamoci, dagli Stati Uniti, le spese di spedizione incidevano parecchio, spesso vanificavano il minor prezzo di acquisto della merce, però la comodità di trovarla stando seduto davanti al proprio PC, o l’esclusività rispetto a librerie o negozi italiani, mi faceva dimenticare questo “dettaglio”.
I tempi per ricevere la merce erano dell’ordine dei dieci giorni, complice anche un noioso sdoganamento a Bologna, accompagnato spesso (non sempre però) da richieste di inviare documenti e pagare dazi di importazione elevati (anche il 30% del valore in fattura).
Da quei lontani anni ’90 e 2000 di navigazione ne ho fatta, ho scoperto eBay e faccio acquisti di ogni genere in altri siti, per un totale di alcune decine di operazioni all’anno.
In quindici anni di acquisti online ho assistito a un continuo e incessante processo di velocizzazione delle transazioni, delle spedizioni e riduzione dei loro costi.
Oggi con pochi euro si riesce a ricevere con corriere qualunque merce di dimensioni contenute.
Amazon offre la spedizione gratuita su molti acquisti anche al di sotto dei 100 euro.
Non è raro che il giorno successivo alla registrazione di un ordine la merce parta, alle volte anche dopo sole 2 ore; in un giorno o due arriva, dai paesi europei.
Potete acquistare sul sito tedesco, se non trovate quello che cercate su quello italiano, aiutatevi con il traduttore di Google se usate Chrome come browser.
Chi compra molto online si sarà accorto che si diventa sempre più smaniosi di ricevere la merce, una volta lo scopo principale era risparmiare, ora è assodato, per cui si vorrebbe avere il prodotto come se lo si comprasse fisicamente in un negozio reale. Non capita anche a voi?
L’ultima volta ho sollecitato per 2 volte la spedizione di uno smartwatch, a partire dalla mattina successiva all’ordine, ed eravamo sotto le festività natalizie. Ma il cliente ha sempre ragione…
Amazon è molto attenta al cliente, sa prevedere i bisogni e le tendenze, forse sa anche guidare la clientela a sé.
Comunque ha capito i desideri che mutano, ha saputo ridurre i costi di spedizione, di gestione, affidandosi a partner di appoggio che spediscono dai propri magazzini, per conto di Amazon, senza passare per quest’ultima.
Sappiamo che sono emerse forti critiche sulle condizioni lavorative dei dipendenti, soprattutto di quelli che lavorano in magazzini subappaltati.
Ora Amazon sta lavorando sui tempi di consegna, ha implementato un sistema informatico che fa invidia alle maggiori multinazionali industriali, raccoglie milioni di dati, è in continuo collegamento con magazzini, corrieri e partner, un sistema nervoso digitale che sa in tempo reale quello che sta succedendo.
Ma non basta, due giorni, un giorno di attesa è troppo, vogliamo fare click su “acquista” e ricevere la merce subito!
A inizio dicembre su tutti i giornali e TV si parlava di Amazon per avere presentato un progetto rivoluzionario, “Prime Air”, per la consegna delle merci.
Tra le tante fonti, ecco cosa scriveva Repubblica il 2 dicembre scorso:
Dal magazzino al cliente in 30 minuti. E' quanto impiegherà la merce venduta da Amazon a raggiungere l'indirizzo dell'acquirente non appena si completerà un acquisto. E tutto grazie a un metodo di distribuzione rivoluzionario che prevede l'utilizzo di droni. Il futuristico servizio "Amazon Prime Air" è stato svelato dal fondatore e CEO della società, Jeff Bezos, nel corso di un'intervista per il programma tv statunitense 60 Minutes. I primi "voli" potrebbero iniziare addirittura nel 2018. Tutto dipenderà dalla FAA (la Federal Aviation Administration) che dovrà approvare la flotta di Amazon.
Vi lascio al video promozionale http://www.youtube.com/watch?v=98BIu9dpwHU
Un mese e mezzo dopo, spunta un’altra notizia che ha fatto meno scalpore, ma per me è ancora più interessante (fonte Techeconomy.it).
Amazon e la consegna predittiva: prodotti “spediti” prima dell’acquisto. In un futuro forse non troppo lontano Amazon sarà in grado di spedire i pacchi con gli ordini dei clienti ancora prima che questi abbiamo effettuato l’acquisto. E’ questo l’oggetto di un nuovo brevetto rilasciato al colosso dell’e-commerce secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, un brevetto che consente il cosiddetto “anticipatory shipping”: Amazon sarà in grado di prevedere i prodotti che probabilmente saranno acquistati da determinati clienti, e “sposterà” tali prodotti verso i centri di spedizioni loro più vicini. Con grande vantaggio, ovviamente, per i tempi di spedizione e consegna che sarebbero ulteriormente ridotti.
Ma come Amazon riuscirà a farlo? Secondo il Wsj, Amazon studierà l’imponente mole di dati sui suoi utenti per poi utilizzarli in modo predittivo. Ordini passati, ricerche su Internet, il contenuto dei carrelli, la tipologia di merce restituita e, forse, anche il tempo che il cursore del mouse trascorre su determinati articoli, a dimostrazione dell’interesse verso quel particolare oggetto, saranno scandagliati e verificati al fine di estrarne modelli di comportamento d’acquisto.
Secondo quanto scritto nel brevetto, Amazon potrà persino compilare parzialmente indirizzi stradali o codici di avviamento postale, nella marcia di avvicinamento al cliente, e poi completare l’ etichetta in transito. Amazon sostiene che il metodo di trasporto predittivo potrebbe funzionare particolarmente bene per un libro popolare o altri oggetti che i clienti vogliono il giorno in cui vengono rilasciati. Ma è anche plausibile che Amazon potrebbe suggerire prodotti già in transito verso i clienti per assicurare che essi siano consegnati effettivamente.
Ritengo che l’idea di consegnare le merci con piccoli “quadri-cotteri” radiocomandati, muniti di GPS per la localizzazione del destinatario, sia un po’ prematura, implica questioni logistiche (pensateli a zigzagare nei centri storici o in mezzo a grattacieli, suonare il campanello, sicurezza aerea e non, non è semplice). I principali enti internazionali, però, si stanno già muovendo nella normazione di questi dispositivi che sono già disponibili per uso amatoriale, comandati con un normale smartphone. Un televisore forse meriterà ancora un furgoncino.
Ma la spedizione predittiva, mi ha lasciato basito, perché questa è fattibile.
Chi ha familiarità con la programmazione e pianificazione della produzione e approvvigionamenti, sa bene che l’analisi statistica e la storica, sono strumenti fondamentali, uniti ai budget, per determinare i futuri fabbisogni industriali e essere pronti a soddisfare le richieste dei clienti che comprano sempre più all’ultimo momento.
Quante volte avrete sentito parlare di Just in time, Lean production, Flusso teso, Lead time, tutto a rappresentare la necessità di fare quello che serve all’ultimo momento e in breve tempo, minimizzando i tempi morti, le scorte, gli sprechi.
Ora Amazon pensa di portare le merci il più vicino possibile ai potenziali clienti.
Se guarda i miei dati di acquisto, potrà vedere che sono solito comprare telefoni, custodie, giochi per bambini. Tra la miriade di marche e modelli che ho acquistato, però un dato è ricorrente: brand Samsung.
E allora potrebbe fare arrivare un bel Samsung Galaxy S5 che uscirà tra qualche mese, nel suo deposito di Piacenza, sperando che vedendolo disponibile e con consegna immediata, lo acquisterò proprio su Amazon.it, per averlo dopo 6 ore, tempo necessario a elaborare l’ordine, prendere la scatola dal magazzino, imbustarla, aspettare che passi il corriere e farla arrivare a Modena.
Se dovessi girare i negozi di Modena, per cercare il prezzo più basso, mi ci vorrebbero almeno due mezzi pomeriggi e i negozi al dettaglio lo avranno qualche giorno dopo Amazon!
E allora, non perdiamo tempo!
(Francesco Casoli)
Leggevo che la polizia giudiziaria di Milano utilizza un software che permette, analizzando una vasta base dati, ed entro certi limiti, naturalmente, di prevedere dove e chi commetterà reati in città. La statistica è una gran cosa, soprattutto quando ha a disposizione una sterminata mole di dati. Tutto questo, comunque, mi lascia preoccupato, più che felice. Finché tutto rimane nell’ambito del commercio, bene. Le tecnologie, di per sè, sono neutrali. Ma penso alle applicazioni mirate alla censura e al controllo delle idee, alla manipolazione delle opinioni, alla repressione del dissenso. In ogni caso, penso che i commercianti di Modena farebbero bene a vendere l’attività e investire sulle azioni della ditta che produrrà i droni di Amazon.
(Commento firmato)
Diciamo che molti commercianti hanno già venduto, non solo di telefoni, è un triste destino, come per tantissime, migliaia di aziende manifatturiere. Oggi il servizio è più forte del prodotto, incredibile! Quanto alla privacy, prima eravamo scrutati dai grandi centri di Intelligence, che per essere intelligenti dovevano sapere tutto di tutti e poi non sempre erano in grado di farne un uso corretto. Ora, con l’informatica, siamo tracciati e tracciabili. Pensiamo solo alla Coop, o ad altre catene, quando facciamo la spesa; io uso sempre il Salvatempo, non siamo forse soggetti a statistiche su quello che acquistiamo? Se fossimo in tanti a preferire un prodotto economico potrebbero metterlo meno in vista e farci scontrare all’entrata con uno per loro più remunerativo, condito da una bella pubblicità e noi, sopraffatti, lo prenderemmo perché così comodi, sotto mano. Ma fin che di questo si tratta…, però i provider di posta elettronica, i grandi social network, possono sapere tanto di noi, preferenze sociali, sessuali, ludiche, alimentari, interessi, pericoloso se va in mani sbagliate. Se una azienda di selezione del personale scoprisse (sapesse) che tra i contatti email frequenti ho la segreteria dello studio di uno psichiatra, farebbe bene a rifiutarmi un colloquio? Temo che sia difficile regolamentare l’accesso a quello che immettiamo sul web, tanto più nasconderlo. Molto dipenderà dalla onestà intellettuale e dalla moralità di chi vi accede.
(Francesco Casoli)
Oppure una compagnia di assicurazione che ha accesso ai miei dati sanitari. Quello che mi preoccupa è appunto questo: l’onestà intellettuale e la moralità. Non solo dei singoli, ma anche quella dei governi, che hanno (o fanno in modo di avere) accesso ai dati. Edward Snowden ci ha dato un piccolo esempio di ciò che si può fare.
(Commento firmato)
Io sono eternamente ottimista, alla fine sono riuscito a fare più cose come volevo di quante non mi siano riuscite; credo che l’uomo sia nato per migliorare, non nell’individualità di ciascuno di noi (ci sono tremende ingiustizie), ma nella universalità del genere umano. E’ vero che sempre più si delineano poteri forti che potrebbero fare il bello e cattivo tempo a discapito di un generale miglioramento, ma voglio sperare che non sia così. Per adesso guardo a quello che oggi si può fare ed avere e penso che sia meglio di quello che hanno avuto i miei nonni. Questo mi basta per sperare che i miei figli potranno dire la stessa cosa dei miei genitori, ma mi auguro che sapranno capire che anche noi abbiamo permesso che accadesse. Anche allora potrò dire di avere raggiunto un traguardo.
(Francesco Casoli)
La prima volta che ho visto un computer era il 1972, era grande come un armadio, ho poi passato una vita a contatto con queste macchine, terrorizzato da esse. Sono ormai un vecchio e l’unica cosa che mi sento dire è questa: l’unico computer sicuro è un computer spento, socket-off, ancora meglio.
(MV)
Mi piace sempre leggere i post dell’ing. Casoli. Ho l’impressione di apprendere cose un po’ prima di quanto arriverei ad apprendere, e forse mai, per conto mio. Tempo suo permettendo, le chiedo di seguire su questo sito una sua rubrica dedicata alla rete e alle cose che ogni giorno si possono fare, poiché più si sa meglio è. Ad esempio è molto interessante il sistema On the Clouds, sulle nuvole, di cui non molto si sa ancora come sfruttare pienamente. Insomma… ci dica, ci dica! Perché ci piace e ci serve! Grazie.
(A.)
Carissimo “A.”, grazie per la fiducia, metto in agenda di raccogliere un po’ di idee sulle nuvole, un ottimo spunto perché, nonostante sia ancora restio a farne uso massivo, sarà un futuro a cui inevitabilmente lo stesso hardware di PC e smartphones, ci obbligheranno a sottostare… Saremo tutti sulle nuvole!
(Francesco Casoli)
Francesco, certamente non si può fermare un treno in corsa mettendo un sassolino sui binari, come non si può fermare l’aereo con un guadino, ma certamente ci si può fermare a ragionare a cosa sta portando il “tuo” modo di vedere il commercio, il tuo modo di spendere i tuoi soldi, il tuo vivere nell’eccesso spasmodico di dover comperare sempre su siti internet e mai confrontarti con una persona in carne ed ossa che è lì non solo per vendere ma anche per dar assistenza. Se vogliamo estremizzare il tuo ragionamento ed acceleriamo in modo esponenziale il tempo, sia elettronico che vitale, tra anni ci troveremo ad avere tanti mega Amazon, con sede fiscali in paradisi che non pagano 1 cent nel paese ove vendono, tanti negozi piccoli chiusi, paesi spopolati ove la piccola economia è morta. Gli anni passano ed anche tu diventerai vecchio, bisognoso magari di assistenza, sai i neuroni calano andando avanti con l’età, ma ci sarà sempre Amazon che con il drone ti accompagnerà nel tuo ultimo viaggio, ma non in rete… Prova a ragionare su questa mia storiella, il mondo, da questi mega centri in mano di pochi, non riceve nessun beneficio, anzi sta devastando l’economia reale. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Purtroppo vedo che spesso i miei interventi vengono considerati come uno stile di vita, mi piacerebbe sapere come Lei può sapere quanto acquisto online e quanto in carne ed ossa, forse un Drone mi filma tutto il giorno.
Lei appartiene alla nazionalità italiana che è tra gli ultimi posti nel commercio e acquisto online, ma siamo al primo posto nella crescita economica, forse?
Pensiamo che anche se facessimo i puristi potremmo sconfiggere la concorrenza sleale cinese, o colossi come eBay e Amazon, che da soli fatturano forse come le più grandi imprese italiane?
I negozi del centro chiudono solo per merito della mia sfrenata passione per gli acquisti online? Non sono competitivi e meno soldi in giro portano a comprare dove costa meno e c’è più offerta…
Pensiamo che confrontarsi con il personale di una grande catena distributiva in un centro commerciale sia più costruttivo che comprare su internet? Hanno un turnover di personale pari a una miniera, non sanno molto di più di quello che leggi su un volantino promozionale… ma costano di più.
La nostra vecchiaia vedrà cose che oggi non ci immaginiamo, come i nostri nonni restano meravigliati o spaventati o, impassibili, davanti a quello che per i nostri figli è naturale. Se anche io e Lei ci mettessimo contro, cosa potremmo fare?
Io preferisco trarre vantaggio e contribuire a fare comprendere che adattarsi, forse, è più costruttivo che isolarsi. Se siamo sul treno forse ci ascolteranno, altrimenti ci saluteranno e basta.
(Francesco Casoli)
Come al solito gli articoli del sig. Casoli si risolvono con lo spot per una nota marca. E’ proprio necessario?
(E.M.)
Se non è illegale, credo che sia giusto dare un nome a quello di cui si discute, non penso che le letture di questo articolo diano profitti aggiuntivi e significativi a Samsung, tanto meno a me. Avrà fatto caso che mi firmo per esteso, per la stessa ragione, mentre Lei e altri non lo fanno. Punti di vista, rispettabili entrambi.
(Francesco Casoli)
Nessun problema a firmarmi per esteso.
(Emilio Monelli)
Aggiungo che mi vedo d’accordo con l’ing. Casoli sul discorso degli acquisti online. Tendenzialmente io sarei propenso a comprare localmente e Made in Italy, purtroppo sempre più spesso mi ritrovo a perdere giornate in cerca di un oggetto per sentirmi dire che se lo voglio possono ordinarmelo. Qui le mie buone intenzioni cadono, sono disposto a spendere qualcosa in più per vedere ed avere subito l’oggetto, se così non è il discorso cade. L’acquisto online è semplicemente più veloce, comodo ed economico.
(Emilio Monelli)