Ultimi giorni di iscrizioni al campo organizzato dal Vettus calcio, con una singolare iniziativa svolta nelle scuole. Infatti, il vicepresidente/ responsabile del settore giovanile (nella foto Andrea Grimelli) assieme a Enrico Predelli (membro dello staff tecnico), in accordo col mister Marco Ruffini, si sono recati presso le scuole medie ed elementari per un singolare incontro nelle classi e fare presente che... "La scuola viene prima di ogni altra cosa. Infatti, in collaborazione con docenti e genitori, gli atleti vettesi che frequentano il campo scuola per il gioco del pallone verranno monitorati anche sulle prestazioni scolastiche e se del caso (deciderà in extrema ratio il genitore) autorizzati o obbligati a saltare qualche allenamento fino a quando non ci sia un rendimento scolastico sufficiente".
L'obiettivo che ispira gli educatori del gioco calcio vettese, infatti, è di contribuire a creare giovani sì allenati ma, prima di tutto, con la mente. "Per creare campioni sì ma con la testa sulle spalle", spiegano a Redacon.
Per questa singolare iniziativa i tipi del Vettus - che per altro informano che per i giovani nati nel 2002/2003 sono aperte le iscrizioni sino a fine anno - intendono ringraziare sia la Preside Franchini assieme a Nicoletta Simonazzi per le medie, Sonia Chiosi per le elementari e tutti i docenti che hanno colto questa proposta. (G.A.)
Complimenti ad Andrea, Enrico e Marco per l’approccio educativo e un grande in bocca al lupo per l’aspetto sportivo.
(Stefano Curini)
Complimenti a coloro che hanno promosso questa iniziativa sportiva, di merito, per i ragazzi delle scuole che giocheranno al calcio. Auguri a tutti, felice anno 2014 con tante vittorie.
(Angiolina Casoni)
L’iniziativa è lodevole e lo sport è sempre salutare per la crescita dei nostri ragazzi. Quindi complimenti ad allenatori e dirigenti. Vorrei però porre qualche piccolo dubbio sul connubio scuola-sport qui utilizzato. Qui viene utilizzata la tecnica del rinforzo o del premio: se fai bene quello avrai quest’altro. Ma è corretto un approccio di questo tipo? Non giudico negativamente ma sarebbe interessante sapere il parere di qualche docente o psicologo.
(Cg)
Complimenti per l’iniziativa, sempre importante cercare di legare sport, educazione e scuola. Penso che però limitare gli allenamenti (sempre un impegno per i bambini e i ragazzi) non sia la strada più efficace. Ritengo infatti che agire sugli allenamenti non sia la strada ideale in quanto, oltre a limitare l’attività motoria, si rischia che gli stessi ragazzi stiano poi a casa sul divano, a giocare con i videogiochi o comunque non a fare i compiti. Possono esserci altri modelli di intervento forse più efficaci, che partono dalla costruzione di modelli di intervento condivisi tra gli adulti di riferimento (allenatori, genitori e insegnanti) insieme agli stessi ragazzi.
(NS)
Purtroppo potrebbe diventare un’arma a doppio taglio, parlo da tecnico di settori giovanili (non solo calcio), non sempre limitare l’attività di questi piccoli sportivi può aumentarne l’interesse per la scuola, anzi si rischia che chi non sia poi così incentivato a fare del sano movimento abbandoni totalmente la pratica sportiva. L’intenzione è buona, ma visto che i nostri ragazzi non militano in società di alto livello dove si potrebbe utilizzare questa soluzione (dove hanno a disposizione personale specializzato), ma sono dei semplici ragazzi con sogni che spesso sono quelli dei genitori e non proprio i loro, non me la sentirei di dire ad un ragazzo: non venire, devi studiare. Quello è compito della famiglia, sono d’accordo con “NS” quando dice che rischiamo di vedere questi ragazzi trasformare il momento dell’attività ludica in ore di tv e video giochi, certamente momenti meno sani e formativi che tirare due calci al pallone con gli amici. Spesso mi è capitato di sentire i ragazzi dire: “Io voglio solo stare con i miei amici e voglio solo divertirmi”, spesso mi è capitato di sentire genitori che a fine partita rimproverano il ragazzo/a per la prestazione deludente (idea loro) e sempre troppe poche volte ho sentito chiedere nel dopo partita: “Ti sei divertito?” Forse prima di limitare la pratica sportiva al ragazzo darei qualche qualche consiglio ai genitori, genitori spesso troppo assenti per motivi di lavoro (la mia non vuol essere una critica, purtroppo la società ci porta a questo), che magari portano volentieri il sabato pomeriggio il ragazzo a fare la partita invece di sentirgli o spiegargli la lezione del lunedì mattina. Non so se sono la persona adatta a dare consigli, ma quello che posso dire ai genitori è di contrattare, magari con i loro ragazzi, l’impegno a scuola con una presenza ancora più attiva nella loro vita scolastica e non solo. Purtroppo come si fa si sbaglia, essere genitori è il mestiere più difficile e non ci sono ricette, posso solo dirvi, da tecnico (qualsiasi sia la pratica sportiva), continuate a far fare loro dello sport e avrete sicuramente ragazzi più sani e meno stressati; non sono le quattro ore alla settimana di sport che influiscono sul rendimento scolastico, questo è certo. Una cosa invece ve la posso dire: genitori smettetela di preparare la borsa ai vostri figli, loro fanno attività sportiva, smettetela di portargli la borsa dentro e fuori dal campo sportivo/palestra, loro fanno attività sportiva, smettetela di fargli la doccia intasando gli spogliatoi. E’ davvero così importante che vostro figlio esca con i calzini infilati correttamente? Affidatevi ai vostri tecnici che sono sicura seguiranno i vostri ragazzi come se fossero i loro.
(Barbara Govi)
Vorrei rispondere a (Cg), (NS) e (Barbara Govi), intanto vorrei ringraziarvi per i vostri commenti, tutto ciò che avete scritto è assolutamente pertinente; inoltre credo che altri punti di vista possono solo aiutare a crescere. Devo aggiungere che sono assolutamente d’accordo con Barbara sulle ultime tre righe del commento e che non sono assolutamente d’accordo sul riferimento “divano, tv, videogiochi” perchè la scuola calcio, come la scuola stessa, non può avere il controllo su quello che fanno gli atleti, come gli alunni, dentro le mura di casa ed è per questo che, come scritto nell’articolo, tutte le decisioni vengono prese, condivise, e accordate con i genitori. Per quel che riguarda gli altri punti vi chiedo di pazientare qualche giorno, perchè vista la delicatezza dell’argomento vi vorrei far rispondere da una persona con i requisiti per farlo, come tra l’altro giustamente richiesto da alcuni di voi. Grazie e buone feste a tutti!
(Andrea Grimelli)
E’ da ammirare il fatto che in un piccolo paese di montagna ci siano persone che si dedichino volontariamente ai ragazzi attraverso la pratica sportiva. Tuttavia il collegamento con il profitto scolastico pare un po’ forzato: a scuola ci si dovrebbe comportare bene a prescindere da attività esterne. L’attività sportiva dovrebbe rappresentare un qualcosa in più nella vita del ragazzo, non essere una “stampella” per far sì che quest’ultimo abbia un buon rendimento scolastico. Inoltre le femmine/bambine che ruolo hanno in tutto ciò?
(MD)
Sono d’accordo con chi sostiene che non si possa forzare il rendimento scolastico in base all’attività calcistica. Purtroppo la comunità Vettese pare riconoscere come unica attività sportiva il calcio e lo dimostra il fatto che si sia andati nelle scuole a parlarne. Esistono tante altre bellissime attività sportive dove non compare il fanatismo del calcio e che possono unire, educare e fare aggregazione tra i giovani, maschi e femmine comprese.
(Un genitore)
Non credo che la società del Vettus pensi che il calcio sia l’unica attività sportiva degna di nota (lo sport è sport qualsiasi esso sia), il problema è un altro, in Italia quando si parla di sport si dice calcio a prescindere, ripeto, ho fatto attività di tecnico del calcio per molti anni e con parecchie soddisfazioni; ora mi occupo solo di atletica leggera e devo dire che le soddisfazioni ci sono anche qui, dove l’attività sportiva è vissuta dalle famiglie in modo sicuramente meno agonistico e stressante, dove il risultato non è legato anche agli altri ma alle sole e proprio capacità del giovane, purtroppo i media ci inondano di notizie che parlano solo di calcio, ma posso garantire che qualsiasi attività faccia vostro figlio/a è sicuramente la benvenuta. Alcuni anni fa ho allenato un ragazzino per un paio di anni al gioco del pallone, poi per scelte diverse il ragazzino è finito a fare danze standard e devo dire che sono orgogliosa che abbia trovato quello per cui era veramente portato, visto i risultati sia in campo nazionale che interrnazionale. Lasciate che i vostri figli abbiano la possibilità di esprimersi al meglio, lasciate che i vostri figli abbiano la possibilità di provare tutte le esperienze motorie che il vostro territorio ha la possibilità di offrire loro, sia esso il gioco del calcio, pallavolo, tennis, sci, nuoto bocce, atletica, qualunque sia la loro scelta sarà la loro e non quello che voi vorreste per loro.
(Barbara Govi)
Risposta per (MD) e (Un Genitore). Grazie al cielo è sicuro che esistono tante altre attività con caratteristiche educative e aggregative, è vero anche che il calcio sotto certi aspetti è uno sport un po’ strano, ma è pur sempre una attività che si può svolgere in maniera sana e pulita. Ma per una società, che non è una comunità, che si occupa di calcio, di certo viene difficile andare nelle scuole a parlare di basket o di pallavolo. Nello specifico comunque il messaggio che si vuole dare è che ci vuole impegno e passione in qualsiasi attività, sportiva e non, che si svolge, ed era riferito a tutti. Vi prego, però, di non confondere impegno con risultato tassativo. Tengo a precisare inoltre che nella scuola calcio Vettus fino a due anni fa era presente anche una ragazza. Grazie e buona giornata!
(Andrea Grimelli)
Premesso che non sono questi i problemi gravi della scuola italiana, penso si possano però fare alcune considerazioni sulla vicenda. Quando questi allenatori si sono recati nelle classi sicuramente erano presenti anche delle bambine, quindi per loro, che non frequentano la scuola-calcio, il discorso sugli allenamenti e sull’impegno scolastico era vano. E’ chiaro che al giorno d’oggi anche le femmine hanno la possibilià di cimentarsi in svariate attività extrascolastiche (nuoto, danza ecc.), ma se nella scuola di Vetto ci fosse stata anche solo una bambina che non ha la possibilità di svolgere nulla al di fuori della scuola, sarebbe stata sicuramente discriminata da tali argomentazioni. Il concetto è che quando ci si reca nelle scuole a parlare coi bambini si dovrebbero trovare tematiche che coinvolgono tutti, nessuno escluso.
(Fra)
Purtroppo quando qualcuno ha un’iniziativa c’è sempre chi si prende la briga di elencare i ma ed i però, senza considerare che quando si entra nello specifico non è possibile coinvolgere tutti e, per fortuna, questo i bambini lo capiscono.
(Andrea Merzi)
Ma se una notizia viene esposta mi pare ci sia il diritto di commentarla e i commenti è bello che siano di stimolo, non solo lodi acritiche. Sul fatto che i bambini capiscano che non si possono coinvolgere tutti mi chiedo come fa, lei, a saperlo. Di solito i bambini quando sono esclusi da qualcosa ci rimangomo male.
(Cg)
Credo che l’iniziativa abbia un grande valore, è necessario dialogare insieme, anche in ambienti così diversi come sport e scuola, perchè parliamo dei nostri ragazzi e del loro benessere, fatto soprattutto di relazioni che devono migliorare sempre più, relazioni che danno un grande contributo allo sviluppo – un domani – di adulti sereni e consapevoli. Come mamma di un bimbo che frequenta la scuola-calcio sono davvero felice dell’iniziativa, è un bel modo per dire che non si è da soli ad educare, conta tanto quello che accade dentro le mura di casa ma altrettanto conta quello che c’è fuori: ben venga la condivisione! Ben venga che i nostri ragazzi sappiano che tra adulti ci si parla, son certa che ogni eventuale “punizione” sarà valutata e discussa con criterio ed equilibrio. Che ogni “luogo” del nostro paese sia un ambiente condiviso, partecipato e profondamente rispettoso di ogni bambino è un dovere di noi adulti, che se ne parli e si facciano “domande” è segno di maturità, anche quando arrivano le critiche che – se fatte bene – non potranno che far crescere e migliorare ambienti e persone!
(Natascia Nobili)
Salve a tutti! Sono uno psicologo psicoterapeuta dell’età evolutiva al quale l’A.S.D. Vettus ha chiesto consulenza sulla valenza educativa dell’iniziativa che avevano intenzione di promuovere. L’idea di partenza dell’associazione, così come mi è stata presentata, è stata quella di creare una “rete educativa” che coinvolgesse tutti i principali contesti educativi impegnati nel garantire e proteggere la crescita psicofisica dei nostri bambini e ragazzi. La collaborazione (che non può prescindere da una comunicazione attiva) tra famiglia, scuola e associazioni sportive, se da una parte favorisce la diffusione di valori e principi educativi comuni (impegno e responsabilità in primis), dall’altra permette di avere un’attenzione sul percorso di crescita del singolo bambino molto più completa nei principali contesti in cui essa avviene. Questo senza dubbio facilita, e non poco, la prevenzione o l’individuazione di segnali di disagio nei nostri ragazzi e un più rapido ed efficace intervento condiviso, indipendentemente dal contesto nel quale si manifestano. Premesso questo e in risposta ad alcuni dubbi sollevati, l’ingresso dell’A.S.D. Vettus nelle scuole a mio avviso può rappresentare per i ragazzi un importante elemento di continuità educativa. Ai bambini non viene richiesto l’8 o il 9 in tutte le materie (così come durante gli allenamenti e le partite non dovrebbero essere richieste prestazioni che vanno oltre le loro effettive capacità), è però giusto promuovere e premiare l’impegno e la responsabilità in una età in cui il percorso scolastico risulta ancora di fondamentale importanza. L’iniziativa del Vettus dovrebbe fungere più da stimolo che da deterrente ed è importante ricordare che la rete educativa di cui parlavo all’inizio garantisce una condivisione con famiglia e scuola che tutela il singolo bambino dai rischi di una rigida generalizzazione degli interventi educativi. A mio avviso spesso e volentieri se le intenzioni sono “buone”, la differenza non la fanno tanto i metodi con i quali vengono messe in atto, ma le persone che sono coinvolte e l’impegno e la responsabilità che cerchiamo di insegnare ai nostri bambini è lo stesso che noi adulti dovremmo investire nell’osservarli, ascoltarli e comprenderne i loro bisogni sempre in cambiamento, ovunque si trovino. E’ per questo che, scusate la banalità, 4 occhi sono meglio di 2. Disponibile a qualsiasi confronto, chiarimento, critica o altro…
(Massimiliano Martelli)