Mi è giunta in questi giorni, su segnalazione di una cara amica, una bella pagina firmata da uno studente di soli 15 anni di Minozzo; si chiama Cristiano Fontana, frequenta il secondo anno del Liceo linguistico "Cattaneo" e ha scritto delle riflessioni davvero toccanti e sensibili sul tema della carità, oggi molto attuale. Cristiano ha una passione innata per la scrittura (e questa pagina lo testimonia); è inoltre appassionato di calcio, che segue e pratica. Ha scritto questo articolo dopo un'esperienza che lo ha portato a contatto con il mondo della solidarietà e della povertà. Vi consiglio di leggerlo, tutto d'un fiato... E a Cristiano faccio i miei complimenti.
(Mimmo Delli Paoli)
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A scuola di carità
Pure io, ammetto, ero una di quelle persone che ignorava l'esistenza di una giornata della colletta alimentare, non per indifferenza, semplicemente perché vivevo la povertà come una cosa lontana, una cosa d'altri mondi, d'altri tempi, di altre realtà. Una povertà come quella che ci viene sbattuta in faccia durante gli spot pubblicitari dell'8X1000, di quei bambini che, solo vedendoli, ci fanno rincrescere di avere il piatto colmo. Solo una volta potei toccare con mano ciò che realmente è la povertà, a Cuba quando vidi una bambina versare lacrime di gioia per un pennarello che le era appena stato regalato. Cosa che mi fece apprezzare ancor di più ciò che avevo e che, forse, davo troppo per scontato.
È stato sabato 30 novembre scorso (giornata della colletta alimentare) che mi si ripresentò quell'emozione, quel brividino lungo la schiena che ti conferma di stare facendo la cosa giusta.
Devo ammettere però che quando ci proposero di andare a fare il banco alimentare non colsi subito ciò che mi veniva offerto, la presi come un'ora da passare fuori da scuola, per fuggire un po' da quelle mura che giorno dopo giorno sembrano farsi sempre più strette. Solo dopo capii che la proposta in sé e per sé non era nulla, ma la possibilità che dava era enorme. Poter trasformare la solita routine giornaliera in qualcosa di eccezionale è una possibilità enorme.
Quando riuscii a capire questo, riuscii pure a godermi quel poco tempo senza tentennamenti, senza paure e con una gran voglia di mettermi in gioco.
Appena arrivammo davanti al Sigma un volontario della Caritas ci fece una breve introduzione di ciò che avremmo dovuto fare, poi spartì i compiti: qualcuno all'entrata, a distribuire le borsine, qualcun altro a raccoglierle e via dicendo.
All'inizio, ammetto, ebbi un po' di timore, timore che qualcuno rifiutasse di donare o rispondesse in modo poco garbato; mi stupii invece di quanta gente accettava la borsina con un sorriso, quasi a dire: “Far bene agli altri fa stare bene anche me”.
Forse è questa la cosa più bella che ho portato a casa quel giorno, perché il vero problema non è aiutare il prossimo, quello lo sappiamo fare tutti e più o meno lo facciamo, la cosa eccezionale è sentirsi appagati facendo del bene, non a noi stessi, ma agli altri.
Questo è ciò che fanno ogni giorno tutti i volontari delle varie associazioni di volontariato che mirano ad aiutare i meno fortunati, che pur non essendo stipendiati trovano altro di cui arricchirsi, non materialmente ma spiritualmente.
Per questo credo che tutti quel giorno siamo diventati un po' più ricchi, solo per aver passato una borsina ad uno sconosciuto, solo per aver superato quell'ostacolo, quel muro di paure e angosce ce ci impediva di vedere le gioie che stanno al di là di esso.
Solo per aver sentito quel brividino lungo la schiena, che ancora una volta ci ha confermato di stare facendo la cosa giusta.
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- “La nostra esperienza alla mensa Caritas” (13 gennaio 2014)
Caro Cristiano, hai scritto bene, quando senti un brivido che corre lungo la schiena è la riprova che stai facendo del bene agli altri e psicologicamente anche a te stesso, io l’ho provato la prima volta che sono stato alla mensa Caritas di via Adua di Reggio Emilia, diversi anni fa, e lo provo ogni volta che si fa del bene agli altri. Ora sono uno degli organizzatori per gruppo ospedalieri e amici di Castelnovo ne’ Monti, andiamo alla mensa Caritas di via Adua 2-3 volte all’anno. Se vuoi provare anche quest’altra esperienza più vicina al nostro territorio ti invito a partecipare (a questa bella e soddisfacente esperienza e di carica psicologica, questo riferito dai partecipanti alle precedenti partecipazioni), naturalmente accompagnato da un adulto, vista la minore età. La prossima giornata al servizio cucina e mensa Caritas di via Adua di Reggio Emilia che sarà domenica 29 dicembre, saremo circa in 20-25 persone, saremo alla mensa alle 8,30 circa e rientreremo alle 14,30-15 circa. Per eventuali contatti telefonici il mio cell. è 328 4511954.
(Paolo Ferretti)
Complimenti Cristiano, condivido pienamente ciò che scrivi e non nascondo che mi rallegra il fatto di constatare che tu sia la prova tangibile del fatto che ci siano giovani con valori e che credono in qualcosa che sia il bene e non solo il mero interesse personale. Sei bravo nello scrivere, ciò mi fa dedurre che tu sia una persona intelligente alla quale, essendo così giovane, attende un futuro promettente. Continua così!
(Davide)
Bravo Cristiano, ti faccio i complimenti soprattutto perchè, alla tua età, non è facile esprimere queste sensazioni. Alcuni ragazzi si interessano magari ai guai del personaggio di turno impegnato in un reality show e non vedono la sofferenza di chi sta accanto a loro. Oggi non c’è bisogno di andare a cercare la povertà altrove, anche qui ci sono tante persone che per dignità non ne parlano ma che hanno situazioni veramente difficili. Partecipare ad attività di volontariato può aprire ottiche diverse in relazione a problemi che altrimenti rimangono lontani e nascosti. Sei la migliore dimostrazione che le (poche) ore dedicate dalla scuola a queste cose non sono tempo perso!
(Cinzia Ruspaggiari)
Ciao Cristiano, ti consiglio di accettare l’invito di Paolo Ferretti per andare a fare l’esperienza della mensa Caritas domenica 29 dicembre; io sono di turno per la cena, pertanto se ci sei potremmo anche incontrarci (se non siete già tornati in montagna) visto che io monto in servizio verso le 15.
(Italo)
Grazie Cristiano, le tue parole sono sempre un dono. Fin da quando stavi sui banchi di scuola a Villa Minozzo ho imparato ad apprezzare il tuo sguardo sottile, a leggere nei tuoi occhi un modo autentico di stare al mondo, fatto di cose concrete, di cose immaginate e di cose vissute. Da raccontare e condividere con gli altri. Questo è quello che ho imparato da te, perché succede a volte che i professori imparino dai loro studenti e solo imparando da loro possono credere ancora che è possibile insegnare. Bbuoni giorni, di musica e parole buone. Nuove. Come sai fare tu.
(Emanuele)