La stretta connessione tra il mondo rurale e il cibo viene esaltata il 22 novembre ascoltando e parlando di SOLUZIONI SEMPLICI con il prof. Ottavio Tarabelloni che unisce la sapienza del docente e l’esperienza del rurale. Con la sua iniziativa è riuscito ad aggregare molte persone attente a dedicarsi all’orto biologico e a risolvere il problema dei rifiuti domestici.
Questo secondo aspetto un tempo non era un problema, lo è diventato con la società dei consumi, ora ci troviamo di fronte all’inquinamento delle filiere alimentari e la nostra provincia è particolarmente investita dall’accumulo di rifiuti domestici e industriali. Ottavio conosce la realtà di Leguigno che eredita gli effetti nefasti della discarica utilizzata dal Comune sino agli anni ’80. Ha cercato di convincere i suoi vicini a contenere lo smaltimento del rifiuto indifferenziato che va ad aggiungersi a tutti quelli accumulati nelle discariche reggiane, in particolare quelle recenti e più grandi che si trovano in collina sopra a Scandiano e in montagna a Poiatica. Ha promosso l’associazione “Per esempio” collegando in rete un gruppo di persone impegnate a fare un’accurata separazione domestica di ogni tipo di materiale recuperabile e a pesare il rifiuto prima di portarlo al cassonetto stradale. Mediante questo confronto a distanza è stato possibile affrontare vari problemi e dimostrare la possibilità di una rapida riduzione del rifiuto, infatti la pesata ha fatto da stimolo e ciascuno ha ricevuto la soddisfazione di raggiungere un risultato consistente.
Nel colloquio di venerdì ci si sofferma sulla separazione fatta in casa per recuperare materiali e sostanza organica. La strada maestra è stata imboccata dai Paesi civili in modo serio, cioè si basa su un rapporto leale con l’utente con la tassa applicata solo al rifiuto da smaltire: tanto più separi, tanto meno paghi. E’ una soluzione chiara e semplice, ha successo pure in alcuni Comuni della montagna italiana come nel caso di Ponte nelle Alpi-Belluno descritto tre anni fa a Castelnovo Monti da Ezio Orzès. E’ stato un incontro molto partecipato e però non ha fatto muovere nella direzione giusta le nostre amministrazioni comunali impaniate.
Il territorio reggiano ha urgenza di affrontare il corretto uso dei suoli e delle acque per avvicinarsi a una condizione di normalità. La produzione di alimenti sani, prima ancora che biologici, richiede ai cittadini di fare un rapido passo avanti e nel caso reggiano è doppio. Infatti, oltre che ridurre a zero il rifiuto nuovo destinato alla discarica, c’è da togliere tutto quello vecchio che i nostri amministratori hanno accumulato per dimostrarsi ‘più pratici’ nei confronti delle province vicine. Reggio da 20 anni smaltisce i rifiuti urbani di Parma e mette in discarica anche i rifiuti industriali che arrivano da Modena e da altre province. Così, e per sempre, le 5 discariche ‘controllate’ assieme alle più di 50 abbandonate dai Comuni, e del tutto incontrollate, emettono nell’aria sostanze inquinanti senza filtro alcuno e tutto quello che hanno dentro continua a colare verso le acque superficiali e sotterranee. La discarica ‘controllata’ tenta di raccogliere almeno il liquido che cola in continuazione prima che travasi sui corsi d’acqua. Per contenere un flusso diretto di veleni su acque-acquedotti, decine di autobotti tutti i giorni trasportano il percolato al depuratore di Mancasale e qui i veleni attraversano un trattamento parziale prima di finire nei canali di bonifica-irrigazione, oppure tornano alla discarica assieme ai fanghi di depurazione. Un giro folle dal quale occorre uscire in qualunque modo prima che si scopra la ‘terra dei fuochi’ a Reggio e diventi un altro caso nazionale per il cumulo di 10 milioni di tonnellate di rifiuti in 5 discariche gestite, più quello non misurato nelle discariche dismesse e in quelle abusive.
(Enrico Bussi, associazione Rurali Reggiani)
Il Rifugio della Pietra accoglie i partecipanti alle 19,30 con una merenda cena al prezzo di10 euro. Il prezzo è basso, il contenuto alto.