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Quell’inetto di Carlo II di Borbone

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C'è stato un quarantotto: ancora oggi si dice così per significare che il mondo è andato sottosopra, che c'è stata una rivoluzione, che si è presa una soluzione sbagliata ad un altrettanto problema sbagliato, che ci sono una serie di problemi di cui non si vede la fine. Ed è proprio nel 1848 che i paesi di Miscoso, Succiso, Cecciola e tutto il pievato di San Vincenzo dal ducato di Parma (nell'"enclave" autonoma della Comunità delle Valli dei Cavalieri) passano ai duchi di Modena-Reggio con il trattato segreto stipulato a Firenze da Carlo II di Borbone (l'inetto e il dissipatore) che danneggiò per sempre l'alta Val d'Enza, la sua unità territoriale, la sua autonomia e soprattutto la sua economia.

Purtroppo il 1848 fu davvero un annus horribilis per le terre alte dell'Enza:  i duchi di Borbone rientrarono in possesso del Ducato di Parma e stati annessi (i parmigiani che la sanno lunga, già a quel tempo, ridendo della loro sfortuna per avere tale dinastia al comando, storpiavano il solenne nome del ducato in "Sassi Annessi") dopo che il Congresso di Vienna del 1815 aveva affidato a Maria Luigia d'Austria (moglie di Napoleone Bonaparte e figlia dell'imperatore d'Austria) le sorti del ducato parmense, che guidò in maniera ottima, lasciando un buonissimo ricordo di sé  fra tutti gli strati della popolazione parmense di quel tempo (ancora oggi sulla sua tomba a Vienna non manca mai un mazzo di fiori che arrivano da Parma, le famose "violette").

Il personaggio "nero" di questa vicenda "pietosa" fu senza dubbio l'inetto duca Carlo II di Borbone, un personaggio gaudente e sprecone, caricatissimo di debiti, che per recuperare i soldi dei suoi stravizi non esitò a "vendere" a prezzo stracciato una parte dei suoi territori in cambio della rendita di 700mila franchi l'anno. Questo terribile passaggio per le sorti delle valli dei cavalieri fu sancito dal Trattato segreto di Firenze, stipulato il 28 novembre 1844 fra il Granducato di Toscana e i ducati di Lucca e Modena con l'adesione delle corti di Vienna (imperiale) e Torino (reale). Un intreccio di teste coronate per favorire i Borbone che potevano ora disporre del trono di Parma poiché la duchessa Maria Luigia non aveva più discendenti essendo morto nel 1832 l'unico figlio ventunenne che aveva avuto da Napoleone.

Parma per scelta del suo nuovo duca Carlo II poneva l'Enza come confine fra i ducati. Parma rinunciò quindi all'intero ducato di Guastalla, alle pingui terre di Poviglio e Gattatico. A Ciano, Rossena e Selvapiana con le memorie storiche del Petrarca ed infine ad una vasta, storica, importantissima zona appenninica di confine chiamata Comunità delle valli dei Cavalieri con gli abitati di Pieve San Vincenzo (matrice di tutte le chiese dei comuni di Palanzano e Monchio delle Corti ed importantissima pieve della diocesi di Parma), Succiso, Cecciola e Miscoso. Territori da sempre parmigiani il cui confine giungeva in prossimità del centro abitato di Ramiseto.

Carlo II governò malissimo il ducato di Parma e per fortuna per poco tempo ripetendo l'incapacità totale che aveva già dimostrato come duca di Lucca (i Borbone avendo dovuto cedere il ducato di Parma a Maria Luigia d'Austria e ai suoi discendenti erano stati accontentati con il governare il piccolo ducato di Lucca). Nel 1849 abdicò a favore del figlio Carlo III il quale si adoperò in tutti i modi per disconoscere il Trattato segreto di Firenze fra i ducati ma poi dovette a malincuore - suo malgrado - adeguarvisi. Da allora il confine sul fiume Enza è sempre stato mantenuto (anche la diocesi di Parma dovette abbandonare queste terre lasciandole al governo pastorale della diocesi reggiana) ed ancora oggi nel 2013 divide le province di Parma e Reggio. Fu adottato anche nel periodo della conquista napoleonica allorché separava il distretto del Taro da quello del Crostolo e poi quando segnava il confine fra il Regno di Francia (Parma) dal Regno d'Italia (Reggio). Dopo i fatti del '48 anche i ducati cambiarono nome. Quello di Parma diventò Ducato di Parma e Stati Annessi, il ducato di Modena e Reggio mutò nel più corto (ma sostanzioso) Stati Estensi in quanto, in rapida successione, acquisì nel 1819 il territorio di Castiglione di Garfagnana, poi nel 1829 l'intero ducato di Massa e Carrara ed infine nel 1848 l'Alta Val d'Enza un tempo parmigiana (Miscoso, Succiso, Cecciola e la Pieve di San Vincenzo con tutti i paesi ad essa sottoposti: Storlo, Fornolo, Poviglio, Taviano, Montedello, Camporella, Lugolo, Castagneto e l'Andrella).

(Francesco Compari)

 

2 COMMENTS

  1. Ringrazio Massimo Storchi, di cuore, per l’apprezzamento dell’articolo. Il patto segreto di Firenze del 1844 (poi diventato ufficiale e operativo nel 1848) fu un danno irreparabile per l’Alta Val d’Enza perchè da allora l’alto corso del fiume Enza è diviso fra 3 province (Parma, Reggio, Massa), due regioni (Emilia e Toscana), 6 comuni (Ramiseto, Comano, Monchio delle Corti, Palanzano, Neviano degli Arduini, Vetto). Un’unica grande comunità dell’Alta Val d’Enza avrebbe significato il passaggio da qui della Ferrovia Parma-Mare (intervenne poi l’alto comando delll’esercito regio a deviare il percorso sull’attuale Parma-Borgotaro-Pontremoli-Aulla); l’autostrada (o una superstrada) di veloce collegamento fra il passo del Lagastrello e Parma-Reggio e sicuramente uno sviluppo economico-turistico delle terre alte che non si è mai visto. Certo con il senno di poi c’è chi dice meglio così perchè l’Alta Val d’Enza è rimasta incontaminata, c’è però anche chi dice che con quelle iniziative (e altre ancora) le valli dei cavalieri e le corti vescovili di Monchio sarebbero, oggi, uno dei territori montani più importanti dell’intero territorio nazionale. Resta l’indubitabile fatto che a detta di tutti i maggiori naturalisti italiani e stranieri le valli appenniniche più belle, suggestive, meravigliose d’Italia rispondono al nome di Trebbia ed Enza!

    (Francesco Compari)

    • Firma - francesco compari