RAMISETO (25 ottobre 2013) - Novant’anni e non dimostrarli. Uno sguardo pieno di storia, che brilla dell’entusiasmo di un giovane. La mente lucida. Il cuore aperto. Novant’anni dedicati all’Arma, al prossimo e alla passione per il legno. Luigi Viappiani, classe ’23, nativo della frazione di Temporia, carabiniere dal ’42, in congedo dal ‘70.
Per il suo comportamento nell’Arma e dopo l’Arma, per averla onorata e per l’impegno civile, domenica 4 ottobre, a Cereggio (Ramiseto), in occasione della festa di San Francesco d’Assisi, e della presentazione del volume ‘Storia della diocesi di Reggio e Guastalla’, gli è stato conferito un riconoscimento che si aggiunge ai tanti già conseguiti. A consegnargli il Crest, il presidente dell’associazione ‘Carabinieri in congedo’ di Reggio, Domenico Viola, alla presenza del sindaco di Ramiseto, Martino Dolci, e del maresciallo dei carabinieri, Francesco Pantaleo.
Dopo aver vissuto l’esperienza della seconda guerra mondiale, la prigionia in Grecia, la deportazione in Russia e la liberazione dopo due anni, il carabinier Viappiani, con la moglie Ada Salomoni (classe ‘27), che ancora oggi ricama con filo d’oro tovaglie e paramenti per le chiese del crinale, ha speso la sua vita per gli altri, dedicandosi al prossimo sempre “in modo volontario, gratuito e gioioso, un vero esempio di amore fraterno e carità cristiana”, sottolinea chi lo conosce.
“Ho voluto bene a tutti – afferma –, quello che ho fatto, l’ho fatto con spirito di altruismo, per rendermi utile alla società, senza pretendere il ritorno. E sono arrivato fino qui”.
Nel comune di Ramiseto ci sono 8 altari, 6 costruiti da lui. Nella curva di San Giuseppe, di notte, quando si accendono i lampioni, s’illuminata una croce. Anche questa è opera sua. La via crucis, che dal centro conduce alla chiesa. Tabernacoli, leggii, portamessali, tavoli, sedie, Madonnine, presepi con statuine che si muovono e luci che s’accendono e si spengono, riproduzioni degli antichi mestieri. Ciotole per raccogliere soldi da inviare in Brasile. Una inviata a Papa Ratzinger. Tutto rigorosamente intagliato in legno.
E poi il restauro dell’altare secentesco di Cereggio, il lavoro nella chiesa Santa Maria Assunta, a Nigone, la costruzione della chiesa di Temporia. Si è occupato anche della realizzazione della casa di riposo di San Francesco, a Cereggio, che ospita attualmente 40 persone.
“Ho cercato e raccolto i soldi per il ricovero – racconta Viappiani –, li ho trovati tutti in beneficenza, in un paese piccolissimo. Ogni lavoro che facevo, chiedevo di fare un’offerta per il ricovero o la chiesa. Siamo riusciti a pagare tutto. Mi hanno soprannominato Misericordia, Elemosina e Frate Cercone”.
Tra i vari oggetti in legno, spicca un’acquasantiera a forma di mani che reggono una ciotola e che presenta una strana macchia. Viappiani l’ha realizzata per una cappella di Grosseto. “Mentre la intagliavo – racconta lo scultore –, mia moglie pregava Padre Pio. Mi erano venute fuori due mani sofferenti, stanche. Nel finire di lavorarle, nel lucidarle, è saltata fuori questa macchia. Che peccato!, pensavo. Poi mi ha fatto venire in mente le stigmate”.
Luigi era il secondo di tre figli, con Ettore e Giuseppe. Seguendo le orme del padre Carlo, tutti e tre si arruolarono nei carabinieri e per 20 anni hanno lavorato insieme al Comando Legione di Parma, dove Luigi si è occupato anche del restauro del palazzo Ducale, costruendo l’altare e la croce, e ricevendo come riconoscimento, nel ’66, la medaglia d’oro dal Comandante generale dell’Arma.
“Lavorare il legno era la mia passione sin da bambino – rivela l’ex carabiniere –, mio nonno faceva il falegname, ma io ho imparato tutto da solo. La prima cosa che mi sono costruito è stata la bicicletta, e poi il bob. Il regalo più grande è stato mezzo chilo di chiodi, avevo 8 o 9 anni, e mi sentivo l’uomo più ricco del mondo”.
Luigi aveva frequentato fino alla quarta elementare, poi, a 13 anni, era partito per Malnate, nella provincia di Varese, per andare a lavorare come garzone alla latteria-gelateria Necchi, dove rimase dal ’35 al ’40.
“Andavo a dormire a mezzanotte – racconta –, e alle 4 di mattina mi alzavo. Al mattino andavo a prendere il latte dai contadini, lo distribuivo, poi andavo in negozio. Facevo anche i gelati, che allora si gelavano a mano. Io non li mangiavo, ma quando facevano una qualità nuova me la lasciavano da assaggiare. Lavoravo con il principale e sua moglie. Mi davano da mangiare e da dormire. Guadagnavo 50 lire al mese. Mandavo tutto a casa. E mi difendevo con le mance”.
Già da piccolo, nelle sue azioni quotidiane, emergeva il suo altruismo e l’attenzione per i meno fortunati.
“In paese c’era una signora poverissima – prosegue –, chiamata l’Assurda. Era vedova, con una bambina. Alla mattina davo un goccio di latte in meno a quelli che lo venivano a comprare, così ci saltava fuori anche il latte per lei, e non glielo facevo pagare. Un giorno mio papà fu mandato a servizio a Cantù, passando di qui, andò a trovare i miei superiori, e si ritrovò l’Assurda, che, quando seppe che era mio padre, lo benedisse”.
Del periodo della guerra, che a volte, ancora, lo assilla di notte, ricorda un episodio. “Quando, nel ’44, mi portarono in Polonia, a Stettin (Szczecin), al confine con la Germania, dopo un bombardamento, mi mandarono a lavorare in mezzo alle macerie. Lì trovai la metà di un piccolo Cristo di legno, solo la testa e il braccio destro. L’ho sempre portato con me. Mi dava la forza e infondeva la sicurezza che sarei tornato a casa. Dopo 64 anni, una notte, la notte di Santa Lucia, mi sono sognato che ero là nelle macerie a raccogliere gli altri pezzi del corpo di Gesù. Mi sono alzato nella notte e l’ho ricomposto”.
Felicitazioni e complimenti vivissimi a Luigi, che ho avuto l’occasione e la fortuna di conoscere ed apprezzare!
(Gian Piero Costetti)
Caro Luigi, complimenti di cuore per tutto quello che di bello ha fatto e che sta facendo tutt’ora. La conosco da tanto tempo ma leggendo questo articolo ho imparato tante cose di Lei che ancora non sapevo. Mi colpisce e mi emoziona la Sua frase: “Ho voluto bene a tutti”. La beneficenza, il Suo scopo nella vita: ricordo il giorno in cui è stata inaugurata la chiesetta di Temporia, che bella festa, un avvenimento, soprattutto pensando a quanto sforzo è stato fatto per terminarla. Parlando di Lei collego i miei ricordi a Temporia, paese natale anche del mio papà. Temporia paese di tanti carabinieri. Il mio papà Vittorio e lo zio Bonfiglio, mentre lo zio Adelmo non ha fatto in tempo a diventare carabiniere perché nel frattempo è stato chiamato per il servizio militare nei bersaglieri. Celio Garofani. Il cugino Rino Bizzarri (che è il papà di quel Luca Bizzarri che vediamo spesso in televisione). I cugini fratelli tra di loro Giancarlo, Pino e Vincenzo Bizzarri. Senza dimenticare i Suoi fratelli che ho conosciuto molto bene. Grazie, Luigi, per avere onorato questo piccolo paese. Le auguro ancora tanto bene e tanta serenità. Un abbraccio affettuoso a Lei ed alla Sua cara Ada. Brava Giuliana, hai scritto un articolo eccellente rendendo merito ad una brava persona.
(Paola Bizzarri Caselli)