Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento.
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Con riferimento alla lettera di sedicenti ambientalisti pubblicata sui locali quotidiani dove si stigmatizza l’abbattimento di un capo di cervo da trofeo nel territorio di Villa Minozzo, spiace anzitutto che i rappresentanti di associazioni che dovrebbero operare per la reale tutela dell’ambiente restino vittime, ancora una volta, della più scontata retorica e, senza voler affrontare i reali problemi ambientali, anche e soprattutto inerenti alla fauna selvatica, si lascino andare ad una serie di affermazioni che rivelano una totale mancanza di conoscenza degli argomenti di cui parlano, avendo buon gioco nel catturare le simpatie dell’opinione pubblica con le immagini di Bambi.
Ora, che il capo eccezionale di cervo maschio adulto (per inciso si tratta di un trofeo che ha costituito il record italiano) sia “finito sulle riviste di caccia” pare cosa del tutto normale e conseguente alla eccezionalità del trofeo stesso, non diversamente da quanto accade ogni volta che si coglie un frutto eccezionale della natura pure tolto dal suo ambiente naturale per essere destinato al consumo umano.
Non si è mai sentito protestare il mondo verde per la pubblicazione sulle riviste culinarie e non di immagini di pesci di vario genere sgozzati e stagliuzzati in vari modi o per deliziosi porcini strappati dal loro alveo boschivo e messi in padella, ma si insorge quando la vittima ha quattro zampe ed è rimasta vittima della caccia.
Le riviste venatorie, per quanto si sa, sono legittimamente pubblicate ed è attività altrettanto legittima quella venatoria, quantomeno allo stato e salvo ovviamente il futuro più o meno prossimo.
La valorizzazione del territorio per fare un po' di pubblicità alle nostre terre – ciò che, peraltro, ben poco ha a che vedere con la tutela dell’ambiente – avviene attraverso le varie forme di fruizione del territorio stesso e tra esse si annovera la caccia, la quale attrae, all’estero, numerose persone, in grado di sostenere spese anche cospicue e di occupare alberghi e ristoranti non diversamente da altre categorie di turisti, a meno che il denaro dei cacciatori non venga assimilato alla sterco del diavolo; né si dica che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato perché è facile replicare che è lo Stato stesso che ne consente il prelievo…
L’affermazione che il cervo di Villa Minozzo è stato sottoposto a “lenta e tremenda agonia” è il frutto di mera immaginazione, colpevole di non conoscere i metodi di abbattimento e di non essersi neanche preoccupata di informarsi su quanto accaduto nel caso di specie; e purtroppo la dice lunga sulla radicalità e assoluta miopia del pensiero anticaccia fine a se stesso, attento solo a procacciarsi il consenso anche a costo di dire cose non vere
La caccia di selezione non è quella che pensano, a proprio uso e consumo, gli ambientalisti, o sedicenti tali, perché non ha la finalità di uccidere gli animali defedati o deboli, ma molto più semplicemente mantenere in equilibrio le popolazioni di ungulati o di altre specie selvatiche secondo le esigenze dettate dall’attività agro-silvo-pastorale, ossia secondo le esigenze dettate dalle attività agricole; e in esecuzione di ben precisi piani di prelievo strutturati non secondo le caratteristiche dei singoli animali, ma per sesso e per classi di età (e, del resto, gli ambientalisti dovrebbero sapere che anche i predatori si cibano degli animali che riescono a predare siano essi sani o malati, che, altrimenti, dove la popolazione delle prede è sana, morirebbero di fame).
Quanto poi agli animali bellissimi che non devono essere uccisi perché portatori di genoma di altissima qualità, utile per la nascita di animali sani, evidentemente gli ambientalisti non conoscono appieno il meccanismo della riproduzione naturale e ancora prima lo stato della legislazione locale dal momento che il cervo di Villa Minozzo, ormai avanti negli anni, ha avuto numerose e felici occasioni di riprodurre il suo genoma, anche nello stesso anno della sua morte, avvenuta dopo la così detta stagione degli amori quando la legge vieta la caccia.
Da ultimo: le mostre dei trofei o palchi degli animali abbattuti nelle singole stagioni di caccia è tradizione mitteleuropea che serve non già a fare spettacolo, ma a verificare lo stato di salute delle singole popolazioni di ungulati, desumibile, a dispetto degli ambientalisti, anche dalle condizioni dei palchi degli animali (il cui esame, tra l’altro, potrebbe essere eseguito su animali vivi soltanto con metodi divinatori).
E’ poi vero che i regolamenti della gestione della caccia non prevedono che l’animale possa essere utilizzato per foto da esibire, ma non pare che ciò sia altrimenti vietato, rimanendo per ciò stesso lecito.
Nessuno, poi, è obbligato a vedere quelle foto se non lo vuole, mentre pare doveroso parlare soltanto delle cose che si conoscono.
(U.R.C.A. di Reggio Emilia)
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Un'unica annotazione. Di metodo. Il dialogo presuppone rispetto tra le parti. Se gli ambientalisti a cui vi riferite sono - scrivete più di una volta - "sedicenti", consideriamo che pure l'Urca sia un "facsimile"?
(red)
Commento penosissimo della redazione!!! Questa è una presa di posizione… per niente imparziale!!
(Andrea)
Non capisco cosa significa “commento penosissimo” riferito a una più che doverosa annotazione da parte della redazione. Di penoso c’è ben altro: “cervo da trofeo”, “record italiano”, “porcini strappati dal loro alveo boschivo”!?!?… Tralascio il resto.
Saluti.
(Sergio)
Giusto il commento di Andrea. Concordo. Ma bellissimo l’articolo! Leggete,prima di “dir su”.
([email protected])
Sarebbe fondamentale sapere, quantitativamente, la presenza di turisti cacciatori… visto che più volte viene sollevato questo discorso e che pare sia vitale per l’economia montana. Inadeguato il parallelismo con il “pesce stagliuzzzato” o il “porcino strappato”; così come la presunta ignoranza sui fenomeni riproduttivi. Cominciamo l’esamino subito: che differenza esiste tra mitosi e meiosi? Vitato copiare da Wikipedia!
Cordialità e buono studio.
(Serb)
Rinnovo il mio invito alla redazione che ha censurato nel precedente articolo. Perchè per parità di informazione non date il medesimo spazio ad una firma “di cacciatore” come lo date per la “firma” Rossella Ognibene??? Sarebbe un bell’esempio di imparzialità… Concludo nella speranza che non mi rispondiate che viene pubblicato tutto, perchè vi è una notevole predominanza ambientalista.
Cordialmente.
(Malvolti Roberto)
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Crede di poterci lasciare la possibilità di fare il giornale? Di fare delle scelte circa cosa e come pubblicare? Ovviamente non viene pubblicato tutto: chiuderemmo – giustamente – nell’arco di due giorni, com’è facilmente intuibile.
(red)
Caro Andrea, l’unica cosa penosa qui è che si definisca uno splendido animale, a detta degli stessi URCA dalle caratteristiche eccezionali, “un trofeo”. Questo dice già tutto, non occorre aggiungere altro. Meno male che ogni tanto c’è anche un cacciatore che salva un lupetto, restituendo un minimo di umanità ad una categoria che sembra mettercela tutta per liberarsene.
(Laura)
Trovo questo intervento quanto mai puntuale, oggettivo, equilibrato e professionale. Per il momento 1 a 0 per i cacciatori e palla al centro!
(Lorenzo Franchini)
Trovo questo intervento fazioso e poco obiettivo. Per il momento 0 – 2 per chi ama la vita e ritiene che ammazzare non è uno sport.
(EI)
Proviamo a parlare un po’ di numeri, i cacciatori in Italia sono 750.000 circa, su 60.000.000 di abitanti (1,25%), in provincia di Reggio Emilia 3.500 su 535.000 abitanti (0,06%). L’età media dei cacciatori si sta alzando sempre più, già adesso è intorno a 60 anni. E qualcuno trova vincente puntare sul turismo venatorio con questi numeri? Con un po’, ma proprio poca, fantasia da parte dei nostri amministratori si potrebbe cercare di aumentare il turismo dei sedicenti ambientalisti, visto che sono molti di più!
(Alberto Gambarelli)
X Laura: il feroce e fetentissimo cacciatore, salvatore del lupetto, ringrazia. Colgo l’occasione per aggiornarvi sullo stato di salute dello “spelacchiato”: lunedì ho visto il dott. Reggioni e mi ha ha detto che il cucciolone sta benone e continua a mangiare come un lupo!…
(u.)
Quasi in ogni commento il Sig. “u.” ci ricorda che ha salvato un cucciolo di lupo …..onore al Sig. “u.” per l’impresa. Vabbe’ che “repetita iuvant” ma ormai la notizia la abbiamo capita
(Floriano Nizzi)
Non amo la caccia, ma non la ritengo assolutamente uno sport da incivili, sono un attivo componente di un gruppo che si batte per la difesa dell’ambiente, soprattutto in montagna, ma non sono un ambientalista talebano e tantomeno un pasdaran animalista. La caccia di selezione agli ungulati è certamente una necessità, soprattutto se si parla di caprioli e daini. Per i cervi il problema esiste in certe zone d’Italia, ma non credo sia così grave qui da noi. Questo tipo di caccia viene fatta in tutto il mondo ovunque si vengano a creare situazioni di sovrappopolamento dovuto a squilibri biologici. In inglese si chiama culling e viene messa in pratica sui cervi in Nuova Zelanda (dove la popolazione è fuori controllo) come sugli elefanti in certe parti del Botswana e del sud Africa dove ahimè ce ne sono troppi e devastano aree enormi di savana provocando l’avanzata del deserto. Quel che mi infastidisce della caccia di selezione qui da noi è che a giovarne sono coloro che sono i primi responsabili dell’esplosione della popolazione degli ungulati che, soprattutto parlando di caprioli e daini, hanno iniziando a diffondersi a partire da alcune riserve di caccia di facoltosi reggiani che li immisero per i loro piaceri venatori (hanno immesso di tutto, incluso alcune aquile che hanno fatto una brutta fine ad eccezione di un paio che tutt’ora vivono nei dintorni di una di quelle riserve). Purtroppo la pubblica amministrazione non ha i mezzi economici per controllare la popolazione di ungulati e cinghiali e si deve quindi appoggiare ad associazioni di cacciatori che purtroppo non sempre si fanno amare a causa di atteggiamenti poco “sensibili” (vedi scorrazzare sulle loro auto col cinghiale legato e sanguinante sul cofano!). Nei giorni scorsi ho passato alcune ore al Pianello ad assistere alle “battaglie” dei cervi durante il periodo del “bramito” o “degli amori” se preferite. Osservando questi meravigliosi animali ho più volte pensato che gusto ci possa essere a sparare ad uno di essi, fosse anche il più vecchio e malato (in realtà mi sono sembrati molto sani); sinceramente non sono riuscito a darmi una risposta, ma se la caccia è da sempre praticata anche per diletto per qualcuno una risposta ci sarà. Però purtroppo è un male necessario e sarebbe bene che la pubblica amministrazione spiegasse tecnicamente perchè va fatta la caccia di selezione.
(Teddy)
Lei si sbaglia, signor Floriano, è Laura che ha ricordato la vicenda, non io. Laura ha attribuito a quell’episodio una valenza particolare e non posso per quello ringraziarla, forse? Ma qui si tratta di cervi e vorrei parlare di censimenti “fasulli” più che di lupi.
(U.)
Non se ne abbia a male, signor “U.”, delle mie risposte. Onore e merito a lei per il salvataggio cari saluti.
(Floriano Nizzi)
Quindi signor Teddy secondo lei i cacciatori hanno: liberato i caprioli, i daini (a questo punto anche i cervi) e le aquile. Poi hanno fatto fare una brutta fine alle aquile ed hanno contribuito all’esplosione degli ungulati per poi giovarsene? Prima di tutto mi permetta un sorriso poi le vorrei chiedere, ma ho capito bene? Per far esplodere la popolazione degli ungulati cos’hanno seminato… delle confezioni di Viagra in giro per i campi? Ovviamente sto scherzando e non voglio offendere nessuno, sia chiaro, però certi luoghi comuni ad ottobre 2013 non dovrebberò più trovare spazio. A mio avviso ne va della credibilità di chi è contrario alla caccia.
(Roberto)
Beh che i daini siano stati prima di tutto reintrodotti nelle riserve della Vendina Lupo e nella riserva di San Giovanni di Querciola per motivi venatori è una certezza. Che i Cervi siano stati reintrodotti dalla provincia partendo dal recinto dell’alta valle dell’Ozola, per scopi venatori è un’altra. Le reintroduzioni di cinghiali sono degli anni sessanta se non erro. Che i cacciatori foraggino abbondantemente gli animali con colture a perdere è scritto negli statuti degli ATC. Che il foraggiamento invernale contribuisca all’esplosione demografica degli ungulati, più del viagra, mi sembra incontrovertibile. Se poi ci mettiamo che gli abbattimenti prediligono i maschi (per il trofeo) in animali che solitamente costituiscono un harem non riduce sicuramente la popolazione, anzi, probabilmente la fa solo esplodere.
(Alberto Gambarelli)
Signor Roberto, non lo dico io, ma lo dicono i cacciatori: i caprioli e i daini che in così gran numero popolano la nostra collina ed il basso Appennino provengono in parte dalle riserve di caccia dei vari signorotti reggiani (non mi faccia fare i nomi perchè li conosce anche lei) situate nelle zone di Regnano, Cà del Vento, Vendina, ecc. ed in parte dalle province limitrofe (Boschi di Carega in primis).D’altra parte lei mi insegna che 25-30 anni fa vedere un capriolo od un daino non era così facile e se chiede ai nostri vecchi, loro proprio non ne avevano mai visti prima. Io non voglio fare come quelli che dicevano che erano gli ambientalisti che lanciavano le vipere dagli elicotteri (e poi i lupi e e le linci), ma la invito a contattare qualche selettore un po’ informato (se vuole gliene posso segnalare io alcuni) che le potrà confermare quanto sopra. Non sono stati quindi “I” cacciatori reggiani, ma alcuni di loro, con la complicità di chi lo ha lasciato fare. Però io sono contento di vedere questi animali e spero che la loro proliferazione porti ad un proporzionato numero di predatori che sapranno perfettamente come regolare le cose.Per il momento è necessaria la caccia di selezione, ahimè!
(Teddy)
Confermo e non c’è bisogno di chiedere ai vecchi: 25 anni fa ero un ragazzino e aiutavo mia nonna nei campi. Diverse volte ci siamo fermati ad osservare stupefatti i “primi” caprioli, specie mai vista nella zona di Casina-Carpineti. Ricordo addirittura un contoterzista che per contemplare l’animale aveva interrotto l’imballatura del fieno. Cordialità
(Sincero Bresciani)
Ringrazio la redazione che ci vuol far capire una cosa: interventi “articoli” contro la caccia sono pro testata. Interventi “articoli” pro caccia o pro passione caccia farebbero chiudere la testata Redacon! Ma va… Sarebbe più facile dire: oggi al nostro interno ci sono figure che non amano la caccia, anzi hanno posizioni integraliste e non hanno intenzione di dare pari spazio a voi cacciatori! Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
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Crediamo non abbia voluto capire, ma fa nulla. Rispediamo al mittente l’accusa di integralismo, atteggiamento tipico di coloro che, costernati, vedono gli altri non necessariamente convergere sulle loro posizioni e per questo si arrabbiano un po’. Continueremo a darle spazio, ma non certo a farci dire cosa dobbiamo pensare.
(red)
Vorrei controbattere alcune affermazioni, secondo me non del tutto corrette, che sono apparse nei commenti. E’ evidente che gli ungulati sono partiti da qualche parte, alcuni da dove sono stati introdotti, altri da recessi dell’Appennino dove erano sopravvissuti. Non credo che la Provincia abbia reintrodotto il cervo per motivi venatori ma per valorizzare l’ambiente montano! D’altra parte anche le organizzazioni ambientaliste considerano la popolazione di cervi una possibile attrattiva turistica! L’esplosione delle popolazioni è avvenuta per espansione naturale (si definisce tecnicamente irradiazione) perchè in Appennino hanno trovato condizioni ampiamente favorevoli. Mi sorge una domanda: i lupi come sono arrivati? Anche questi sono stati introdotti? Da chi? In realtà si sono irradiati seguendo le popolazioni di erbivori! Per quanto riguarda caprioli, daini e cervi i foraggiamenti non c’entrano proprio, non vengono praticati in Appennino e molti studi li ritengono controproducenti, se non addirittura dannosi. Altro discorso è per i cinghiali, che vengono “pasturati”, perchè rimangano all’interno delle zone di caccia. Ma la popolazione più numerosa di cinghiali, al momento, è all’interno del Parco, dove questa pasturazione non avviene! Quindi non accusiamo di tutto i cacciatori, che praticano la loro passione, condivisibile o meno, all’interno di regole ben definite, sborsando fra tasse e permessi vari un bel po’ di soldi che finiscono a Stato e Regioni e non vengono certo spesi per la caccia! Un’ultima annotazione. Il turismo venatorio, ritenuto componente quantitativamente importante del reddito nelle aree marginali di altre nazioni europee e non, anche in Appennino ha la sua importanza. Conosco decine di cacciatori che trascorrono complessivamente centinaia di giornate, di solito in stagioni morte per altre forme di turismo, spendendo i propri soldi in alberghi, ristoranti, benzinai, mercatini, ecc. Soldi che poi circoleranno sul territorio. Qualcuno addirittura si è costruito la casa! Quanti turisti invece attira il Parco? E quanti di questi sono in grado di distinguere un cervo da un capriolo e, soprattutto, di vederlo se non portati per mano? La Natura è una risorsa e va gestita, in tutti i sensi, perchè tutti possano essere in grado di fruirne e goderne!
(MB)
“Sedicenti”, sinceramente il fatto che sia l’U.R.C.A. di Reggio Emilia a darci dei sedicenti, visto le argomentazioni che porta contro di noi, non lo ritengo un’offesa. Però due consigli: sempre bene firmarsi con nome e cognome altrimenti potrebbe sembrare che ci si nasconde dietro il nome dell’associazione stessa. Infine, leggere bene l’articolo che ha fatto scaturire il nostro comunicato stampa e, le ricordo, la nostra segnalazione in Provincia per verificare la legittimità dell’uccisione del cervo.
(Clizia Ferrarini, presidente Legambiente Val d’Enza)