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“Perchè diciamo no al Comune Tre Valli”: la posizione di PD e PRC della montagna

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“Un comune è un'entità amministrativa determinata da precisi limiti territoriali sui quali insiste una porzione di popolazione. Si definisce, per le sue caratteristiche di centro nel quale si svolge la vita sociale pubblica dei suoi abitanti, l'ente locale fondamentale. Il termine "comune" ha origine dalle omonime istituzioni post-feudali, ma l'istituto affonda le sue origini nella pólis, la città-stato greca. Il termine "comune" deriva dalle comunità rurali composte da contadini residenti, ovvero villani …. che componevano i vicini ovvero gli abitanti delle ville .. ovvero i villaggi, che si riunivano per definire insieme il rispetto delle leggi ma soprattutto l'elezione del loro rappresentante davanti alle autorità maggiori…. Nella maggior parte degli ordinamenti di diritto positivo occidentali il comune è il centro della vita di relazione dell'individuo, dal momento che il suo territorio coincide quasi sempre con quello di un centro abitato (città o borgo), più le campagne circostanti, con le eventuali case sparse, ed eventuali nuclei o centri abitati strettamente interdipendenti, o che si presumono tali, con il nucleo abitativo principale (che possono godere di particolari forme di partecipazione: vedi ad esempio per l'Italia le frazioni). Questa caratteristica, sulla spinta delle esigenze di autonomia manifestatesi per prime in epoca medievale, in Italia settentrionale, ha portato alla concessione alle città, e poi al conferimento di diritto, di particolari forme di autonomia amministrativa, organizzativa e in alcuni casi politica.” (Wikipedia 2013)

Diciamo NO alla fusione tra i comuni di Villa e Toano NON PERCHE’ SIAMO CONSERVATORI, ma perché sono troppe le cose che non ci convincono. La proposta è caratterizzata dalla totale assenza di cosa vorrà essere e cosa potrà essere questo enorme comune di 235 kmq, con poco più di 8 mila abitanti fatto di piccoli e piccolissimi paesi, alcuni vicini alla pianura altri poco sotto al crinale, alcuni in declino demografico e senza attività altri in crescita.

La scelta che Villa e Toano hanno di fronte non è, come dicono i promotori del sì, di fondersi oppure “soccombere” a Castelnovo Monti: Villa, Toano, Castelnovo e tutti i comuni della montagna reggiana, così come sono o fusi tra loro, faranno comunque parte dell’Unione dei Comuni Appennino Reggiano.

Per i proponenti la fusione tra Villa e Toano serve per disunire questi due comuni dal resto del contesto montano e per mostrare i muscoli a Castelnovo Monti che dovrebbe venire a più miti consigli con il comune Tre Valli per i diversi servizi che i comuni montani svolgeranno insieme.

La cultura della divisione, che dice di fare a meno dei vicini e soprattutto del comune capo comprensorio, dimentica quanto Regione, Provincia e gli altri vicini hanno fatto anche per Toano e Villa (si pensi ad esempio a Fora di Cavola o alla Casa Protetta di Villa). Questo può solo portare arretratezza e declino per i territori come i nostri, che hanno più che mai bisogno di essere parte di una rete di relazioni.

Crediamo che questa amministrazione, in nome dalla contrapposizione al resto della montagna, in nome di una rivalsa sul Comune di Castelnovo ne’ Monti ha voluto tentare questa affrettata fusione con Toano.

 Questa fusione non nasce in positivo ma nasce percontrapposizione!

A noi è evidente che manca un'anima, una idea di sviluppo, un progetto di futuro di questo territorio!

A noi è evidente sin dalla proposta del nome che è spersonalizzato e senza luogo, non consono ad un territorio che ha una storia millenaria e peculiarità uniche.

Nello “studio di fattibilità” per creare il comune Tre Valli, costato 15 mila euro, quanto mezzo stipendio di un dipendente per un anno, vengono strumentalmente ignorate tutte le differenze, anche grandi, tra i due territori: alcuni paesi (quelli bassi e meglio collegati con la pianura) crescono anche sensibilmente, i paesi alti calano rapidamente; diversissime sono le caratteristiche produttive tra la zona alta e quella bassa; diversissimo è il tasso di invecchiamento. Clamorosamente differenti sono i tempi di percorrenza per arrivare nelle città capoluogo; dati basilari non presi in considerazione dallo studio di fattibilità che è pur sempre uno studio territoriale.

Pur avendo ignorato tutto ciò lo studio di fattibilità non dà nessuna conclusione positiva e nessuna indicazione di vantaggi su cui poter contare.

L’unica cosa che sembra certa e che motiva i proponenti insieme alla rivalsa su Castelnovo sono gli incentivi.

Ma così non è perché già ora, rispetto a maggio, gli incentivi sono diminuiti!

Dipendono dalle finanziarie regionali e statali, in un periodo dove la finanza dello stato e delle regioni dipende da mille variabili esterne a cominciare dallo spread!

L’assenza di progetto si coniuga ad una sola certezza: non “soccombere” all’Unione Montana e a Castelnovo ne’ Monti, i quali, secondo i proponenti, ci faranno pagare il loro debiti e ci imporranno servizi più costosi e “lontani dalla nostra realtà”.

In nome della contrapposizione a Castelnovo e all’Unione dell’Appennino il Sindaco Fiocchi abolisce il Comune di Villa Minozzo, che esiste dal 1861, in nemmeno sei mesi! Un esito che contraddice in pieno l’idea di considerare prima di tutto Villa.

Al suo posto si vuole creare un comune così esteso che per arrivare alle frazioni ai suoi estremi ci si impiegherà quasi un ora (provare per credere il percorso da Romita a Cerredolo ad esempio). Un comune dove la parte bassa, con le “frazioni” di Cavola e Cerredolo è organicamente inserita nel comprensorio ceramico reggiano e modenese, a poche decine di minuti da Castellarano, Casalgrande, Sassuolo. Frazioni che crescono ed attraggono residenti ed attività.

La parte alta, un tempo legata alla villeggiatura estiva ed invernale e ad una agricoltura marginale, deve inventarsi un nuovo futuro fatto di turismo e agricoltura che si coniugano con il Parco Nazionale, la qualità ambientale, le tipicità e la tradizione e anche le produzioni di energia da fonti rinnovabili.

Estremi che hanno bisogno di strategie molto differenti, costi molto diversi (si pensi alla neve e agli anziani nelle frazioni più isolate).

Riuscirà il nuovo comune ad essere coeso e solidale? A non lasciare indietro nessuno, considerando che il le frazioni basse peseranno molto di più dal punto di vista demografico ed economico? Fare tutto questo in pochi mesi è una scommessa azzardata, assomiglia più ad un esercizio da “apprendista stregone” piuttosto che ad una strategia amministrativa meditata che valuta, davvero, punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi.

Molto altro è in discussione: un pezzo della nostra identità, legata ad un luogo, ad un nome, ad un capoluogo (riprendo dalla premessa: “.. il comune è il centro della vita di relazione dell'individuo, dal momento che il suo territorio coincide quasi sempre con quello di un centro abitato (città o borgo), più le campagne circostanti, con le eventuali case sparse, ed eventuali nuclei o centri abitati strettamente interdipendenti..”);  i servizi presenti sul territorio o almeno la loro distribuzione attuale, già penalizzante per le frazioni più piccole, resisteranno in uncomune così sbilanciato? Scuole, servizi agli anziani, presenza degli uffici. Si propone la fusione come fatto che “non cambierà nulla”, sedi,servizi del comune e altri resteranno tal quali, anche qui allora non si comprende come la fusione potrà avere tutte quelle risorse che ora nonbastano a ciascun comune singolarmente.

Addirittura si annuncia che la rappresentanza dei cittadini verrà aumentata! Come è possibile dire ciò quando, evidentemente, la cancellazionedi un sindaco e di un consiglio comunale non può che diminuire larappresentanza; si dice che verranno istituite le “municipalità” (ma spetterà alla prossima amministrazione deciderle insieme al resto delloStatuto e Regolamento), ma queste rischiano di essere due consigli comunali in minore, privi di possibilità di incidere.

Ma ciò che preoccupa di più è l’assenza totale di un progetto e di una visione strategica di questo nuovo grande comune che si vuole creare: su cosa si vuole puntare, sull’agricoltura del Parmigiano Reggiano e su altri prodotti di qualità? Sull’indotto collegato alle aree industriali della val Secchia? Che ruolo avrà il crinale e cosa si propone per questa area che rischia di rimanere ai margini di tutto?

Ci si chiede che idea alternativa abbiamo se non vogliamo la fusione: innanzitutto collaborare di più e meglio con Toano ma anche con gli altriotto comuni montani. Con Provincia, la Regione ed il Parco Nazionale. Mettiamo assieme i servizi ed il personale non rinunciamo alla nostra, piccola ma storica e importante, autonomia.