Riceviamo e pubblichiamo.
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L’iscrizione del territorio dell’Appennino tosco-emiliano alla rete UNESCO MAB è un’opportunità storica.
In questa crisi che non finisce mai e che vede il nostro paese perdere posizioni su posizioni, si potranno aprire prospettive migliori solo con una ripresa di competitività e una attiva internazionalizzazione del meglio della nostra economia e della nostra cultura.
Ciò vale per l'industria e il manifatturiero e vale ancor di più per le parti più significative dei territori rurali d’Italia. I dati sono lì a dimostrare che agroalimentare e turismo oggi contengono le potenzialità più vive di crescita e sviluppo dell’occupazione.
E’ questo il contesto di fondo in cui valutare e portare avanti la proposta di iscrizione al patrimonio UNESCO-MAB , che il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, col supporto del Ministero dell’Ambiente, propone da oggi al territorio.
Parmigiano Reggiano e prosciutto di Parma, Lunigiana e Garfagnana sono parole di per sé indicative di aree rurali di alto valore e forte identità .
Il nostro Appennino, confine climatico tra Europa e Mediterraneo, è uno scrigno straordinario di biodiversità e ricchezza di paesaggio. Ci sono le condizioni perché la certificazione UNESCO MAB non sia soltanto un marchio di prestigio, commerciale e culturale, ma l’abito di gala, giusto e appropriato, di un corpo che davvero ha sostanza di qualità e sa metterla in valore.
L’Unesco non ha bisogno di presentazioni: è forse la più prestigiosa e riconosciuta dalle agenzie ONU.
La Rete MAB è invece sconosciuta ai più e va dunque brevemente presentata. E’ una rete di siti/riserve di qualità dello sviluppo economico e al tempo stesso di sostenibilità e biodiversità: MAB (cioè Man And Biodiversity) significa esattamente questo. La rete comprende 621 siti in 117 paesi del mondo. Il ministero dell’Ambiente italiano ha scelto, giustamente, di dare respiro e visibilità internazionale al paesaggio e ai Parchi del "Bel Paese", seguendo una scelta che altri paesi- come per esempio Cina, India (tra i Brics ) e Germania, Francia, Austria, Ungheria (in Europa)- hanno compiuto da tempo e stanno incrementando proprio in questi mesi .
Mentre iscriviamo il nostro Appennino ai nastri di partenza di questo percorso, il Monviso, con accordo transfrontaliero tra i due versanti, lo ha appena completato. Sila e Delta del Po lo stanno realizzando . Noi siamo al primo passo. Lo compiamo con la convinzione di poter presentare la candidatura in pochi mesi e concludere il percorso in due anni .Siamo sostenuti dall’incoraggiamento del Ministero dell’Ambiente e del Territorio, che ha ravvisato nella nostra terra e nel nostro Parco tutte le valenze e le condizioni per l’approvazione della proposta da parte del comitato Nazionale Unesco. Abbiamo già avviato uno studio preliminare. Ora siamo al via del confronto pubblico che dovrà raccogliere adesioni e decisioni formali per procedere.
L’area MAB dovrà avere una zona di alta protezione dell’ambiente, una zona cuscinetto e un’area di sviluppo e crescita economica di qualità (core, buffer e transition areas).
La sua perimetrazione - a partire dal territorio del Parco -dovrà essere oggetto di concertazione o condivisione. Va subito chiarito che non vi saranno “vincoli” ulteriori: basterà documentare quelli – peraltro molto ampi – che la legislazione italiana, europea e regionale già ha posto, con le norme su parchi e riserve, macro aree e Sic.
L’Unesco non esprime autorità amministrative con poteri decisionali o regolativi, ma solo un’osservazione e valutazione – da rinnovare nel tempo – sulla qualità e sostenibilità del paesaggio, dell'ambiente, degli insediamenti e delle attività umane. Oltre il crinale Tosco Emiliano del Parco, abbiamo segnali di interesse da Canossa a Fosdinovo, da Langhirano a Castelnovo Garfagnana.
Venerdì 20 a Fivizzano e Domenica 29 settembre a Castelnovo ne’ Monti si avvia la discussione pubblica , con la partecipazione e l’appoggio di importanti Camere di Commercio come quelle di Reggio Emilia e Parma, con i pronunciamenti e l’incoraggiamento già raccolto tra molti sindaci e amministratori.
Internazionalizzarsi, nelle relazioni, nell’economia e nella cultura, è oggi il modo migliore - anche per l' Appennino - di esprimere e rafforzare una personalità e una identità territoriale.
Nella globalizzazione incalzante la passività diventa ancor più rapidamente omologazione e subalternità. La certificazione UNESCO – ancor prima che si realizzi – già come processo di confronto e ricerca – può dare un orizzonte comune e condiviso al governo del suo territorio e può essere attrazione e volano di dinamismo e competitività per le imprese e altresì di orgoglio territoriale e di idee creative per i giovani.
“Settembre, andiamo, è tempo di migrare!” Prendo in prestito da una
(Fausto Giovanelli, presidente Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)
Bella proposta, anche se mi riporta alla mente uno di quegli enti eterei già visti, enti o associazioni campati in aria e utili a creare qualche incarico (questo sì, reale e stipendiato coi soldi veri dei contribuenti) ma che di concreto a noi montanari hanno sempre portato poco o niente e, a proposito di concretezza e Parco, visto che sono anni che questo esiste non sarebbe ora di darsi un regolamento? Onorevole Giovanelli, vanno benissimo tutte queste belle iniziative culturali a livello mondiale, elevano culturalmente e fanno scena ma, specialmente in periodi come questo, qualcosa più di concreto, più terra terra per la montagna non guasterebbe certo. Il suo finale con richiamo poetico mi mette tristezza perché qui settembre o non settembre come lo era una volta per i pastori è davvero sempre tempo di migrare… e non per le pecore ma per i nostri giovani.
(Antonio Manini)
Anche DOCG o DOP sono sigle eteree, ma quanto sono importanti nella diffusione e nella valorizzazione di un prodotto? Beh, credo che accostare il Parco all’Unesco abbia la stessa valenza.
(Ty)
Infatti prendendo l’esempio dal Parmigiano Reggiano, che è tutelato da tante sigle, possiamo vedere che i contadini chiudono e il consorzio ed i grossisti ingrassano… Quando il Parco sarà degno di tale definizione e ne rispetterà in pieno le regole non avrà bisogno di accostamenti altisonanti. Non sono contro a niente per principio, specie se si tratta di cose serie, però sono diventato diffidente e come insegnano i nostri saggi antenati (Medea) quando non comprendo bene qualcosa cerco di capire a chi potrebbe giovare. “Cui prodest (scelus, is fecit)?”, in questo modo ho trovato tante risposte e mai regola fu tanto saggia.
(Antonio Manini)