Qualche giorno fa ho visto su Flipboard una immagine, pubblicata su Facebook, che con poche parole e un doppio senso non troppo velato, fa riflettere molto e mi ha offerto un ottimo spunto per parlare di un argomento estremamente attuale.
Il “cartellone” risuona così:
“Bill Gates ha portato un computer in ogni casa.
Steve Jobs ha portato un computer in ogni tasca.
Mi chiedo dove ce lo metterà il prossimo…”
Bill e Steve non hanno certo bisogno di presentazioni, provo molta simpatia per il primo, alcun sentimento per il secondo, il quale non certo è stato il primo a portare un computer nelle tasche degli umani, ma tanti anni prima ci ha pensato la Palm e la stessa Microsoft.
Steve ha avuto la intuizione di realizzare un prodotto di grande qualità ed estremamente semplice, talmente semplice da essere utilizzato senza difficoltà da qualunque utente, unico requisito fondamentale, sborsare una cifra di molto superiore alla media degli altri dispositivi. Non faceva nulla di più di un PocketPC, ma molto di meno.
E’ nato così lo smartphone di Apple, l’iPhone ed è morto il PocketPC di Microsoft; il primo lo acquistai nel 2000 negli States.
Era il 2007 e in quell’anno cominciò la lenta ed inesorabile discesa di grandi nomi come Nokia, Motorola, Sony Ericsson, Siemens e tanti altri.
Due anni prima Google acquistò una azienda americana, di nome Android, poco conosciuta, come tante nel comparto tecnologico, nate dall’entusiasmo di qualche genietto.
Android doveva essere un sistema operativo (il cuore software di un dispositivo elettronico).
Nel 2008 Google affida a HTC la produzione del primo telefono, anzi smartphone, motorizzato Android, l’HTC Dream (l’ho acquisto un anno fa e lo tengo chiuso, il primo Android della storia).
Non era più bello di un iPhone, ma era la rinascita dei PochetPC, ormai relegati a una fetta di utenza molto esigente in termini di funzionalità, che cercava davvero un computer tascabile e completamente compatibile con il proprio PC (Windows).
Io non vi trovai nulla di troppo definitivo, restai ancorato saldamente al mio PocketPC motorizzato Windows Mobile, era un HTC HD.
Passò ancora un bel po’ di tempo, mai scesi al “compromesso” di acquistare un iPhone, così nel 2010 acquistai un Desire HD mosso da Android. Era il momento giusto, bellissimo hardware, uno schermo enorme, veloce, aveva tutto e poteva fare tutto.
Cominciò il confronto senza pari con iPhone, finalmente ero armato fino ai denti.
Così fino ai giorni nostri, con una altalena semestrale di nuovi dispositivi, sempre più performanti. Tutti Android.
Ora però rientriamo nel tema iniziale, tralascio il capitolo tablet che doveva essere menzionato nel cartellone.
Ieri 4 settembre 2013 alle ore 19,00 il più grande produttore di smartphone, la coreana Samsung, presentava l’ultimo nato, il phablet (tablet-phone) Galaxy Note 3 (il mio prossimo gioiello) e lo smartwatch Galaxy Gear.
Non è il primo orologio con funzionalità da smartphone, ma è il primo prodotto da un colosso, la cui commercializzazione farà certamente parlare più dei predecessori.
Apple ha mancato questo appuntamento, sono certo che in qualunque momento deciderà di produrre uno smartwatch, sarà un successo, perché qualunque cosa decida di fare, è un successo (il che non significa che sia un ottimo prodotto). Non è bello ciò che bello, ma è bello ciò che piace.
Samsung è un marchio consolidato e apprezzato, ma perché produce decine e decine di modelli, di tutti i prezzi, pertanto aggredisce un folto pubblico e, non secondariamente, sa fare meglio degli altri.
Senza dare troppi numeri, basti dire che ora la cosa più comune che accade stando in mezzo alle persone, è vedere brandire il proprio smartphone alla disperata ricerca di una notifica di un messaggio, di un nuovo contatto Facebook, un Tweet, una email…
Gli SMS sono ormai preistoria, corti, semplice testo nudo e crudo, terribilmente inanimati, già le email stanno diventando poco attrattive, mentre i messaggi di chat di Facebook e Whatsapp sono una comunicazione immediata, diretta, gli manca solo la parola (ora è arrivata anche quella, con i messaggi vocali).
Si legge che se prendiamo in mano lo smartphone più di 40 volte al giorno siamo oltre la barriera del problema maniacale o sindrome da “telefonite” acuta.
Io sono già operabile.
Ci sono dei test favolosi, provate a resistere un’ora senza accendere il telefono, oppure andare fuori a cena con gli amici senza telefono… e tanto altro ancora.
Poi vedi la gente in ansia e appena arriva a casa, si lancia verso l’ingresso, dove aveva lasciato lo smartphone, in carica, per avere almeno 4 ore di autonomia!
Cosa ci manca?
O meglio, "mi chiedo dove ce lo metteremo il prossimo"
La risposta è ovvia, a questo punto, al polso!
Immaginate che bello, non dovere più aprire la borsetta, frugare tra mille cose, non dovere slacciare il giaccone, mettere la mano in tasca, accendere…
Quante volte guardiamo che ora è? Possiamo anche vedere, con lo stesso movimento, se mi hanno scritto, rispondere subito, senza la paura di perdere una chiamata, un messaggio che altrimenti avrei tardato qualche minuto a leggere, perdendo chissà quale occasione!
Potrò vedere tutto questo anche sotto la doccia, magari non subito, ma faranno bene un modello water-proof?!
Ci chiederanno: “Scusi, mi sa dire l’ora?”
E noi diremo: “No, aspetti, devo cambiare menu, stavo dando l’amicizia a uno che me la sta chiedendo su Facebook… arrivo, aspetti che chiudo questa email di quel rompi del mio capo… sono le 10,23 ora di Mosca… un attimo di pazienza che mi si era aperto il meteo russo, sa, mia moglie è lì per lavoro…”
Io che indosso l’orologio anche quando dormo sentirò, a qualunque ora della notte, arrivare le email dei vari Forum internazionali dedicati alla tecnologia, le email dei colleghi indiani che iniziano a lavorare quando in Italia sono le 4,00 di notte. Risponderò con il riconoscimento vocale, essendo al buio, svegliando tutta la prole!
Quindi, non dovrei prenderlo, voi non lo avrete mai?
Ritroviamoci l’anno prossimo, stesso giorno, stessa ora, vedremo se leggerete il prossimo articolo, dal vostro PC, tablet, smartphone o... dal vostro OROLOGIO!
Ho appena dato una occhiata al mio orologio, segna le 23,04, è ora di terminare…
Un caro saluto a tutti.
(Francesco Casoli)
* * *
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Riprendiamoci la nostra vita!
(Angelo Covili)
Signor Covili, basterebbe circondarci di ciò che ci serve e non di ciò che ci piace.
(Roberto Zappaterra)
L’istinto ci porta a criticare e rifiutare certi cambiamenti, tuttavia quelli che spesso sembrano essere i più difficili spesso sono quelli che più ci hanno reso evoluti, efficienti e globalmente felici. Non è un orologio a farci provare benessere, ma il veicolo allo scambio di informazioni e alla condivisione che ci fa progredire. Internet è uno tra i maggiori reclutatori di personale, direttamente e indirettamente; pensate solo al tempo che vi si dedica al lavoro, non per navigare, ma per comunicare, fare conoscere i prodotti attraverso il proprio sito, connessione tra diversi stabilimenti, acquistare…
(Francesco Casoli)
Il suo articolo è molto piacevole da leggere, si vede che ha passione per la tecnologia. Tuttavia temo di aver capito dove “ce lo hanno già messo”… Non condivido in parte la potenza che esprime nei confronti di internet, comunque un breve periodo di disintossicazione le sarebbe utile. Ma è altrettanto vero che abbiamo tutti una personale “dipendenza”. Ad ognuno la sua. Cordialità.
(Sincero)
La ringrazio della valutazione, se non fossi un assiduo utilizzatore di Internet non avrei alcun dubbio nel provare una certa diffidenza o scarso interesse, come sempre mi capita per le cose nuove, anche se la curiosità mi ha sempre (fortunatamente) spinto verso di esse. Nella maggioranza dei casi ho dovuto ammettere che era stato un bene. Cito solo un esempio che poche ore fa mi riferiva mia moglie: nel noto sito di e-commerce Amazon.it è possibile acquistare i libri di scuola con sconto del 15% e spedizione a casa nostra. Non basta, la cosa interessante e comoda (risparmio di tempo e denaro) è che si effettua un percorso guidato che parte dalla regione per finire nella classe della scuola, per cui automaticamente viene creata la lista dei libri. Questo è la digitalizzazione. Ultima informazione, da gennaio 2013 ad oggi, acquistando su Internet, ho risparmiato complessivamente 530 €, senza contare i 400 euro di sconto per la vacanza prenotata via WEB. L’Italia è tra gli ultimi paesi “industrializzati” ad utilizzare il WEB e a fare acquisti online, con perdite enormi di denaro e opportunità. Non dobbiamo vantarcene, così come non abusare inutilmente di questi potenti strumenti. Cordiali saluti.
(Francesco Casoli)
Certo, infatti nel mio commento precedente ho scritto “… non condivido in parte”. La sensazione è che forse la % di utilità è minoritaria rispetto a quella relativa l’inutilità; in accordo con quanto lei scrive nell’ultima riga. Le confesso però che solo ora, a tre mesi “dall’adozione”, inizio a guardare con una lieve ma sincera simpatia il mio samsung wonder (credo sia il nome corretto). Buona navigazione. Cordialità
(Sincero Bresciani)
Signor Francesco le chiedo un consiglio. A Bebbio, nella mia azienda agricola che di così belle non gliene è, l’orologio al quarso non lo usavamo neanche negli anni ottanta. Gli orologi a cipolla (che mica va confusa con quella che crese nell’orto di fianco ai sedanini e alle carote) portati al panciotto (se c’è qualche chilo di troppo come nel mio particulare caso è anche melio) sono dall”800 a oggi il sistema migliore per leggere il tempo. Fanno tic e tac e se uno si scorda di caricarli la sera prima di coricarsi loro smettono di rompere. Non hanno pallini rossi per dirmi che l’è ora di desdarmi, perchè a questo ci pensano le vacche di fianco mutellando.
Tutto questo per chiederle se pensa che potesse accadere che facciano un robot al posto dell’orologio a cipolla, la quale mi dispiacerebbe molto dato che è l’orologio del mio babbo e prima ancora del papà del babbo e prima ancora del padre del papà del mio babbo e, forse, prima ancora del genitore del padre del papà del mio babbo. Spero che l’orologio a cipolla robotico non lo strolichino mai. Lei che ne pensa?
(Merensio di Bebbio)
Gentile signor Merensio,
Lei rappresenta l’altra medaglia di questo nostro mondo, l’antitesi del rincorrere il progresso che ci fa andare sempre più forte, avere sempre di più, per creare quella ricchezza che da qualche anno sembra essersi fermata.
Talvolta mi chiedo se non sarebbe meglio tornare a quegli anni in cui ciascuno si faceva i propri fabbisogni e quello che restava era una fonte per avere ciò che non era nel proprio podere o allevamento. Se prima era solo un momento di stanchezza, oggi diventa sempre più una realtà per tanti che hanno perso lavoro e speranze.
Lei ha una grande fortuna, quella di vedere ogni giorno che si sveglia, il controvalore del Suo operato, gli stessi animali che la svegliano sono il frutto della Sua fatica. Non ha bisogno di alcun robottino, siamo noi che avremmo bisogno di un po’ della Sua sana vita.
(Francesco Casoli)
A me piacerebbe se il prossimo dispositivo fosse inserito in uno smart-portafogli. Ho appena perso il mio e mi rodo al pensiero di dove posso averlo lasciato o può essermi caduto. Se avesse un dispositivo di localizzazione lo potrei ritrovare facilmente! Solo che, come mi ha fatto presente un amico, forse costerebbe talmente tanto che, se lo acquistassi, dopo del portafogli non avrei più bisogno…
(Luca Tondelli)
Carissimi signori Merensio e Francesco (grazie per l’articolo), sono nato nel 1927, sono figio di agricoltore. Studiavo a Reggio e mio padre non vedeva l’ora che venisse maggio perché chiudevano le scuole e io potevo aiutarlo a fare il fieno, mungere le mucche, mietere, arare, zappare e seminare, poi in ottobre tornavo a Reggio a studiare. Però non c’era la mungitrice, le mietitrebbia, i trattori ecc. ecc. di cui immagino sarà ben fornito il simpatico e arguto Merenso. Per fare queste macchine occorrono macchine utensili manuali e computerizzate, computer stampanti e robot. Negli anni 1970 mi sono appassionato all’orologeria antica. Ero a Milano e trovavo tutto. Quando sono andato in pensione e sono tornato nelle nostre carissime montagne dovevo andare a Bolgna per trovare qualcosa. Nel ’90 ho comprato un computer e internet mi ha salvato. Posso comprare in Italia o nel mondo qualsiasi cosa che mi arriva a casa, sia esso un orologio, una moto, una macchina o una motosega. A Milano non ne sentivo il bisogno ma a Castelnovo sì. Il guaio è che ora a 86 anni la mente non mi aiuta più e una cosa che ho fatto ieri, oggi non mi ricordo più come si fa.
(Ermete Muzzini)
Egregio signor Muzzini, non posso che argomentare che se tutti gli italiani fossero tecnologicamente come Lei potremmo vantare un primato, Lei rappresenta quello che mio padre è, pur essendo tremendamente più giovane di Lei (lui è del recente 1932). Non devo fare grandi fatiche per fagli acquistare l’ultimo modello di smartphone, con cui si destreggia a meraviglia, si informa e informa, senza abusarne. Pertanto Le suggerisco di dare sfogo alla sua vena tecnologica e a dare il prezioso contributo, acquistando il nuovo gioiello, con cui potrà fare tutto senza il vincolo di essere davanti al suo computer. Un bel Samsung Galaxy Note 3. Sono in trepida attesa del mio e di quello per mio padre Umberto. Non c’è due senza tre, la spero con noi!
Un caro saluto.
(Francesco Casoli)