Nella notte tra sabato e domenica scorsi un branco di lupi avrebbe fatto irruzione in un recinto elettrificato in cui stavano 500 pecore sbranandone una ventina e provocando la morte per soffocamento di altre cinquanta.
Le pecore erano sorvegliate da quattro cani pastore maremmani che sarebbero stati feriti in maniera anche grave.
Si usa il condizionale perchè su questa vicenda pare che si voglia mantenere il segreto e nessuno vuole esporsi.
Noi riteniamo che le autorità competenti, che sappiamo essere state allertate, abbiano il dovere di informare visto che non si tratta del primo e certamente nemmeno dell'ultimo caso del genere.
Le stesse autorità dovranno accertare se effettivamente l'episodio sia da attribuire a lupi o a cani randagi, anche per permettere l'erogazione dei giusti indennizzi ai due pastori proprietari.
L'episodio sarebbe avvenuto nella zona di Ligonchio.
Sarebbe anche necessario che tutti, animalisti e non, prendessero atto che non c'è nulla di straordinario nel fatto che lupi affamati possano assalire un branco di pecore; è un fatto del tutto normale che comunque si può limitare (si dice limitare e non eliminare del tutto) con le opportune attenzioni.
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La precisazione del Parco nazionale
Domenica 1 settembre il servizio veterinario ASL di Castelnovo Monti ha contattato i tecnici del Parco per un evento di predazione verificatosi nella notte tra sabato 31 e domenica 1 in loc. piste di Ospitaletto comune di Ligonchio.
Il regolamento del Parco in materia di danni da predatori prevede infatti che il danno sia accertato da un veterinario ASL e da un tecnico del Parco, anche al fine di raccogliere tutti i dati utili all’indennizzo, che per legge spetta al Parco stesso qualora il danno si verifichi entro i suoi confini.
I tecnici hanno potuto constatare la morte per soffocamento e altre lesioni da schiacciamento di 73 pecore le quali si sono verosimilmente ammassate al centro del recinto elettrico in cui erano custodite durante la notte, e nel quale stabulavano complessivamente circa 300 capi.
Volendo ricostruire la dinamica più probabile, alcuni lupi devono aver tentato di entrare nel recinto ma si sono scontrati con i pastori maremmani posti a guardia all’esterno, che di fatto hanno riportato lesioni compatibili con morsi da lupo, ma non sono in pericolo di vita.
Le pecore in preda al panico si sono ammassate al centro della recinzione finendo schiacciate le une con le altre e tra queste 73 hanno perso la vita.
Il Parco provvederà a indennizzare tutti i capi morti e le spese dello smaltimento delle carcasse, che sono state destinate ad un apposito impianto di incenerimento.
"Si è trattato di un evento piuttosto raro, i pastori avevano adottato correttamente le misure antilupo, ma il comportento degli animali spaventati ha reso il bilancio molto pesante rispetto a quello che poteva essere. Pagheremo velocemente e aiuteremo in tutti i modi i nostri allevatori".
(Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano)
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Aggiornamento 6 settembre
La Regione Emilia-Romagna tutelerà gli allevatori e gli agricoltori delle terre alte che rientrano nei propri confini dai danni causati dai lupi di montagna. "Trattandosi di una specie protetta – spiega il consigliere del Pd Gabriele Ferrari- vige su di essa una normativa europea che ne stabilisce una protezione rigorosa in tutti i paesi dell’Unione, proibendone espressamente il disturbo, la cattura, l’uccisione, la detenzione e il commercio. Non esiste dunque nessuna burocrazia locale, regionale o statale, colpevole di ingessare l’azione di quanti, sul territorio, vorrebbero controllare la presenza di questo predatore. Possiamo solo assicurare con nostre risorse un risarcimento pari al 100% del valore dei capi d’allevamento predati e un sostegno economico per realizzare dispositivi di prevenzione dagli attacchi".
Tutela della montagna
Secondo il consigliere del partito democratico "gli agricoltori, in caso di attacco, devono rivolgersi ai servizi veterinari delle Ausl di appartenenza, cui compete l’esecuzione dei rilievi necessari. Per quanto invece concerne gli interventi di prevenzione gli allevatori interessati possono rivolgersi alle province che, già negli anni scorsi, tramite i fondi per la prevenzione dei danni da fauna selvatica, hanno finanziato la messa in opera di recinzioni fisse o elettrificate, insieme all’acquisto di cani da guardia appositamente addestrati".
Fondi Pac disponibili
Nel Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013 è prevista inoltre, per le aziende agricole, una misura finanziaria (la 216, “Sostegno agli investimenti non produttivi”) che dispone contributi per interventi mirati alla prevenzione dei danni da fauna selvatica, con riferimento ai siti della Rete Natura 2000 e alle zone di protezione interdette alla caccia. Molti allevatori hanno utilizzato queste opportunità riducendo in modo significativo il numero e la dannosità degli attacchi».
(Francesco Compari)
Abbiate pazienza, ma non riesco a credere che un gruppo di cani randagi (a meno che non siano in venti) ferisce gravemente 4 pastori maremmani e sbrana 20 pecore! Sono lupi e in un branco neanche così piccolo…
(Marco Gazzotti)
Il congiuntivo, per cortesia, il congiuntivo…
(Commento firmato)
Auguri ai prossimi cercatori di funghi, anche 4 maremmani hanno messo ko, non oso pensare quanti lupi vi fossero. Ma tanto non attacca l’uomo avanti, chi vuole sfatare la leggenda.
(Luca)
Io ho molta più paura d’imbattermi in “branchi” di cacciatori armati come Rambo con in corpo qualche bicchiere di vino di troppo!
(Alex)
Non per far polemica, ma prima di parlare di indennizzi andatevi a leggere la normativa vigente e ne scoprirete delle belle. Innanzitutto il proprietario deve, a proprie spese, smaltire gli animali (se non erro 60 € a capo). Poi sperare nella divina provvidenza, ecc. ecc. per vedersi riconosciuta una cifra di mercato; detta cifra non copre nemmeno il valore di un piccolo agnello. Dunque ricapitolando, il pastore riceve il danno, la beffa e non solo. Parliamo di lupo, ma se lo vogliamo veramente bisogna arrivare a risarcire il 100% del valore effettivo dei danni e mettere in condizione gli allevatori di poter investire in prevenzione. Prima che qualcuno decida che l’unico rimedio sia il piombo… Non è cattiveria, ma bisogna pensare a chi lavora e suda tutti i giorni, lavorando la terra ed allevando gli animali. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Finalmente qualche organo d’informazione se ne occupa! Complimenti alla redazione! Oltre alle 80 pecore di Ligonchio risultano aggredite a Monteorsaro circa una quindicina di pecore, tutto grazie ai soldi pubblici spesi per riportare il lupo… Complimenti anche a loro!
(Chicco Ferretti)
Signor Ferretti, mi scusi, mi spiega chi avrebbe speso soldi pubblici per riportare il lupo? Questa specie ha semplicemente riconquistato gran parte dei suoi territori storici grazie alle norme di protezione e soprattutto all’esponenziale aumento di prede selvatiche, in primis il cinghiale, specie ormai fuori controllo immessa a scopi venatori. Mi creda, non esistono allevamenti di lupi e tantomeno nessuno li ha introdotti, gli esami del dna parlano chiaro, è il lupo appenninico. Saluti
(Carlo sml)
Una corretta informazione è importante anche per chi è solito attardarsi in Appennino (foto al tramonto o altro), talvolta in solitaria (un fatto è incontrare un animale, altro un branco…). Grazie.
(Stefano)
Non vorrete mica suggerire un piano di abbattimento, eh?! Forse le pecore sono state aggredite da un branco di cinghiali ibridi o da qualche cacciatore.
(Floriano Nizzi)
Domanda: ma il “noi” del “Noi riteniamo che… etc…” si riferisce alla redazione o questa lettera ha la firma di qualcun altro?
(Lira)
Questi sono gli aiuti ai contadini o a chi opera in montagna!
(Fabio Leoncelli)
Che i lupi assaltino le greggi fa parte dell’ordine naturale delle cose, dalla notte dei tempi. Quello che mi sorprende è il fatto che si voglia “mantenere segreto” l’episodio. Cosa c’è da nascondere? Ci sono più lupi di quanto dichiarato ufficialmente? Si tratta di lupi non di ceppo italico immessi senza la necessaria pianificazione? In ogni caso, trattandosi, come per tutti gli animali selvatici, di patrimonio dello Stato, lo Stato deve provvedere in primis a proteggere gli allevatori, secondariamente a risarcire i danni provocati da questi predatori alle attività produttive dei cittadini. In un paese altamente antropizzato, come l’Italia, il lupo va gestito, come tutta la fauna selvatica. Nel caso, come avviene in tutto il mondo (anche nei paesi a noi confinanti) anche provvedendo all’abbattimento controllato degli animali “problematici” o in sovrannumero.
(Marco Braga)
Egregio signor Floriano, che i cinghiali possano assalire un gregge di pecore controllato dai maremmani mi suona molto improbabile. Il cinghiale è un onnivoro opportunista, non un predatore: mangia animali trovati morti, ma difficilmente li uccide. Che poi i cacciatori possano “sbranare” 20 pecore, suona come una barzelletta. O forse erano licantropi! L’unico dubbio che può essere legittimo voler risolvere è che si trattasse di un branco di cani randagi, ma doveva essere molto consistente per mettere ko dei maremmani. Esistono branchi simili di randagi a Ligonchio? Dubito molto.
(Marco Braga)
Questo un articolo di stampa locale uscito stamattina che riporta gli stessi fatti, a quanto pare senza alcuna volontà di censura da parte del Parco:
http://ww3.virtualnewspaper.it/primapagina/books/130906reggioemilia/#/16/
(AM)
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Non sappiamo se c’era o meno “volontà di censura”, resta il fatto che il Parco è stato avvertito immediatamente, che al massimo lunedì 2/9 si sono accertati i fatti, che noi sapevamo già da martedì 3/9 della cosa e che abbiamo aspettato a pubblicare che uscisse un comunicato, cosa che è avvenuta solo dopo la pubblicazione del nostro articolo.
red
Egregio signor Marco Braga, la mia era, appunto, una burla. Sono originario di Ramiseto e conosco i cinghiali e pure e i cacciatori. Cordialità.
(Floriano Nizzi)
Egregio signo Nizzi, mi scusi, non avevo inteso la burla. Cordialità
(Marco Braga)
Niente da scusare, si immagini.
(Floriano Nizzi)
Il commento del Parco direi che chiarisce ogni dubbio. Come più volte ho ribadito in argomenti sul lupo: io li ho incontrati, sono ancora vivo, benché spesso da solo. Se un giorno fossi sbranato in Italia da un lupo sarei il primo caso per cui non seve nulla gridare “al lupo al lupo!”, io ho rischiato la pelle più nel tragitto auto casa – imbocco sentiero che in montagna. Per quanto riguarda i maremmani, più volte li ho incontrati a guardia di pecore, spesso li ho accarezzati o dato loro un pezzo del mio panino; sono cani come altri, meravigliosi direi, non dei carri armati per cui è normale che in uno scontro con dei lupi abbiano subito delle conseguenze. Questo per dire che se fosse stato un branco di lupi di decine di esemplari i maremmani sarebbero morti e non feriti; probabilmente, tra l’altro, ora ci sarà da qualche parte qualche lupo che si lecca le ferite. Poi è giusto che i pastori difendano le loro pecore, come farei io, e se la legge dice che si ha diritto a un risarcimento si deve ottenere, come mi pare che avvenga, ma ogni volta che accade un fatto simile cominciare a parlare del lupo cattivo e pensare di fare cacce preventive anti lupo è fuori luogo. Mi viene in mente tra l’altro che 2-3 anni fa un cervo in Trentino ha ucciso un’escursionista, forse perché lo ha avvicinato nella stagione degli accoppiamenti in cui sono più aggressivi. Era un cervo scappato da un recinto faunistico per cui abituato all’uomo. Eppure noi non temiamo i cervi presenti sulle nostre montagne e se fate le vostre ricerche potrete notare, dunque, che in Italia visto quanto sopra ha fatto più vittime umane un cervo che i lupi.
(Ettore)
Ringrazio la precisazione del Parco ed aggiungo che nella mia nota vi è stata una dimenticanza da parte mia: vero che il Parco risarcisce per intero, ma gradiremmo sapere con che tariffe? Altra cosa è fuori dal Parco e visto che i lupi non ne conoscono i confini se uno riceve dei danni da lupi… auguri! Per concludere, se non erro si risarciscono solo soggetti con partita IVA, dunque se per assurdo un privato in pensione, senza scopo di lucro, mette su un gregge e riceve un danno, non riceve nulla. Come si può notare, si fa presto a dire lupo, ma bisogna mettere tutti in condizione di non subire la beffa oltre al danno… Cordialmente
(Roberto Malvolti)
Il Parco paga, con grande semplicità paga, siamo pieni di sodi, l’economia può permettersi anche questo, non risolviamo il problema a monte, come sempre a valle, il “sistema Italia” funziona così. Non lamentiamoci se poi aumenta l’Imu, l’Irpef e altro…
(Fabio Leoncelli)
P.S. – In questo caso è giusto che paghi, ma quanto vale il danno? I capi morti non si sotistuiscono.
Oltre a pagare i danni il Parco cosa ha portato al nostro Appennino? Abbiamo la peggior statale che valica l’Appennino di tutta la regione.
(Mauro)
Concordo con il signor Leoncelli. Il problema è a monte e si chiama gestione. Bisogna mettersi nelle condizioni di prevenire i danni, se possibile di evitarli. Pagare quando il danno è fatto è cosa giusta, ma ricade su tutta la comunità. Se poi si leggono le osservazioni del signor Malvolti, che so essere sempre informato e preciso, si vede che per quanto riguarda i risarcimenti non ci sono solo rose, ma anche molte spine. Il pericolo per l’uomo francamente credo che sia praticamente zero. Più volte ho incontrato il lupo a meno di 50 metri e non ho avuto motivo di temere. Rimane però il fatto che si deve trovare un equilibrio fra lupo e zootecnia, perchè risarcire i capi morti non ricompensa adeguatamente chi da tale attività trae la sua fonte di sostentamento.
(Marco Braga)
Tra la prima notizia e la precisazione c’è la differenza di 20 pecore sbranate; se fosse vera mi sembrerebbe più di un tentativo di entrare e più di “qualche” lupo. Comunque non sarebbe bello essere il primo caso di uomo sbranato ed andare sui giornali. Vorrei sapere se la notizia di red è sbagliata in parte o se è la rettifica del Parco non del tutto veritiera. Secondo me cambiano molte cose. Grazie.
(Luca)
Immagino che il Parco paghi con i soldi dei contribuenti. Ma la cosa più sconcertante è che si tuteli un animale che incute terrore a tanti; chi è quel genitore che con dei figli, grandi o piccoli, va per sentieri per l’Appennino con il rischio di incontrare un branco di lupi o una lupa con i suoi piccoli?; spero non capiti mai a nessuno. Chissà se chi ha portato lavoro, sviluppo, progresso e cultura sui paesi montani nel secolo scorso tutelava le pecore o il lupo; forse avranno fatto tanti sbagli ma oggi mi sembra molto peggio.
(Davide)
Incute timore perché c’è pregiudizio e spesso nessuna conoscenza di questo bellissimo animale, come del resto non c’è conoscenza di molti altri animali o flora che ci circonda. Porti pure a spasso i bambini nei boschi e nel caso riuscisse a incontrare un lupo come è capitato a me e ad altri lo faccia ammirare ai bambini, tanto lui non si avvicinerà a voi, anzi!! E se ha dei piccoli, come per tutti gli animali, che hanno la prole, vale la regola di non avvicinarsi. Il pastore ha il lupo, il contadino ha la grandine, il pescatore ha le tempeste di mare, tutti dobbiamo convivere con la natura, e apprezzarla, tenendo conto che a volte ci causa difficoltà, ma la sfida dell’uomo è quella, superarle, non distruggerle o eliminarle.
(Ettore)
Cosa mi tocca leggere! Io ho due bimbi, la più piccola 4 anni e il più grande 11. Vado per boschi, sentieri e montagne da sempre e sempre con loro (da piccini nello zainetto a spalle) e incontrare un lupo, un branco di lupi o una lupa con cuccioli è davvero un miraggio. Ma vi rendete conto di che sciocchezze state scrivendo? Credo di aver più timore ad incontrare una scrofa di cinghiale con i piccoli che non un lupo. Altra precisazione. Caro Sig. Braga, se leggesse un po’ di articoli nemmeno troppo scientifici capirebbe che nessuno ha mai reintrodotto il lupo in nessun posto, semplicemente il loro areale si espande naturalmente e vanno in dispersione (alla ricerca di nuovi territori) nel modo più naturale possibile. Ma siamo nel 2013 o nel medioevo?
(Rita)
Apprezzo l’intervento equilibrato della Sig.ra Rita e il fatto che porta i figli a contatto con la natura senza paranoie, ma come si evince con tutti i crismi di sicurezza per i suoi ragazzi e con conoscenza in merito. Per tutti coloro che vogliono approfondire l’argomento ed essere maggiormente informati sul lupo, potete cercare su Internet il CSDL Canis Lupus, si occupano della ricerca e divulgazione di informazioni sull’animale, organizzano anche dei week-end di ricerca e conoscenza e organizzano convegni a tema, a volte anche nell’Appennino reggiano, il tutto in modo equilibrato tenendo conto anche degli allevatori.
(Ettore)
Signora Rita, è sicura che non siano stati fatti importanti e pesanti investimenti per il lupo nelle nostre zone? Abbiamo dimenticato quel pannello che campeggiava a Pratizzano anni fa che trattava di questo argomento e dei quattrini investiti? Mi sembra di capire dal suo intervento che la loro espansione è naturale: ma gli investimenti allora a cosa sono serviti? Sa, anche se siamo nel 2013 forse un po’ più di memoria non guasterebbe. Cordiali saluti.
(Sergio)
Sergio, io non ho mai scritto che non siano mai stati fatti investimenti legati al lupo. Ho semplicemente scritto che i lupi si espandono naturalmente nei territori in cui trovano le condizioni ottimali, e da noi credo proprio che ci siano. Insomma, che vi piaccia o no, parco o non parco, qui il lupo ci sarebbe comunque. Se la memoria non mi inganna il primo lupo radio-collarato nelle nostre zone risale al lontano 1991 da Francisci. E da lì qualcuno ci ha visto lungo e ha messo in piedi una serie di investimenti che sono finalizzati ad attenuare il conflitto fra il lupo e gli allevatori e porre in atto, per quanto possibile, una “pacifica” convivenza che, a mio vedere, tende a proteggere il lupo da una parte e ad aiutare e proteggere gli allevatori dall’altra. Infatti nella zona di Valbona – Passo Scalucchia sono stati costruiti 4 recinti anti-lupo e dati in uso ai pastori locali per stabulare il gregge. Per trovare informazioni sul lupo non serve andare poi tanto lontano perché è vero che in Toscana hanno il CSDL ma il Parco ha istituito il Wolf Appennine Centre e se lo cercate su internet troverete informazioni utili anche lì. il Parco organizza anche tante serate a tema qua e là per la montagna. Io personalmente ho ascoltato più volte questi ragazzi, quale modo migliore di questo per togliersi diverse curiosità e/o fare polemica se non quello di parlare direttamente con chi lavora studiando questo meraviglioso animale?
(Rita)
Gentilissima signora Rita, la mia domanda provocatoria sulla introduzione del lupo era legata al fatto che, nell’articolo, si insinuava il dubbio che qualcuno (nella fattispecie il Parco) volesse mantenere il segreto sulla vicenda, cosa che si è dimostrata non veritiera. Conosco bene le leggi della Natura: più prede = più predatori, meno prede = meno predatori. All’espansione dei grandi erbivori in Appeninno corrisponde una diffusione del lupo. Rimane il problema che nelle aree antropizzate la gestione delle risorse naturali non può essere fatta solo a posteriori, come avviene ad esempio con i risarcimenti, ma anche a priori, con azioni di informazione, prevenzione, monitoraggio della presenza degli animali sul territorio, valutazione della capacità portante della specie in quel particolare ambiente, attuazione, quando necessario, di opere di controllo numerico, con catture o altre opzioni. Questo riguarda ovviamente tutte le specie animali, non solo il lupo o i predatori in genere. Proprio perchè non siamo più nel Medioevo, non siamo nelle condizioni di permettere che la natura segua compiutamente il suo corso, come sarebbe nell’ordine delle cose, perchè noi uomini, quella natura, la condizioniomo ogni minuto con le nostre attività e con la nostra presenza. In quanto poi al lupo, l’ho incontrato ormai molte volte, l’ultima ieri mattina, quando ho avuto a meno di 50 metri maschio e femmina, con tanto di cosciotto fresco di capriolo in bocca. Non ho avuto alcun timore, in quanto ritengo che non se ne debba avere, nelle nostre latitudini non esistono resoconti di attacchi del lupo all’uomo almeno da 150 anni. Probabilmente è più pericolosa una scrofa di cinghiale.
(Marco Braga)
Mi piacerebbe parlare direttamente con gli allevatori, per capire come e quanto in realtà la presenza del lupo interferisce con l’allevamento. La mia impressione è di aver letto, qui, solo dei sentito dire e nessuna esperienza diretta di allevatori. Sarebbe interessante se Redacon mettesse in cantiere un servizio con i pastori dell’Appennino.
(Commento firmato)
Sono d accordo… sentiamo i diretti interessati, i pastori… e la loro convivenza nel parco e col parco…
(sc)
Il lupo è presente ovunque nell’Appennino italiano, sia dove ci sono parchi sia dove parchi dove non ce ne sono. Il lupo è specie protetta in tutto il territorio italiano, nei parchi e fuori dai parchi allo stesso modo. La protezione del lupo è un dettato di legge nazionali ed europee. Non una decisione che possa dipendere da scelte dagli enti parco. I parchi in questa materia (così come in ogni materia) non fanno leggi e sono ovviamente tenuti a rispettare e ad applicare le leggi vigenti, sia nella tutela che nei risarcimenti. È ovvio che un ente pubblico operi secondo la legge. Non si comprende come potrebbe agire diversamente. Il rapporto dei tecnici e il comunicato del Parco è veritiero. Non esisterebbero comunque e non esistono ragioni per riferire cose diverse da quanto riscontrato, peraltro con la presenza e il concorso di enti e persone diverse a partire dal servizio veterinario dell ASL. Il Parco ha ordinariamente operato per la prevenzione e riduzione dei danni da predazione fornendo consulenza e strumenti (recinzioni) agli allevatori. Ovviamente nei limiti delle risorse disponibili. Quanto alle strade statali sono, come universalmente noto, di esclusiva competenza di ANAS e ministero dei lavori pubblici. I parchi non hanno neppure lontanamente risorse adeguate a provvedervi e, se le avessero, non potrebbero comunque farlo perchè uscirebbero dai compiti e dalle competenze definite molto chiaramente dalle leggi, invadendo competenze di altri enti.
(Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)
Quello che mi lascia perplesso è che nessuno pensi alle 73 pecore morte soffocate in preda al panico; mi piacerebbe che qualcuno immaginasse cosa hanno provato le povere bestiole prima di morire: sentire la presenza dei predatori e dopo spavento, terrore, panico poi la morte. Io sto dalla parte delle pecore.
(Sergio)
Provi a pensare cosa provano le bestiole (bovini, conigli, maiali, pecore, ecc.), che noi mangiamo sotto forma di bistecche, nei macelli prima di essere uccise. Chi ha lavorato lì sa benissimo che spesso si rendono conto della fine che stanno per fare. Poi anche a me dispiace che siano morte prematuramente perché probabilmente, appunto, alcune di loro sarebbero finite sulle nostre tavole. Il lupo rispetto a noi cosa ha fatto? Ha cercato la cena come noi.
(Ettore)
Ecco perchè sono diventata “quasi” vegetariana. Il “quasi ” si riferisce allo zoccolo duro che sto affrontando: i nostri deliziosi affettati. Da mesi non mangio più neppure quelli, quindi sono fiduciosa di diventarlo del tutto. Da più di 10 anni non consumo carne, la mia salute non ne ha risentito, come il piacere per la buona tavola. La mia personale opinione (che non cerco di instillare nè in familiari, nè in amici con cui condivido la tavola) è che una vita è un prezzo troppo alto per il piacere effimero di un pasto.
(Cristina Casoli)
Piccolo dettaglio: forse non è a conoscenza che la macellazione avviene in modo che l’animale non soffra e non con i latrati dei predatori che le hanno spinte l’una contro l’altra per proteggersi fino a soffocare. Vede, signor Ettore, è vero che il risultato è lo stesso ma il modo in cui è stato raggiunto è completamente diverso. Io non critico il suo commento, ci sono persone più o meno sensibili: io lo sono.
(Sergio)
Signor Sergio, forse lei non è a conoscenza di come vengono macellati gli animali, se la sua sensibilità non si urta può guardare dei documentari o filmati scaricabili anche in Internet in cui si vede come non è assolutamente come dice lei: gli animali sanno che vanno incontro alla morte, solo che fino che crediamo il contrario la nostra coscienza è tranquilla “occhio non vede cuore non duole”. Tenga presente che apprezzo che lei sia una persona sensibile, perché tali persone hanno un cuore per il Creato. In tutto questo voglio solo sottolineare l’assurdità di gridare “al lupo al lupo” per qualcosa che quell’animale fa per istinto, che non si può pensare che anche il lupo non abbia una collocazione nell’ecosistema, gli equilibri in queste cose cadono solo quando l’uomo per egoismo o interesse ci mette lo zampino. Per intenderci, anche noi siamo lupi ogni volta che mangiamo una fettina di carne, solo che il lavoro sporco lo facciamo fare ad altri e se guardate uno di quei documentari vedrete che è proprio un lavoro sporco (non fraintendete il senso e massimo rispetto per chi lo fa con tutte le disposizioni di legge), lavoro che io personalmente non mi sentirei di fare proprio perché non riuscirei ad ammazzare animali per 8 ore al giorno. In realtà non sono mai riuscito neanche ad ammazzare una gallina in vita mia. L’incidente di Ligonchio al massimo servirà a capire cosa si può migliorare, eventualmente, nei recinti anti lupo e poi che ne sappiamo se quel recinto fosse troppo affollato per la sua capienza? Io sono ignorante in materia, è solo per dire qualcosa che invece chi è preposto valuterà. Il punto: non giudichiamo senza conoscere e ogni volta che si vogliono togliere animali solo perché danno fastidio ci stiamo arrogando il diritto di essere superiori a Dio il quale li ha creati per uno scopo.
(Ettore)
Nei miei interventi non ho mai parlato di eliminare animali: a casa mia ci sono 15 gatti 2 cani, 9 galline (non destinate a carne da brodo), 2 cavalli, un asino e un coniglio (non da uccidere) per cui non mi si può accusare di voler eliminare degli animali. Ribadisco la differenza tra macellazione (art. 3 D. Lgs.vo 1º settembre 1998, n. 333 “Le operazioni di trasferimento, stabulazione, immobilizzazione, stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili”) e la morte di pecore che, chiuse in un recinto, non hanno neppure la minima possibilità di salvarsi cercando di scappare. E con questo termino i miei interventi. Cordiali saluti
(Sergio)
Mi scusi, signor Francesco Compari, ma ne abbiamo sentite abbastanza. In riferimento alla 216, azienda a me vicina ha presentato progetto con bando della regione Emilia Romagna con capienza di 570.000,00 euro (cinquecentosettantamila). La misura 216 finanzia al 70% interventi solo su aree SIC, natura 2000 e basta, le zone interdette alla caccia non contano nulla! Prova ne è che la domanda della ditta interessata è stata bocciata in quanto non rientra in dette zone. La dovete smettere di raccontare cose imprecise o far credere che gli asini volano, se lei è così ben informato come mai l’ufficio preposto dalla Comunità montana ha rifiutato la domanda? Mi faccia sapere, il progetto è pronto per essere ripresentato ma il bando è stato riaperto come prima e dunque quasi nessuno potrà attingere ai fondi! Mi scusi lo sfogo, ma su questa storia ho consumato la strada tra Reggio Emilia e Castelnovo ne’ Monti. Per il consigliere Ferrari, che spero mi legga, mi contatti che le dimostrerò su 23.000 € di danni quanto è stato risarcito all’azienda a me vicina. Dunque, o pensate che siamo tutti fessi, oppure non informati? E’ ora di farla finita di giocare su queste cose, vi posso assicurare che vi potete solo briciare. Concludo con un pensiero: di persone disposte a lavorare e far progredire ce ne sono molte, io sono una piccola prova, l’azienda agricola a me vicina ne un altro tassello, ma siamo stanchi di essere presi in giro. Se i soldi ci sono modificate le misure (vedi 216) e mettete in condizioni chi può far progredire la montagna di investire e di dare lavoro. Vada a vedere questo sito e capirà: http://www.allevamentolepri.com. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Avranno provato più o meno quello che prova un branco di gazzelle o di zebre inseguito da leoni. È la natura, non ci sono predatori vegetariani!
(A.M.)
Almeno però oggi apprendiamo del salvataggio di un piccolo lupacchiotto
(Floriano Nizzi)
Ho letto solo oggi questo articolo e voglio dire che io nella prima settimana di agosto, con la mia famiglia, ho percorso il sentiero che dalla statale del Pradarena va verso il rifugio Bottaccio. Ad un certo punto e per un paio di minuti abbiamo sentito dgli ululati come quelli dei lupi. Se fossero stati di lupo non potrei dirlo esattamente perchè non li ho visti, però è anche vero che ci trovavamo in una zona assai lontana da abitazioni. Aggiungo che intorno alla metà di ottobre, intorno alle 21 ho visto un lupo attraversare la strada ai margini del paese di Caprile e 3 anni fa mi capitò di vederne un altro, intorno alle 22 sulla statale del Cerreto tra Cà Giannino ed il passo. Io vado spessissimo per sentieri e la maggior parte delle volte sono da solo. Voglio dire che a me pice così tanto che mi sento di correre anche dei rischi. Rischi, sì. Perchè io non sono così sicuro, come tanti che vedo qui, che col passare del tempo ed il presumibile aumento della popolazione di lupi non possa accadere alcunchè di grave a qualche persona. C’è sempre una prima volta. Ho letto diversi articoli riguardanti per ora attacchi di lupi ad animali da allevamento, anche nei pressi di abitazioni, ho letto di quel ragazzo ex segretario WWF che aveva aperto un’azienda zootecnica a Pavullo e che ha dovuto gettare la spugna a causa dei ripetuti attacchi di lupi. La stessa cosa sta accadendo in Toscana e per dire di quanto territorio si sia impadronito il lupo, vi assicuro che un esemplare è arrivato nel parco costiero di San Rossore Migliarino. E lo dice lo stesso presidente del Parco. Io penso che tra chi vorrebbe sterminare tutti i lupi e tra quelli che senza se e senza ma li vorrebbero lasciare in pace, c’è anche una via di mezzo che contenti ambedue. Sicuramente sarebbe un bene per tutti, sopratutto per il lupo e la sua sopravvivenza, se lui, lupo, tornasse ad avere una sacrosanta paura dell’uomo in modo da evitare di avvicinarsi a paesi, abitazioni ed attività connesse. Come? Con il solo metodo barbaro quanto volete ma efficace di una sana schioppettata nel di dietro ogni tanto, come fanno in Svizzera quando incominciano a causare seri problemi. Lasciare andare le cose così non ha senso, ci vuole il necessario equilibrio nelle cose. Mi rendo conto purtroppo che tra gli animalisti ci sono molte persone che parlano senza esser mai andati per boschi, che non conoscono il problema, che parlano di cinghiali senza averne mai visto l’effetto devastante a volte nel sottobosco arato come da un caterpillar. Così come i branchi di storni che dalle mie parti ce ne sono a centinaia di migliaia e che al mio amico hanno distrutto metà vendemmia. Anche lì però guai a toccarli. Basterebbe una coppiola nel mezzo al branco, quando ne hai buttati giù una ventina ne rimangon sempre 2000 ed andranno da un’altra parte a far danni. Però uno non può essere lasciato in balìa degli eventi in questo modo. Il ragazzo di Pavullo ex segretario WWF si è ricreduto su molte cose ma prima, quando ancora non aveva fatto la scelta di dedicarsi alla zootecnia, pensava, ragionava come la maggior parte degli animalisti da salotto senza se e senza ma. Non esiste la ricetta magica, c’è sempre bisogno di un compromesso.
(Giuliano Macchi)