Home Cronaca “Ok l’impianto eolico per la produzione dell’energia elettrica del Cerreto”

“Ok l’impianto eolico per la produzione dell’energia elettrica del Cerreto”

6
31

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

Troppo abituati, ahimè, a leggere quotidianamente cattive notizie provenire dal mondo della politica, fa piacere notare che sul nostro crinale, nel tratto di strada che separa il passo dal lago del Cerreto, è stato installato un impianto per la produzione dell'energia elettrica grazie alla forza del vento, che ho notato vede coinvolto il Comune di Collagna e altre realtà politiche. Anche la scelta del sito, collocato in una zona già ampiamente antropizzata, mi pare lungimirante e attenta a non impattare zone ambientalmente vergini. Spero che quello attualmente presente sia da considerarsi un impianto sperimentale e che, in linea con quanto accade in altre regioni, possa essere progressivamente ampliato l'utilizzo di questo genere di impianti per la produzione di energia elettrica.

(Cristina Caprari)

 

31 COMMENTS

  1. C’era, non so se ci sia più, una vignetta nell’ufficio di un funzionario delle Belle Arti che ritraeva Asterix ed Obelix che guardavano sconsolati i romani costriure una strada in pietra. I due esclamavano preoccupati: “Dove andremo a finire con tutta questa modernità”. Oggi il ritrovamento di un manufatto di epoca romana impone l’intervento di quello stesso ufficio dove è presente la vignetta con l’applicazione di vincoli assoluti. E’ un paradosso a distanza di 2000 anni? No è semplicemente il corso naturale della storia alla luce dell’uomo: l’innovazione produce ricchezza diffusa e la ricchezza impedisce le guerre. Per i meno convinti dell’assioma la creazione della Comunità Europea (all’inizio CECA) ha regalato al continente che si è scontrato per 1000 anni in guerre endemiche 70 anni di pace e prosperità, messa in crisi proprio dalla “crisi”. Oggi l’Italia attraversa una delle fasi più critiche della sua storia e se fossimo, ma non lo siamo, un popolo che ha a cuore il futuro dei propri figli piuttosto che appellarci al “panteismo naturale”, dove le divinità della foresta puniscono i peccatori, dovremmo tutti essere al lavoro per fare l’unica cosa che impone il momento: recuperare competitività e prodotto interno lordo. All’inizio della crisi si sono sentite panzane di vittoria: il capitalismo è finito ora pensiamo alla decrescita felice. Bene spero che 60 milioni di individui abbiano ora bene a mente cosa sia la decrescita: 3,5 milioni di disoccupati, morti suicidi, famiglie allo stremo, assenza di servizi di base ed un imbarbarimento collettivo ed in tutto questo quella che potrebbe un ulteriore margine nel creare una via d’uscita, lo sfruttamento di risorse rinnovabili, viene con la destra osannato e con la sinistra bloccato (scambiate pure le mani pari sono). Il tutto in nome di un potere che solo in Italia è tale, quello di dire no. Gruppi di pressione, stakeholder legittimati per prassi ma non per reale contribuzione al benessere collettivo, si aggregano per dire di no a qualsiasi cosa e costruire attorno a quel no strutture relazionali che in qualche modo fruttano sempre nell’italico vizietto del rapporto perverso fra società civile ed amministrativismo. In Italia il not in my backyard si trasforma nel thank you for my new backyard. E’ una storia triste che riguarda non “questa” pala eolica, non “questi” profili legali di certezza del diritto dentro l’azione amministrativa ma tutte le pale eoliche e tutti i profili legali di certezza del diritto in Italia. Facendo parte di una generazione costretta ad emigrare, dentro la quale ci stanno qualcosa come 50.000 teste di serie: ingegneri, chimici, ricercatori, quella che sarebbe stata l’Italia del futuro insomma, avrei volentieri barattato la mia vita in questo Paese per una pala eolica al Cerreto. Mi spiace signora Cristina, mi pare che lei abbia letto male, in Italia il monopolio sul futuro è in mano a chi si affida al grande Manitù, se ci sei pensaci tu. Asterix ed Obelix guardano sconsolati.

    (Danilo)

    • Firma - Danilo
  2. Così per dovere di cronaca, la pala ha un’ordinanza di demolizione quindi la proprietà, che non c’entra nulla col comune di Collagna, ha intrapreso un’azione legale. Non so ben come siano andate le cose, ma di certo l’ufficio tecnico non ha lavorato efficientemente, visto che hanno montato per ben 2 volte, hanno costruito a loro dire in maniera abusiva. Un applauso alla professionalità dei tecnici.

    (Un cittadino)

    • Firma - Un cittadino
  3. Come specificato anche dal commento di Gioacchino Pedrazzoli, più sopra, la pala ha una storia interessante. La zona “ampiamente antropizzata” e che non impatta “aree ambientalmente vergini” fa parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Comunque, se questo è il Progresso, speriamo di avere presto un centinaio di queste pale lungo il crinale, dal Passo del Cerreto, fino al lago, e magari anche sulla Nuda. Nel frattempo, visto che gli incentivi sul risparmio energetico vengono ricaricati sulla bolletta Enel, ci godremo le bollette più care d’Europa.

    (Giorgio Bertani)

    • Firma - Giorgio Bertani
    • Speriamo veramente che tutto il crinale sia pieno di pale eoliche che producono energia pulita anche se avrà un costo. E’ forse meglio comprare energia nucleare dalla Francia, così loro investiranno i nostri soldi in fonti di energie rinnovabili. La Germania sta dismettendo il nucleare e investendo tutto sull’eolico, forse non sanno quello che fanno. I paesi arabi stanno investendo sull’eolico in quanto dagli stessi si riesce a ricavare acqua a costo zero. Siamo sicuri che si stiano sbagliando? Meglio spendere poco e riversare acqua radioattiva in mare, tanto quando non ci saremo più se la sbrigheranno i nostri nipoti.

      (Franco)

      • Firma - Franco
  4. Ho letto un po’ di cose su questa pala a livello autorizzativo e non ci ho capito nulla. Al solito pare che tutti abbiano ragione però mi pare che la sua interpretazione sui tecnici abbia un fondo di verità. A mio avviso, visto che è stata costruita due volte, tanto vale lasciarla li dove’è. Mi spiace ma per onestà verso me stesso non posso lasciar passare certe iperboli:
    1) gli incentivi vengono erogati per incentivare, come dice la parola stessa, ed incentivano lo scambio di un kw da combustibile fossile con uno da energia rinnovabile;
    2) se si ritiene che la bolletta piu cara d’Europa abbia a che fare con gli incentivi verdi e non con scelte di politica energetica quantomeno curiose beh, vuol dire che si scrive solo per il gusto di polemica oppure sulla base di una scarsa conoscenza dell’argomento. In entrambi i casi sollevo dall’empasse ricordando la nostra cronica dipendenza da forniture estere sia in termini di idrocarburi che in termini di energia direttamente importata. Le capacità e le possibilità di trovare adeguate soluzioni sono sempre difficili ma mi permetto di essere contrariato a fronte di espressioni volutamente iperboliche e prive di fondamento che hanno come unico obbiettivo il degrado di una discussione che voleva, e forse doveva, mantenere un profilo più alto dell’italica generalizzazione da osteria.

    (Danilo)

    • Firma - danilo
    • Su questa pala c’è già stata un’ampia discussione, con pareri contrastanti, com’è naturale, nel post richiamato dal commento di Gioacchino Pedrazzoli. Siccome ho iniziato e poi partecipato a quel dibattito, non sto a riprendere tutto il contenuto. Il costo in bolletta comprende la voce Oneri Diversi: questi pesano l’8% sull’intera bolletta. Sono componenti per la trasmissione e la distribuzione, per la promozione della produzione di energia di fonti rinnovabili o per il finanziamento della ricerca e dello sviluppo ma anche fondi per mantenere le centrali nucleari chiuse negli anni ‘80 che hanno ancora dei costi di gestione. In pratica, paghiamo in bolletta anche i costi della SOGIN, la ditta incaricata del decommissioning delle centrali nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. In particolare, gli incentivi all’energia rinnovabile, non vengono finanziati tramite la fiscalità generale, ma appunto in bolletta. Accade quindi che se io non chiedo alcun incentivo, con il mio mancato risparmio fiscale finanzio chi lo chiede. Mi sembra una modalità quantomeno bizzarra. O forse, è un modo per incentivare la richiesta di incentivi. Richiamo solo uno dei temi che avevo affrontato la volta precedente: il fatto che in Italia ci sia poco vento (a differenza del nord Europa, dove di vento ce n’è moltissimo) e quindi sia poco economico e ragionevole incentivare l’eolico. Ovviamente, questo non riguarda la singola pala in oggetto, ma è una questione di scelte politiche a livello generale. A livello locale, che dire: de gustibus? In un Parco Nazionale, c’è a chi piace la pala, e a chi no. Poi, possiamo anche discutere sulla funzione di un Parco. Nella discussione precedente, sostenevo che fosse meglio collocare le pale in zone industriali (citavo degli esempi) piuttosto che in un Parco. Ma, anche qui, de gustibus… Ricordiamo, comunque, che ‘incentivi’ è bello, ma significa anche miliardi di debito pubblico sulle spalle dei nostri figli. Quindi, sarebbe opportuno che le scelte politiche generali fossero molto oculate.

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - Giorgio Bertani
  5. Siamo alle solite, nucleare no, eolico no, sfruttare le tante risorse idriche di cui l’Italia è ricca no, però a tutti piace avere la luce elettrica, il frigor sempre piu grande, il congelatore sempre pieno ed efficiente, il paesino ben illuminato. Poi quando arriva la bolletta sono accidenti all’Enel o a chi per essa. Comperiamo buona parte del fabbisogno di energia dalla confinante Francia che la produce tramite centrali nucleari piazzate a pochi chilometri dal nostro confine, quindi il rischio nuclearelo corriamo tanto quanto i Francesi, se non di più, per di più pagandola a caro prezzo.
    Penso sia ora che gli italiani si diano una mossa smettendola di dare ascolto a quattro gatti che vorrebbero riportare il nostro appennino ai tempi dell’Amorotto, negando ogni possibilità di sviluppo per quei poveri montanari che ancora si ostinano a sopravvivere nella nostra bella montagna. Saluti

    (Beppe Bonicelli)

    • Firma - BonicelliBeppe
    • Beh, non banalizziamo signor Bonicelli, dire “Comperiamo buona parte del fabbisogno di energia dalla confinante Francia che la produce tramite centrali nucleari” è assolutamente errato. In realtà, se si considera il mix medio energetico nazionale calcolato da Terna (che gestisce le reti italiane) la percentuale di energia nucleare effettivamente utilizzata in Italia è pari ad appena l’1,5% del totale. Se si scompone il dato si scopre che il nucleare francese pesa per circa lo 0,6% (il resto arriva da Svizzera e Slovenia, mi pare) sul mix energetico nazionale. Ma c’è un altro dato da considerare. Consultando i dati pubblicati da Terna si scopre infatti che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell’estate 2007). Il motivo per cui si importa energia dall’estero è che conviene soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari, che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta, costa molto meno, perché l’offerta che più o meno rimane costante supera la domanda che di notte scende. E poi sul nucleare gli italiani si sono già espressi in ben due referendum, quindi lasciamolo stare, mentre concordo che se ben fatti andrebbero sviluppati maggiormente impianti eolici e mini-idro risorse di cui la nostra montagna è ricca.

      (And)

      • Firma - And
  6. Spiace dover smentire l’attenta signora Cristina e tutti gli altri fans, ma l’impianto in questione non è funzionante in quanto sottoposto a sequestro, disposto dall’autorità giudiziaria. Difetta, infatti, della prescritta autorizzazione ambientale e, per disposizione regionale, l’installazione di aerogeneratori non può essere consentita a quota superiore a mt. 1200 di altitudine.

    (Paolo Bargiacchi, sindaco di Collagna)

    • Firma - PaoloBargiacchi(SindacoCollagna)
    • Spiace smentire il sindaco Bargiacchi ma oggi pomeriggio l’impianto era funzionante. Aggiungo un dettaglio, che forse è sfuggito a molti: le pale eoliche si “sentono”, oltre a vedersi. Seduto nella panca dell’area di sosta che precede l’ultima cantoniera, salendo da Collagna, si sente il rumore dell’acqua nel fosso sottostante, e nettamente il “flap flap” della pala, oltre al caratteristico rumore di rotazione. Provo ad immaginare l’effetto acustico se, come auspicato da molti commentatori, fossero installate sul Passo una pala per ogni edificio, oppure un bel parco eolico con una decina di pale. Siamo in un Parco Nazionale, non nella zona industriale di Prato…

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - Giorgio Bertani
  7. Una cosa di tutta la vicenda risulta paradossale: che il signor Vaiani, che si professa proprietario dell’impianto, mi pare che sia pure un dipendente della Provincia di Reggio Emilia. Mi sembra che ci sia un “piccolissimo” conflitto d’interesse…

    (Benny)

    • Firma - benny
  8. Signora Cristina, mi ha fatto davvero piacere leggere le sue parole! Io frequento spesso il Cerreto soprattutto d’inverno andando a sciare con i miei bambini che sono rimasti senza parole quando hanno visto la pala. La guardavano con gli occhioni spalancati. Ho spiegato loro che dobbiamo sperare diventino sempre di più per permetterci di vivere in un ambiente sano. Non si può di certo dire che sia brutta da vedere. Vogliamo parlare del palazzo punta lago che è stato costruito in piazza? Davvero non capisco come mai siano in così tanti contro a questa bella iniziativa!

    (Fabiola)

    • Firma - Fabiola
  9. Personalmente spero di vedere presto l’impianto funzionante. Come potete dire che è stato rovinato un crinale? Non è nè brutto nè grande. Ed è utile. Come i ripetitori per esempio. Sono brutti sì ma necessari. In un momento di crisi per il nostro paese chi trova le forze di creare qualcosa di bello non può essere ostacolato in ogni sua mossa. Dovremmo essere incoraggiati ad investire nel nostro paese. Ma purtroppo è come cercare di far crescere un fiore sul cemento.

    (Elisabetta)

    • Firma - Elisabetta
  10. Dire che gli incentivi sono pagati da un surplus in bolletta Enel e non dalla fiscalità generale vuol dire semmai aggredire il reddito disponibile delle famiglie e non aumentare il debito pubblico. D’altronde gli stessi che hanno fatto ampia disamina in precedenza riconoscono che “non sono pagati dalla fiscalità generale” vuol dire appunto, per chi conosce un minimo di bilancio pubblico, che non ci sono spese senza coperture: no debito, ripeto no debito! Questo per quanto riguarda le solite iperboli allarmistiche di cui sopra. Per il resto sono favorevole a pagare un plus in bolletta che finanzi lo sviluppo delle rinnovabili, ce lo ha chiesto l’Europa ed anche se così non fosse è cosa buona e giusta. Rimango poi basito dal sindaco di Collagna, paese che non conosco molto ma mi pare abbastanza piccolo da sapere se qualcuno monta una pala eolica. Bene, questa l’hanno montata due, dico due, volte! Io credo che leggendo gli atti pubblicati dal proprietario quest’ultimo fosse sicuro di avere l’autorizzazione e mi viene da pensare che, se l’ha montata due volte, anche l’amministrazione fosse in accordo. Pensare che esistano in Italia kamikaze mi suona male così come mi pare strano che esistano amministrazioni che non sappiano bloccare sul nascere un abuso di cui sono a conoscenza. Se poi il sindaco non si è accorto di nulla per due volte, beh, se lo lasci dire… non scrivo perchè penso abbia capito.

    (Danilo)

    • Firma - danilo
  11. Non sono una “addetta ai lavori” in senso scientifico e tecnico, ma solo una semplice insegnante di lettere. Anche solo come cittadina e madre, però, mi sta naturalmente a cuore il futuro dei nostri figli e in questo futuro, pur preceduto da altri valori che giudico prioritari e che esulano dal tema del presente dibattito, considero importantissimo anche il tema ambientale ed energetico. So che esistono nazioni europee che hanno investito da molti anni in questo campo. Ricordo una sterminata distesa di pale eoliche tra l’Austria e la Slovacchia; chilometri di pale altissime lungo la costa e le interminabili dighe olandesi; mio marito, di ritorno da Santiago di Compostela, mi raccontava di come tutta la Spagna, dai Pirenei alla Galizia, sia letteralmente ricoperta di impianti eolici alti fino a 90 metri e utilizzati in alcuni casi addirittura come parchi tematici per le scolaresche; impianti si trovano sempre più numerosi anche in nostre regioni, come ad esempio la Puglia; si legge addirittura di impianti off-shore in alto mare; eccetera. Insomma, mi pare di capire che tanti investono in termini di ricerca, sperimentazione e sviluppo in questa direzione e questo è ciò che mi ha indotto a sperare che quel cartello posto su quel piccolo impianto del Cerreto, riportante i nomi di istituzioni pubbliche a fianco della società proprietaria della pala, rappresentasse finalmente un segno di collaborazione concreta tra settore pubblico e privato. Dai commenti che leggo, mi pare di capire che probabilmente mai mia previsione fu più errata. Leggo l’intervento dell’autorevole esponente ambientalista che fa propri i temi di quella scuola di pensiero che vede nella decrescita e nel non-sviluppo pressoché l’unica possibilità di rapporto con l’ambiente naturale, che interpreta l’uomo come “cancro della natura” e quasi ogni sua azione come distruttiva nei confronti di quell’entità superiore, Gaia, la grande “Madre Terra”, che persino in televisione è stata presa a modello nel titolo di una trasmissione ambientalista. A volte mi domando come possa essere possibile che quasi nessuno nemmeno si accorga che siamo di fronte a una vera e propria retrocessione culturale verso forme di neopaganesimo che trovano forse i propri precedenti nell’uomo di Neanderthal…Mi spiace poi che il Sindaco di Collagna scelga un approccio meramente burocratico, accontentandosi di riferire l’esistenza di atti e norme che giustificano il fermo dell’impianto (peraltro, poco prima di Ferragosto, le pale giravano: non ditemi che stanno girando a vuoto, cioè che si sta producendo energia pulita per gettarla alle ortiche! La prego, Sindaco, mi dica che sto avendo un incubo…), senza andare oltre nell’affrontare il tema a 360°, come speravo meritasse. Se leggo correttamente quanto scrive il Sindaco, esiste un limite altimetrico alla possibilità di costruire impianti del genere. Premesso che mi pare un parametro fissato in modo quanto meno discutibile, massimalista e indiscriminato, senza tenere conto delle effettive e reali situazioni locali (ci possono essere siti inadatti a quote inferiori e ce ne possono essere di adatti a quote superiori); premesso pure che questo è semplicemente il parere di un’insegnante di lettere e che, come si dice, dura lex sed lex; la precisazione del Sindaco mi sollecita almeno una domanda: come mai, se la pala è stata installata oltre il limite di quota consentito e senza la “prescritta autorizzazione ambientale”, non si sono fermati i lavori dal loro inizio? Non penso che un impianto del genere abbia le stesse dinamiche di crescita di un porcino, a cui basta una notte per raggiungere il proprio pieno sviluppo! Termino riportando un episodio vissuto in famiglia. Alcuni anni orsono ospitammo a casa nostra due ragazzi svedesi, che mio marito accompagnò un giorno sulla cima del Cusna insieme a nostro figlio e a un suo amico (“A gh’al fag vèder mé a chi vichinghi ché che g’hom d’i bée sit anca nueter, mia sol lor”: questa fu, all’incirca, la sua alta motivazione pedagogica. Me lo sono sposato così e me lo tengo, volentieri, così. Cenarono al rifugio Battisti e al tramonto montarono due tende nei pressi, perché la struttura era esaurita. Attorno a mezzanotte, con i ragazzini che dormivano nella loro tenda, mio marito venne svegliato dall’arrivo di alcune guardie del Corpo Forestale che, a luci spente e sprezzanti del pericolo, erano intrepidamente riuscite a cogliere sul fatto e bloccare l’intera banda di pericolosi criminali ambientali, iniziando quindi a sciorinare l’elenco dei delitti che gli stessi avevano con quell’ignominioso atto commessi e delle relative pene previste dalla normativa vigente: ci mancava l’impalamento nella pubblica piazza (cosa della quale, pur nel disorientamento del momento, nei giorni seguenti mio marito mi confidò che riuscì fin da subito a rallegrarsi grandemente), ma c’erano da attendersi quasi tutte le rimanenti pene previste dal Codice. Grazie a Dio, viviamo sì in un Paese sempre più alla deriva, ma si riesce ancora, talora, a incrociare esseri umani e a dialogare. Fu proprio questa fortunata compresenza e coincidenza di esseri umani e di disponibilità al dialogo, naturalmente unita all’educazione e al senso civico dei rei, che non avevano lasciato in giro neppure una cartina di caramella, a risolvere quel dramma epocale in ciò che nella realtà esso rappresentava: il nulla pneumatico. Nessuna denuncia, nessun verbale, nessuna ghigliottina, nulla. Perché semplicemente quei 5 poveri delinquenti ambientali non stavano commettendo nulla di realmente riprovevole, ma avevano solamente violato l’irreale, ideologica, distorta visione giacobina di una norma che scrive Ambiente e Natura (e probabilmente milleduecento metri di quota) con la maiuscola e uomo con la minuscola. Quelle guardie, ancora non geneticamente trasformate in arcangeli sterminatori della dea Gaia, riuscirono a vedere la ragionevole realtà dei fatti e a non applicare l’irragionevole irrealtà della norma. Gli svedesi, parrà strano ai devoti della Natura con la N maiuscola, rimasero allibiti, riferendo che nel loro Paese è vero che ti spellano vivo se danneggi i beni comuni, ma non si sognano nemmeno di vietare il campeggio itinerante esercitato nelle forme e nei modi propri della civile convivenza. Vedendo quel fatidico cartello con il logo del Comune di Collagna appiccicato vicino a quella che, con tutto il rispetto per i proprietari, di fronte a quelle vere sembra la pala eolica della bambola Barbie (o forse, a voler essere più benevoli, quella del suo moroso Ken), ho semplicemente sperato in un piccolo ma reale segno di questa sensibilità per il bene reale della gente, ma mi sono sbagliata. Il massimo che ancora oggi ci si può aspettare ad avere simili ideali da marziani è di essere definiti “fan”. Fortuna che ho altri valori prioritari che mi consentono di poter dire senza mentire ai miei figli di custodire e alimentare la speranza nel futuro e di lavorare con coraggio e determinazione per costruirlo nel modo migliore possibile. Nonostante noi italiani.

    (Cristina Caprari)

    • Firma - Cristina Caprari
  12. La signora Caprari, giustamente, desidera alimentare nei suoi figli la speranza nel futuro. Ho anch’io un paio di figli e ho lo stesso suo desiderio. Quindi non mi piace essere incasellato tra coloro che sostengono una “vera e propria retrocessione culturale verso forme di neopaganesimo che trovano forse i propri precedenti nell’uomo di Neanderthal…”. La forma di neopaganesimo mi pare piuttosto di poterla individuare nel paragonare acriticamente le pale eoliche con l’energia “pulita”. Il potenziale di generazione elettrica in Italia è ormai il triplo di quello massimo richiesto. Tra l’altro la politica degli incentivi ha portato ad uno sviluppo “drogato” delle fonti di energia elettrica intermittente (eolico e fotovoltaico), creando problemi alla gestione del sistema elettrico in Italia. La sostituzione dei combustbili fossili con le energie rinnovabili è solo uno degli aspetti del risparmio energetico. Gli interventi di risparmio energetico, a livello nazionale, dovrebbero concentrarsi sui consumi termici e sul settore trasporti (consumo di petrolio e derivati). Tra l’altro questi settori comportano interventi meno onerosi (per i cittadini) di quelli sull’eolico, caratterizzato da un sistema di lobby in grado di condizionare le politiche nazionali (e quindi la corresponsione di incentivi). Ai miei figli raccomando di considerare i problemi da tutti i punti di vista, senza fermarsi all’apparenza (pala eolica = non consumo petrolio = sono bravo). In questo caso il singolo intervento (al di là dell’impatto visivo ed acustico) non spiega nulla e non risolve nulla dei problemi energetici a livello nazionale. Il singolo intervento, però, è in grado di compromettere l’ambiente naturale del Parco Nazionale. Per questo motivo avevo lanciato il dibattito in precedenza sulla stessa pala (e ricordo anche il commento di Fratetack con l’episodio degli svedesi in campeggio, anche allora perorava la causa delle pale eoliche; anche la signora che qui scrive, nell’occasione disse che tanto, in Europa è pieno di pale eoliche). Ritengo che sia indispensabile allargare il dibattito alle politiche energetiche in generale, altrimenti si perde il quadro di riferimento per discutere del singolo intervento e il dibattito diventa: pala è bella/pala è brutta. Non è sufficiente. Per chi desidera inquadrare i problemi da un punto di vista più ampio riporto questo link:
    http://reteresistenzacrinali.wordpress.com/documenti/il-problema-eolico-su-tutto-lappennino/

    (Giorgio Bertani)

    • Firma - Giorgio Bertani
  13. Vede signor Bertani, a me della pala poco me ne cale. Francamente se lei passa lungo la costa toscana vedrà decine di pale fra Livorno e Cecina ben più grandi ed impattanti di quella del Cerreto e non ci vedo nulla di strano in questa in particolare. Ciò che io contesto culturalmente, e lo farò finchè avrò la possibilità di farlo, è questa indolenza tipicamente Italiana del “sono d’accordo però…”. Se ha avuto modo di leggere i giornali in questi periodi avrà scoperto che l’Italia è uscita dalla classifica della produttività Europea. Non è certo colpa di questa pala eolica nè di altre mille pale eoliche. E’ una responsabilità culturale di un popolo che alza sempre l’asticella pur di essere contro qualcosa. Io francamente che nella natura ci sono nato la rispetto cercando di differenziare, di non gettare le cicche in terra da fumatore, di scegliere sempre il mezzo di trasporto meno inquinante evitando l’auto, ma per questo non mi sento e non voglio essere ambientalista nell’italico senso del termine. Troppe volte ho visto gruppi di persone organizzarsi non a favore di qualcosa ma sempre contro: questo no, questo manco, questo neppure, questo andrebbe bene se… Da emigrato, ritornerò al lavoro a fine mese in altro paese EU, non posso che soffrire nel leggere dei movimenti di opinione che sono sempre contro perché bisogna aprioristicamente vedere il problema da un punto di vista più ampio, annacquando così la prospettiva sul problema che perde così di intensità con l’evidente implicazione di rimandare le scelte: è il modo migliore per non scegliere mai. Turismo od industria, eolico o carbone, strade o ferrovie IVA o cuneo fiscale, IMU o IRPEF… sono venti anni che in Italia, invariabilmente, cambiano le sigle ma i concetti sono sempre i soliti, si muore su queste cose e sempre c’è chi protesta contro una soluzione perfettibile volendo comunque scambiare quello che si può fare zoppicando oggi con ciò che sarà perfetto un domani. Perché bisogna pensare, riflettere, vedere tutti gli aspetti del problema ecc ecc.. e intanto la Corea del Sud ci sorpassa, il Brasile ci sorpassa, la Russia lo farà a breve ed io emigro, i miei amici emigrano e voi state qui a pensare, riflettere, vedere tutti gli aspetti del problema. Vede, signor Bertani, e vede signor sindaco, non è l’aspetto legale o la singola pala il contingente: il contingente è la storia che va avanti e mentre la storia ci confina ai margini del mondo voi riflettete, verificate se la pala è cento metri sopra o cento sotto. Diventiamo ogni giorno (chi rimane) più poveri, le famiglie non arrivano a fine mese e se c’è qualcuno che investe, cento metri sopra o sotto noi no: giù borda con la burocrazia con i crinali che resistono con la cultura, con lì no, di là sì ma lì no perché… già perché? Perché, signor Bertani, perché, signor sindaco, io riprendo il mio aereo perché l’azienda in cui lavoravo ha mollato, non fallito, mollato perché il proprietario non ce la faceva più a passare le sue giornate fra scartoffie e controlli di cento enti diversi relegando il suo lavoro da quello di imprenditore a quello di addetto alle relazioni con la funzione pubblica? Perché? Perché? Perché? Perché nessuno mi da mai risposte pragmatiche ma mi dice sempre che il problema è complesso? Cosa si nasconde dietro il problema complesso? Perché negli altri paesi le soluzioni ai problemi, e non pensate che non ce ne siano o che non esistano teorie divergenti, arrivano attraverso la sintesi e qui da noi si creano sovrastrutture di pensiero in quanto è necessario riflettere, pensare, ponderare bene, magari istituire una commissione, investire un livello amministrativo superiore o inferiore? Perché io emigro, i miei amici emigrano e chi rimane trova lavoro, se non è raccomandato, a 35/40 anni precario e mal pagato? Perché? Perché? Perché? Sogno un paese dove si riesca a fare sintesi, un paese dove il potere delle amministrazioni non sia quello di poter dire no aggrappandosi ad una delle migliaia di codici esistenti ma quello di essere rispettate in forza delle loro capacità di fare sintesi, di dialogare, di trovare soluzioni condivise dando un colpo al cerchio ed uno alla botte. Eppure qui da noi si vive con il terrore di uno Stato i cui confini funzionano a fisarmonica a seconda del caso, con la paura che ci sia l’interesse di qualcuno che confligge con il tuo, un confine, un diritto di passo, una finestra sul cortile, un ambientalista senza se e senza ma, e se sei dalla parte di chi vuol fare sai già che perderai. Sempre e comunque perderai. Volendo lavorare, volendo costruire, volendo spendere le tue energie migliori, magari anche i tuoi capitali, vuoi con tutte le tue forze dire di “sì” al tuo essere italiano. Un pazzia in uno Stato in cui l’unico potere che conta è quello del “no”. Direbbe un noto psicanalista che siamo una nazione di isterici. Fra tre giorni me ne vado nuovamente e quando coi colleghi commenteremo della situazione economica loro mi guarderanno ancora una volta allibiti e mi chiederanno: ma in Italia perché…? Ed io pensando, tra le tante, alla barzelletta di una pala eolica costruita due volte li guarderò e dovrò dire per l’ennesima volta che neppure io da italiano ho le risposte, che in Italia tutti pensano e riflettono ma nessuno fa niente e che comunque è un problema di chi rimarrà. Per cui, signor Bertani e signor sindaco, non arrovellatevi il cervello, non serve che rispondiate ai miei “perchè?”, io ormai ho rinunciato. Abbattete la pala, aggrappatevi alla norma dei 1.200 metri, riflettete, guardate il problema in altro modo e più in generale, al mondo di tutto questo non gliene frega nulla. Lui va avanti e certi provincialismi li relega in periferia. Se voi ci state bene meglio per voi: vi lasciamo il Paese, noi ce ne andiamo e sapete perchè? Perché vivere alla periferia del mondo con 2.000 anni di civiltà ai massimi livelli ci fa schifo, ampiamente schifo.

    (Danilo)

    • Firma - Danilo
    • Mi era sfuggito questo commento del signor Danilo. Visto che sono citato, dico due parole. Traspare molta disillusione nelle sue parole, signor Danilo. Anche io sono parecchio disilluso su come va l’Italia, tanto che consiglio ai miei figli di cercare lavoro all’estero (tanto, siamo sempre in Europa, nell’Europa unita, o no?). La differenza è che io resto e lei se ne va. Non penso di cambiare l’Italia, né il mondo, con due commenti su Redacon. E’ un’occasione per informarmi, per capire meglio i problemi. Per esempio, lei ha ragione quando dice che gli incentivi non creano debito pubblico ma semplicemente sottraggono risorse che, tra l’altro, vanno a finire in Germania e Cina (fornitori di pannelli fotovoltaici e pale eoliche). Sarà che ho questo pallino di cercare di capire. Lei mi consiglia di non arrovellarmi, certamente si preoccupa della mia salute mentale. Ma a me fa piacere, continuerò a farlo, sperando di non diventare cieco per questo. Buon viaggio e buon lavoro.

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - GiorgioBertani
  14. Semplicemente ritengo fondamentale che siano rispettate le leggi che presiedono alla tutela del territorio che è bene di tutti, mentre energia prodotta da alcuni ha vantaggio solo per costoro.

    (Rossella Ognibene)

    • Firma - rossella ognibene
  15. Che casino ragazzi! Ma i tedeschi, i danesi ed altri popoli molto evoluti sono proprio più stupidi di noi italiani che stanno riempiendo i loro paesi di pale eoliche e di strutture atte a produrre energia alternativa al fine di evitare al massimo l’utilizzo del petrolio? O forse sono più sensibili e più attenti alla preservazione dell’ambiente dei loro paesi cercando nel contempo di risparmiare dollari nell’acquisto di petrolio che a detta degli esperti, oltretutto, causerebbe la fine del nostro pianeta? Qualcuno, con dati alla mano, mi saprebbe togliere questi dubbi o siamo alle solite, chiacchiere, chiacchiere e niente più? Grazie.

    (Sergio Tagliati)

    • Firma - sergiotagliati
    • Potremmo iniziare dalla convenienza economica dello sfruttamento del vento. In Italia, di vento ce n’è poco (come si vede chiaramente da questa mappa del vento in Europa: http://www.windatlas.dk/Europe/landmap.html) e quindi l’eolico è poco produttivo (al contrario del fotovoltaico – di sole, in Italia, ce n’è molto). In Europa del nord di vento ce n’è molto e quindi ha senso considerare i benefici a fronte dell’impatto ambientale. In Italia, nel centro-nord in particolare, l’eolico è talmente poco produttivo che l’assessore all’ambiente dell’Emilia Romagna ha tolto l’eolico dalle priorità regionali in materia di rinnovabili (vedi qui il comunicato: http://reteresistenzacrinali.wordpress.com/2013/04/28/comunicato-stampa-asessore-regionale-allambiente-sabrina-freda-contro-leolico-industriale/). Comunque, non esiste un’unica soluzione ai suoi dubbi. Esistono scelte possibili, di cui prendersi la responsabilità. Se vuole farsi un’idea, dia un’occhiata ai siti proposti in questi commenti.

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - Giorgio Bertani
      • Poi domani salta fuori qualcuno che propone un bel campo fotovoltaico e salta fuori un qualche comitato a dire che ruba ettari di terreno coltivabile e impermeabilizza la terra. Arriva la proposta di un mini idro e salta fuori che limita la mobilità alle trote e atrofizza il greto, l’eolico rovina la skyline del crinale ed è poco produttivo, il nucleare è pericoloso e c’è il problema delle scorie, di centrali a biomasse “vade retro”… Insomma la soluzione è continuare a bruciare metano e l’inquinantissimo carbone acquistati all’estero? Ma voi vivete con la candela in casa? Non credo, quindi in qualche modo l’energia elettrica (meglio se da fonti rinnovabili) va prodotta.

        (ty)

        • Firma - ty
        • Come dicevo nel commento precedente, non esiste UNA soluzione. Ne esistono diverse, ognuna con i suoi rischi e i suoi benefici. Si tratta di valutarle dal punto di vista complessivo della sostenibilità ambientale. L’energia elettrica da fonti rinnovabili ma non programmabili (intermittenti) non è alternativa, è integrativa. Si può intervenire sul sistema dei trasporti o sui consumi legati al riscaldamento, con buone prospettive. La soluzione non è solo quella dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. Le soluzioni individuali, a mio parere, vanno considerate in un contesto più ampio, per capire se sono complessivamente sostenibili o sono solo un temporaneo vantaggio per qualche privato, a fronte di un disagio per la collettività.

          (Giorgio Bertani)

          • Firma - GiorgioBertani
    • Il fatto è che non c’è un’unica risposta ai dubbi, come ha già risposto altro lettore, e le diverse soluzioni hanno conseguenze che vanno attentamente valutate. Come diventerebbe il profilo della Nuda (o del Cusna, del Ventasso, etc.) se ogni proprietario di un piccolo o grande appezzamento di terreno installasse una o più pale eoliche? Il paesaggio è un bene collettivo e se viene “deturpato” tutti ne sono danneggiati (visitatori, operatori turistici, etc.) mentre i profitti vanno solo al proprietario dell’appezzamento e della pala. D’altro canto, su alcuni dei nostri rilievi sono presenti antenne di trasmissione tv e telefonia e non si può dire che una pala eolica deturpi di più di un gruppo di antenne. E’ per questa somma di motivi che l’eventuale installazione di una pala (che non sia “micro”) è soggetta ad una serie di valutazioni ed autorizzazioni che devono essere rigorosamente effettuate dalle amministrazioni pubbliche ed osservate dai proponenti. Le valutazioni potranno stabilire se e dove consentire di installare una pala eolica, nonchè il numero e la distanza reciproca di tale installazioni, considerando tutti i fattori inclusa la ventosità delle zone. Se si sacrifica, anche solo in parte, un bene comune come il paesaggio (in una zona turistica e in un parco nazionale!) sarebbe opportuno che i ritorni economici fossero a beneficio dell’intera collettività e non solo di un privato. In paesi ventosi del nord Europa la ventosità non riguarda solo le aree maggiormente pregiate e pertanto il problema di localizzare le pale eoliche è minore. Per quanto riguarda il fotovoltaico, un paio di anni fa ho viaggiato in treno tra la Baviera e l’Austria, anche in zone di montagna. Ho visto molte stalle e case sui cui tetti era presente un impianto FV, ma nemmeno un pannello FV a terra. Prima di pensare a mettere pannelli a terra possiamo ben collocarli su capannoni ed altri edifici.

      (SC)

      • Firma - SC