“Siamo davanti ad una decisione molto importante per uno dei prodotti simbolo del ‘made in Italy’ agroalimentare. La registrazione del Parmigiano Reggiano come denominazione di origine da parte del governo di Mosca su tutto il territorio della Federazione russa rappresenta una vittoria significativa per il Consorzio che, attraverso un fermo impegno, è riuscito ad ottenere una tutela di un marchio che, purtroppo, segna un record nelle imitazioni e contraffazioni a livello internazionale”. Lo afferma il coordinatore di Agrinsieme Giuseppe Politi.
“Questo riconoscimento - aggiunge il coordinatore di Agrinsieme - può avere come primo rilevante risultato quello di una netta espansione delle esportazioni di Parmigiano Reggano in Russia. Un mercato in grande crescita che presenta notevoli potenzialità. Basti pensare che attualmente l’export nella Federazione russa ha raggiunto un valore di 5 milioni di euro, cifra che ora potrebbe raddoppiare”.
“Un secondo aspetto da evidenziare è che il riconoscimento russo - dice sempre Politi - prevede una tutela molto ampia in grado di garantire il vero Parmigiano Reggiano rispetto a tutte le forme di contraffazione e di pratiche illegali. In questo modo si mettono i cittadini russi nella condizione di effettuare acquisti chiari e consapevoli”.
“La decisione russa - conclude il coordinatore di Agrinsieme - deve spingere comunque il nostro Paese a sviluppare tutti gli strumenti più idonei e validi per proteggere nel mondo, sia a livello bilaterale che multilaterale, il nostro sistema delle dominazioni di origine che è colpito pesantemente dall’agropirateria, che ‘scippa’ al ‘made in Italy’ agroalimentare più di 60 miliardi di euro l’anno”.
Parliamo di 5 milioni di euro, un nonnulla, cioè 385.000 kg di Grana in un paese di 143 milioni di abitanti, cioè 371 grammi all’anno, cioè 0,98 grammi al giorno a persona. Mi pare che ci sia poco da trionfare per il migliore dei formaggi a pasta dura. Mi pare che vi sia ancora molto da lavorare. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)