A volte vedi tante volte una persona, ma poi la vedi davvero all’improvviso. Emanuele Ferrari fa tante cose. E le nostre conoscenze vengono organizzate nel pensiero per insiemi. Io l’avevo messo nell’insieme “teatro”, come amministratore unico del Bismantova di Castelnovo ne' Monti. Così quando lo incontro a una riunione di professori mi ricordo che fa l’insegnante di italiano. Alla fine della riunione di un fine giugno dal cielo terso ci fermiamo a parlare di spettacoli. E poi non so come di libri. Il piazzale della scuola mi ricorda Brasilia, un luogo quasi surreale, senza nessuno, come un quadro di De Chirico, senza tempo. E in quello spazio indefinito ci incontriamo. Emanuele mi allunga una manciata di libri e, dopo avermi spiegato che ha fondato una casa editrice, mi dice leggili.
Leggo dei pezzi suoi disseminati dentro questi libri di altri. Questi scritti di Emanuele sbucano fuori un po’ spesso. Lo trovi in Arteumanze, in corso adesso. Lo trovi in stralci lasciati a una mostra, su una prefazione di un libro di fotografie. Emanuele non fa rumore, ma lo senti.
Una scrittura “chirurgica” quella sua. Microscopica, dal piccolo al grande. Cattura e raccoglie mentre passa atomi di vita, sentimenti e frammenti. Setacciando il tempo e gli spazi.
Mi ritrovo ad aggiungerlo in altri due insiemi: scrittore e editore.
Prima di leggere tocco questi libri, tonalità ruvide. Poi li sfoglio, li annuso, hanno foto, disegni, colori che parlano già da soli. Libri che capisci che sono stati fatti in coro, a più mani, con più voci. Sinestesici.
Vado a cercare il nome di questa casa editrice, ABao AQu, e il perché si chiami così viene detto appena apri ogni libro.
Sono libri scatena-pensieri e ti affacci su porte sospese. Decido che bisogna chiedere a Emanuele.
Come mai hai scelto di diventare editore?
Ho sempre scritto. Prima ancora sono un lettore. Il libro che ho amato per primo “L’isola del tesoro”. Ho scelto di fondare questa casa editrice senza contributi con Giuseppe De Santis, un amico scrittore di Rovigo. Volevamo far parlare i libri degli altri. Fare l’editore serve a tenere a bada il proprio ego, a decentrarsi. Chi pubblica per passione ama la scrittura. Calvino sosteneva “il tempo meglio speso della mia vita l’ho speso per i libri degli altri”.
Si scrive per necessità?
Sì. Secondo me la cultura non deve dare da mangiare. Io scrivo perché voglio conservare le storie che mi hanno raccontato. E raccontare le cose che man mano attraverso. E riportare alla luce quello che non c’è più. La scrittura, anche se si fa “da soli”, è un dialogo. Quando scrivo non mi sento mai solo. Sono con quello che c’era prima e parlo a chi verrà poi, a un lettore che è lì con me mentre scrivo da solo.
Parto dai dettagli. Il mio primo amore era un libro di avventure“L’isola del tesoro”. Ma io non ho fantasia, quindi racconto quello che vedo. Coltivo la bellezza, ho la fortuna di avere avuto un po’ più del necessario per vivere e l’editoria è per me un re-investire questa fortuna.
Local, Global o GLocal?
Global. Per me le radici sono per aria. Mi piace l’idea del viaggio e di portare in giro le storie. Di ospitare il mondo. Ogni giorno è una buona occasione per fare una camminata. E camminando puoi incontrare qualcuno. C’è un’evoluzione nel concetto di scrittura. All’inizio si scrive per un ideale, per qualcosa. Poi per qualcuno. Infine con qualcuno. E di qui l’idea dell’editoria come coro, progetto comune. Scrivere è come tornare a casa. Hansel e Gretel ritrovano la via di casa attraverso ciò che era stato lasciato da loro, i sassolini bianchi per terra sul sentiero. Ecco, io raccolgo quei piccoli sassi attraverso la scrittura.
Cosa vuoi far sapere di te?
Di me non molto, vivo in un luogo che sento mio, Casina, con la mia compagna Yara e la mia bambina Emma Ester. Poi so che l’autore non basta a se stesso. Baudelaire scriveva che una poesia è l’anima messa a nudo. Quando si scrive, si scrive, non si pensa di essere niente. Io vorrei che i libri non perdessero la voce.
Al mondo esistono delle bellissime persone, delle risorse per chi le incontra. Il problema, a volte, sta nel metterle in relazione tra loro. Quando si dà risalto a qualcosa che vale si rende un servizio all’umanità.
(Morena Silingardi)
“Scrivere è come tornare a casa. Hansel e Gretel ritrovano la via di casa attraverso ciò che era stato lasciato da loro, i sassolini bianchi per terra sul sentiero. Ecco, io raccolgo quei piccoli sassi attraverso la scrittura”. Bellissima questa frase.
(Valentina Bertani)
Ciao, leggo davvero con piacere la “carriera” che hai intrapreso e nonostante ti conosca da tanto tempo , anche se solo per quella bellissima esperienza che ho vissuto con voi di Casina , sono davvero contento per te . AUGURI per gli anni a venire . Un saluto.
(Giuseppe Camagnoni)
Per chi, come me, ha conosciuto Emanuele come docente non di Lettere ma di sostegno, ed ha visto dopo un anno di insegnamento i risultati raggiunti, beh, non c’é da stupirsi! Mai visto un cambiamento positivo così evidente in un alunno con prolemi! Potrei dilungarmi sui tantissimi pregi di Emanuele, ma dimenticherei qualcosa! Buon lavoro Emanuele! Inizia a raccogliere i frutti di ciò che hai seminato, mi rendo conto del tempo che è trascorso da quando insegnavi a Castelnovo dai fili grigi che vedo nei tuoi capelli!
(Luisa Valdesalici)
Ho poco tempo perchè sono un pendolo per lavoro tra collina (altissima!) e pianura (bassissima!). Nel poco tempo spesso faccio foto. Il mio amico Yuri è nelle stesse condizioni, però lui scrive (mooolto bene!). Ema ci ha coordinati e messi assieme per costruire un tassello di questo progetto, tempo speso bene, anzi, direi al meglio. Bravo, avanti così!
(Andrea Ganapini)
Emanuele è una luce in questa nostra nebbia… Una luce che non è abbagliante ma che ti indica comunque una strada, la strada della poesia nascosta nelle cose più semplici come amo io fotografare. Pochi come lui, pur non essendo critico fotografico, hanno saputo andare così a fondo davanti a delle immagini, fino ad arrivare al “dietro” di queste, aprendoci altri orizzonti possibili, sfuggenti a chi guarda con superficialità… Lo consiglio, oltre che come scrittore, come presentatore di opere altrui in cui spesso ama tuffarsi con coraggio senza senza il salvagente dei luoghi comuni!
(Riccardo Varini)
Complimenti! Molto interessante. Questa nostra montagna continua a generare cose importanti. Avrei voluto che il nostro parco conservasse il nome di Gigante per tendere sempre a qualcosa di più. Tu stai seguendo delle buone strade. Grazie.
(Dilva Attolini)
Sono molto interessata alle tue attività di scrittore ed editore. Anch’io ho origine montanare (Casina), scrivo poesie e le mie pubblicazioni le puoi vedere su Linkedin. Un saluto.
(Lia Rossi)