Potrebbe essere Marmoreto la prossima, almeno temporanea, sede della casa della carità di Busana. Almeno stando alla stragrande maggioranza di voci che si sono levate durante un’assemblea svoltasi nei giorni scorsi proprio nel luogo prescelto, vale a dire l’ex albergo bar Leoncelli della frazione busanese (in linea d’aria, lo spostamento rispetto alla casa della carità sarebbe minimo, dato che vi si trova praticamente sotto).
Al momento, come noto, gli ospiti si trovano presso la casa protetta di Cereggio e il busillis da sciogliere, da cui dipenderebbe l’effettivo trasferimento, riguarda i tempi dei lavori previsti a Busana. Che – seppure si sia già parlato della fine di settembre nel procedente incontro – in verità non sono più ora realmente ben definiti in quanto, approfittando del fatto che gli ambienti sono vuoti, potrebbero aggiungersi alcuni altri interventi ritenuti importanti. L’incertezza dei tempi è appunto la variabile fondamentale attorno a cui si è snodata la discussione e che influirà nella decisione ultima, che comunque, come sottolineato da don Daniele Patti, che ha moderato l’incontro, competerà al parroco di Busana, don Giovanni Rivi, in quanto responsabile ultimo.
L’immobile di Marmoreto – che i 40-50 presenti hanno avuto modo di visionare nei vari ambienti – è di proprietà di una signora residente nel modenese, che tramite i suoi parenti in loco (Fabio Leoncelli, presente alla riunione, che se n’è fatto portavoce), si è detta disponibile a cederlo in affitto – un affitto di importo definito più che abbordabile – per tale uso. La struttura, dotata anche di un servoscala e di capienza più che abbondante rispetto alle esigenze, è a norma, essendo stata utilizzata fino a non molto tempo fa per ospitare comitive come casa per vacanze.
L’assessore di Busana Ornella Coli, che si dice favorevole alla soluzione di Marmoreto, ha riferito che intanto l’iter per i lavori per la casa della carità procede regolarmente, facendo riferimento all’ultimo incontro in argomento avuto una settimana fa. “I tempi sono in linea con quanto già annunciato”.
Il parroco don Giovanni ha invitato a valutare il mantenimento della soluzione attuale in relazione ai tempi previsti per riavere disponibile Busana. Ha informato pure che in quest'ultima struttura uno dei punti critici è quello più vicino al dirupo, vale a dire la zona della lavanderia, e che il pavimento della chiesa tende a disconnettersi. “Pensiamo che sarebbe utile separare i due ambiti di intervento – sulla chiesa, vincolata, e sulla casa della carità, che invece non lo è – per favorire il più celere disbrigo di quanto occorre fare”.
Suor Rosanna Zanni ha espresso il proprio favore per la struttura di Marmoreto, “ben attrezzata e con ampi spazi”. Altre voci hanno sottolineato l’impressione di smarrimento degli ospiti nella struttura di Cereggio (Paola: “Quando ci sono andata l’ultima volta sono tornata col magone”) oppure la sensazione diversa che è propria di una casa di carità (Cristina: “Vedo con favore Marmoreto perché si ricostituisce il gruppo degli ospiti e il senso di famiglia, come da loro stessa richiesta, che credo noi dovremmo ascoltare in primis”). Anche per Alfeo i tempi per riavere Busana non saranno brevissimi e quindi caldeggia la soluzione-ponte di Marmoreto. Altri fanno rilevare l’importanza della presenza della casa della carità nel tessuto sociale locale. Sintetizza efficacemente con una frase suor Eleonora: “A Cereggio gli ospiti hanno tutto tranne voi”.
Don Filippo Capotorto: “Finora avevo considerato Cereggio come sede fino alla sistemazione di Busana, ma nel momento che si rende disponibile quest’altra possibilità a Marmoreto credo sia il caso di ragionarci”.
Entro pochi giorni si prevede verrà la decisione su che fare, anche perché – seppure, come è stato detto, Cereggio si rende disponibile a venire incontro anche economicamente ai responsabili della casa della carità – è proprio ora in scadenza il primo mese di permanenza, vale a dire il periodo completamente coperto come spese dal pubblico.
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- “Faremo i lavori necessari ed entro fine settembre la casa della carità sarà di nuovo agibile” (3 luglio 2013)
Come ho già commentato in un altro articolo sulla Casa della carità pubblicato da Redacon, l’Amministrazione, il personale e gli ospiti della Casa protetta “Oasi San Francesco” sono e saranno felici di ospitare le sorelle e gli ospiti di Busana. Non solo, in questo mese di permanenza presso di noi tutti abbiamo fatto del nostro meglio per fare sentire la piccola comunità di Busana come a casa propria. Nel giro di un’ora, sabato 22 giugno, abbiamo aperto le nostre porte ed il nostro cuore a 13 persone spaventate, forse un po’ arrabbiate e durante questo mese il nostro unico obiettivo è stato quello di farle sentire a loro agio e parte della nostra casa. Abbiamo condiviso con le sorelle e gli ospiti di Busana tutto ciò che c’era da condividere e di questo siamo davvero felici ed orgogliosi. D’altro canto anche la nostra è una struttura parrocchiale, costruita da un prete, rappresentata da un prete ed ispirata a principi cristiani di solidarietà ed umanizzazione dei rapporti. Ciò nonostante, come dare torto alle sorelle ed agli anziani della Casa della carità che vogliono tornare ad essere indipendenti nel minor tempo possibile? Io li capisco, tutti noi li capiamo e condividiamo il loro sentire. Ciò nonostante, mi rattrista (e un po’ mi offende) leggere che qualcuno viene a trovarli e va a casa con “il magone”. Sinceramene la trovo un’affermazione poco delicata nei nostri confronti. Io credo che il magone debba venire quando le persone non hanno un tetto sulla testa, non hanno da mangiare e sono trattate male. Tutto qui.
(Manuela, responsabile Casa protetta “Oasi San Francesco”)