14 COMMENTS

  1. A volte i rapporti di vicinato possono essere molto più complessi di quello che appare da una sentenza. Prima di giudicare sarebbe necessario conoscere a fondo la vicenda, ma viviamo in un mondo dove tutto è superficiale. Io penso però che il problema della delinquenza della montagna non sia Borghi.

    (M.M.)

    • Firma - m.m.
    • Si potrebbe ovviare, M.M. Attenda che qualcuno le righi la macchina così poi avrà modo di “approfondire la vicenda” per “renderla meno superficiale”. Che c’entri poi il problema della delinquenza in montagna con un tizio che ha comunque sbagliato (perchè, anche avesse avuto delle ragioni, si è messo dalla parte del torto facendosi “giustizia da sè”) lo sa solo lei. Molto politichese e poco arrosto. Proprio come dice lei: viviamo in un mondo dove tutto è superficiale, nel senso di relativo: ogni cosa può trovare giustificazione.

      (Cedro)

    • Temo sia lei a non capire: non c’è diatriba, per quanto aspra, che si risolva con atti vandalici. Gli assassini di Erba avrebbero dovuta averla come giudice, anzichè l’ergastolo avrebbe comminato loro una ramanzina “Non fatelo più, da bravi!”. E sì, perchè anche là erano anni che litigavano! Di questo passo si giustifica qualunque cosa, poi però ci si indigna per condanne troppo miti o scarcerazioni immediate. Non è minimizzando che si diventa liberali o politically correct, ma assumendosi le responsabilità delle proprie azioni e stigmatizzando il “fai da te”.

      (Celeste Grisendi)

  2. Credo risulti difficile fare certi commenti da un articolo di giornale locale senza conoscere gli atti del processo. I dubbi spesso vengono perchè è un periodo in cui siamo totalmente affamati di soldi che l’unica parola che conosciamo è “denuncia” naturalmente motivata “in nome di giustizia”. E’ ovvio che denunciare un barbone è tempo perso. Non ho sentito nessuno chiedere a un medico che ha sbagliato di smettere di esercitare, l’importante è quantificare il risarcimento. Siamo arrivati al punto di fare di tutto naturalmente dimenticavo, per avere giustizia, o forse per cambiare ancora la macchina.

    (Vladimiro Dadomo)

    • Firma - v.d.
    • O forse il personaggio è stato pure ripreso da telecamere mentre rigava… Ma come si può difendere l’indifendibile? Ci meritiamo l’Italia che è diventata, perché rispecchia esattamente la gente che la popola.

      (Corrado Parisoli)

      • Firma - CorradoParisoli
    • Concordo con il signor Corrado, questa è l’Italia che ci meritiamo, non capisco neanche da dove possa uscire un commento come quello del signor Vladimiro, visto che il signor Borghi ha una sentenza e non solo un accusa. Non vale più il discorso di essere innocenti fino all’emissione del giudizio, se il giudice l’ha condannato avrà avuto delle prove.

      (Benny)

      • Firma - benny
  3. Premetto che non sono un amico del signore condannato per avere danneggiato la macchina del signor Pasini. Doverosa questa precisazione, al fine di evitare conclusioni errate. Sarei molto curioso, per ragioni statistiche, di conoscere le giustificazioni date al giudice dal signor G. Borghi davanti alle prove incontestabili delle telecamere poste in essere dal danneggiato che hanno dimostrato, inequivocabilmente, da chi e come sia stato causato il danno. Il “reo”, a questo punto direi “confesso”, ha risarcito, viene affermato, completamente il danno causato. Di tutta questa vicenda ciò che mi colpisce maggiormente è, come viene detto, la ripetitività del gesto che non trova alcuna giustificazione plausibile, credo, nella letteratura giudiziaria, se non a seguito di precedenti diatribe che, nello specifico caso, sembrano non esserci state o almeno la stampa locale non le ha riportate. Le mie imbarazzanti domande non vogliono assolutamente assolvere chi il giudice ha condannato ma allargare la riflessione sul piano sociologico di una vicenda grave che a pelle sembrerebbe quasi un fatto che, nel cinema neorealista degli anni cinquanta, poteva accadere fra persone piene di problemi economici o tormentate da pulsioni di carattere rivendicativo, politiche che il “ventennio” e il violento “dopoguerra” avevano accumulato e che trovavano sfogo in episodi, come l’attuale, che il dialetto romanesco di quei films ci faceva ridere perchè, come dicono a Roma, buttava tutto in “caciara”. Non mi pare sia questo il caso, infatti le persone coinvolte nella vicenda di cui si parla non assomigliano per niente ai su citati personaggi cinematografici che Zavattini, De Sica, Monicelli e tanti altri ci hanno illustrato, ma appartengono alla media borghesia di Castelnovo ne’ Monti che il “nostro” concittadino Chicco Salimbeni potrebbe sicuramente inserire in un episodio “tragicomico” di una moderna fiction. Concludo questa mia chiacchierata con l’auspicio che il nostro paese possa salire all’onore delle cronache per cose e fatti ben più importanti e gratificanti. Sono arciconvinto che ne abbia tutte le potenzialità per poterlo fare. Grazie e buone ferie.

    (Sergio Tagliati)

    • Firma - sergiotagliati