Un giorno diverso, di festa, con una messa al termine del lavoro. L’occasione è quella dell’inaugurazione del nuovo sagrato e della statua di San Lorenzo, dinnanzi all’omonima chiesa parrocchiale in Vetto.
Per l’occasione sale da Reggio il vescovo Massimo Camisasca a celebrare la Santa Messa.
Il Vangelo di Matteo letto nella funzione rimanda “all’essere missionari” e a questo il vescovo dedica attenzione. Una cerimonia rigorosa, animata dal Coro parrocchiale, e che sull’altare a concelebrare vede don Giancarlo Denti e l’ex parroco don Carlo Castellini.
Al termine della funzione il grazie della comunità parrocchiale, per voce di Renzino fiori, a tutte le persone che hanno collaborato. “Il nuovo sagrato, infatti, rappresenta un punto di passaggio per entrare nella chiesa, ma se lo si guarda dalla porta di uscita, il sagrato rappresenta anche il punto di passaggio per entrare nel vivo delle problematiche, delle attività e degli impegni della vita umana”.
Parla anche il giovane architetto Andrea Azzolini che auspica che “questa qualificazione possa essere preludio a un rinnovato impegno verso le attività oratoriali”.
Non ultimo tiene un brevissimo saluto Agostino Guazzetti, colui il quale a 64 anni ha deciso di omaggiare di quest’opera, la comunità vettese. Sempre Agostino che già aveva realizzato il busto di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il monumento ai caduti di Rosano e ‘L’alpino’ in paese.
Quella di San Lorenzo che regge la graticola, il libro e una penna è una statua di sei quintali, in marmo bianco di Carrara realizzata per la precisione in due mesi, due anni fa, quando si auspicava già allora per la sistemazione repentina del sagrato, divenuto col tempo assai ammalorato e rappezzato.
“Ritengo che possa essere un segno devozionale importante e a mia colta ringrazio per averla accolta”. Più tardi, a Redacon, Agostino svelerà di avere realizzato con le sue mani quest’opera come omaggio a un percorso di vita interrotto bruscamente da una ischemia vascolare e dal coma sopraggiunti nel 1982. Poi il ritorno alla normalità, quasi da graziato. “Un omaggio che mi sentivo di dover fare o meglio un ringraziamento”. E tra duecento anni chi vi passerà innanzi? “Penso semplicemente che con la mente andrà a qualcuno che in precedenza ha voluto lasciare un’opera, così come un secolo fa ha fatto il medico Carlo Arlotti, col Cristo ligneo”.
“Sono i momenti più cari che un vescovo vorrebbe sempre vivere – dirà in conclusione di cerimonia Massimo Camisasca, che inaugurerà il sagrato con i due concelebranti e il giovane architetto, mentre scoprirà la statua assieme all’artista autodidatta Guazzetti -. Quanto avviene oggi a Vetto è segno di unità e comunicazione profonda e di questo ringrazio. Dopo oggi vi porto visivamente nel mio cuore e spero di rincontrarvi presto”.
Fuori le campane suonano a festa, i bambini giocano e piangono, il sol tramonta sull’orizzonte. E’ un giorno d’estate che segnerà per i decenni e forse i secoli a venire la nuova fisionomia della parrocchiale di Vetto.
“Il libro e una penna”. Mi viene il dubbio che sia una palma e non una penna, simbolo del martirio.
(mn)