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“Faremo i lavori necessari ed entro fine settembre la casa della carità sarà di nuovo agibile”

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Assemblea per casa carità Busana (1.7.2013)
Un momento della serata (Foto Redacon)

"Riaprite". "Vogliamo stare tutti assieme con le nostre suore". Sono le richieste, chiare e semplici, che provengono dai primi interessati. Cioè gli ospiti. Parliamo della casa della carità di Busana, sulle cui problematiche attuali ci si è soffermati durante un'assemblea pubblica che si è tenuta, con ampia partecipazione, lunedì sera nei locali della parrocchia.

Ha parlato il sindaco, Alessandro Govi, informando sugli ultimi sviluppi. Ha spiegato che il Comune ha disponibili 60mila euro da impiegare nei lavori già progettati per l'edificio, i quali, una volta effettuati, permetteranno alla Protezione Civile di ritirare la dichiarazione di inagibilità. Il tutto, "appaltando subito, massimo entro la fine di settembre". Cosicchè gli ospiti - che, ricordiamo, al momento si trovano alloggiati da domenica 23 giugno scorso presso l'Oasi di S. Francesco a Cereggio di Ramiseto - per allora potrebbero rientrare. "Dobbiamo un ringraziamento alla casa di riposo di Cereggio, che si è fatta trovare pronta all'ospitalità di 13 persone nell'arco di un paio d'ore". La permanenza in quella struttura sembrerebbe dunque trovare un limite temporale certo. Le spese per il primo mese sono già coperte dall'intervento pubblico, "ma cercheremo di vedere se è possibile estenderlo".

La situazione attuale, spiega il sindaco, "non vede pericoli di crolli ma lo sciame sismico ancora in corso consiglia cautela". E aggiunge: "Saremo accanto alla parrocchia - che ha l'ultima parola in quanto proprietaria - ove decidesse di mantenere aperta la casa".

Don Daniele (con lui sono presenti gli altri sacerdoti del vicariato di S. Maria Maddalena) funge da moderatore della riunione e subito dopo l'intervento di informazione del sindaco chiede se non si ritenga utile effettuare una perizia geologica degli strati di sottosuolo dello sperone roccioso che regge la chiesa parrocchiale di S. Venanzio e l'attigua casa della carità (e che prima, fino a un secolo fa, reggeva il vecchio castello di Busana).

Un po' tutti, a partire dal primo cittadino, si dicono d'accordo. Ma prosegue don Daniele: "E se la perizia poi sconsigliasse i lavori?". "Ci affidiamo al parere dei tecnici", gli replica Govi, che comunica anche che mercoledì (oggi) è già in calendario un nuovo incontro coi responsabili della Protezione civile. Ma quali sarebbero i tempi per la perizia? "Un mese, anche meno", risponde il sindaco, che a quel punto si deve assentare per altri impegni.

Ornella Coli, assessore alla cultura, chiede quale sia la volontà della parrocchia e che fine farebbero gli ospiti in caso la casa della carità fosse chiusa. Domande che aleggiano sulla sala e attorno alle quali molti si esprimono nel dibattito che segue, in sede di comunità parrocchiale: i sacerdoti - anticipiamo - alla fine proporranno di ritrovarsi in un gruppo più ristretto per decidere.

Segue il "giro" dei pareri. Fabio Leoncelli, anch'egli amministratore (consigliere) del Comune di Busana, suggerisce di allargare il discorso e guardare anche la chiesa, la cui facciata è la parte più debole. Claudio Bucci sottolinea il valore sociale, oltrechè religioso, della presenza della casa della carità, soprattutto in una zona cronicamente disagiata come i nostri territori più alti. Cristina di Castelnovo ha sostenuto l'importanza che la sede rimanga dov'è e che il gruppo di ospiti non sia disperso. Paola di Cinquecerri le ha fatto eco esortando a "non disperdere quest'esperienza". Che, lo ricordiamo, è stata voluta "con le unghie e coi denti" dal compianto parroco don Trentino Simonazzi. Era il 1976 e quindi sono ormai alle viste i primi quarant'anni. Daniela di Busana domanda quali sarebbero, in ipotesi che l'attuale sede si rivelasse non più idonea, le soluzioni alternative. Don Romano Zanni, superiore delle case della carità (nonchè fratello di sr. Rosanna, che attualmente dirige la casa di Busana), esprime dubbi sul termine di settembre detto dal sindaco e spiega, "a scanso di equivoci", che è certamente favorevole a che la casa rimanga ma si chiede se potrà rimanere lì dove si trova ora. "Esistono possibilità diverse? Vi sono altre strutture in zona che possano essere adattate rapidamente e con spesa ridotta? Per tenerci pronti all'eventualità...". Gli risponde Ornella Coli: "No, qui da noi non ci sono strutture con quelle caratteristiche". "E la colonia?", chiede una persona. "Non è agibile". Antonio Rizzo dice: "Di carte che dichiarano questo o quello non se ne sono viste...". Secondo Franco Baccini, consigliere comunale ligonchiese, le parole di don Romano "sono sagge, dobbiamo essere seri e mettere sul piatto altre eventuali sistemazioni, senza rimanere attaccati in modo emotivo all'attuale edificio". Una stoccata rivolta a qualcuno non ben definito: "Se davvero la presenza della casa è così sentita, devo dire che stasera noto delle assenze...". Secondo il suo punto di vista, poi, non vi sarebbero problemi a frazionare gli ospiti in altre case della carità. Barbara Magliani: "Quali altre case potrebbero offrire ospitalità?". Suor Augusta assicura che "case ce ne sono". Interviene don Daniele invitando a non mettere il carro davanti ai buoi e a rimanere al problema presente: "Decidiamo prima cosa vogliamo fare noi". Don Luca: "A Cereggio ospitiamo più che volentieri, del resto anche noi, pur non essendo casa della carità, siamo nati su motivi caritativi, da don Narciso Cacciani". Suor Rosanna: "A Cereggio sono molto gentili, stiamo bene - anzi, torneremo via ingrassati - ma non è casa nostra". Don Filippo: "I fatti accaduti - il terremoto - ci interrogano, noi comunità cristiana, su cosa dobbiamo/vogliamo fare. Io direi che più che tornare a casa con delle soluzioni dovremmo essere spronati a farci delle domande". Giovanni Lombardi di Nismozza è tranchant: "Fidiamoci dei tecnici e sulle loro perizie e decisioni basiamo i nostri passi successivi". Ancora Ornella Coli: "Non perdiamo mai di vista i sentimenti degli ospiti, che ora, se non altro, sono ancora uniti e sono insieme  - in rapporti di vera famiglia - alle loro suore, che si danno gratuitamente". Anche don Filippo prima e suor Rosanna (e non solo loro) toccano il punto dello stare assieme, dell'"aspetto-famiglia": gli ospiti, i religiosi e la cittadinanza che vive fuori dalla casa. Marianna Musetti, assistente sociale dei quattro comuni dell'Unione: "Diamoci l'impegno di andare a trovare più spesso gli ospiti a Cereggio". In risposta alle sollecitazioni venute durante la serata, dal pubblico qualcuno suggerisce un posto a Marmoreto... Don Luigi, invece, dice che a Cerreto Alpi qualcosa ci sarebbe... Ma è Cerreto Alpi...

Suor Rosanna: "Flavio tutti i giorni mi chiede quando rientriamo".

Prima di chiudere, Donatella, un'ospite, parla ma sembra un grido: "Vogliamo stare insieme".

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P.S. - Auguri a Tina, ospite della casa della carità, che proprio il giorno dell'assemblea ha festeggiato il suo compleanno. Il più bel regalo che vorrebbe? Il "ritorno nella sua casa".

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3 COMMENTS

  1. Non ero presente all’incontro ma mi unisco a coloro che vorrebbero fare il possibile perchè gli ospiti e le sorelle tornino ad “abitare la loro casa”. Un abbraccio a Suor Rosanna, Suor Lucia, Suor Eleonora e a tutti i cari ospiti. Con affetto.

    (Eliana)

    • Firma - Eliana
  2. La casa della carità voluta con forza da Don Trentino va salvata, sia come istituzione e, se possibile, come struttura. E’ un punto di riferimento per i nostri anziani e per tutte le persone di “oltre lo Sparavalle” che si sentono legate ad esso ed ai suoi ospiti tenuti con amore e professionalità dalle suore. E’ un piccolo faro nella notte per le popolazioni dell’Appennino che sono piuttosto anziane e che quindi vedono in questa Casa una loro probabile abitazione futura in compagnia di altre persone che troppo spesso non possono avere le cure dei propri parenti. Si faccia quindi ogni sforzo, come già si è iniziato a fare, per poter ancora dire: a Busana c’è La Casa della Carità che ci può comunque accogliere.

    (Bruno Tozzi – consigliere comunale di Busana)

    • Firma - brunotozzi
  3. Mi chiamo Manuela e sono la responsabile della Casa protetta Oasi San Francesco. Per ovvie ragioni sto osservando da molto vicino questo dramma e mi dico: come non dare ragione agli ospiti ed alle suore della Casa della Carità? Come ha detto Don Luca, noi siamo molto felici di ospitare questa piccola comunità e lo faremo fino a quando vorranno rimanere. Questo forzato trasferimento è stato molto duro per loro perché, nonostante il nostro impegno per farli sentire a casa, a loro agio e liberi di vivere la nostra struttura come la loro, hanno lasciato il cuore dove da tanti anni vivono l’uno per l’altro, nell’amore e come una vera famiglia. Ma per noi è un’esperienza straordinaria. Io non conoscevo le case della carità, per lo meno non così da vicino. Osservandoli ho scoperto con quale amore le sorelle accudiscono i loro figli e come, questi figli, gliene siano grati. Sì perché suor Rosanna, suor Eleonora e suor Lucia considerano i loro ospiti come figli e donano ad essi le loro vite con abnegazione e sacrificio come farebbero vere mamme. Stiamo imparando tanto da loro. Auspico che gli ospiti e le sorelle della Casa della Carità possano tornare al più presto fra le mura che tanto amano ma, nel frattempo, spero che possiamo imparare sempre di più da loro. Da noi sono e restano i benvenuti e li ringraziamo per quello che ci hanno portato con la loro semplicità ed il loro cuore (compreso il gnocco fritto di suor Rosanna).

    (Manuela)

    • Firma - Manuela