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Il PD della montagna sui processi di fusione dei comuni

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Un lungo documento del PD zona montana per fare il punto sui processi di aggregazione tra comuni in fase di avvio sul territorio. Sintetizzando c'è un punto fermo: "in ogni caso, per ogni processo di fusione, rispettare le indicazioni dei referendum e fermare il progetto in caso di voto contrario dei cittadini del comune".

pdLE PROSSIME TAPPE PER IL RINNOVAMENTO DELLE ISTITUZIONI NELLA MONTAGNA REGGIANA

PREMESSA: il Partito Democratico Zona Montana valuta positivamente i processi di aggregazione tra enti, soprattutto se vanno nella direzione di ridurre la spesa pubblica meno efficiente e meno qualitativa e quindi se riducono la zavorra che impedisce all’Italia di ripartire con un ciclo di crescita economica.

Il cambiamento delle istituzioni locali riguarda minimamente il tema del “costo della politica” (ossia il costo degli eletti), riguarda molto di più la vera questione: uscire dalla crisi con un Paese più solido e competitivo che sa dare un futuro ai propri abitanti, soprattutto più giovani.

Aumentare la qualità dei servizi offerti ai cittadini, attribuire agli enti locali un compito di indirizzo riducendone il ruolo nella gestione, per la quale dovrebbero essere lasciato spazio all’iniziativa d’impresa, permetterebbe di liberare risorse a favore del lavoro e dello sviluppo, restituendo alle generazioni più giovani i “capitali ipotecati” dalle generazioni precedenti.

I processi di unione, fusione, aggregazione e soppressione di enti non devono però andare a discapito della rappresentanza democratica territoriale, della identità locale e della universalità dei servizi per i cittadini. Dovrebbero essere realizzati in un progetto complessivo di riforma che definisce i compiti degli enti, l’autonomia e le forme di rappresentanza migliori: questo è il federalismo che vogliamo.

In questo quadro di lettura il PD non ha soluzioni pre-definite e vuole aprire una fase di confronto per capire quali siano le idee e le opinioni dei cittadini della montagna, per poi elaborare proposte nel rispetto delle leggi vigenti e del ruolo della istituzioni, cui spettano tutte le decisioni in merito.

Le istituzioni della montagna reggiana si stanno modificando; tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 si configurerà uno scenario diverso degli enti, ai quali i cittadini dell’Appennino si rivolgono per i servizi essenziali.

Passaggio fondamentale è stata la Legge Regionale 21 dicembre 2012, n. 21 e la Deliberazione G.R. n. 286/2013 “Approvazione del programma di riordino territoriale. Individuazione degli ambiti territoriali ottimali..”. In questi provvedimenti vengono definiti le funzioni degli Ambiti Territoriali Ottimali, le Unioni di Comuni e la loro geografia.

Per il legislatore (Stato e Regione) l’Ambito Territoriale è la dimensione attraverso la quale saranno gestiti in forma associata almeno quattro funzioni fondamentali dei Comuni (es. organizzazione e bilancio, urbanistica, protezione civile, servizi sociali, anagrafe, polizia municipale).

Nell’Ambito ci sarà la possibilità di costituire una sola Unione di Comuni, la quale non sarà la Comunità Montana con un altro nome, ma semmai un “l’insieme dei comuni” che gestirà i servizi di interesse diretto di tutti i cittadini ai quali si aggiungeranno quelli già appartenuti alla Comunità Montana (es. gestione boschi, gestione vincolo idrogeologico) e forse in futuro quelli delle provincie (promozione turistica, pianificazione territoriale, trasporto pubblico, viabilità ecc.) se  verranno abolite.

In seguito a questi provvedimenti dieci Comuni dell’Appennino Reggiano, Busana, Carpineti, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Toano, Vetto e Villa Monozzo costituiscono l’Ambito “Appennino Reggiano” coincidente con il Distretto Socio Sanitario di Castelnovo ne’ Monti. Quindi tutti i Comuni che facevano parte della Comunità Montana faranno capo al medesimo Ambito ad eccezione dei Comuni di Baiso e Viano che invece faranno parte dell’ Ambito Tresinaro-Secchia (Distretto S.S. di Scandiano) e Canossa che farà parte dell’ Ambito Val d’Enza (Distretto S.S. di Montecchio).

Entro l’anno in corso la Comunità Montana verrà estinta con Decreto del Presidente Errani e i Comuni che ne facevano parte, si dovranno dividere debiti, patrimonio e personale.

A questo quadro già complesso si aggiunge il fatto che sei Comuni stanno iniziando un percorso per la fusione. Nel processo di fusione nasce una nuova entità comunale, cosa che non avviene nell’unione tra comuni.

Toano e Villa Minozzo hanno già deliberato questa loro volontà con espressione dei rispettivi consigli ed entro il 2013 vogliono concluderlo, nel rispetto però di ciò che i cittadini residenti esprimeranno attraverso referendum. Ovvero procederanno solo se parteciperanno al voto almeno il 50% degli aventi diritto e in entrambi i Comuni prevarrà il sì all’unificazione.

Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto insieme all’adesione all’Ambito unico per l’Appennino Reggiano (febbraio 2013) hanno espresso la volontà di fondersi e a breve inizieranno un percorso in tal senso.

Per decisione regionale le unificazioni sospenderanno di un anno i tempi per il conferimento delle funzioni fondamentali all’Unione di Comuni dell’Ambito Appennino Reggiano.

La situazione sinteticamente descritta era auspicata nel documento del PD Zona Montana dell’aprile 2013 dove si indicava, tra l’altro, “la creazione di una unica unione corrispondente all’ex Comunità Montana” e “la prospettiva di realizzare una piena fusione tra i Comuni ..” si quelli appartenenti all’Unione Comuni Alto Appennino sia ad altri.

Si esprimeva anche la volontà di mantenere nell’Ambito montano i Comuni di Baiso, Viano e Canossa, richiesta purtroppo non recepita dalla D.G.R. n. 286/2013.

L’accelerazione della costituzione di fusioni può essere considerato un processo positivo che va nella direzione di:rafforzare i piccoli Comuni che hanno pochi residenti e sempre più anziani; razionalizzare la spesa per i servizi; avere piante organiche con dimensioni tali da garantire qualità minima e continuità per dare risposte ai cittadini.

C’è inoltre da considerare che le fusioni tra Comuni avranno un sostegno straordinario delle Stato e della Regione che, per i prossimi 10 anni, potrà arrivare a diversi milioni di euro. In relazione ai Comuni che si saranno unificati, Villa e Toano contano su un contributo complessivo di circa 8,3 ml., Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto su circa 10 ml.

In forza di ciò, nell’ultimo anno in Emilia Romagna e in tutta Italia sono esponenzialmente aumentati i processi di fusione.

Vi sono però altri risvolti da considerare sul tema dell’unione e delle fusioni.

I Comuni hanno una storia antichissima, iniziata agli albori dell’Italia unitaria (1861) e costituiscono un tassello fondamentale della vita democratica dei cittadini. Cancellare una o più di queste entità può significa modificare una storia di rappresentanza plurisecolare.

Si potrà dire che i municipi potranno essere mantenuti, ma chiaramente un vissuto storico di rappresentanza e il governo di “pezzo” dello Stato si modifica.

Vi è poi anche una motivazione, a volte recondita ,a volte esplicita, di proporre la fusione per evitare di gestire in forma associata (ovvero dentro l’Ambito Appennino Reggiano) le quattro funzioni fondamentali prima citate.

Quindi si propone la fusione per tenere le distanze dall’Ambito Appenninico con una evidente contraddizione dell’intento di fondo: se è utile e efficace mettersi insieme per gestire i servizi a due è ancora più utile e efficace se lo si fa a dieci.

Il fatto di proporre la fusione per evitare di conferire funzioni all’Unione dell’Ambito montano è palesemente dichiarato da parte dell’amministrazione di Villa Minozzo.

Vi è poi l’importante tema dell’identità territoriale delle comunità locali. Sembra imminente l’abolizione delle Province (ente costituzionale), le Comunità Montane saranno cancellate, se ora alcune delle istituzioni più antiche e più vicine ai cittadini saranno, di fatto, cancellate perdendo il nome si rischia di far perdere riferimenti di lunga durata.

Se è vero che “Nel deserto sopravvivono solo le tribù, tenute insieme da un forte senso di appartenenza” (Ibn Khaldun storico arabo), rischiamo di indebolire assai la montagna reggiana che deve attraversare il deserto della crisi economica più grave dal dopoguerra.

E’ altrettanto vero che, non fare nulla, restare immobili, è già accettare la scomparsa e la sconfitta per Comuni che non arrivano a 1.000 abitanti con un tasso di vecchiaia prossimo al 70% con borgate distanti 30/40 km dal primo centro di servizi minimi e a 70 km dalla città.

 E’ una scelta complessa che non si può valutare soltanto in termini di efficienza del funzionamento dei servizi pubblici, ma deve tenersi in considerazione una dimensione di minore o maggiore rappresentanza democratica dei cittadini e di minore o maggiore identità dei territorio e delle comunità.

 In base a queste premesse il PD Zona montana, pur considerando come positivi i processi di unificazione dei ritiene indispensabile che questi si realizzino con percorsi democratici e di partecipazione capillari e propone:

 - per i comuni di che stanno svolgendo tali percorsi (Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto), avviare, ancor prima degli atti formali e dei referendum, processi di consultazione dei cittadini, delle loro organizzazione e delle imprese per avere, almeno in prima istanza, un indicazione su quale sia la direzione più condivisa;

- per Toano e Villa Minozzo, che già hanno già deliberato la loro fusione senza prima svolgere una fase di consultazione e una collaudata fase di gestione associata di servizi (i due comuni associano polizia municipale, servizi sociali, ufficio tecnico, anagrafe da un anno e mezzo), chiediamo di svolgere una ulteriore fase di confronto aperto e capillare, con dati e indicazioni precise su quello che succederà, poiché questo processo, che sarà concluso in tempi brevi, avrà però effetti assai lunghi sulla vita sociale di quei comuni;

- in ogni caso, per ogni processo di fusione, rispettare le indicazioni dei referendum e fermare il progetto in caso di voto contrario dei cittadini del comune;

- nessun progetto di fusione può essere inteso come strategia per evitare di dare vita all’Unione dell’Appennino Reggiano, la quale rappresenta la dimensione minima per mantenere i servizi più qualificati (scuola, ospedale, sicurezza, gestione del territorio) e va difesa con il contributo di tutti se non si vuole riportare indietro nel tempo l’Appennino Reggiano.

E’ soprattutto questo ultimo punto che ha bisogno dell’impegno di tutti e di un confronto serrato sul territorio, sui modi e sui progetti di gestione associata dei servizi della nuova Unione Montana. Tale Unione deve essere non l'undicesimo comune, ma il luogo della condivisione e della efficienza a vantaggio della crescita del territorio.

 Castelnovo ne’ Monti, 17 giugno 2013

11 COMMENTS

  1. Per fortuna che Fioravanti indica la strada ai sindaci del crinale, altrimenti da soli non sapevano come fare, infatti Villa e Toano hanno chiesto a lui come si faceva… Prima tutti a sostenere l’unione e contro la fusione delle Tre Valli, poi magicamente tutti insieme appassionatamente come nulla fosse. Ricordiamo anche le splendide uscite del coordinatore contro il sindaco Bargiacchi che si schierò a favore del Pd per le ultime elezioni amministrative…

    (Mauro)

    • Firma - mauro
  2. In linea di principio sono favorevole alle fusioni, anche se gran parte dei risparmi si possono ottenere attraverso le unioni e le conseguenti gestioni consorziate dei servizi (meno capisettore/responsabili), per il resto di risparmi della “politica” con le fusioni ce ne sono ben pochi, quindi tutto si riconduce ai pur appetitosi fondi regionali e statali (ma verranno rifinanziati vista l’aria che tira?). Quello che invece mi lascia perplesso sono le tempistiche utilizzate dalle amministrazioni di Toano e Villa… A marzo nemmeno si paventava una possibile fusione ed ora a ottobre si va al voto referendario con in mezzo assemblee e studio di fattibilità. Ci vuole più tempo a decidere se fare due loculi in più che a liquidare 150 anni di storia… Boh, andrà bene così.

    (And)

    • Firma - And
  3. Bravo And! Belle parole, io mi aspettavo un PD diverso ma d’altronde con certi personaggi non si può mirare in alto. Ho solo una speranza che la fusione attraverso il referendum non passi e che Sandro Govi, vista la situazione, si candidi a fare il sindaco di Villa.

    (Alberto Corsi)

    • Firma - AlbertoCorsi
  4. Ma in definitiva cosa c’è di democratico in questa scelta, in buona sostanza già fatta non qui, di stravolgere i territori per affrontare la tempesta economica da cui siamo attaccati negli ultimi cinque anni? La spesa pubblica dell’esistenza di questi comuni non sta certamente nella presenza delle loro rappresentanze politiche, che non recepiscono niente o quasi: semmai si trova nel numero di addetti ai servizi erogati e nella loro frammentazione. Cosa che si può benissimo correggere con la più semplice fusione dei servizi interessati ma non delle municipalità storiche, quanto meno non del potere decisionale dei singoli territori. Quindi una Unione allargata sarebbe stata sufficiente, con appoggio su Castelnuovo per il distretto sanitario di cui è dotata. Ci sono poi delle forti disparità territoriali, logistiche ed economiche che in una fusione di comuni provocherebbe laceranti sviluppi negativi nei rapporti, soprattutto penso che produrrebbe maggiore sfiducia nella politica e nelle istituzioni mediante le quali si esprime. Quel che è peggio che tutt’ora se ne parla poco in assemblee aperte e ripetute, le istituzioni non coinvolgono abbastanza le cittadinanze su una scelta così dirompente e non risultano ancora garanzie sul maggiore introito di fondi e soprattutto su quale sarà la governance degli stessi. C’è il rischio che qualche territorio che oggi ha una sua dignità governativa si riduca a mera periferia di un altro solo per ragioni logistiche, tipo l’essere in una vallata diversa e isolata. Gli scenari sono tanti e credo che sia indispensabile parlarne con tutta la gente che si vuole poi chiamare a un referendum, perché non è una cosetta come cambiare colore alla macchina, è qualcosa di molto più profondo. Sarebbe comunque tutto più facile se tutto questo potesse avvenire in una provincia più estesa e non divisa a mo’ dei Ducati con Modena e Parma distinti: perché lo dico? Perché nel caso di una provincia Emilia non si sarebbe limitati dai confini del Ducato di Modena e di Parma, ma si potrebbe finalmente ragionare di fusioni, meglio unioni, per valli. Una cosa è certa: nessuno si illuda che una provincia di Modena che comprendesse Reggio possa poi rivelarsi diversa dal precedente Ducato dove Modena era e resterà la capitale lontana mentre “Reggio, Carpi, Correggio et Mirandola”… sarebbero sullo stesso piano a dispetto della via Emilia. Non solo! Ma certe parti del territorio reggiano, precisamente quelle lungo la val d’Enza, cadrebbero in un isolamento logistico. Forse con uno statuto molto stringente in questo senso si potrebbe contemplare più serenamente l’ipotesi della fusione, diversamente il rischio è davvero quello di lasciare sul terreno molte delusioni.

    (Dantes)

    • Firma - dantes
  5. La fusione è un bel modo per far aumentare le spese della politica! Il nuovo comune nel 2014 in base alla nuova legge sugli enti locali eleggerebbe 1 sindaco, 4 assessori e 10 consiglieri, i due comuni (Villa e Toano) singolarmente eleggerebbero 1 sindaco, 3 assessori e 7 consiglieri con un totale per i due comuni di 2 sindaci,6 assessori e 14 consiglieri. Con una valutazione superficiale si potrebbe dire che comunque un risparmio seppur minimo c’è perche si elimina un sindaco, 2 assessori e 4 consiglieri, peccato che c’è un problema…. Per i comuni SOTTO i 5000 abitanti l’indennità per i sindaci è di circa 2170 euro lordi al mese mentre gli assessori percepiscono il 15% del compenso del sindaco quindi circa 325 euro (la metà se sono lavoratori dipendenti). In un comune SOPRA i 5000 abitanti il sindaco percepisce circa 2790 euro lordi mensili e gli assessori il 45% del compenso del sindaco quindi 1255 euro(sempre la metà se sono lavoratori dipendenti) rimangono invariati i gettoni di presenza dei consiglieri a 18 euro lordi. Ora facciamo i conti della serva approssimativi e del tutto indicativi e considerando il massimo che può essere erogato… Costo annuale dei consiglieri nel caso dei due comuni separati (considerando una decina di consigli comunali) 2520 euro lordi l’anno, con la fusione 1800 euro, costo dei sindaci con i due comuni 59080 euro l’anno(12 mesi), con la fusione e quindi un solo sindaco (considerando 12 mensilità) 33480 euro l’anno, costo degli assessori con i due comuni 31200 euro, CON LA FUSIONE 60240 EURO L’ANNO. Totale con i due comuni separati spese per la politica annuali 84800 euro, CON LA FUSIONE 95520 EURO L’ANNO. Oltre 10000 euro in più di spese all’anno per la politica. Ripeto le mie sono cifre indicative,tempo fa si parlò di una riduzione in percentuale delle indennità che non so se sono mai state applicate ma cambierebbero le cifre ma non le proporzioni quindi i miei calcoli rendono comunque l’idea…

    (P.E.)

    • Firma - P.E.
  6. Devo, in parte, correggere P.E.: da calcoli esatti (fatti dal nostro ufficio personale) l’eventuale Comune unico di Tre Valli avrebbe una spesa, per gli amministratori comunali, di 100.000 euro annui. Se i due comuni di Toano e Villa Minozzo rimanessero come sono oggi, però, con la riduzione di consiglieri e assessori prevista dalle nuove normative, il costo complessivo annuo sarebbe di 98.000 euro. Quindi è vero, avremmo 2.000 euro in più all’anno, ben inferiori però ai 10.000 euro indicati da P.E. Ci sono altri importanti risparmi che si possono realizzare in un comune unico: su viaggi e missioni degli amministratori. In un comune unico viaggia una persona, se i comuni sono due viaggiano, appunto, due persone (per andare a riunioni, incontri, ecc. ecc.). Il risparmio stimato è di circa 3/4 mila euro annui, come minimo. Poi si avesse la presenza di un unico segretario comunale il risparmio stimato (in caso di una presenza settimanale di nr. 4 gg) sarebbe di circa 17.000 euro annui. Un ulteriore risparmio si avrebbe perchè in un comune unico basterebbe un unico revisore dei conti (due costano circa 16.000 euro, uno circa 9.000 euro, perchè il comune unico supererebbe i 5.000 abitanti). Quindi un risparmio annuo di circa 7.000 euro. Sono con le voci prima citate abbiamo 27.000 euro di risparmi annui, a fronte di 2.000 euro di costi in più per la “politica”, quindi un “netto” di 25.000 euro annui. Secondo me non sono pochi! Permettetemi un appunto sulle unioni: i risparmi e le ottimizzazioni sono sicuramente inferiori alle fusioni. Anzi, con le unioni si crea una struttura in più ( presidente dell’unione, consiglio dell’unione,ecc. ecc.), con il rischio di aumenti di spesa piuttosto che di riduzioni! Per “And”: ci sono scelte che vanno prese, a volte in tempi molto stretti, cercando di cogliere le opportunità del momento, però dando la parola finale ai nostri cittadini con il referendum di ottobre! Sarà pure una corsa ma, una corsa democratica! Vi invito calorosamente a partecipare alle assemblee, la prima è già prevista per questo venerdì alle Fonti di Poiano! Grazie.

    (Michele Lombardi)

    • Firma - lombardimichele
  7. I comuni di cui sta parlando, che mediamente oscillano fra gli 800 e i 2000 abitanti al massimo, non producono certamente i costi riportati: la realtà è molto inferiore. Ma, a parte questo, io penso che il vero problema non sia quanto costa l’attività politica ma che qualità ha, in particolare quanto riesce a migliorare le situazioni, anche sul piano economico. Infatti io sarei ben lieto di pagare molto di più chi ci portasse fuori da questa crisi più che pagare solo qualcosa in meno a tanti che ci affossano sempre di più.

    (Jean Valjean)

    • Firma - JeanValjean
  8. La situazione italiana, quella dell’eccezionale debito pubblico accumulato, impone di ridurre la spesa corrente e non di qualche punto, ma di percentuali a 2 e più cifre all’anno. Quando l’Italia ha conosciuto il suo boom economico la spesa corrente dello Stato era molto più bassa ed erano i frutti della produzione e i ricavi del lavoro a compensare la mancanza di servizi fissi. Avere l’uovo e la gallina non è possibile neanche volendo. La spesa per investimenti invece va sostenuta e c’era, infatti e ben maggiore, anche allora: l’importante è ridurre la burocrazia ai livelli di allora. Anche su questo punto tutti stanno traccheggiando. Dal livello di crisi in cui siamo caduti non ci si solleverà con altri mezzi e senza tagli decisi: ora che si è pronti a sacrificare i Comuni, che c’erano anche negli anni ’60 e ’70 (non anche le Regioni: vero costo esagerato e fabbriche di burocrazia) si deve essere pronti a tagliare del 20 o 30% subito anche la spesa corrente, altrimenti è tutto inutile.

    (Dantes)

    • Firma - dantes