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La Regione scioglie altre tre comunità montane

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Addio ai monti e alle comunità montane dell'Emilia-Romagna. Sono state sciolte le comunità montane di Parma Est, Alta Valmarecchia e Forlì. Dopo quelle dell’Appennino bolognese e dell’Appennino piacentino, la Regione ha provveduto, in accordo con i comuni interessati, allo scioglimento di altre tre comunità montane della nostra regione.

Con il decreto del 23 maggio scorso e sulla base della legge 21 del dicembre 2012, la Regione ha ora sciolto la Comunità montana dell’Alta Valmarecchia (in provincia di Rimini e comprendente i comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello), dell’Unione Comuni Parma Est (in Provincia di Parma e comprendente i comuni di Langhirano, Lesignano de’ Bagni, Neviano degli Arduini, Calestano, Tizzano Val Parma, Palanzano, Corniglio e Monchio delle Corti) e dell’Appennino forlivese (in provincia di Forlì-Cesena e comprendente i comuni di Civitella di Romagna, Galeata, Meldola, Predappio, Premilcuore e Santa Sofia). Obiettivo: risparmiare nei costi di gestione per liberare più risorse possibili per la cura del territorio, i servizi alla persona e il sostegno alle imprese. Il decreto di scioglimento prevede che, in tutti i casi, le unioni che nasceranno tra i comuni delle ex comunità montane subentreranno nella proprietà del patrimonio e nella gestione del personale (a cui sarà, quindi, garantito il posto di lavoro).

“A pochi mesi dall’approvazione della legge regionale, la Regione sta proseguendo speditamente sulla strada di un serio riordino amministrativo dei territori per avere istituzioni sempre più efficienti e vicine ai cittadini e alle imprese in modo da sostenerle in questo periodi di grave crisi in cui ognuno di noi deve fare sforzi”, spiega Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. “In un momento di recessione strutturale della nostra economia e di pesanti tagli agli enti locali e alle Regioni è giusto ottimizzare le risorse disponibili concentrandole su servizi e investimenti mentre si deve risparmiare sui costi fissi di gestione. Con la nascita delle unioni, infatti, i comuni manterranno tutti servizi e gli sportelli vicini ai cittadini, mentre centralizzeranno gli uffici interni”.

(Francesco Compari)

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