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Convenzione di Istanbul / “Ecco cosa ne penso”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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E’ stato un passaggio molto importante quello avvenuto ieri, 28 maggio, alla Camera dei Deputati: l’approvazione all’unanimità, alla presenza di 545 deputati votanti, della Convenzione di Istanbul contro le violenze sulle donne ha dato un segnale forte e deciso, oggi più che mai necessario data l’allarmante dimensione del fenomeno dei “femminicidi” che non accenna a fermarsi e che anzi ci sconvolge con casi agghiaccianti come l’uccisione di Fabiana Luzzi a Corigliano Calabro.

Ora la Convenzione dovrà passare attraverso il voto al Senato e per essere pienamente operativa dovrà essere ratificata da dieci stati europei: l’Italia è il quinto. Una volta superata la fase approvativa, sarà fondamentale arrivare a dare copertura economica alla nuova norma, che si concretizzerà in una serie di attività di prevenzione e promozione della parità, tese ad eliminare forme arcaiche ed ancora profondamente radicate di diseguaglianza e discriminazione, ed anche in un maggiore sostegno alle associazioni che già operano in questo campo, diverse attive anche in Appennino, come “Per Te - Donne insieme contro la violenza”.

Un documento che dunque ha l’indiscutibile merito di considerare la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione, e su questo pone le basi per voltare finalmente pagina ed aprire una nuova fase, prima di tutto culturale, nella quale la violenza venga superata non tanto sulla repressione o sulla deterrenza, quanto su un rispetto reale e sentito verso tutte le donne.

(Nuccia Mola, assessore alle pari opportunità del Comune di Castelnovo ne' Monti)

2 COMMENTS

  1. Sarebbe bello ed anche umano potere contare di più sul rispetto reale della donna e non solo sulla prevenzione, ma purtroppo ho paura che si tratti di una pia illusione. E’ troppo radicata nella nostra cultura la subalternità della donna, che è stata considerata da sempre solo dedita al focolare ed alla famiglia, mentre l’uomo ha il diritto di prevalere su di essa. Forse in pochi ricordano, in un tempo non troppo lontano, quando nelle famiglie patriarcali la donna veniva sempre per ultima, come posto nella famiglia ancora più che nella società. Ricordo che quando ci si sedeva a tavola per mangiare la padrona di casa non aveva posto a tavola, oppure se lo aveva doveva essere l’ultima a sedersi e l’ultima a servirsi, perchè il boccone migliore era sempre del capo famiglia che fino a quando c’era era il nonno, oppure in mancanza di esso era l’uomo più anziano a fungere da capo famiglia, poi venivano i bambini, nella scala gerarchica, ed in fine la donna. Pretendere di sradicare questa mentalità, che ancora alberga in tanti uomini, sarà dura e non credo che senza una severa penalizzazione per chi commette certi reati si faranno veri progressi, anche perchè di leggi ne abbiamo anche troppe, ma è la loro applicazione che è sempre troppo dolce, vogliamo a tutti i costi salvare Caino, anche se il Padreterno lo condannò nonostante sia bontà infinita. Per salvare Caino troppo spesso ci dimentichiamo di Abele, che non ha nessuna colpa. Troppo spessosono ancora i soldi che fanno la giustizia, a discapito di chi soldi non ne ha. E’ una riflessione un poco amara, ma i troppi casi di malagiustizia portano a queste riflessioni.

    (Beppe Bonicelli)

    • Firma - BonicelliBeppe
  2. Ben venga la convenzione di Istanbul. A mio parere basterebbe applicare la Carta dei diritti fondamentali europea al punto 23, articolo di parità fra donne e uomini. Così recita: “La parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione. Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato”. Aggiungo (Italia, ratifica Gazzetta ufficiale n°223 del 23/09/2008).

    (Liberopensante)

    • Firma - liberopensante