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“Un modo nuovo per conoscere me stesso”

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Fabrizio Silvetti lungo la discesa dalla montagna
"Tibet project? E' stata un'iniziativa che ha coinvolto il mio ultimo anno. Credo nel fatto che le cose si possano fare anche senza un tornaconto, per il solo piacere di farle e soprattutto credo nella forza della solidarietà". Parole di Fabrizio Silvetti, a qualche giorno dall'impresa alpinistica sull'"ottomila" dello Shisha Pangma, che si sofferma sull'"altro" aspetto della trasferta asiatica.
"Per questo - spiega - ho cercato di sensibilizzare le persone e di coinvolgerle seguendo la mia passione sportiva. Il progetto ha avuto un periodo iniziale di 12 giorni (dal 29 marzo) in cui si è svolto un trekking in Nepal, nel Parco nazionale dl Langtang, al quale hanno partecipato 15 amici. Ha visto poi il nostro incontro con i ragazzi della 'Buddhist Child Home' di Kathmandu, una struttura che accoglie bambini orfani od abbandonati, per la quale avevamo raccolto fondi con varie iniziative e che ancora, attraverso gli sportelli della Banca di Cavola e Sassuolo, ancora stiamo raccogliendo".
"L'ultimo periodo - prosegue il proprio racconto Fabrizio - è invece trascorso (fino al 19 maggio) nel tentativo di salita allo Shisha Pangma, montagna di 8027 m. completamente in territorio tibetano, della quale ho raggiunto la cima centrale il 10 maggio. L'iniziativa alpinistica l'ho affrontata solo, nella ricerca dei miei limiti e delle mie fragilità, cercando un modo diverso di sperimentare".
"Dopo tre spedizioni in Himalaya e nel Karakorum cercavo un modo nuovo per conoscere me stesso. Il lungo periodo di attesa causa maltempo ha messo a dura prova i miei equilibri ed il freddo ed il forte vento hanno fatto il resto. Ho avuto modo di confrontarmi con tante difficoltà ed ora credo di conoscermi in modo migliore, al di là dell'aspetto della riuscita che mi gratifica e mi offre grande soddisfazione, ma non era l'unico obiettivo del progetto. Ora con gioia e maggiore forza affronto il rientro alla mia bella vita di tutti i giorni, senza smanie di ripartire, ma consapevole della grande opportunità personale che ha rappresentato".

5 COMMENTS

  1. “Solidarietà”, bellissima parola e molto strumentalizzata dall’ambizione umana di farsi apprezzare per quello che possiamo sembrare e che nel profondo dell’essere non siamo. Le spedizioni alpinistiche non vengono fatte con spirito umanitario, anzi richiedono un certo impegno economico prima della partenza (permessi, attrezzatura etc) e durante. Elementi non trascurabili, oltre alla caparbietà, poter usufruire di permessi da parte del datore di lavoro, se lavoratore dipendente. Ossequi.

    (M.B)

    • Firma - M.B
  2. Su facebook ti ho chiesto se avevi trovato quello che cercavi, ora lo so, hai trovato te e al di là della conquista della vetta, fare un viaggio all’interno di se stessi è l’avventura più difficile che si possa affrontare. Sei un valido alpinista, ma anche una persona modesta che ha messo a nudo le sue fragilità. Bravo.

    (Claudia Cotti)

    • Firma - Claudia Cotti