Il Comitato scientifico regionale del Club alpino italiano, in collaborazione con il Comitato scientifico della sezione di Reggio Emilia, ha realizzato un’agile pubblicazione che illustra i risultati degli ultimi anni di ricerca nel territorio della montagna reggiana ed emiliana, grazie al lavoro degli esperti e dei volontari del Cai.
La pubblicazione è stata presentata ieri nella sede del Cai dal presidente sezionale Iglis Baldi, dal responsabile regionale del Comitato scientifico del Cai Giuliano Cervi, da Giovanni Catellani, componente del Consiglio regionale del Cai, da Gianni Riccò Panciroli, responsabile della Commissione scientifica del Cai reggiano, assieme ai due componenti Paolo Mussini e Paolo Strozzi.
La pubblicazione, di circa un centinaio di pagine, è impostata in modo da essere facilmente consultabile da parte di tutti, nell’intento di fornire un contributo alla conoscenza degli aspetti naturalistici e storici del territorio montano: l’opera è stata presentata ieri dal presidente del Cai reggiano Iglis Baldi, da Giuliano Cervi del Comitato scientifico regionale e da Gianni Riccò Panciroli, responsabile del Comitato scientifico sezionale.
Il volume, di grande formato, contiene decine di schede descrittive delle principali emergenze individuate, molte delle quali inedite e in grado di fornire importanti contributi scientifici alla conoscenza della nostra terra. Le schede sono raggruppate per tema: la geologia, flora e fauna, insediamento storico e beni culturali. Ogni scheda è corredata da una fotografia satellitare con le coordinate geografiche internazionali di individuazione dei beni descritti, corredati da una semplice illustrazione degli elementi di interesse individuati, accompagnati da fotografie. L’arco temporale delle schede riguarda ricerche effettuate tra il 2006 e il 2012. Le schede di segnalazione riguardano circa 60 località appenniniche, delle quali il 70% nel reggiano e le restanti nel bolognese, modenese e parmense.
Tra le scoperte più significative una rara specie di aracnide rintracciata nell’area dei Gessi della Val Secchia e una “stazione” della rara farfalla alpina “Parnassio”, ritrovata presso le Porraie, nell’alta Val d’Ozola. Molto interessante anche la scoperta di una raro fiore a Canossa, che si riteneva estinto e che parrebbe essere direttamente collegato alla corte di Matilde. Altre segnalazioni riguardano la presenza di strutture murarie di antiche rocche, alcune della quali dettagliate forse per la prima volta, e la suggestiva individuazione di incisioni di corporazioni medievali a Spigone di Vetto. Di grande interesse, inoltre, la prima esplorazione organica della miniera argentifera di Casalino e le spettacolari forme di erosione del rio Tassaro, vero piccolo canyon del reggiano, ai più sconosciuto. Uno stimolo quindi per conoscere e per visitare un Appennino che ancora sorprendentemente mostra tanti luoghi sconosciuti.
Oltre all’individuazione delle aree di interesse scientifico, nella pubblicazione sono anche state descritte le attività di educazione ambientale svolte in questo stesso periodo: le ultime pagine della pubblicazione, infatti, tracciano il resoconto delle attività di educazione ambientale condotte dal Comitato scientifico del Cai, che ha avuto il suo apice nella realizzazione del corso per operatori naturalistici regionali, che ha diplomato 24 nuove figure di specialisti accompagnatori in grado di studiare l’ambiente ed educare al rispetto del nostro grande patrimonio storico-culturale.
Il volume, stampato con il contributo del Cai centrale, è disponibile presso la sede di Reggio Emilia del Club alpino italiano.
Se uno volesse acquistarlo, per interesse personale, è possibile? Se sì, dove? Ovviamente io sarei molto interessata!
(Fra)
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E’ indicato nell’articolo, bisogna rivolgersi alla sezione Cai di Reggio.
(red)