Una nota di Simone Ruffini sulla situazione del partito di cui è segretario comunale a Castelnovo ne' Monti.
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Cosa dire? Cosa dire a chi dice a noi volontari la frase: "Siete tutti uguali, fate schifo”, che risposta dare a chi ti conosce da anni, che sa bene che vivi i problemi di tutti i giorni, ma ti vede come uno della “casta”?
Cosa dire ai tuoi amici di partito che come te sono delusi, amareggiati, frustrati, umiliati da una dirigenza a cui abbiamo dato per l'ennesima volta fiducia, che invece si è dimostrata più attaccata ai propri interessi di bottega piuttosto che al proprio ruolo di dialogo e mediazione con l'elettorato; una dirigenza incapace di prendersi un rischio giocando la carta Rodotà, ma capace di voltare le spalle a Prodi, costretta infine a rivolgersi ancora una volta a Napolitano?
Possiamo forse rispondere che no, che noi a questo partito abbiamo dato fiducia, lavorandoci, scontrandoci, ci siamo sentiti anche inutili ma comunque “diversi”, perchè abbiamo svolto il nostro ruolo non in un partito del “padrone”, credendo in una politica condivisa frutto delle idee e del lavoro delle persone.
Dico ciò, con convinzione e orgoglioso del lavoro svolto da tante persone in questi anni, che ha portato contributi importanti oltre le differenze storiche e ideologiche. Lavoro svolto con umiltà, forza e passione senza mai nasconderci le incongruenze e le difficoltà.
E non credo che della crisi del Partito democratico ci sia da rallegrarsi come molti in questo momento stanno facendo, il rischio di frantumazione di un partito storico è sempre pericoloso per il benessere di una democrazia.
Lo affermo sapendo che si corre il rischio di essere impopolari, ma la soddisfazione e l'astio che stanno emergendo in queste ore nei confronti del mio partito non li accetto; e vorrei ricordare che il Partito democratico ha sempre cercato di selezionare la classe dirigente con metodi condivisi e democratici.
Se vorremo ripartire dovremo farlo da qui, esigendo un cambiamento vero di dirigenza, dandoci delle regole per tutti e non per pochi, affermando però, con convinzione, che un partito o un movimento non sono e non possono essere di un padrone, ma solo espressione del dialogo e del confronto interno.
E' una grande sfida, ma l'unica possibile.
(Simone Ruffini, segretario del Circolo Pd di Castelnovo ne' Monti)
E’ bello fare delle regole e poi vedi che non vengono rispettate da chi le ha fatte (vedi regola del massimo 3 mandati con relative deroghe). Il rinnovamento, come si è ben visto alle primarie, in tanti non lo vogliono, purtroppo ora il PD raccoglie quello che si è seminato. Si è avuto paura di cambiare, il PD non ha saputo cogliere quello che la gente chiedeva, non dico che i nuovi avrebbero fatto meglio e/o peggio ma solamente che i “vecchi” quello che potevano dare all’Italia lo hanno già dato, ai “giovani” bisogna dare la possibilità di provare; questo vale a Roma come a Castelnovo e in tutte le varie istituzioni locali (leggasi Parco Nazionale).
(Benny)
Mi scusi, Ruffini: “abbiamo svolto il nostro ruolo non in un partito del padrone” per concludere che “un partito o un movimento non sono e non possono essere di un padrone”. Insomma, non ho ben capito. Questo Pd un padrone, secondo lei, ce l’ha o no?
(Commento firmato)
Il Pd ha avuto una strategia, perdente in quasi tutto. Ha inseguito le formule e i tatticismi regalando la leadership della discussione una volta a Grillo, una volta Berlusconi. Ha rincorso e non ha guidato. La si smetta con le metafore che servono a Crozza per far ridere gli italiani, la si smetta con gli aggettivi e si inizi con i sostantivi. Il problema, quello vero, è il lavoro. Basta con le discussioni tecniche, basta annunciare provvedimenti di legge che poi non si realizzano mai. Bisogna semplificare e sburocratizzare. Si semplifichi la normativa sul lavoro, si proceda con gli sconti fiscali per i neo assunti. La riforma Fornero è un papocchio, non ha agevolato alcunché. Taglio netto non ai costi ma ai posti della politica. Via il finanziamento pubblico dei partiti. Trasparenza nelle spese dei partiti e della Pubblica amministrazione, aboliamo le Province, abbattiamo le burocrazie, organizziamo una lotta all’evasione fiscale a tutto campo. Avanti con le idee chiare e comprensibili a tutti!
(Maurizio Pancotti)
Avrei voluto commentare ma mi sono reso conto che l’analisi di come sono andate le cose e delle cause stesse di questa crisi richiederebbe troppo tempo. Suggerisco un incontro pubblico, dove ognuno possa dire ciò che poteva essere e non è stato. Mi auguro che ciò possa accadere. Sempre nel nome del confronto democratico.
(Maurizio Cascella)
E invece mi sa proprio, caro Simone, che almeno l’astio nei confronti del tuo partito te lo devi proprio mettere via da qualche parte e “ingognartelo”, guardartelo ammodo e interrogarti radicalmente al riguardo, giacché i tuoi colleghi anziani o in deroga (già, le regole…) non lo fanno: hanno sempre ragione loro, non sbagliano mai, dicono che vincono quando perdono (Letta jr, sabato: “Oggi è una grande giornata”… ridicolo!), hanno sempre torto gli altri e via di questo tetragono passo. E il mio è un consiglio da amico, non una critica, per quanto la tua nota sia in più punti criticabile. Cosa vuoi accettare o non accettare, dai, va là! La Rabbia è l’altra faccia dell’Amore: accoglila con gratitudine e umiltà. Inoltre, fai esercizio del reale “Reale” e prendi una posizione dura, senza Se e senza Ma, nei confronti della tua nomenklatura, magari andandotene pure e facendo una bella secessione con altri. Cosa avete da spartire tu e altri giovani bravi (cioè coraggiosi, in primis, e ricchi di idee dirompenti e vivaci, praticabili) con i paguri e le correnti inquinate che infestano il tuo caro partito che è spacciato, S-P-A-doppia C-I-A-T-O? Come mai tanta paura della morte (ormai inevitabile), se potete rinascere? Perché il problema non è neanche se tu e altri del PD fate o non fate schifo, se siete uguali o disuguali, se siete onesti o meno (e tu certamente onesto lo sei): il problema è che non siete affatto credibili, siete totalmente inaffidabili, completamente confusi e “confusivi” (come m’è capitato di leggere), e comunque aggiungerei che ci sono problemi di trasparenza. Chi è quel pazzoide che intende farsi governare da dei confusi assoluti e anche abbastanza opachi? E’ questa “l’Italia giusta”? I messaggi e i segnali che arrivano dalle altre realtà politiche sono molto meno confusi e confusivi dei vostri per quante criticità e magagne possano avere: possono proporti il Male piuttosto che il Bene, accattivanti Slogan e illusivi scenari in luogo di programmi veri, ma almeno è molto più chiaro e forte cosa ti propongono. Berlusconi, purtroppo, e Grillo vi strabattono come comunicatori e conduttori di coesive empatie. Ma è da anni che è così, non dal 20 aprile 2013. Infine: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità” scriveva il premio Nobel Samuel Beckett nel suo “Finale di partita“, e nel caso in dibattimento ci si rallegra difatti per mera disperazione non perché si è felici di vedere scomparire la democrazia e altresì una roba – il PD – che democratica (nonostante il nome) alla fine s’è dimostrata non essere o essere solo un tantino, giacché poi i vertici fanno quello che vogliono. Ma essere solo un tantino è insufficiente, specie in una situazione di gravità estrema, mai vista, come quella italiana attuale. Perché è come la parabola del giovane ricco che si dichiara pronto a seguire Gesù dopo avere osservato il meglio dei comandamenti, ma al quale a un certo punto il Maestro dice: “OK! Vecchio mio, ottimo… tuttavia, ti manca solo una cosa” …cioè: TI MANCA TUTTO perché quella cosa lì è fondamentale. Una cosa e basta, però se non ce l’hai è come se avessi niente. E infatti il giovane se ne va via rattristandosi perché – tra le altre – non ha quella decisiva radicalità e totale intensità di vita che serve, oltre ad avere molti beni… e “chi ha orecchie per intendere, intenda”… Purtroppo, caro Simone, al tuo caro (estinto) PD MANCA TUTTO. Ciò detto, siete liberi di continuare l’accanimento terapeutico di un’entità che se ne è già andata via, lasciandoci: umiliati e offesi. Dopo 70 anni da sabato è iniziata una nuova Lotta di Liberazione: quella verso un’occupazione indebita da parte di forze oscure, subdole e retrograde che hanno sede nelle pieghe e nelle piaghe della politica italiana, in uno Stato che non c’è più. Questa è la vera sfida: Liberarsi, avendo pure il coraggio di morire per Risorgere a un’emendata Vita. Il resto è “solo chiacchiere e distintivo”, inflazione comunicativa da quaquaraquà.
(Damiano Pignedoli)
Vedo che, nonostante tutto, anche Ruffini non capisce o fa finta. Credo capisca dopo lo spoglio delle elezioni in Friuli. In bocca al lupo, ne avete bisogno.
(Stefano)
Bravo Simone!
(Laura)
Un altro regalo a Berlusconi con in più l’esplosione di un partito. Peggio di così. Chi aveva dei dubbi sulla dubbia morale dei parlamentari del PD a Roma è servito. Senza parole…
(Mattia Rontevroli)
Complimenti a Damiano Pignedoli per la comunicazione che condivido pienamente. Solo due parole: si rifletta maggiormente sulla definizione e sul ruolo delle oligarchie. Di come queste – con buona pace del sig. Ruffini – abbiano da tempo svuotato di senso e di ideali i Partiti e la pratica politica. Abbiamo fiducia ed energie che molti di noi conferiscono quotidianamente nelle mille occasioni del volontariato. Della nostra buona fede non possono farsi scudo lobbisti e affaristi. L’equivoco che la politica sia solamente appannaggio dei Partiti va chiarito. Quelli attuali non sono affatto Partiti ma consorterie e la pratica politica sta da tutt’altra parte, come dimostrano persino qui i commenti della maggioranza dei lettori.
(Commento firmato)
Nient’altro da aggiungere alle parole del signor Damiano Pignedoli che condivido appieno!
(Monja)
Caro Simone, a riguardo del passo da te scritto (“…lo affermo, sapendo che si corre il rischio di essere impopolari, ma la soddisfazione e l’astio che stanno emergendo in queste ore nei confronti del mio partito non li accetto…”) mi fa ritornare la memoria solo a qualche anno fa, quando sembrava che il PDL cadesse a rotoli e dall’altra parte ho notato solo soddisfazione per i fatti accaduti (non parlo solo dei politicanti di Roma ma, ahimè, anche di quelli della nostra zona). Capisco che quando si pensa di essere in una “botte di ferro” ci si possa sbilanciare in commenti che a volte risultano essere molto fastidiosi per l’altro schieramento politico ma ricorda… la ruota gira!
(Lufab)
Ci sta che l’intervento del Segretario locale attiri le critiche verso il partito che rappresenta, guidato da una dirigenza che – come afferma lo stesso Simone – “si è dimostrata più attaccata ai propri interessi di bottega piuttosto che al proprio ruolo di dialogo e mediazione con l’elettorato”. Critiche che anche io condivido. Mi sembra comunque da apprezzare la presa di posizione di Simone, una nota di dissenso e delusione verso l’operato dei responsabili nazionali. Così come la fermezza nel voler ripartire dall’interno, “esigendo un cambiamento vero di dirigenza, dandoci delle regole per tutti e non per pochi”.
Concordo infine con Maurizio Cascella della necessità di un confronto aperto.
(Francesco Cosmi)
Insisto nella mia forma anonima perchè non cerco occasioni di visibilità. La delusione dei quadri dirigenti è naturale e trova piena corrispondenza in quella degli elettori ed anche degli ex simpatizzanti. Direi che consiste nella reazione minima. Ora però chi intende confermarsi a ruoli di coordinamento o dirigenza deve esprimere posizioni personali: indicare preferenze, punti di vista, modi nuovi di cambiamento delle regole. Restare in attesa della velina di Federazione non rappresenta un elemento di novità.
(Commento firmato)
Quando la nave imbarca acqua si sa chi è che scappa per primo… Gli altri, in attesa di ragionare a bocce ferme sul da farsi (tipo: sono ancora valide e più forti nonostante tutto le ragioni dell’unione delle varie anime che compongono il Pd oppure no?), si danno da fare e cercano di tappare le falle. Complimenti a Simone che non ha timore a esporre le sue convinzioni, dubbi compresi, in un senso preciso: costruttivo e non demolitorio. Specialità, quest’ultima, in cui eccelle Mr. Golpettino.
(Davide)
Simone, complimenti per il tuo coraggio, non è facile essere dirigenti del PD al tuo livello. Il momento è sicuramente difficile perché in questi due mesi sono uscite tutte le contraddizioni e le divisioni interne al PD, negate per anni. E quelli come te non devono sentirsi in colpa per quello che è successo, la colpa è di quanti, con ruoli diversi e più alti, hanno assistito e favorito questa implosione senza fare nulla. Io non sono iscritto al PD e non ho sempre votato PD e come me anche tanti miei amici e purtroppo anche tanti giovani. Bisognerebbe partire da qui per rifondare il partito, non commettere più gli errori del passato, dove gli iscritti e i cittadini non contano niente e le decisioni si prendono dentro a stanze piccole e buie. Non bisogna più fare delle primarie finte, non bisogna procedere ella elezione del sindaco con la logica se il sindaco e ex ds il vice deve essere ex margherita o viceversa. Bisogna tornare a parlare con la gente, ascoltarne i bisogni, io non capisco nemmeno l’organizzazione per bande (chiamate correnti). Si potrebbero dire tante altre cose ma mi fermo qui perché altrimenti rischio di fare come fanno tanti professori che dicono agli altri cosa devono fare. Mi piacerebbe che il congresso che si sta preparando permettesse a tutti quelli che lo vogliono di poter venire a dire quello che pensano. Non bisognerebbe discutere tesi calate dall’alto da questa o quella corrente. Le tesi dovrebbero uscire dalla discussione con la gente (utopia?, forse sogno? Sì, abbiamo però tanto bisogno di sognare e non di vivere incubi). Quindi Simone continua a lavorare assieme ad altri ragazzi che come te credono in un futuro diverso. Spero di poter i aiutare in questo cammino. Grazie.
(Enrico Bini)
Vorrei contribuire indicando semplicemente il discorso di debutto al pubblico nazionale di Debora Serracchiani nel 2009:
http://video.repubblica.it/cronaca/il-pd-candida-la-ribelle-di-udine/31319?video=&ref=HREC1-6
Penso che un giovane interessato alla attività politica o persino ad assumere ruoli di dirigenza possa trovare qui indicazioni utili. Simpatia, spontaneità, autonomia di giudizio, indipendenza, credibilità, autoironia: proviamo un po’ a riflettere su queste qualità. Confrontiamoci per capire se sono queste le basi utili da cui ripartire e rifondare qualcosa di ragionevole.
(Giovanni Nicolini)
Simone, non dobbiamo nasconderci che il “naufragare” di questo partito, si racchiude nelle parole lucide di Enrico Bini. Quelle stanze buie, con porte che solo pochi eletti potevano oltrepassare, hanno allontanato le persone dal partito. Quelle persone “epurate” hanno presentato il conto e il PD è franato a valle! Facile dire: “io lo avevo detto” ma purtroppo è la verità, varie volte in riunioni ho espresso la preoccupazione che la dirigenza del PD era scollegata dalla realtà, che la gente chiedeva altro, stanca di non contare nulla e di essere messa alla barlina SE LA PENSAVA DIVERSAMENTE. Questo è accaduto anche a me, tu lo sai bene e credimi che non è facile continuare a sostenere un partito quando il gruppo di COMANDO dimostra di pensare a tutto fuorchè alla gente. L’avvento del M5S è stato causato proprio da questo, il nostro partito ha perso la bussola, ha perso il contatto con il popolo, con le esigenze delle stesso. Negli ultimi anni di parole ne sono state spese molte, ma i fatti sono altra cosa, dimostrazione ne è il tempo perso per cercare di fare un governo, la colpa è solo nostra. Ora che fare?, difficile a dirsi, sicuramente questo Paese ha bisogno di una sinistra che sia tale ma non di un papocchio alla PD ove le correnti hanno fatto naufragare un progetto, una pietanza con ottimi ingredienti che però non si è mai amalgamata. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Difficile dar torto a Ruffini quando confessa il suo disagio per una casta cui sa, pensa o, forse, crede di non appartenere. Molto facile, al contrario, dargli torto su un’analisi di una congiuntura troppo limitata nel tempo e, probabilmente, molto prevedibile. Non è dal marzo di quest’anno nè dai giorni che sono susseguiti che vizi e virtù degli apparati dirigenti del PD sono visibili da tutti, e proprio i risultati elettorali di marzo lo confermano (è stata chiara, no, la scarsa fiducia che gli italiani hanno riposto nel Pd). E’, invece, purtroppo troppo tempo che il Pd, come altri partiti, naviga nella melma salottiera dell’intrigo, del sotterfugio, del doppiogiochismo e chi più ne ha più ne metta fino ad arrivare al berlusconismo. Quale esempio di diversità ha dato il Pd nell’attibuzione degli incarichi, delle nomine e delle candidature a tutti i livelli, nessuno escluso? Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Chi ha mai governato dall’interno del partito il ricambio, l’apporto di nuove idee anche se diverse da quelle della casta? Ricordo che la Serracchiani conquistò, per l’elezione al Parlamento europeo, più preferenze di Berlusconi e pochi giorni dopo un notissimo esponente nazionale del suo stesso partito, lui che aveva già combinato danni irreversibili per il centro-sinistra, se ne usci con la frase “…e chi è la Serracchiani”. Bene: qualcuno ha votato questo esimio esponente anche nelle ultime elezioni per il presidente della Repubblica! La sensazione vera, caro Ruffini, è che si sia prodotto un ricambio (perchè ricambio c’è stato) molto pilotato. Era necessario che il segretario di partito si tenesse per sè un elenco di eleggibili? Per carità, tutto legale, perchè è scritto nello statuto. Ma perchè non vi ha rinunciato? Perchè non si sono aperte le primarie per eleggere il candidato premier (non il segretario del partito!) alla gente che ti deve votare? Perchè si chiamano tre milioni di cittadini a votare il leader del partito e una volta eletto Veltroni lo si affossa in poco più di due anni? Perchè persone che hanno avuto incarichi importanti e se ne sono andati “in pensione” ma ancor più spasso “in vitalizio” devono continuare a voler influenzare la vita di partito e delle amministrazioni? Perchè… Mi fermo “per motivi di spazio”. Il ricambio avverrà, che lo si voglia o no: o perchè il Pd matura al punto di capire che “i giochi” non vanno più condotti così ma ascoltando i cittadini o perchè la rabbia monterà a dismisura. Angosciante? Sì. Ma ancor più angosciante l’arroganza con cui il Pd, o meglio i guru (nazionali, o locali che siano), continuano a propagandare il “partito nuovo” senza, nei fatti, costruirlo… Le lacrime di Bersani sono la vera cartina tornasole. Io, che bersaniano non sono, ho grande rispetto per il tentativo, molto sentito, che ha fatto per dare all’Italia un governo veramente nuovo. E’ stato impallinato dopo averlo segregato in un trabocchetto costruito ad hoc. Ma si è dimesso. Onore a Bersani. Grazie, Bersani. Facciano tutti così, dai segretari regionali fino ai segreteri comunali e comincino a impostare il partito su valori diversi da quelli che lo hanno portato nel pantano della gestione del potere fine a sè stesso.
(Elio Peri)
Caro Simone, è sicuramente bello vedere ancora dei giovani con la passione della politica, passione che forse è nel DNA; tuo nonno Bruno, anche se non credo tu l’abbia conosciuto, ne aveva molta, quando la si pagava anche di persona; ora in tanti hanno risposto al tuo intervento evidentemente perchè hai sollevato delle questioni serie ed in modo serio, però ora devi anche dare delle risposte o dire la tua sugli interrogativi che in tanti hanno posto; io ti faccio solo due domande:
a) all’inizio dici, “una dirigenza incapace di prendersi il rischio di giocare la carta Rodotà…., secondo me hai saltato un passaggio, cioè, al momento di giocare la carta Rodotà (in modo subdolo passataci dai Grillini) eravamo già tutti a gambe all’aria, perchè oltre a non avere vinto le elezioni già vinte, nei due mesi successivi non ne è stata fatta una giusta: il rischio che la dirigenza doveva prendersi non è Rodotà, bensì c’era una grande opportunità che doveva essere presa qualche mese prima ed era Renzi (con tutti i limiti e le incertezze del caso); non per nulla moltissimi analisti politici prima delle elezioni dicevano che con Renzi si arrivava al 40%…; ora tu nel tuo commento Renzi manco lo citi di sfuggita, come mai?
b) non credi ora che la dirigenza nazionale, quella che non solo non ha vinto le elezioni (già vinte…) ma che, a mio parere, soprattutto ha perso in modo tragico il dopo-elezioni e ha dovuto andare a rompere le scatole ad un signore di 88 anni per salvare la faccia (ripeto a mio parere, che non conta un cavolo), dovrebbe semplicemente andare a casa? Speriamo nei giovani!!!!
(Stefano Curini)