Riceviamo e pubblichiamo.
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Apprendiamo con molto dispiacere da un articolo uscito su un organo di stampa locale (Gazzetta di Reggio, 7 aprile 2013), dopo che il Consiglio comunale aperto del 16 marzo ai nostri occhi si prefigurava come un inizio di apertura a nuove forme di partecipazione civile alle decisioni che riguardano la discarica di Poiatica, che escono comunicati da parte di una rappresentanza del Consiglio comunale di Carpineti. Di nuovo si chiude la porta al dialogo e queste ultime dichiarazioni ci lasciano basiti. Perché?
Tralasciamo le modalità con cui si comunicano le scelte da qui al futuro che riguardano la qualità di vita dei cittadini nelle vicinanze della discarica e non solo (concordiamo con chi identifica il problema discarica come un problema di tutto l’Appennino). Modalità che potrebbero essere un po’ più improntate al confronto e alla conversazione diretta con i cittadini, i quali non sono né buoni né cattivi, ma sono solo cittadini. I cittadini rivendicano un diritto a entrare nei processi di decisione della gestione rifiuti e, nel caso specifico, del seppellimento rifiuti. Un diritto che non è che ci viene concesso per grazia divina, ma che ci spetterebbe per legge.
Perché ci sentiamo dispiaciuti? Partiamo dal soggetto del comunicato: Luca Ibattici, capogruppo della maggioranza consiliare di Carpineti. Il 16 marzo abbiamo esplicitamente chiesto che questa ‘faccenda brutta’ della discarica venisse d’ora in poi condivisa in momenti in cui all’organo TUTTO di Consiglio comunale si unisse parte dei cittadini. Apprendiamo ora che, quindi, le decisioni sono ancora appannaggio di una parte del Consiglio. E ci chiediamo se, anche in quella parte, c’è adesione totale al comunicato di Ibattici.
Perché ci sentiamo dispiaciuti? Perchè ci sembra che la frase ‘Non esiste e non esisterà nessuna possibilità di uscire da questi confini stabiliti dal Psc’ possa essere interpretata come un rifiuto netto e preciso alla nostra proposta di fermare la discarica al sesto lotto. E senza nemmeno esserci incontrati una volta in sede consiliare per ragionare sulle possibilità. Perché temiamo che le persone non siano informate su questa semplice notizia: All’interno del perimetro del Psc stanno non solo il 6° lotto ma eventuali altri lotti numero 7, 8 e chissà.Chiediamo quindi: quale interpretazione dobbiamo dare a queste parole? Vorremmo una risposta chiara e univoca e crediamo, come noi, anche tanti altri cittadini. Quante ulteriori tonnellate e metri cubi stanno nei confini Psc?
Il gioco di incomprensione sta sul dire ‘ noi diciamo da anni che oltre al Psc la discarica chiude’, ma ai cittadini non basta, i cittadini chiedono che dentro il Psc autorizzato non si vada oltre il sesto lotto o quanto meno che ci sia una definizione precisa della volumetria oltre al quale Poiatica chiude. Non crediamo più alle parole ‘un giorno’, ‘in futuro’, ecc. Vogliamo sentire le parole ‘ alla fine di… Poiatica chiude’. Da qui partirebbe un processo di costruzione delle proposte, ma di fronte a una tale chiusura come dovremmo porci se non rispondere?
Come dobbiamo interpretare ora, con tutti i buoni propositi emersi in queste settimane dopo il 16, questa risposta di Ibattici? Che alle 500 persone presenti in sede di Consiglio si faranno anche il settimo lotto, l’ottavo e così via perché stanno nel Psc? La comprendiamo in questi termini?
Perché ci sentiamo dispiaciuti? Perchè abbiamo di recente, a seguito dell’invito del sindaco esplicitato il 16 marzo, convenuto di trovarci in Comune per chiarire le risposte su cui avevamo ancora molte perplessità e rilanciare, come abbiamo sempre fatto, gli obiettivi dei Comitati ‘Ecologicamente’ e ‘Fermare la discarica’. Sembrava si aprisse una nuova fase di ascolto e dialogo e invece leggiamo quanto siano a volte tortuose e lontane le risposte che ci arrivano da altri e in altra sede.
Perché ci sentiamo dispiaciuti? Perché in questo periodo di emergenza frane, in cui per altro, diversi di noi sono direttamente toccati, non ci sia piuttosto un comunicato diretto e preciso sullo stato di salute della discarica, nonostante siano state fatte richieste dirette. Se dovesse paventarsi il rischio di smottamenti all’interno del sito, a quali urgenze andremmo in contro? Rischia di rompersi la geomembrana isolante? Ci sono difficoltà per la captazione dei gas o percolato o altri fattori di rischio? Un diritto dei cittadini sapere, a maggior ragione se oltre a trovarsi con un problema che minaccia case e terreni se ne aggiunge un altro di cui conosciamo poco o niente.
Perché ci sentiamo dispiaciuti? Perché apprendiamo il tentativo di ridurre il Comitato "Fermare la discarica" a un comitato di Valestra, pur sapendo che le provenienze sono in realtà diverse e, ancor più grave, di considerarlo come unico interlocutore, cancellando con un colpo di spugna la storia di tutto rispetto del comitato toanese ‘Ecologicamente’.
"Fermare la discarica" opera e opererà in sinergia e in solidarietà con "Ecologicamente", perché nessuno può definire chi ha più diritto di parlare o di soffrire della presenza della discarica in base al Comune in cui è nato. Qualcuno ci dica se esiste una linea di demarcazione fisica che definisce gli effetti (sanitari, ambientali) della discarica solo sul territorio di Carpineti e non Toano. No, non esiste e nessuno può dettarci le regole di con chi noi vogliamo costruire liberamente la rete per far fronte a questo problema.
Se le belle cose appartengono a tutta l’Appennino, allora anche quelle brutte, a maggior ragione per i toanesi che ci vivono vicino. E crediamo la solidarietà sia reciproca. E visto che il destino ha scelto che il territorio di competenza è il Comune di Carpineti allora i cittadini della montagna propongano al Comune di Carpineti. Noi proponiamo, dunque, che alla commissione partecipi anche almeno un componente del comitato toanese.
Ecco dunque perché ci sentiamo dispiaciuti. Perché non solo le nostre proposte/domande vengono ascoltate malvolentieri ma ci troviamo le sentenze sfogliando i quotidiani, e pure le dovremmo accettare? No non possiamo arrenderci, lo dobbiamo alle nostre famiglie e a tutta la comunità che crede in noi e in un futuro migliore.
Detto questo, comunque, invitiamo chi ha appoggiato questo comunicato a rivedere le proprie posizioni e chiediamo quindi all'amministrazione comunale di combattere con noi, non contro di noi, per fermare la discarica rilanciando nuove forme di collaborazione, ricordandosi che i cittadini han riposto in loro la fiducia nella gestione del bene pubblico e sono ancora fiduciosi in una possibilità di dialogo.
Alla cittadinanza, invece, comunichiamo che organizzeremo nuovi momenti pubblici per condividere gli aggiornamenti e raccogliere nuove sollecitazioni.
Per informazioni: [email protected]
(Comitato "Fermare la discarica")
Ogni giorno i media riportano una serie infinita di scandali, che vedono sempre più coinvolte ex-aree industriali fortemente inquinate, per le quali però è impossibile porvi rimedio. Una volta accertato il danno il costo delle bonifiche ambientali risulta insostenibile e a distanza di anni chi ha inquinato non è più perseguibile penalmente.. Alla resa dei conti a pagare sono quindi i semplici cittadini, che prima vengono drogati per anni da una falsa informazione e poi nel momento in cui gli affari si concludono, abbandonati a sé stessi senza tanti complimenti.
Quello che mi chiedo è: in un’Italia dove tutte le imprese prima o poi sono destinate a fallire, dove le ecomafie prosperano e la politica latita o se ne fa complice, come si fa a credere che per più di due milioni di tonnellate di rifiuti ci saranno sempre i mezzi e i tecnici – adeguati- per continuare a monitorare e captare migliaia di tonnellate di biogas e percolato, per la bellezza di un altro mezzo secolo? Sissignori: cinquant’anni, alias mezzo secolo. Questo non lo dico io, ma lo consiglia vivamente Iren.
In cinquant’anni l’Italia, nel secolo scorso, ha affrontato due guerre e ha visto alternarsi re, dittatori e presidenti della Repubblica, con una discontinuità politica non da poco. Ci saranno ancora le regioni, le province, i comuni e lo stato Italia, tra cinquant’anni? Ci saranno le risorse economiche per sostenere ogni monitoraggio?
Se ci si dovesse dimenticare della discarica, infatti, si innescherebbero incendi ed esplosioni e il percolato tracimerebbe a valle, fino ad inquinare le falde acquifere e il terreno circostante.
La discarica verrà quindi costantemente monitorata per mezzo secolo, quasi come il sarcofago di Chernobyl o le vasche contenenti barre radioattive alla centrale di Caorso: un incubo senza fine!
Il problema è che nonostante queste atroci previsioni c’è ancora qualcuno che come nulla fosse, continua a pianificare ampliamenti su ampliamenti o a costruire un termitaio di rifiuti, una sorta di mefistofelica torta a più piani, un grattacielo munito di attico con giardino, attenendosi ciecamente alla attendibilità di tutte le certificazioni ambientali create, esclusivamente, dagli stessi sostenitori del progetto discarica, per tanto rigorosamente e innegabilmente a loro vantaggio!
Questa fede cieca che molti politici hanno nel pezzo di carta che certifica di tutto e di più e che è sottoscritto da illustri tecnici ambientali assunti e pagati dal gestore della discarica, mi ricorda la fede cieca che spingeva i soldati di Hitler ad attenersi agli ordini dei loro superiori, senza mai riuscire ad avere una visione obiettiva del loro ruolo.
Copione già visto. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Ogni amministratore locale ha parte in causa, ma nessuno in modo esclusivo e decisivo, per tanto nessuno sarà mai ritenuto pienamente responsabile. La verità come al solito toccherà cercarsela ai cittadini, e mi auguro che si accontentino di quella, perché sperare che ottengano anche giustizia è pura utopia.
(M. Petronio)
Considerazioni chiare, logiche e senza sconti di una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma che molti preferiscono non vedere, una realtà con la quale, prima o poi, noi e i nostri discendenti saremo costretti a fare i conti. Mi piacerebbe leggere, a seguito del commento di M. Petronio anche qualche commento da parte di amministratori, gestori o enti, ma forse preferiscono continuare a fare finta di niente nella speranza che prima o poi gli spiriti si plachino. Possibile che non capiscano che non se lo possono più permettere?
(Lorena Lugari)