Home Cronaca “Crisi? No, disperazione”

“Crisi? No, disperazione”

8
8

Riceviamo e pubblichiamo.

----

Sono anni che si parla di crisi. Ora però non è più crisi, per molte persone è diventata disperazione, guerra o lotta alla sopravvivenza. Mi riferisco ai fatti gravissimi di Civitanova delle Marche. Un inchino, un rispetto, un pensiero forte alla dignità di queste persone.

Ormai i casi singoli non facevano più notizia, accadevano purtroppo in un silenzio anonimo, ma tre suicidi nello stesso giorno e nello stesso paese hanno risvegliato la stampa su questa tragica situazione del nostro paese.

In queste tristissime storie mi fanno star male l’indifferenza di chi ha pensioni d’oro concesse per chissà quali stratagemmi dei soliti furbi, oppure le liquidazioni stratosferiche immeritate o le spese e sperperi che ogni giorno vengono alla luce.

Mi fanno star male la scaltrezza, l’indifferenza e la strafottenza dell’investimento redditizio in chissà quali paradisi fiscali, il falso in bilancio, la corruzione, la delocalizzazione e via di seguito.

Mi fanno star male soprattutto pensando allo stallo politico in cui siamo giunti dopo le recenti votazioni.

I nostri politici stanno lì a discutere, vengo anch’io, no tu no, io sì, no tu no, con l’altro sì, l’Italia si salva solo con me, o altri giochi e giochini di convenienza unilaterale. Parole, parole, parole e… purtroppo anche parolacce!

Mi fanno star male sentire qualcuno che per salvare l’Italia, pur di continuare a partecipare al gioco di potere, promettono di fare il contrario di quello che è stato fatto in precedenza, dimenticando che fino a ieri hanno governato loro. Governi formati da partiti di tutti i colori e da politici lontani dalla gente comune ed ai loro problemi, che hanno pensato soprattutto al proprio tornaconto e a quello degli amici.

Ora abbiamo pure i saggi… Ci mancavano proprio gli spunti di saggezza per metterli d’accordo! Speriamo ne abbiano a quintali da spruzzare.

Mi fanno star male perché anche da noi la situazione non è molto diversa. Mancanza di lavoro e pensioni da fame per la gente comune, per la gente onesta che ha lavorato una vita, per gli invalidi. Il lavoro che dovrebbe essere un diritto costituzionale per tutti e un motivo di rispetto e dignità è invece umiliato, bistrattato e mortificato, privilegiando la scommessa, il leccapiede, il mantenuto, la rendita.

E intanto i negozi chiudono, gli imprenditori sono disperati, il lavoro dipendente ai minimi storici forse dal dopoguerra ed è già una fortuna avere la cassa integrazione. Non so ancora per quanto tempo.

In una mattinata in negozio, fra i pochi clienti, sono entrati due extracomunitari che cercavano i pochi centesimi, due ragazzi giovani (in due) con abito scuro e cravatta che proponevano non so quali miglioramenti e risparmi sul servizio di energia elettrica, poi una telefonata alla ricerca di una offerta da parte di un’associazione di non mi ricordo più quale malattia, altra telefonata di un call center telefonico per l’offerta migliore… Se questo è il lavoro… Ma le tasse, l’affitto, le spese non diminuiscono mai, anzi aumentano. Questa è la tristissima situazione.

(Elio Bellocchi)

8 COMMENTS

  1. Perfettamente d’accordo. Penso anche alle ipotizzate prossime elezioni viste dai nostri già eletti politici come rimedio alla situazione di stallo e che saranno ulteriore dispendio di soldi nostri, e che probabilmente ci faranno calare ancora di più nel pozzo della disperazione.

    (Elisabetta Marmiroli)

    • Firma - ElisabettaMarmiroli
  2. Parole, parole parole… così Elio Bellocchi descrive l’attuale comportarsi della nostra classe politica che sembra incapace di uscire dalla propria autoreferenzialità per guardare ai problemi che affliggono il Paese. Vi è certamente del vero in questa fotografia dell’oggi, ma nulla nasce per caso come spesso ci sentiamo giustamente dire. Il paese Italia di un tempo – all’epoca del secondo dopoguerra per chi si è trovato ad essere giovane in quegli anni e dunque ricorda bene l’evolversi delle cose – si basava sul lavoro e sul fare, cioè sulla concretezza, rispetto ai discorsi e alle parole. Poi è arrivata una stagione, intorno al 1968, in cui nel nostro tessuto sociale hanno preso piede e sopravvento gli assemblearismi e nulla, o quasi, poteva decidersi se prima non passava attraverso lunghe ed astenuanti assemblee, dove si parlava tanto, forse troppo, e dove chi aveva buona oratoria e sapeva “arringare” bene i presenti, o aveva appreso a farlo, contava molto di più di chi aveva imparato un mestiere e lo esercitava in silenzio. La politica ha certamente parecchie colpe, ma pure la società nel suo insieme dovrebbe chiedersi se in questi anni non ha erroneamente invertito taluni principi fondamentali del nostro vivere, e se non sia il caso che ritorni velocemente sui suoi passi, rivalutando il lavoro rispetto alle parole, anche come antidoto contro la crisi in atto. Non dovremmo infatti dimenticare che il mondo politico ha quasi sempre rispecchiato la società del proprio tempo.

    (Giovanni Ferrari)

    • Firma - FerrariGiovanni
  3. È la globalizzazione, non il ’68, la base della crisi di oggi. Di tutta Europa. È nel deficit di comprensione e risposta italiana la nostra responsabilità. È nel capire e nel ricollocare l’Italia e il lavoro italiano nel mondo attuale il terreno delle risposte da trovare. Individuare dei colpevoli a prescindere dalle cause e tirarsi fuori è il vangelo dei populisti. Individuare le cause, indicare soluzioni e assumere responsabilità è l’approccio dei riformisti.

    (Commento firmato)

    • Firma - Commentofirmato
  4. Complimenti al signor Elio per l’analisi triste e vera di questo periodo. Non credo sia fondamentale ora stabilire se è stato il sessantotto o la globalizzazione a ridurci così… Tanto come non credo che alle tre Persone di Civitanova, a cui va tutto il mio rispetto, interessasse se il prossimo governo sarà di destra o di sinistra. Credo invece che a tutti interessi sperare che ci siano persone oneste a guidare il nostro Paese, che la smettano di darsi la colpa l’uno con l’altro e che soprattutto siano responsabili di quello che fanno visto che sono pagati profumatamente per farlo. Se non saranno in grado di svolgere quello a cui sono tenuti… possono anche andarsene a casa perchè noi tutti non li voteremo più… VERO!!!!!!!!

    (Monica Comastri)

    • Firma - ComastriMonica
  5. Non so chi siano per “commento firmato” gli odierni riformisti dal momento che quelli storici, o se vogliamo il partito che li rappresentava da oltre un secolo, è stato travolto ed azzerato vent’anni orsono da una incontenibile ondata “giacobina” e a nulla valse il contributo che quella forza politica aveva dato fino ad allora, passo dopo passo, per il benessere e il prestigio del nostro Paese, e la sua stabilità economica. A nulla contò l’aver concorso per sconfiggere ogni forma di indigenza e di squilibrio sociale. Forse chi allora soffiò su quell’onda pensava di potersi sostituire a quel partito centenario ma era pura illusione perché, realisticamente, non ci si poteva appropriare di colpo di una identità riformista maturata e sperimentata nel corso di così tanti anni, e che oggi tornerebbe di sicuro molto utile ai destini del Paese, stante il pragmatismo e la “cultura di governo” che sapeva esprimere.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  6. E’ una tragedia “sconvolgente” quel tragico evento! Consumatosi nella più totale indifferenza. Non pensavo si potesse arrivare a tanto ma la realtà è disarmante siamo impotenti. Persone di quella generazione. Lui artigiano esodato non percepiva nessun tipo di remunerazione, Lei pensionata con circa 500 euro al mese, pignorato pure l’unico veicolo di spostamento. Non c’è bisogno di dichiarare guerra al nemico con le armi. Questa realtà in cui viviamo è di fatto una guerra economica, ha le sue vittime sacrificali, toglie dignità, per renderci chiusi in noi stessi, isolati sempre più dal contesto sociale. Si pensa di vivere dentro ad una civiltà evoluta, non credo, sono tutti segnali contrari, purtroppo di un’era barbarica.

    (libero pensante)

    • Firma - liberopensante
  7. Purtroppo di questi episodi ce ce ne sono già stati molti e ce ne saranno ancora finchè si antepongono le ragioni partitiche a quelle sociali di chi ai partiti dà fiducia col voto, come unico mezzo per sperare che una situazione in rotta sia rimessa in carreggiata. Mi domando se la classe politica che conta si rende conto che “dopo” questi comportamenti sarà molto difficile riavere anche solo il 10% della fiducia che stanno tradendo con tutti questi traccheggiamenti.

    (Marco)

    • Firma - marco