Una troupe de TGR Rai3 dell'Emilia-Romagna ha iniziato ieri mattina la giornata a Succiso: poco prima delle 8, una diretta sotto una bella nevicata per raccontare il "paese kibbutz". "Visitiamo Succiso, sull'Appennino reggiano, per scoprire come si può sconfiggere lo spopolamento della nostra montagna", ha spiegato Antonio Farnè, giornalista Rai, inviato dalla sede di Bologna in collegamento dal piccolo borgo dell'alto ramisetano. "Succiso oggi ha sessanta abitanti, ma all'inizio degli anni '90 ha rischiato di morire. Qualcuno, però, ha deciso di reagire e dare vita alla cooperativa paese. Spirito d'iniziativa e un'idea precisa per rinsaldare la comunità intorno a un progetto collettivo".
Intervistati Dario Torri e Giuseppe Vignali, il primo "anima" del paese e il secondo direttore del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.
"Quotidianamente ognuno ha un suo compito – ha detto Torri, presidente della Cooperativa paese, '"La Valle dei Cavalieri" - Da qui a Ramiseto ci sono circa 20 km di strade di montagna, quindi tutti cerchiamo di contribuire con il nostro lavoro a soddisfare i bisogni primari: Emiliano, il cuoco, fa il pane, 15-20 chili al giorno; Giovanni cura l'attività agricola, fa la mungitura; Alvaro porta i bambini a scuola, si fa tutte le sue frazionicine, poi, quando torna fa il formaggio; Maria e Piera seguono il bar e il negozio; Fabio aiuta e all'occorrenza sostituisce gli altri. I soci sono trentatrè, sono quelli che hanno fondato la pro loco. I dipendenti fissi sono sette, ma durante la stagione estiva possono arrivare a tredici. Il fatturato della coop è di circa 700mila euro. Le voci dell'attività sono principalmente il ristorante e poi l'attività agricola e la stalla, l'agriturismo con sedici posti letto, il negozio e i servizi alla comunità. Inoltre da sette anni siamo centro visita del Parco nazionale e proprio a Succiso è nato il progetto 'Neve Natura' con la scuola di montagna, da febbraio a marzo, un periodo che prima era 'morto' e che ora incide sul nostro fatturato".
A Succiso si è probabilmente coniato qualcosa di nuovo – la definizione "cooperativa paese" è nata qui durante un convegno della Lega Cooperative – e da qui questo modello si è diffuso e proprio in Appennino, nel territorio del Parco nazionale si stanno sviluppando altre esperienze importanti.
Al microfono di Farnè, dicevamo, anche il direttore del Parco, Giuseppe Vignali, che ha spiegato: «Il Parco nazionale, oltre a fregiarsi di natura ben conservata, piacevoli paesaggi e prodotti tipici di fama internazionale, conserva un'ulteriore emergenza che definirei endemica nel panorama italiano: la cooperazione. La cooperazione è una grande ricchezza, è una strada difficile da percorrere, richiede pazienza e professionalità, ma può dare grandi risultati. La nostra è una cooperazione vera, costituita di piccole società che fanno profitto, ma erogano soprattutto servizi sociali. La cooperativa del 'paese-kibbutz' gestisce un agriturismo, un bar, un negozio, ha un gregge e fa il formaggio, porta i bambini a scuola per conto del comune, fa il pane per tutto il paese, taglia i boschi, ristruttura rifugi, spala la neve davanti alle case di quelli che non riescono da soli. Nell'era delle smart city e di un'Italia incapace di unirsi e risolvere i suoi problemi, qui c'è un paese che se la cava benissimo da solo ma insieme, tutti sono occupati a km zero, non devono fare centinaia di km per andare al lavoro e usano anche molti prodotti locali. Quanto costa al pubblico un posto di lavoro fatto così? Pochissimo. Quello di Succiso è il nostro primo Centro visita, realizzato secondo la filosofia di un'integrazione completa fra pubblico e privato, non ci sono spazi specifici dedicati al Parco, ma il Parco è dappertutto: nelle camere, al ristorante, nella scelta degli arredi. Venite qui a vederlo, sotto il nostro Cervino, la bellissima Alpe di Succiso. Qui ci si sente a casa".
Chiudendo il servizio l'inviato Farnè ne trae il senso: «Vi abbiamo presentato una bella storia, una risposta alla crisi, una comunità che tutti i giorni s'impegna per sopravvivere tra passato e futuro».