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Teatrolab / Chiuso il sipario, l’intervista a Daniele Franci da parte di uno studente

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Foto Irene Ferri. Gli studenti del Cattaneo in gara con la regia degli Stralunati

La rassegna teatrale Teatrolab si è appena conclusa, tra Castelnovo e Novellara. Portatore di energia, arte, giovani che recitano con passione sul palco per giovani che li vanno a vedere e insieme raccolgono spunti, costruiscono pensieri. La manifestazione come sempre coinvolge l'intero paese, e le istituzioni. Hanno partecipato come staff accoglienza di sala gli studenti dell'IIS professionale Alberghiero. Uno di loro ha fatto una intervista al direttore artistico Daniele Franci e ce l'ha inviata. Pubblichiamo anche il link al blog della fotografa Irene Ferri dove è possibile guardare alcuni scatti degli spettacoli di questi giorni al Festival.

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Il foyer è pieno di luce che viene da fuori. Sono seduto difronte a Daniele Franci, direttore artistico di Etoile e del Festival Internazionale Teatro Lab, e di fargli le solite domande non mi va per niente. Non mi va perché in questi giorni ho imparato a conoscerlo un po', non mi va perché le solite domande si fanno alle solite persone, e lui non è una di quelle solite persone.

Innanzi tutto buongiorno. Come membro dello staff di Teatrolab mi piacerebbe sapere: cosa ne pensa di questi ragazzi?

Lo staff di Teatro Lab è un gruppo del quale siamo assolutamente soddisfatti, perché con le poche ore di formazione che abbiamo avuto sono stati in grado di inserirsi all'interno del contesto Festival nel migliore dei modi, dimostrando non soltanto di essere interessati all'esperienza di stage, ma anche dimostrando cosa sia la cittadinanza attiva, rendendosi conto che si sono presi cura del loro Teatro. Mi ha fatto sorridere l'altro giorno quando una di voi mi ha detto: "Ho imparato che quando vengo a Tetro è giusto fare silenzio, perché si fa fatica sul quel palco". Questo è positivo, perché da un senso di responsabilità e un senso di correttezza civile molto forte.

E l'impatto col pubblico?

L'impatto col pubblico mi piace molto, perché il Festival ha sempre delle tematiche che sono delle provocazioni nel senso buono del termine; è la prima volta in tredici anni di Festival che faccio una critica al pubblico dopo uno spettacolo in cui in sala c'è stata una reazione molto forte per un bacio stampato fra due ragazzi, questo ci fa pensare che ci sia ancora molta chiusura nei confronti di alcune tematiche legate alla diversità. Invece è stato interessante l'applauso del pubblico durante lo spettacolo di Etoile, che ha messo in scena "Per un bacio", dove due ragazzi si sono baciati per davvero, è stato un applauso che era una sorta di liberatoria. Non hanno applaudito perché a Teatro si applaude, ma hanno applaudito perché avevano la necessità di reagire.

Una delle tematiche principali del Festival, che si batte contro le violenze, è l'omofobia...

Sì, è stata una delle tante tematiche trattate. Sicuramente questo ha creato scandalo perché crea imbarazzo.

Perché imbarazzo davanti a certe situazioni?

Perché gli esseri umani reagiscono all'imbarazzo con una risata, che cela una paura o una sorta d'incertezza.

Quindi il teatro di pone come obiettivo il fatto di riuscire a superare certe questioni o comunque di conoscerle meglio?

Più che superarle, di affrontarle. La tematica generale del Festival, che era "Noi contro le violenze", credo che sia stata ampiamente articolata dalle scuole, e fa piacere assistere a spettacoli che affrontano il concetto di violenza sotto tanti punti di vista: dalla violenza subita dai bambini, alla violenza dei campi di concentramento, alla violenza delle mafie, alla violenza della comunicazione, alla violenza dell'ignoranza.

Il vostro è un Festival intenzionale, quest'anno avete ospitato gli Osono, una compagnia rumena, come è stato?

Lavorare con loro è stato entusiasmante, nonostante i vari problemi legati al ritardo creato dalla bufera che è avvenuta in Romania in questi giorni e che ha portato settanta morti, legati anche al pernottamento, e per questo mi sento di ringraziare il London Cafè, che ci ha aiutati fino all'ultimo. Gli Osono non sono solo professionisti del Teatro, sono ragazzi che non mollano mai. Andranno a Piacenza, Fiorenzuola, Lione, Amburgo. Partiranno con il loro furgone con dentro le loro poche cose e trasmetteranno tante emozioni a tanta altra gente.

Lei è direttore artistico del Festival internazionale Teatrolab e di Etoile, quali sono le soddisfazioni?

Posso dirti che sono stanco, perché dopo 21 giorni di impegno costante , ventiquattro ore su ventiquattro, uno è molto stanco, ma anche molto soddisfatto. Ci tengo a evidenziare che io non sono solo, e che di fianco a me c'è uno staff di direzione e di collaboratori che funziona molto bene, perché estremamente in sintonia. La soddisfazione del Festival è che è un'iniziativa che ha tredici anni e vuol dire che funziona, al di là degli importanti riconoscimenti che abbiamo avuto, come l'adesione del Presidente della Repubblica. I momenti più belli sono quelli di scambio, ed è quello che siamo riusciti a fare, soprattutto quest'anno, facendo incontrare questi ragazzi in piccoli paesi come Castelnovo e Novellara.

Nel  2013 non è semplice avere un sogno, perché non ci sono sempre i mezzi, I sogni un po' si confondono, Un consiglio da parte di lei che in qualche modo ce l'ha fatta?

Io non credo di avercela fatta, credo che il mio sia il lavoro più bello del mondo. Sognare non è peccato, e innanzi tutto mi complimento con  chi oggi ha un sogno, perché viviamo in un contesto sociale in cui spesso e volentieri si cerca di dare un costo ai sogni, tutto ritorna alla moneta, all'euro, al denaro, e i sogni non hanno un costo, e questo è bello. Inseguire un sogno credo che sia un'arte e soprattutto sintomo di grande intelligenza. Per realizzare un sogno non c'è una regola. Riconosco di essere stata una persona estremamente fortunata e di essermi giocato la partita cercando sempre di seminare. a un ragazzo che intende realizzare un sogno penso di dire soprattutto tre cose: la prima è di studiare, perché oggi c'è bisogno di conoscere il mondo, di conoscere la realtà, conoscere il settore in cui si vuole realizzare il proprio sogno, la seconda è di capire cosa c'è già rispetto a quel determinato settore e la terza è di parlarne, perché credo che parlare con la gente sia la cosa più bella del mondo. Confrontarsi e rimanere aperti, cercare di capire che oggi, forse, abbiamo bisogno di sognare.

L'ho detto che Daniele Franci non è una di quelle solite persone a cui si fanno le solite domande e da cui si ricevono le solite risposte.

Gabriele Agostinelli, ISS Alberghiero classe 4B.

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Lo staff accoglienza dell'IIS Alberghiero

Guarda le foto del festival di Irene Renèe Moorà Ferri

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