Un fondo di garanzia sì, ma che sia immediatamente disponibile e “intercalato” sulla realtà peculiare reggiana. Questo per controbattere casi di disagio sociale crescente di lavoratori che, in misura esponenziale, si rivolgono alla Caritas o dormono sotto i ponti. E’ quanto avanza la Filca Cisl di Reggio Emilia, dopo il tavolo anticrisi convocato d'urgenza a palazzo Allende alcuni giorni fa, tra le istituzioni locali e le parti sociali che ha proposto un fondo di garanzia per ridare fiato alle aziende.
“Fino ad oggi - afferma Salvatore Cosma, segretario generale della Filca Cisl (settore costruzioni) - il sistema creditizio è risultato ‘sordo’ alle richieste d'aiuto delle aziende e dei lavoratori e una serie di concordati delle grandi coop dell'edilizia reggiana hanno messo letteralmente il settore in ginocchio”.
“Quanto emerso in Provincia è positivo - afferma Cosma- perché immetterebbe nel circuito nuova liquidità, dando modo alle aziende in crisi di pagare anche gli stipendi arretrati ai dipendenti, colpiti duramente dalla crisi. Però, continua il sindacalista, dev'essere un fondo che sia immediatamente operativo ed effettivamente “funzionante” e contestualizzato alla realtà produttiva reggiana. Come sindacato portiamo la voce dei lavoratori che chiedono ormai da mesi ‘concretezza’ a fronte di un disagio che sempre più si ripercuote nel sociale, attraverso le richieste d'aiuto ai servizi di assistenza comunale e allo stesso servizio sanitario, visto che aumentano in maniera esponenziale i casi di depressione legati alla perdita del lavoro”.
“E c’è anche un problema di dignità – denuncia Cosma – legato alla perdita del lavoro e delle retribuzioni, perché corrisponde alla perdita di dignità e fiducia in sé stessi portando spesso a gesti estremi come quello avvenuto ieri di un artigiano che reclamava il corrispettivo di lavori effettuati”.
Alcuni casi?
“Ormai anche nella nostra provincia si evidenziano disparità ‘abominevoli’ in cui al fianco del lavoratore depresso senza lavoro che rischia di dormire sotto i ponti e magari si reca alla Caritas diocesana per un pasto caldo, vi sono ‘super consulenti’ che continuano a percepire parcelle stratosferiche”.
Ormai è il tempo di rivedere il mondo dell’edilizia sapendo che non si potrà più cementificare ogni angolo della nostra città, ma l’edilizia del futuro è basata sulle ristrutturazioni infatti, solo il comparto della riqualificazione di case e appartamenti mostra segnali positivi e si colloca su un livello di investimenti che supera del 6,3% quello del 2007.
“La riconversione del settore edile -continua Cosma- appare come una necessità strutturale e bisognerebbe cavalcare quel +6,3% sulla riqualificazione degli immobili residenziali ovvero puntare ad un nuovo modo di interpretare le costruzioni in Italia e nella nostra provincia”.
1°) Dato che lo Stato non è lì per guadagnare, intanto si potrebbe cominciare a spalmare in 2 anni al massimo le detrazioni previste sulle ristrutturazioni e riqualificazioni dell’edilizia, anzichè in 10 anni: lasso di tempo che al giorno d’oggi equivale ad un’epoca storica.
2°) In effetti anche di questi tempi si assiste all’elargizione di compensi sempre agli stessi, nonchè alla conferma dui stipendi esagerati per la classe dirigente, sia nel pubblico che nel privato connesso.
3°) La burocrazia da cui è inutilmente afflitta l’edilizia e tutti i settori collegati è notoriamente esagerata e tipicamente solo italiana, solo che nessuno finora ha avuto il necessario e urgente coraggio di abbattere una volta per tutte almeno il 90% delle leggi e leggine in materia, che non tutelano l’ambiente, non agevolano le iniziative, ma ottengono solo scopo di avere creato tanti posti di lavoro passivi a mettere timbri e imporre procedure e passaggi.
(Marco)
Viva la Caritas a cui si può ricorrere, altrimenti fame e soltanto fame!
(Bruno Tozzi)