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UNDICESIMA SETTIMANA
11 – 17 Marzo
Non è ancora stagione di grandi lavori, tuttavia per il contadino diligente c’è modo di riempire bene la giornata. È ora di seminare gli ortaggi da consumare freschi, come spinaci, sedano, carote, piselli, prezzemolo, insalate. Anche il giardino o i vasi vogliono la loro parte di attenzione, come i gerani, le gardenie, le ortensie. In cantina, un tempo, si rabboccava la damigiana dell’aceto. Occhio però alla fase lunare.
PROVERBI
Marzo non da garanzie di stabilità. Non per nulla lo chiamano pazzerello:
Marzo pazzerello:
guarda il sole e prendi l’ombrello.
Nel veneto sono più drastici:
Marzo l’è fìo d’una baldròcca:
ora el piove, ora el fiòca
ora el tira el vent,
ora el fa bel temp.
La volubilità di Marzo suggerisce di essere prudenti:
Mârs al lìbera al sûl da la peršunìa,
ma l’é méj tgnîr l’umbrèla adrê a la via.
Se t’ gh’ê un bel sucûn
risparmiel per Marsûn.
Se hai un bel ceppo tienilo per Marzo.
AL BÊN
Le espressioni popolari sono come l’aria: circolano liberamente in ogni direzione e senza ostacoli. Le stesse espressioni le ritroviamo a considerevoli distanze.
MADUNINA BLÎNA BLÎNA
Valle del Rossenna
Madunîna blîna blîna,
gnî cun me int la cambarîna,
stê lì drìta, stê lì in pê,
perdunê i mê pchê.
La matîna dagli ulîv
tulîm vòsch in Paradîš.
FILASTROCCA
La stessa filastrocca che abbiamo visto la settimana scorsa, come propiziatrice della pioggia, la ritroviamo ora per chiedere la serenità, il sole:
RUNDANÎNA
Rundanîna dal Signûr,
prêga Dio ch’a vègna al sûl,
prêga Dio ch’al vègna prèst:
guârdel là ch’al vên adès.
INDOVINELLO
Rùs, rusèt
in tâvla i’ la mèt.
Se al re a gh’ vên la vöja
a la ciàpa per la cùa.
(La ciliegia).
POESIA
A CAMBIA I TÊMP
di Savino Rabotti
I’ êra ancúra un ragasèt
e a me zîva mi’ nunûn:
“Se t’ vö fâr quercôša d’ bûn
tînt’ a mênt d’armàgnre s-cèt!”.
E me i’ gh’ dêva sêmpr’ a mênt
sia pr’afèt che sudisiûn,
e i’ho tgnû sèmper presênt
túti ‘l sö disquišisiûn.
I’ m’ cherdîva che la rašûn
a gh’ l’aìsa sêmper lû,
ma, pertròp, i’ m’ sûn archerdû!
Perché adès la gênta unèsta,
ch’ la fa d’ tút pr’armàger bùna,
ch’ la s’ guadàgna cul ch’a gh’ bšùgna,
ch’ la s’arpôša úst a la fèsta,
i’ n’ la ciàmne pu’ cun i nòm
ch’ s’adruvêva da chì indrê,
cme srê: “Unèst” e “Galantòm”,
a n’ s’ völ bên gnân pu’ i fradê!
E se ûn l’é brâv e bûn
sêt co’ i’ dîši? Ch’l’é un cujûn!
Ero ancora un ragazzino e mio nonno mi diceva: “Se vuoi combinare qualcosa di buono ricordati di rimanere sincero!”, e io gli davo sempre retta sia per amore che per sudditanza, ed ho tenuto sempre presenti tutte le sue disquisizioni, ritenevo che la ragione l’avesse sempre lui, ma, purtroppo, ho dovuto ricredermi! Perché oggigiorno la gente onesta che s’impegna per restare buona, che si guadagna ciò di cui ha bisogno, che si riposa solo alla festa, non la chiamano più coi nomi che si usavano in passato, quali: “Onesto”, Galantuomo”, neppure i fratelli si amano più! E se uno è bravo e buono sai cosa gli dicono? Che è un minchione!
SAGGEZZA ANTICA
DOCTUM DOCES
Alla lettera: Vuoi insegnare ad un esperto. Vale a dire: prima di atteggiarti a conoscitore di un problema guarda con chi stai parlando. L’interlocutore potrebbe saperne più di te e farti fare una figura barbina. In dialetto la potremmo tradurre: Vrêr insignâr ai gàt a rampâr insìma a i òpi.
SUPERSTIZIONI
GESTI E SITUAZIONI DIVERSE
Abbiamo già visto che non bisogna mai tagliare le unghie ai bambini piccoli: diventeranno dei ladri.
Su un tema analogo notiamo: Mai pulire i piedi dei bimbi con la scopa;
mai scavalcarlo durante il gioco come se fosse una cavallina; smetterà di crescere.
Mai passare sotto una scala aperta: a tutti porta sfortuna e, se si tratta di ragazzini, ferma loro la crescita.
Il pane messo in tavola rovesciato provoca carestia.
SATIRE
EUFRANIO GUIDETTI
Da ragazzo ne ho sentito parlare, ma non ho mai conosciuto Eufranio. So solo che viveva al Mulino Zannoni e che era attivo (come poeta) a cavallo della seconda guerra. Mi è stato detto che non sapeva scrivere, e che per questo, durante il lavoro dei campi lo vedevano piantare lì tutto e correre da un vicino, dettargli tre o quattro strofe, poi dirgli: scrivi quelle che ritieni migliori. E costui le trascriveva su carta d’occasione, anche su carta da zucchero.
Sia Eufranio che Ricciardo (che conosceremo in seguito), scrivono in italiano. Un italiano che sa di dialetto, ma vuol essere italiano. Fra le cose dettate è sopravvissuto questo frammento, che ricorda una brutta storia di paese, conclusione di un lungo periodo di maltrattamenti. Ce lo hanno riproposto il signor Ugo e la sorella, del Mulino Zannoni.
BIŠÎNA E CRISTINA
Al mondo sempre capita
quello che non si pensa,
com’è successo a Gombio,
comun di Ciano d’Enza.
Il fatto delle Ottole,
che tutti avranno visto,
che andasse a finir male
ormai era previsto.
Sappiam per esperienza
e abbiam presenti i fatti,
ciò che si può sperare
a confinar coi matti.
Non molti giorni or sono
quel porco di Bišîna
ha preso a cannellate
la povera Cristina.
E pinf e punf e panf,
soffione e poi cannella,
finchè testa pelata
perdeva le cervella.
Immerso nel suo sangue
gridava forte “Aiuto”!
Ma dai suoi familiari
ne ebbe sol rifiuto.
Quando la Carmelina (forse Cristina)
sposò quell’antiquario
allora ebbe inizio
il suo grande calvario.
Un padre sciagurato,
indegno di tal nome,
con identici scrupoli
uguali ad un leone.
Spieghiamo ora i fatti
proprio così com’è:
una gran gelosia
che aveva per Noè.
Pare infatti che il Bisina fosse un tantino corto di comprendonio, e che la gente si divertisse a fargli credere che la moglie lo tradiva. Tra gli atti insani che gli si attribuiscono c’è anche il tentativo di vendere la casa e di mandare sulla strada la famiglia.
CURIOSITÀ
I DODICI GUERCI DEL MONDO
Non so se si tratta di un elenco da proporre come contestazione o se si voglia suggerire uno spunto di meditazione: andrà sempre male, ma la morte pareggia il conto.
1) Il governo comanda il popolo,
2) Il Papa li benedice tutti e due,
3) I soldati servono tutti e tre,
4) I lavoratori pagano le spese di tutti e quattro,
5) L’avvocato li difende tutti e cinque,
6) Il medico li opera tutti e sei,
7) I frati mangiano alle spalle di tutti e sette,
8) I preti cantano (messa) per tutti e otto,
9) Il campanaro suona a morto per tutti e nove,
10) Il beccamorto li seppellisce tutti e dieci,
11) La morte li raggiunge tutti e undici,
12) La terra li ricopre tutti e dodici.
[C. e B. Ricchi – Palaganese-italiano...2002]
MEDICINA EMPIRICA
IMPACCHI DI FARINA DI LINO
Questo procedimento era utile sia per il mal di denti che per le affezioni bronchiali. I semi di lino venivano pestati nel mortaio fino a trasformarli in farina, poi si mettevano a bollire. Dopo si metteva la pappina su un telo di cotone o di tela, lo si fasciava bene bene, in modo che non ne uscisse, e quindi si applicava sulla guancia o sullo sterno, sforzandosi di resistere il più possibile al calore.
GIOCHI
Sempre interessante, sempre utile, come i cataplasma di semi di lino. Filastrocche, proverbi, benissimo e per finire anche un gioco antico. Vorrei provare a farlo per il mio nipotino. Perché non pensate di raccogliere tutto in una dispensa od un libro e poter avere le vostre fatiche raccolte per sempre?
(Ilde Rosati)