Da Bruxelles seguo con attenzione quello che sta succedendo in Italia e in montagna nelle settimane post elettorali.
Il M5S sta scaldando gli animi e, come prevedibile, sulla cresta dell'entusiasmo, circoli e meet-up spuntano (e spunteranno) come funghi anche in Appennino, e di conseguenza anche i loro elettori.
Non faccio un giudizio di merito, sono certo ci siano tante persone motivate e sinceramente impegnate in questa missione, mi sento solo di esprimere i limiti, se la rotta non cambia, di questo modo futurista di intendere società e la politica.
Molti di coloro che compongono i circoli del M5S non si sono mai occupati della cosa pubblica ma per qualche ragione, all'improvviso, sono stati illuminati dalla luce della politica e con passione vogliono fare qualcosa. Se si tratta di un risveglio da un profondo letargo é certamente una buona notizia, ma dubito degli stessi quando, con altrettanta foga, dichiarano di volere resettare tutto quello che c'é stato prima.
Organizzare un comitato di protesta non é particolarmente complesso, spesso é solo necessaria una forte componente di malcontento condiviso (non é nemmeno determinante sia lo stesso tipo di frustrazione). Sedersi a un tavolo, con persone che la pensano diversamente, per discutere affinché un progetto e un programma trovino le basi per essere sviluppati necessita logiche diverse, ed é tuttavia un passo che non si può prescindere.
Non si tratta di inciuci o di un accordi segreti sottobanco, ma é compromesso, confronto e dialogo. Se la strategia del M5S é quella del suo leader Beppe Grillo, ovvero cercare il 100% in Parlamento per realizzare il loro programma, penso sia la strada sbagliata. Completamente sbagliata. Che i politici e la politica siano impopolari é un dato di fatto, Grillo é stato in grado di farlo diventare un potenziale enorme. Complimenti per la lungimiranza. Ora però continuare a dire "tutti a casa", "sono tutti uguali", "tutti ladri" non dimostra responsabilità, senso dello stato e, mi duole dirlo, capacità politica.
Ho la fortuna di lavorare in un ambiente che mi permette di vivere da vicino realtà politiche molto diverse, di sinistra e di destra, conservatrici e riformiste, tuttavia il mito della post ideologia non esiste da nessuna parte. Rifugiarsi nel "non esistono politiche di destra e di sinistra ma solo politiche giuste o sbagliate" é fuorviante. Chi é l'arbitro del giusto e sbagliato quindi? Chi, e con quale autorità, si pone come disvelatore, custode ultimo della verità?
Credere che esista un bene assoluto che va oltre la destra e la sinistra, che invece determinano una visione dello stato e della società ben diversa é, oltre che pericoloso, privo di ogni logica, perché si esce dalla politica per fare un atto di fede, con tutte le implicazioni che questo comporta. La grande novità che sta entrando ora nella politica italiana ed europea é nell'essere più o meno in favore di un'Europa Federale, ma sempre in un contesto dialettico tra le differenze.
l M5S può essere fondamentale in questo momento storico, sarei molto curioso di sentire cosa hanno da dire questi eletti, e non solo dal blog di Grillo o dalla stampa internazionale, ma da loro. Vorrei che, senza prendere le distanze dal loro fondatore, dicessero che a volte ha proprio esagerato e che alcuni eletti non sono stati scelti in maniera sufficientemente ponderata. I costi della politica devono assolutamente essere discussi e rivisti, ma il dibattito non può finire qui. Vorrei sapere come intendono portare avanti concretamente i loro nobili progetti, da internet al mondo reale la differenza non é irrilevante. La loro idea di Europa, di welfare di politica industriale.
Ieri Shimon Peres qui a Strasburgo, durante la sessione plenaria, ha elogiato la Comunità europea per essere riuscita in pochi anni a superare le differenze costruendo un miracolo: l'Unione europea. Forse é ora che anche in Italia si smetta di considerare imbecille ed ignorante chi vota in maniera diversa.
Lo tsunami non é stata l'ascesa del M5S, ma é il colpo che rischiamo di ricevere se il nostro paese non riuscirà a proporre un governo credibile in tempi brevi.
(Matteo Manfredini, Bruxelles)
Concordo nell’analisi abbozzata e nei timori espressi. Ai tanti burocrati e “nominati” dei partiti tradizionali credo tuttavia vada attribuita la responsabilità di non avere colto il profondo malessere maturato tra la popolazione. I partiti hanno progressivamente perso il ruolo di “ente di formazione” della classe politica e dirigente. Il dispregio per competenza e merito hanno fatto di questo Paese una bolgia di parolai, nei casi peggiori dotati anche di buone dosi di arroganza, saccenza e maleducazione. Ciò detto, mi spaventa la “leggerezza” dei nuovi “cittadini” parlamentari ai quali mi pare giusto riconoscere un credito di fiducia preventiva, ma sembra francamente ridicolo che si presentino dicendosi disposti ad accettare le idee condivisibili, senza comprendere i meccanismi di funzionamento del sistema parlamentare. Le idee devono trovare materializzazione in proposte concrete e necessitano di condivisione, ovunque. E sopratutto giova ricordare che l’assunzione di un ruolo istituzionale (parlamentare) presuppone una equivalente assunzione di responsabilità, che non è solamente quella derivante dai “mi piace” della “rete”. Forse sarebbe utile consigliare diversi sistemi di reclutamento di questi Soggetti e soprattutto un “Erasmus” di formazione a tanti nuovi e vecchi politici, per scongiurare o allontanare altre ipotesi catastrofistiche. Buona fortuna a tutti.
(Luigi M.)